(NPG 2002-07-11)
L'attuale dossier è il frutto di un Convegno promosso dall'Associazione «Progetto Strada» in collaborazione con la nostra rivista e la diocesi di Livorno nel dicembre del 2001 a Calambrone (PI). La larga partecipazione all'iniziativa con provenienze da tutta l'Italia ha subito posto in evidenza l'interesse delle singole comunità cristiane a riguardo dell'animazione di strada e dell'educare alla fede nei luoghi informali.
In questi ultimi anni, preparata dal Convegno di Palermo (1995), codificata dal documento dei vescovi italiani Educare i giovani alla fede (1999), spinta dall'entusiasmo della Giornata Mondiale della Gioventù (2000), sempre più chiara e forte si è fatta l'esigenza da parte della Chiesa di uscire dagli spazi ecclesiali per andare ad «incontrare i giovani là dove sono». Si è così aperta una fase di sperimentazione e di riflessione che coinvolge numerose diocesi, parrocchie, oratori, associazioni, ecc. È all'interno di questo tempo così prezioso di ricerca che vogliamo inserire il nostro contributo. Il suo scopo è quello di approfondire le domande e le perplessità relative ad un tale intervento ed indicare alcune possibili risposte attraverso la proposta di un modello di animazione di strada ed alcune sollecitazioni a livello educativo, pastorale e teologico.
Paolo Giulietti, riprendendo gli Orientamenti Pastorali degli ultimi anni, sottolinea l'urgenza di ripensare l'azione evangelizzatrice della Chiesa perché questa si dimostri più adeguata all'attuale contesto di complessità culturale e sociale. La necessità è quella di una conversione pastorale che parta dalla scelta di fondo di privilegiare la prospettiva della missione come elemento unificante dell'essere e dell'agire della comunità cristiana. Le dimensioni nelle quali giocare questo rinnovamento sono varie; occorre: una nuova passione apostolica della comunità cristiana nei confronti del mondo giovanile; una varietà d'iniziative che sappiano convergere in un progetto unitario che trovi nella missionarietà ed estroversione il suo carattere innovativo; una presenza nuova nei vari spazi della vita quotidiana; la formazione di nuove figure educative; la realizzazione di un sistema di itinerari differenziati ed attenti anche a chi ri-comincia ad essere cristiano.
Mons. Diego Coletti, vescovo di Livorno, affronta invece quelli che potrebbero essere i nodi problematici dell'educare alla fede nei luoghi informali, puntualizzando tre elementi: il rispetto del messaggio da annunciare, dei soggetti destinatari e del contesto. Le domande sono essenzialmente queste: «come fare perché il vangelo non venga sminuito a semplice ragionamento umano ed allo stesso tempo possa incontrare i giovani nelle proprie sensibilità?»; «quanto il luogo informale permette questo incontr?»; «quali attenzioni richiede?».
La scelta è quella educativa, perché la fede sia proposta nell'attenzione alla vita e alla sua immediatezza concreta.
Il principio è quella dialogico perché tutto ciò possa realizzarsi all'interno di uno scambio reciproco, dove ognuno possa rappresentare per l'altro una provocazione uno stimolo a compromettersi e a cambiare. La sfida rappresentata dai luoghi informali richiama all'equilibrio ed alla non-invadenza. È comunque Gesù stesso che ci insegna che non c'è luogo specifico dove incontrarlo se non «in Spirito e in verità». Così Lui insegna nelle sinagoghe e nel tempio, ma non si limita in nessun confine. Il luogo dell'incontro con Gesù è il monte, il luogo pianeggiante, la casa privata, la strada. Anzi, è in questi luoghi informali che avvengono le cose più importanti e sono dette parole decisive.
Paolo Gambini. responsabile dell'Associazione «Progetto Strada», presenta l'esperienza che la diocesi di Livorno sta realizzando da più di tre anni. Una iniziativa che attraverso degli animatori avvicina i gruppi naturali di adolescenti nelle strade e nelle piazze della città con lo scopo di costruire una relazione significativa che accompagni gli stessi nella loro ricerca di senso. Il progetto prevede un «gruppo pensante», con lo scopo di elaborare e monitorare l'iniziativa, e degli animatori di strada, che dopo una adeguata formazione, a coppie vanno ad incontrare gli adolescenti sulla strada. La metodologia utilizzata nell'intervento si ispira all'animazione culturale e alla specifica metodologia di educativa di strada elaborata in questi anni dalla rivista «Animazione Sociale» del Gruppo Abele (mappatura, aggancio, consolidamento della relazione, mini-progettualtà, distacco).
Mario Pollo approfondisce poi come il metodo dell'animazione culturale possa rappresentare una via per educare sulla strada. Partendo dalla constatazione di quanto la strada sia il non-luogo più frequentato dai giovani, l'autore indica problematiche e risorse della città di oggi per mostrare come l'animazione di strada possa rappresentare, seppur come frammento, l'impegno verso una globale trasformazione dello spazio urbano. I suoi scopi in ambito culturale sono principalmente quelli di fare del gruppo un luogo educativo, di riconnettere lo spazio del gruppo informale allo spazio sociale, di ristrutturare e riqualificare il controllo del territorio da parte degli adulti e di attivare una più efficace comunicazione tra centro e periferia. Il tentativo in ultima analisi è quello di attuare un processo che renda i giovani protagonisti di una azione sociale attraverso la quale, mentre cambiano se stessi, trasformano in senso evolutivo ed innovativo la propria comunità.
Riccardo Tonelli affronta in chiave positiva il tema dell'educare alla fede nei luoghi informali. Rifacendosi all'esperienza dei discepoli di Gesù, l'autore sottolinea come l'intenzione debba rimanere quella di aiutare i giovani a vivere facendogli toccare con mano che la ragione di fondo e di consistenza di tutto questo è l'esperienza di Gesù il Signore. Alla luce di tale obiettivo l'autore fa una lettura dell'attuale situazione per coglierne le sfide e definire i compiti urgenti ai quali dare una risposta. Questi vengono individuati nell'aiutare i singoli giovani a porsi domande di senso in grado di aprire gli stessi a//'invocazione, e nel ripensare, da parte della comunità cristiana, il vangelo per restituirgli la forza di salvezza «dentro» e «per» la vita quotidiana. Verso la realizzazione di questi obiettivi Tonelli offre i seguenti suggerimenti: che l'educativo divenga il luogo privilegiato della pastorale, che si aiutino i giovani a diventare «persone invocanti», che l'educazione e l'evangelizzazione siano orientati alla vita e alla speranza, che si abbia il coraggio di fare proposte e di ridire l'esperienza cristiana oggi.
Infine, oltre alla sintesi dei lavori di gruppo del convegno, riportiamo la lettera ai giovani dell'allora vescovo di Livorno Mons. Ablondi, che in qualche modo diede il via all'esperienza sopra riportata. La riportiamo volentieri perché ben sintetizza il cammino e il senso dell'animazione di strada che emerge dagli interventi di questo dossier: un'animazione che, affiancando con discrezione i giovani lungo la strada, incentivi, valorizzi ed in alcuni casi provochi la ricerca.