Sale e pepe nella liturgia
Elena Massimi
(NPG 2020-03-79)
Prendendo in esame in questa rubrica due “parole” nella liturgia che si è soliti comporre per la celebrazione eucaristica, abbiamo nel numero precedente considerato le "monizioni", in questa analizziamo la preghiera universale.
La preghiera universale
Tra i testi che siamo chiamati a comporre (oppure che recuperiamo in internet o nei cosiddetti foglietti della messa) per ciascuna celebrazione eucaristica domenicale o festiva/solenne troviamo la Preghiere dei fedeli o Preghiera universale. Come accennato, però, capita di ascoltare preghiere lunghissime, complesse da un punto di vista sintattico, oppure strutturate in modo differente una dall’altra, o ancora banali, eccessivamente generiche o astratte, improvvisate…
Precisano le Premesse all’Orazionale per la Preghiera dei fedeli, al n. 3, come sia opportuno evitare che “le intenzioni siano troppo anguste, parziali o strumentali, vaghe o estemporanee, di tipo moralistico o emotivo; per quanto calata nel vivo dei nostri problemi, è sempre preghiera universale in Cristo e nella Chiesa”.
L’OGMR ci offre la seguente descrizione:
Nella preghiera universale, o preghiera dei fedeli, il popolo, risponde in certo modo alla parola di Dio accolta con fede e, esercitando il proprio sacerdozio battesimale, offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti. È conveniente che nelle Messe con partecipazione di popolo vi sia normalmente questa preghiera, nella quale si elevino suppliche per la santa Chiesa, per i governanti, per coloro che portano il peso di varie necessità, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo (OGMR 69).
Quindi:
- la Preghiera universale è un “certo modo” di rispondere alla Parola di Dio;
- è annoverata tra quelle parti che manifestano e favoriscono la partecipazione attiva dei fedeli (cf. OGMR 36);
- è una preghiera di domanda a Dio (e non una lode o un ringraziamento);
- in essa i fedeli esercitano il loro sacerdozio battesimale.
La Preghiera Universale ha come modello le intercessioni del Venerdì Santo (cf. Orazionale, Premesse, n. 1).
Proprio perché universale alcune intenzioni non vanno tralasciate, allo stesso tempo però è necessario lasciare la strada aperta a possibili adattamenti[1].
L’OLM, al n. 30, sottolinea come nella preghiera universale l'assemblea dei fedeli, alla luce della parola di Dio, alla quale in un certo modo risponde, preghi di norma per le necessità di tutta la Chiesa e della comunità locale, per la salvezza di tutto il mondo, per coloro che si trovano in difficoltà di vario genere e per determinati gruppi di persone. Per questo motivo non deve scadere in eccessivi particolarismi o non si prega solo per la comunità, i fedeli sono chiamati ad aprire il loro cuore alle gioie e ai dolori del mondo intero.
Le intenzioni che non dovrebbero mai mancare sono infatti:
- per le necessità della Chiesa;
- per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;
- per quelli che si trovano in difficoltà;
- per la comunità locale.
Naturalmente nella Preghiera universale, deve trovare eco quello che è “qui e oggi” ed è nel cuore di tutti; per questo motivo le intenzioni devono anche accogliere quello che “lo Spirito suggerisce alla sua Chiesa in una determinata situazione storica e ambientale” (Orazionale, Premesse, n. 5).
“Si può affermare che la preghiera dei fedeli si muove tra due poli principali: la parola proclamata che si fa comune preghiera; l'attualità pastorale e sociale che emerge alla coscienza del popolo di Dio (Orazionale, Premesse, n. 5).
Quindi le intenzioni devono:
- ispirarsi alla Parola di Dio ascoltata;
- tener conto di tutte le necessità della Chiesa, del mondo, di chi è nel bisogno…;
- tener conto delle reali necessità del momento presente;
- tener conto dei bisogni della comunità locale.
L’OGMR al n. 71 offre indicazioni su come debbano essere le intenzioni di preghiera:
- Le intenzioni che vengono proposte siano sobrie, formulate con una sapiente libertà e con poche parole, ed esprimano le intenzioni di tutta la comunità.
- Le intenzioni si leggono dall’ambone o da altro luogo conveniente, da parte del diacono o del cantore o del lettore o da un fedele laico;
- Il popolo invece, stando in piedi, esprime la sua supplica con una invocazione comune dopo la formulazione di ogni singola intenzione, oppure pregando in silenzio.
Inoltre è opportuno che le intenzioni abbiano tutte la stessa struttura letteraria; che il luogo ove si leggano, qualora non dovesse essere l’ambone, non sia nascosto ai fedeli, ma ben visibile.
Evidenziamo come in alcuni tempi dell’anno liturgico (ad esempio in Avvento o in Quaresima), potrebbe essere opportuno valorizzare il silenzio orante da parte dell’assemblea dopo ciascuna intenzione, oppure il canto del ritornello nelle Solennità.
Il Messale offre dei formulari esemplificativi, dei modelli per la composizione della Preghiera universale. Segnaliamo la Preghiera dei fedeli in forma breve (Orazionale pag.127-131), che si dimostra particolarmente adatta nei giorni feriali e nei tempi liturgici di Avvento e Quaresima, quando la liturgia per sua natura è più sobria.
Infine è compito dei diaconi, degli accoliti e dei lettori di educare i fedeli ad una preghiera universale veramente liturgica.
I diaconi, gli accoliti e i lettori dovranno dare un loro contributo incoraggiando i fedeli ad esprimersi, educandoli a un modello veramente liturgico e comunitario sulla base delle letture bibliche, elaborando e redigendo, con sobrietà e chiarezza, le varie intenzioni.
Sarà loro impegno animare con gradualità e discrezione la preghiera comune, variando i testi di invocazione e i ritornelli che potranno essere cantati o recitati (Orazionale, Premesse, n. 4).
NOTE
[1] “[…[ Tuttavia in qualche celebrazione particolare, per esempio nella Confermazione, nel Matrimonio, nelle Esequie, la successione delle intenzioni può venire adattata maggiormente alla circostanza particolare”: OMR 70.