«Voglia di Eucaristia vissuta!»

Inserito in NPG annata 2002.

Giacomo Ruggeri

(NPG 2002-01-30)



Carta d’identità

Nome: Messa.
Cognome: che barba!
Indirizzo: in chiesa, tutti i giorni.
Statura: vi sono dei preti che sono brevi, altri che non se la finiscono più…
Segni particolari: viene avvertita lontana dalla vita di tutti i giorni. In chiesa si dicono e fanno delle cose, poi ciò che si vive ogni giorno è tutt’altro. Perché?

Eco di voci

Abbiamo chiesto ai giovani per la strada e via mail quale rapporto hanno con l’Eucaristia, denominata comunemente «S. Messa». Ecco che cosa hanno risposto …

Il mio, con l’Eucaristia, è stato molto un rapporto di «amore-odio». In questi dieci anni di cammino, mi sono reso conto che l’Eucaristia è il completamento totale della vita di un cristiano. Non basta solo far del bene nella quotidianità, ma rendere questa quotidianità più completa e importante con l’aiuto di Cristo.
(Davide)

Vedi don,
non ti so dire con certezza come mi piacerebbe che fosse la messa, ma ti so dire, se ti può aiutare, che una volta ho assistito ad una funzione che mi è rimasta impressa perché era molto gioiosa!
(Giulia)
Il rischio più grande credo sia quello di organizzare tutto ma non vivere molto! Mi spiego meglio: faccio parte del coro e prepariamo i canti adatti alle letture del giorno, sono educatrice di un gruppo e mi preoccupo che i miei ragazzi partecipino con entusiasmo all’Eucaristia, spesso leggo una delle letture. Non voglio sminuire tutte queste cose che danno vita e coerenza al mio essere credente; quello che voglio dire è che spesso scambio per fini quelli che sono mezzi, e, correndo su e giù per la chiesa per sistemare tutto, mi dimentico con molta facilità di come io, Barbara, lodo e ringrazio il Signore nell’Eucaristia.
(Barbara)

Sono anni che non metto piede in una chiesa. La Messa? Brutto ricordo, esperienza negativa. Ammetto di non aver cercato altrove ciò che nella parrocchia non ho trovato. Si cantava sempre, tanti bei gesti, belle funzioni… Alla fine rimanevo solo con la mia solitudine nel cuore. Quello scambio della pace era solo un gesto freddo. Quell’«andate in pace del prete» solo un invio, senza che nessuno mi chiedesse: «ciao, come stai? Come ti va la vita?». Se la Messa non è interessarsi all’altro, ditemi che cosa deve essere?
(anonimo ’75)

I miei amici... non so perché non hanno tanta gioia di andare a Messa!! Forse perché lo sentono come obbligo scomodo e perditempo, perché non hanno genitori che li coinvolgono. Anzi, direi che la seconda è più giusta! Come può un ragazzo prendere iniziative su cose in cui vedono i genitori menefreghisti? Forse è proprio questo il problema di base: i genitori!
(Luca)

Costruiamo insieme

Eucaristia: punto di arrivo e/o di partenza

L’affezione all’eucaristia da parte dei giovani è sempre più in crisi. I motivi sono tanti e diversificati di zona in zona. Se si chiede a dei giovani di partecipare all’eucaristia domenicale senza un cammino appassionato di ricerca di Gesù di Nazareth, sarà difficile che questi partecipino con gioia! In altri casi, si nota come l’eucaristia, a volte, rappresenta l’inizio di un cammino: dopo quella messa al campo scuola…, dopo la morte di mio nonno ho ripreso a vivere la messa…, ecc.

Celebrare la vita quotidiana

Aiutare gli adolescenti e i giovani a prendere coscienza che le relazioni che vivono nella vita quotidiana sono già «eucaristia», ovvero rendimento di grazie. La vita come una risposta gratuita all’amore di Dio. L’essere in un gruppo di amici, vivere una relazione affettiva, essere responsabili nello studio o nel lavoro: sono luoghi dove la gratuità deve divenire il linguaggio tra il giovane e Dio Padre. Ancora: la dimensione affettiva, vissuta con passione e partecipazione dai giovani, come tempo di scoprirsi persone nuove e bisognose d’amore. Come le parole e i gesti costruiscono il rapporto di coppia, così la Parola di Dio e il gesto della celebrazione liturgica sono la base per far fecondare ciò che viene seminato nel tempo di relazione.

Il Vangelo: questo sconosciuto!

I giovani stessi affermano che, il più delle volte, l’eucaristia è sinonimo di gesti da fare, frasi da ripetere. La proclamazione e l’ascolto della Scrittura passano in secondo piano, se non in terzo! I giovani non sono abituati, meglio, educati ad ascoltare e ad ascoltarsi.
Proporre nei gruppi giovanili parrocchiali, all’interno dell’incontro settimanale stesso, maggior ascolto e spiegazione del Vangelo. I giovani hanno dei brani che ricordano (dal catechismo o perché più belli e significativi), delle parole qua e là che vagano nella memoria…! Accompagnare i giovani a gustare il Vangelo e la Scrittura, in genere, può essere una via che aiuta a prendere coscienza che dalla Parola di Dio nasce il fulcro di ogni eucaristia.

Sette giorni in un’ora!

Può essere vissuta come attività di gruppo singolo di giovanissimi o di più gruppi uniti. In sintesi: riportare sotto forma di gesti o segni o simboli all’interno dell’eucaristia ciò che è avvenuto nella vita della comunità parrocchiale. L’équipe degli educatori invita i propri giovani a raccogliere le notizie liete e tristi, gli avvenimenti di gioia e dolore della gente della parrocchia.
Il sabato pomeriggio, o il venerdì sera, ci si ritrova giovani ed educatori assieme per tradurre in gesti, preghiere, riflessioni, richiesta di aiuto, ringraziamento le notizie di «casa propria». Può essere un modo per rendere più vivo e sentito l’appuntamento domenicale, rendendo i giovani, in parte, autori di ciò che si celebra.
Il pane della Parola e il Pane di Cristo saranno una parola chiara e un alimento consistente alle molteplici necessità e dinamiche di vita raccolte dai giovani.