Ricerca nel territorio
Vito Orlando - Marianna Pacucci
(NPG 1986-06-61)
In questo contributo vogliamo occuparci dell'area affettiva dell'esperienza giovanile attuale. In realtà la tematica offrirebbe spunti di riflessione soprattutto a livello psicologico. I suoi riflessi e risvolti psicosociali sono però tali da consentirci di occuparcene a buon diritto nella ricerca sociale. Il motivo che ci ha spinto a privilegiare quest'area è dettato dalla sua rilevanza e problematicità. La rilevanza deriva dalla centralità dell'affettività nella vita umana, in quanto tutto quello che ci riguarda ha una risonanza nel mondo della sensibilità affettiva. Da questa risonanza nasce il nostro interesse o meno per avvenimenti e/o persone. La problematicità si è sovente manifestata nelle nostre attività di ricerca: l'affettività è apparsa sovente, anche se non sempre in modo esplicito, pervasiva delle varie dimensioni della problematicità dell'esperienza giovanile e alla base dell'insicurezza a livello esistenziale globale.
L'area affettiva dell'esperienza giovanile è differenziata e si estende a vari ambiti, a volte anche estranei, se non addirittura conflittuali, tra loro: famiglia, gruppo dei pari, amici, rapporti di coppia...; e svolge funzioni vitali per la maturazione e la costruzione dell'identità giovanile. Diventa
quindi molto importante scoprire e analizzare le logiche portanti che costituiscono, sul piano educativo e su quello della socializzazione, un comune orizzonte di significato.
AREA AFFETTIVA E PRASSI EDUCATIVA
La dimensione affettiva è sempre apparsa, nella riflessione delle scienze sociali, una realtà fondamentale del processo di crescita della persona e, in esso, della progressiva capacità di apertura e di interscambio con altri individui.
Nell'età adolescenziale e giovanile, in particolare, matura il passaggio dall'egocentrismo alla realizzazione di sé, dal ricevere al dare, che fonda la socialità responsabile e l'integrazione ambientale delle nuove generazioni.
Nonostante questa accentuazione sul piano scientifico, è difficile riscontrare, sul piano dell'intervento educativo e della prassi di animazione giovanile (laicale ed ecclesiale), una reale attenzione verso questa problematica.
La sfera affettiva sembra un problema del singolo, affrontabile e risolvibile in termini individuali e privati. I ragazzi ricevono in modo informale precisi codici di comportamento affettivo, che sta a loro replicare passivamente o innovare, senza però una valida possibilità di confronti e di sintesi fra atteggiamenti e valori.
Alcuni aspetti dell'area relazionale e affettiva (sessualità, rapporti di coppia...) sono ancora banditi dal dialogo educativo, ed intorno ad essi permane una notevole incertezza (a livello di opinioni e di atteggiamenti) tra adolescenti e giovani.
La divaricazione tra riflessione analitica e comportamenti operativi su questi vari aspetti, può essere facilmente spiegata in riferimento al quadro sociale e culturale italiano: anche a causa di una cattiva interpretazione dei fondamenti antropologici della tradizione cristiana, la cultura sociale e la vita quotidiana trascurano l'unitarietà della persona. La stessa frattura tra pubblico e privato è un segno - particolarmente problematico - di questa realtà.
Queste tensioni e contraddizioni non sono assolutamente superate nella cultura presente; la stessa comunità ecclesiale ed i suoi operatori più qualificati stentano a riformulare correttamente i problemi, individuando strategie e itinerari educativi più idonei a produrre un cambiamento di mentalità e di prassi quotidiana.
ITINERARIO AFFETTIVO DEI GIOVANI
La nostra è una riflessione globale sul tema dell'affettività. Più che le singole sue caratteristiche, ci interessa cogliere il comune denominatore di scelte e di atteggiamenti diversi. Questo consente di realizzare un orizzonte unitario sia a livello interpretativo che operativo e di aiutare a fare sintesi, per evitare che la vita affettiva sia dispersiva e poco produttiva per l'itinerario personale di maturazione e di integrazione ambientale.
La vita affettiva dei giovani: dalla dipendenza alla scelta
Se si guarda alla tensione spontanea dei ragazzi verso l'esperienza affettiva, si nota come essa oscilli, nella realizzazione quotidiana, fra il polo della dipendenza e l'esercizio della scelta.
Nell'adolescenza è fondamentale, per la maturazione soggettiva, la capacità di interiorizzare i vincoli di parentela familiare, realizzando relazioni domestiche meno costrittive, basate soprattutto sulla fiducia, sul dialogo, sulla collaborazione reciproca. All'unica centralità della famiglia si aggiungono gradualmente vari poli di interesse esterni ad essa. Espressività, gratuità, realizzazione personale diventano i paradigmi portanti dell'esperienza di apertura agli altri e della scelta di amici più intimi. Parallelamente, l'interesse per l'altro sesso fa maturare l'attenzione ed il desiderio di un rapporto più esclusivo, sul quale scelta personale e costruzione di un vincolo duraturo possano determinare una nuova sintesi di solidarietà e di corresponsabilità. I poli della dipendenza e della scelta trovano così una possibilità di complementarietà, al posto della precedente tensione. Attraverso essa, spesso, si riconosce, nel codice culturale della comunità sociale, la realizzazione del processo di maturazione della persona.
Le coordinate della cultura sociale: i codici non scritti dei comportamenti affettivi
A questo fondamentale processo di crescita si sovrappone, il più delle volte, la proposta educativa che la cultura sociale (in primo luogo la famiglia, ma anche la scuola, il gruppo dei pari, i mass media, la comunità ecclesiale, ecc.) rivolge ai giovani. Tale proposta, in genere, viene effettuata attraverso modelli di comportamento; essi mediano codici informali di socializzazione e di comunicazione affettiva, che per la loro immediatezza sfuggono ad un rigoroso vaglio critico.
Se vogliamo almeno sommariamente individuare questi codici, non possiamo fare a meno di precisare due aspetti.
Identità personale e valori di gruppo
L'affettività è un fatto personale, ma esprime una identità ed uno stile di gruppo. L'orientamento verso rapporti più democratizzati o di tipo autoritario; la preferenza per una relazione basata sul diritto/dovere o sulla gratuità affettiva; la privatizzazione o pubblicizzazione degli affetti; la conflittualità/complementarietà degli atteggiamenti padre/figlio, marito/moglie, ecc., sono implicitamente acquisiti all'interno dell'ambiente quotidiano di vita e non vengono facilmente modificati, se non a prezzo di dolorose lacerazioni nella identità personale e comunitaria. È evidente che questa sorta di «costrittività» delle scelte di mentalità e di comportamento viene esercitata sui giovani soprattutto della famiglia fin dalla prima infanzia, in special modo in quei gruppi sociali nei quali l'orizzonte educativo ed esperienziale di questo gruppo primario è più impermeabile alle sollecitazioni di altre agenzie sociali.
Questo legame così stretto tra crescita affettiva ed apporto della famiglia provoca una interiorizzazione dei modelli di non facile rinnovamento, che è tanto più forte quanto più il giovane sente un richiamo etico implicito nella cultura ambientale rispetto alla famiglia o si sente necessitato da essa per una difficoltà di integrazione e di autonomia sociale. Non a caso le indagini mostrano una maggiore significatività della educazione affettiva domestica nelle aree del Mezzogiorno e in quelle realtà di disgregazione o di intensa trasformazione socio-culturale, nelle quali non è facile per un giovane realizzare un confronto autonomo con il contesto ambientale.
La stratificazione dei messaggi affettivi e la spinta alla modernizzazione
Alle suggestioni della famiglia, spesso si aggiungono, sovrapponendosi senza capacità di sintensi el o di innovazione costruttiva, quelle delle altre agenzie di socializzazione affettiva.
La scuola, la comunità ecclesiale, i mass media, il gruppo dei pari, le agenzie di elaborazione culturale e politica, emettono spinte parallele o contrapposte; esse sono diversificate per contenuto e qualità, ma hanno in comune una ambigua polarizzazione della vita affettiva tra gli stereotipi del successo e la libera realizzazione personale.
Mentre da un lato, cioè, si fa leva nei messaggi comunicativi ed educativi su una dimensione relazionale che è liberante e gratificante, dall'altro lato però si sottolineano immagini rigide della virilità e della femminilità, dei ruoli parentali e amicali, che di fatto rinnegano ciò che emotivamente appare come la modalità più importante della vita affettiva.
La funzione delle agenzie di socializzazione è quindi, tutto sommato, di rinforzo alla prassi educativa e socializzante della famiglia; aggiungendo però aspettative di maggiore interiorizzazione e dinamicità dell'esperienza affettiva, gli stimoli di queste agenzie provocano una instabilità e inadeguatezza delle realizzazioni concrete. Esse infatti non indicano itinerari possibili per creare nuove sintesi di comportamento.
La naturale fragilità affettiva dei giovani viene così aggravata, nello scompenso fra attese, disponibilità e possibilità esperienziali.
I codici educativi familiari appaiono perciò insufficienti per passare da una affettività dipendente ad una affettività attiva e liberante. Nel confronto con le varie agenzie di socializzazione, tali codici sembrano inoltre troppo tradizionali nelle loro valenze culturali.
Per questo, pur rimanendo sostanzialmente assimilabili nella loro carente progettualità e personalizzazione, i due tipi di stimoli vengono recepiti dai giovani come contraddittori.
La tensione però non è fra modelli concreti però, ma fra due stereotipi sulla tradizione e la modernizzazione; ciò che è fuori della famiglia, viene infatti genericamente percepito nella cultura sociale corrente come espressione di dinamicità e progresso.
Quale affettività?
Dagli elementi messi in evidenza, deriva dunque l'idea che esiste un'offerta culturale di modelli affettivi apparentemente pluralista, che però, nelle sue componenti più profonde, rivela una sostanziale assenza di diversificazioni, appiattendo l'esperienza affettiva ad una statica interpretazione di ruoli.
Se questa è la chiave interpretativa più corretta attraverso cui leggere la situazione, ne consegue che la socializzazione affettiva è ridotta alla trasmissione di modelli di comportamento (che possono anche essere agganciati da un sistema di ideali, di valori e di atteggiamenti) piuttosto che stimolare alla realizzazione di un processo di maturazione delle capacità relazionali.
In questa ipotesi è possibile inserire alcune osservazioni più puntuali sulle caratteristiche più ricorrenti attualmente nell'affettività giovanile.
Le ricerche empiriche disponibili mettono in evidenza vari aspetti; proponiamo i più salienti, per eventuali verifiche sul campo.
Essere «con» essere «per»
La vita affettiva si riduce spesso nei giovani ad una ricerca di gratificazione immediata e di securizzazione contro le difficoltà della vita sociale (ciò vale sia per l'amicizia che per il rapporto di famiglia), rimanendo povera di un orizzonte progettuale e di un impegno coerente.
Non è raro sentire che si è insieme solo «per passare il tempo», per paura della solitudine. Ciò non significa che, ad esempio, sia stata perduta la componente della fedeltà amicale o della stabilità affettiva nel rapporto fra i due sessi: sono moltissimi i giovani che credono ancora nel matrimonio come sbocco della loro esperienza affettiva, come mostrano anche le ricerche più recenti.
I risultati presentati dalla ricerca IARD sono molto significativi. La posizione dei giovani di fronte al matrimonio è stata espressa nel modo seguente:
Posizione di fronte al matrimonio %
Sono già sposato 8,8
Ho intenzione di sposarmi 75,8
Non ho intenzione di sposarmi 5,0
Non so, non posso rispondere 10,4
Soggetti intervistati 4000
Per consultare altri dati sull'area affettiva e le sue caratteristiche attuali, rinviamo anche alla ricerca di Garelli F. La generazione della vita quotidiana, Il Mulino 1984, dove tutto il capitolo ottavo presenta dei dati intressanti sulla vita affettiva dei giovani.
La volontà di essere insieme e la ricerca della relazione può far sottolineare senza dubbio che i giovani privilegiano l'essere «con» qualcuno all'essere «per»: di qui nasce una generica disponibilità e apparente tolleranza e democraticità verso gli altri, che però non fa maturare scelte di impegno. La visione e la pratica affettiva finiscono così per essere deresponsabilizzanti. Non a caso molti giovani pensano al matrimonio come un «mettere la testa a posto», «sistemarsi», indicando cioè una rottura, piuttosto che una pienezza, con il proprio passato.
Esprimere il proprio affetto
Le relazioni affettive dei giovani e fra i giovani non sono però sempre superficiali. Anzi, l'attenzione all'amicizia, che è naturale nei ragazzi e che è sottolineata come cammino di realizzazione personale delle generazioni post-sessantottine, ha creato comunque aspettative e realizzazioni in cui l'autenticità e la personalizzazione sono avvertite come componenti fondamentali della vita affettiva, al di là dei suoi aspetti esteriori.
Questo però provoca anche, in molti giovani, la difficoltà di creare una corrispondenza fra segni esteriori e significati più profondi dell'affettività.
Da un lato c'è uno spreco dei simboli della comunicazione affettiva, che banalizza i gesti legati all'amicizia e all'amore: l'amoralità della diffusa disponibilità alle esperienze sessuali fuori del matrimonio è un potente indicatore di questo.
Dall'altro però la vita affettiva è spesso depauperata dei suoi segni o li esprime in modo nevrotico o ansioso. Non a caso fra le ultime generazioni giovanili si registra una prematura riduzione e scomparsa della comunicazione non verbale all'interno del rapporto genitori/figli ed una parallela crescita delle difficoltà di tale interscambio nelle relazioni intersessuali.
Si direbbe che la comunicazione affettiva sia stata sovraccaricata di messaggi, spesso anche fasulli, sicché si verifica o una specie di inflazione del suo utilizzo, o una incapacità di veicolare efficacemente ciò che intende trasmettere.
La problematica sintesi fra personale e sociale
Con una socializzazione affettiva così difettosa nella sua capacità di realizzare processi adeguati di maturazione, è normale che i giovani oscillino fra adeguamento acritico ai modelli proposti e ricerca di sintesi individuali e/o generazionali, che lasciano però scoperte alcune dimensioni di equilibrio interiore e relazionale.
Fra le varie tensioni, emerge soprattutto il progressivo distacco fra componente personale e privata dell'esperienza affettiva e risvolti sociali. In un certo senso, si potrebbe dire che la scoperta delle generazioni sessantottine del «personale è politico», si sia in larga misura persa presso le opinioni e gli atteggiamenti delle generazioni più recenti.
Alla separazione fra pubblico e privato molti giovani rispondono infatti difendendo la propria affettività dai condizionamenti esterni; in tal modo però essa non è affatto propulsiva per una diversa considerazione dei rapporti sociali e della qualità della vita quotidiana.
Altri ricorrono alla artificiosa scelta di molti adulti di creare un doppio binario di valutazione e di comportamenti affettivi. A seconda della situazione specifica del contesto socio-culturale, il fronte privato può essere ideologicamente più tradizionale e quello pubblico invece disinibito e liberato, o viceversa. Ciò però non esenta questi giovani dall'avvertire una certa frattura interiore fra maturità personale e adattamento alla cultura ambientale.
Molti altri infine cercano di realizzare un trapasso culturale, ma in esso non si riesce a realizzare una vera sintesi fra prassi e atteggiamenti affettivi. Sul piano esteriore è possibile quindi osservare alcuni comportamenti diffusi tipici delle nuove generazioni, sufficientemente condivisi almeno entro coordinate omogenee di aggregazione sociale e culturale. È difficile però dire se essi siano veramente il segno di una nuova identità affettiva o piuttosto solo una risposta parziale e non risolutiva alla crisi dei modelli di socializzazione relazionale offerti dal mondo adulto.
PROSPETTIVE OPERATIVE PER UN'INCHIESTA SULL'AFFETTIVITÀ DEI GIOVANI
Le riflessioni proposte aiutano a portare l'attenzione alla complessa realtà affettiva dei giovani, e offrono alcune ipotesi di lettura della loro attuale esperienza in questo campo.
Partendo di qui e approfondendo opportunamente alcune situazioni ambientali, si potrebbe passare alla progettazione di una ricerca.
L'oggetto della ricerca potrebbe essere la complessa area dell'affettività o qualche aspetto specifico di essa. Qualunque sia
l'orientamento, è importante precisare bene l'oggetto e le prospettive interpretate da cui si parte e che si intende verificare. Ammettiamo di essere interessati a fare un'indagine sulle novità emergenti nelle esperienze affettive dei giovani. L'oggetto di indagine potrebbe essere definito nel modo seguente: «esperienza affettiva dei giovani tra tradizione e innovazione». Conviene definire anche gli ambiti in cui intendiamo svolgere la ricerca: nel nostro caso potremmo estenderli all'ambito familiare, amicale e di coppia.
Tenendo conto di quanto abbiamo detto precedentemente, le prospettive interpretative potrebbero essere precisate nel modo seguente: la socializzazione affettiva tende a trasmettere modelli comportamentali anziché avviare un processo di maturazione delle capacità relazionali; la non accettazione di questi modelli porta i giovani a sperimentare vie nuove di relazione che tuttavia non maturano prospettive culturali e sociali consistenti. Per questo le esperienze affettive dei giovani conservano elementi di problematicità e di insicurezza e, al di là delle manifestazioni, presentano continuità di atteggiamenti e di opinioni rispetto agli adulti.
Come ogni ipotesi, la nostra potrebbe apparire discutibile; potrebbe essere anche interessante verificarla per sgombrare un po' il campo delle visioni correnti da numerosi fantasmi. Essa tuttavia ha un valore esemplificativo, e serve soltanto a guidare l'impostazione corretta di una possibile ricerca.
Se ci interessa svolgere una indagine di tipo estensivo e quantitativo, che interessa quindi molti giovani, dobbiamo approdare alla costruzione di un questionario. Anche se questa volta non arriveremo alla stesura del questionario, vogliamo aiutare a costruire lo schema che può far giungere con facilità alla costruzione del questionario stesso. Nello schema precisiamo i soggetti a cui intendiamo rivolgerci, le dimensioni dell'oggetto di ricerca e i concetti fondamentali contenuti nell'ipotesi di lavoro, e gli indicatori concreti, cioè tutti i riferimenti possibili alla realtà per poter verificare la stessa ipotesi.
(Cf la scheda di indagine riportata a fine articolo).
ESEMPLIFICAZIONI OPERATIVE: ELABORAZIONE MANUALE DELLE RISPOSTE
Sul piano delle esemplificazioni operative vogliamo ora proporre l'elaborazione manuale delle risposte ad un questionario, per giungere a formare delle tabelle riassuntive di tutti i dati raccolti.
Immaginiamo di aver formulato nel questionario una domanda circa le motivazioni che spingono i giovani a vivere un rapporto amicale, una domanda di questo tipo: «Perché incontri i tuoi amici?», che prevedeva le seguenti possibilità di risposta:
1. Per passare il tempo con loro
2. Per paura della solitudine
3. Per divertirmi
4. Per crescere insieme con loro
5. Per confrontarmi, discutere
6. Per impegnarmi in qualcosa di concreto
7. Altro
Compilati i questionari, bisogna poter contare come si sono orientati gli intervistati, quali motivazioni hanno scelto per aiutarci a comprendere il loro rapporto amicale. Supponiamo di non avere altre possibilità se non quella di una elaborazione manuale. Come procediamo? Il modo più immediato sarebbe quello di prendere in mano ciascun questionario e contare le singole risposte. Se i questionari compilati sono stati 200 possiamo immaginare di aver ottenuto le seguenti risposte:
1. Per passare il tempo con loro 31
2. Per paura della solitudine 25
3. Per divertirmi 32
4. Per crescere insieme a loro 52
5. Per confrontarmi, discutere 28
6. Per impegnarmi in qualcosa di concreto 23
7. Altro 15
Non risposto 14
Totale 200
Abbiamo ottenuto così una «distribuzione di frequenza»: essa mi dice come si distribuiscono le risposte degli intervistati alla domanda, quali sono cioè le motivazioni che li portano a incontrare gli amici. Guardando questa colonna di numeri, potremmo anche non aver molto da dire: sono abbastanza uguali; ci fanno capire che le motivazioni variano, ma nessuna è veramente prevalente sulle altre.
Di solito nell'elaborazione manuale si procede diversamente, per risparmiare tempo e ottenere maggiori informazioni. Si fa ricorso ai selettori di informazione. Essi possono essere diversi: età, sesso, istruzione, professione, ecc., e possono essere combinati anche tra loro.
I selettori offrono il vantaggio di farci leggere delle diversificazioni nelle risposte per cominciare a cogliere le differenze a partire dall'identità di colui che risponde.
Per poter ottenere una buona elaborazione manuale dei selettori, bisogna fare attenzione a due cose importanti:
- preparare una buona griglia ove collocare le risposte;
- leggere tutte le risposte individuando anzitutto chi risponde.
Se nel nostro caso scegliamo come selettore una combinazione di età e sesso, dobbiamo preparare una griglia che riporti in verticale le diverse possibilità di risposta alla domanda e in orizzontale la ripartizione dei soggetti in classi di età, distinte all'interno per sesso.
Preparata la griglia, si comincerà a leggere le risposte individuando anzitutto l'età e il sesso del soggetto che ha compilato il questionario per vedere in quale casella segnare la sua risposta. Alla fine otterrò le 200 risposte dei soggetti, distribuite in una tabella che mi consentirà di leggere le differenze in base all'età e al sesso.
L'elaborazione potrebbe dare una tabella ad incrocio del tipo indicato nella pagina seguente.
Come si vede, essa da immediatamente un'immagine molto più chiara e precisa, secondo le due variabili indicate. Per altre variabili, si possono costruire altre tabelle.
Nella costruzione delle tabelle va sempre prevista la voce «non risposto» per coloro che hanno omesso di pronunciarsi su una domanda.
Il totale complessivo (in basso a destra) deve corrispondere esattamente al numero delle interviste effettuate e deve essere verificabile sia sommando i totali di riga che quelli di colonna.
La costruzione di una tabella in percentuali
Conclusa la tabulazione, è possibile costruire una tabella simile a questa; al posto dei valori assoluti si calcolano le percentuali, e lo si può fare sia sui totali di riga che'di colonna. Se scegliamo di calcolare le percentuali sui totali di ciascuna colonna, conosceremo come si ripartiscono le motivazioni dell'incontro con gli amici dei maschi di 15-18 anni, di quelli di 19-25 anni e delle coetanee nelle due fasce di età. Calcolando invece le percentuali sulla riga conosceremo la distribuzione degli intervistati sulle singole motivazioni. La scelta di un criterio o dell'altro dipende dalla prospettiva di analisi che si vuole privilegiare.
La costruzione della tabella in percentuale consente di passare da un mero conteggio del numero dei giovani che si orientano in un certo modo, ad una comparazione di tali atteggiamenti in proporzione alla rilevanza che una certa tipologia di intervistati ha all'interno del campione. Nel nostro caso si può vedere quale motivazione di incontro sia proporzionalmente più significativa per ciascuna fascia di età e in base al sesso. In questo modo si riesce a descrivere in maniera più dettagliata ed analitica i diversi comportamenti ed opinioni.
Il confronto tra tabelle
Il questionario va tradotto tutto in tabelle di valori assoluti e percentuali. Una volta eseguito questo lavoro, è possibile passare da una lettura puntuale delle singole tabelle ad una lettura trasversale fra tabelle, a seconda degli aspetti che si vogliano considerare.
Si può decidere, ad esempio, di esaminare insieme tutti gli items che fanno riferimento nelle varie domande ad una ricerca degli altri basata su obiettivi educativi. Mettendo insieme questi vari atteggiamenti è possibile verificare a larghe maglie quanto sia ricorrente l'obbiettivo educativo nelle varie esperienze affettive, se presenta una diffusione costante o è polarizzato su alcune realtà particolari. Ciò crea un ulteriore approfondimento dell'analisi, poiché già sul piano descrittivo introduce delle esemplificazioni che possono aiutare ad interpretare l'articolazione dell'esperienza giovanile.