I mondi possibili del giornale

 

Fulvia Berruti

(NPG 1987-08-60)

Innumerevoli sono i racconti del «mondo. In primo luogo una varietà di generi distribuiti a loro volta secondo differenti sostanze come se per l'uomo ogni materia fosse adatta a ricevere i suoi racconti: il racconto è presente nel mito, la leggenda, le favole, il quadro, il cinema, i fumetti e i fatti di cronaca» (R. Barthes, L'analisi strutturale del racconto, Milano, Bompiani, 1982, p. 7).
I fatti di cronaca, afferma Barthes, sono racconti e il giornale ne narra moltissimo: dalle rapine ai matrimoni famosi, dalla storia del governo ai commenti culturali e alle ultime novità della moda.

DALLA REALTÀ ALL'INTERPRETAZIONE

I racconti presenti negli articoli dei giornali non narrano mai la realtà cosí come essa è avvenuta, non sono cioè una«fotografia» reale di ciò che avviene nel mondo.
Infatti, si può tranquillamente affermare che l'oggettività del mondo non consiste in ciò che noi sperimentiamo degli oggetti, ma nel rapporto attraverso il quale i fenomeni osservabili rinviano a qualche cosa d'altro (cf grafico).
Il primo passaggio, riprodotto nello schema, esplicita il livello «oggettivo» degli avvenimenti: una rapina in banca, ad esempio.
Ma quando si osservano queste scene, si formano nella mente immagini della realtà che non corrispondono ad essa nella sua «materialità»: essa infatti viene «investita» da un flusso di precomprensioni che secernono, illuminano, scelgono all'interno dei «fatti oggettivi». E cosi, in base alle presupposizioni culturali e ideologiche acquisite, l'avvenimento viene conosciuto tramite una visione parziale: nell'osservatore si formano immagini mentali di ciò che accade, che si strutturano in modelli narrativi.
Questa visione parziale .è riscontrabile anche nel testo giornalistico: essa ci permette di individuare i significati principali del messaggio e la sua «morale» principale.
Queste prime indicazioni rinviano ad alcune intuizioni di Althusser, secondo cui l'ideologia è «rappresentazione del rapporto immaginario degli individui con le proprie reali condizioni di esistenza» (L. Althusser, Sull'ideologia, Bari, Dedalo, 1976, p. 48), e quindi immaginario sociale, insieme di valori e sistema di rappresentazione.
Ma per Althusser l'ideologia ha anche un'esistenza materiale: essa cioè agisce dentro ogni individuo spingendo a comportamenti e alla partecipazione «ad alcune pratiche regolate, che sono quelle dell'apparato ideologico da cui dipendono le idee che egli ha scelto liberamente e in tutta coscienza come soggetto» (Cit., p. 52)
Pertanto ogni analisi semantica richiede di essere approfondita con riflessioni sulla produzione del messaggio e sul destinatario di esso: perché il modo in cui sono scritti gli articoli e i lettori che presuppongono veicolano piú e meglio l'ideologia, il loro «senso nascosto».

1987-08-61

L'ANALISI DEL TESTO

Secondo Barthes, le narrazioni possono essere dei semplici sproloqui di eventi che non è possibile classificare, oppure posseggono una struttura comune («strutture narrative») che li rende accessibili all'analisi. Nella nostra ipotesi gli articoli dei giornali vengono scritti secondo strutture fisse.
Per analizzarle occorre determinare alcune categorie di interpretazione, come il tempo (relazioni temporali tra racconto e diegesi) e i personaggi, quegli «attori» che si muovono sulla scena provocandoo subendo gli eventi. Qui verranno esaminate le categorie temporali: esse permettono interessanti esempi di costruzioni «mirate» delle notizie.

La produzione del messaggio

Lo studio del tempo all'interno degli articoli si basa sulla ricerca dell'ordine in cui vengono raccontati gli eventi, e cioè sulla differenza che si può riscontrare tra «fabula» e intreccio.
La fabula si può definire un «sistema di eventi descritti nel loro ordine temporale e causale, usato come materiale dello scrittore» (C. Segre, La struttura e il tempo, Torino, Einaudi, 1974, p. 8), mentre l'intreccio è quello stesso sistema esposto con un ordine artificiale ed artistico.
Assumendo una serie di eventi, quindi, si possono costituire molti intrecci a seconda dell'ordine in cui si ripetono, che possono essere piú o meno simili alla logica temporale presente nella realtà. Queste differenze presuppongono sempre un diverso atteggiamento dell'emittente nei riguardi del fatto, e quindi una diversa interpretazione della realtà.
In tutti gli articoli, all'inizio della narrazione, vengono anticipate notizie fondamentali tramite il lead che corrisponde, grosso modo, al primo paragrafo dell'articolo. Prendiamo ad esempio questo paragrafo tratto da «Il Tempo» del 22 giugno 1986 che racconta un attacco contro il Ministero della Difesa sferrato dall'organizzazione terroristica E.T.A.: «Il comando Espafía è tornato a colpire facendo esplodere due auto-bomba, provocando gravi danni materiali e diversi feriti. L'attacco è stato sferrato intorno alle 10, i terroristi hanno piazzato una serie di granate su una macchina parcheggiata poco oltre da cui sono partite micidiali salve di razzi».
Il lead, che si conclude con «diversi feriti» anticipa il nucleo fondamentale della notizia, l'attentato, per poi riprendere la storia. Per quale motivo il giornalista ha compiuto questa scelta?
Il lead ha due tipi di funzioni: catturare l'attenzione del destinatario e fornire una specie di «gestalt» delle notizie, vale a dire una ossatura di base immediatamente comprensibile, su cui vengono applicati i particolari introdotti nel resto dell'articolo. Per catturare l'attenzione del destinatario, l'emittente la stimola, introducendo nel lead delle anomalie nell'ordine consueto delle cose, diversi tipi di perturbazione nella catena causale: eventi non risolti o misteriosi (dischi volanti, avvenimenti la cui causa è sproporzionata al fatto), oppure coincidenze basate sulla ripetizione dei fatti (lo stesso negozio svaligiato quattro volte consecutive). Oltre che stimolare l'attenzione, il lead determina a priori l'interpretazione dell'articolo.
Infatti, quando il lettore legge il lead, si appropria dei significati selezionati dall'emittente ritenendoli perciò importanti.
Leggendo poi l'articolo, il destinatario «aggiusterà» i contenuti riportati attraverso la «sintesi memoriale» data precedentemente, e dunque riterrà fondamentali i significati che ha riscontrato nel lead, sia perché si tratta di ridondanze che verranno riconosciute e accettate piú facilmente, sia perché i significati già incamerati gli permetteranno di selezionare le notizie lette.
Il lead funziona allora come un'ossatura sulla quale trovano spazio i significati preordinati, mentre scivolano via invece quelli che non sono considerati rilevanti dall'emittente.
Ma oltre al modo con cui viene descritto l'evento passato tramite l'intreccio, anche il futuro presenta delle interpretazioni a priori dell'emittente: sono i cosiddetti «mondi possibili», eventi non ancora accaduti ma che l'emittente (o un personaggio) ipotizza che potranno avvenire nel futuro. Cosí, ad esempio, quando si esprime un desiderio, si vive un sogno o comunque ci si prefigura l'avvenire, si crea un mondo possibile.
Un esempio è facilmente riscontrabile nell'articolo di un quotidiano nazionale circa un incontro tra Stati Uniti e Urss (i mondi possibili hanno i verbi in corsivo): «L'Urss ha deciso una moratoria nucleare ed invita gli Stati Uniti a rispettarla per arrivare al disarmo. Si farà l'incontro con Reagan, dove l'Urss inviterà a firmare un documento che ponga fine agli esperimenti nucleari, e Reagan lo firmerà».
Risulta cosí evidente l'atteggiamento del giornale e dei vari personaggi nei confronti degli eventi, in modo tale che l'emittente può costruire interi racconti che corrispondano alla propria precomprensione del mondo.

Il destinatario

Il giornale, pubblicando una notizia, racconta un fatto e insieme costruisce il suo lettore-modello che dovrà accogliere (abbastanza acriticamente) il fatto e la conseguente interpretazione.
Per la costruzione del destinatario occorre far riferimento ai modi che il giornale possiede per presentare l'eroe (il personaggio che compie le azioni nel racconto): a connotazione ideologica semplice o complessa.
Gli eroi a connotazione ideologica semplice sono impersonati da personaggi privi di referente specifico, che appartengono a categorie sociali ampie e non strutturate. Questi eroi sono individui simili al lettore, che fanno parte della sua quotidianità, come se il giornale volesse raffigurare avvenimenti che solo per caso non sono capitati al lettore.
La seconda categoria invece (a connotazione ideologica complessa) è rappresentata da personaggi dissimili dal lettore, facenti parte di una dimensione diversa, lontana dal destinatario. Sono personalità pubbliche, con una precisa connotazione ideologica, come i personaggi politici, i ministri, gli stati, i partiti.
L'uso dell'eroe del primo tipo permette all'emittente la costruzione del destinatario. Infatti, con l'uso dell'eroe, si attua una specie di «contratto di veridizione», che mira a stabilire tra i due una convenzione fiduciaria poiché verte sul «dire-vero» del discorso.
Questo contratto si attua tramite due passaggi: l'operazione di riconoscimento o legittimazione, e l'accettazione (ossia il «far-credere») dei contenuti che il giornale comporta.
Nel primo passaggio l'emittente - tramite il selezionamento nella realtà esterna di quegli elementi vicini al lettore, la cui interpretazione deve risultare incontrovertibile, chiara e accettabile - fornisce al destinatario un mezzo per riconoscere che quei significati sono condivisi dall'emittente e dal destinatario.
L'eroe a connotazione ideologica semplice è uno degli elementi che permettono al lettore di identificarsi nell'eroe e riconoscerlo come non-diverso da sé, conforme alle attese del suo orizzonte quotidiano.
Nel secondo passaggio (l'accettazione) il destinatario accoglie, in virtù della legittimazione precedente, la versione dei fatti e i significati che il mittente gli propone.
Un esempio può essere fornito da un articolo che un quotidiano presentò sulla tragedia di Senise. L'eroe è rappresentato da un vice-sindaco, di cui non viene specificato il nome, la corrente politica.... che accorso sul luogo del disastro salva le persone rimaste imprigionate dai detriti delle abitazioni crollate loro addosso.
Questo personaggio è un eroe a connotazione semplice, portatore di significati acéettati da tutti, come la solidarietà umana nelle disgrazie e la bontà di cuore. Sarà semplice per il lettore identificarsi in lui e dunque leggere l'articolo senza attivare meccanismi di difesa per la versione del giornale (che, ad esempio, non accenna se la tragedia poteva essere evitata con interventi politico-amministrativi).

NUOVI MODELLI DI INFORMAZIONE

L'aspetto essenzialmente ideologico del racconto giornalistico veicolato sia dal contenuto esplicito sia dalle strutture narrative con cui lo stesso è costruito, pone il problema della possibilità di lettura critica e costruttiva del quotidiano. È possibile leggere il giornale riuscendo a cogliere tutti gli aspetti «oggettivi» della realtà e soltanto quelli?
Sicuramente ciò non è possibile: occorre accettare che la conoscenza «obiettiva» del fatto non è possibile e che ogni lettura produrrà un'interpretazione della realtà. Ogni osservazione è carica di teoria, pregiudizi, precomprensioni; non soltanto l'epistemologia (Popper) e l'ermeneutica (Gadamer), al pari della semiotica, l'hanno dimostrato; anche la psicologia ha determinato la grande importanza delle informazioni memorizzate nel selezionare l'informazione nuova.
Una soluzione sta nel sollecitare nuovi modelli di informazione, un nuovo modo di scrivere a livello iconico a an-iconico, un incessante perfezionamento nel «tradurre» gli eventi in messaggi.
Non è sufficiente un modesto cambiamento di messaggio (un'operazione di make up, nell'immagine di superficie) per variare il valore ideologico, ma occorre modificare il modo in cui la notizia è strutturata, poiché il contenuto è determinato, piú che da quello che ci viene detto, da come è stato detto, da come è stato organizzato dall'emittente.
Come afferma un noto studioso: «Il livello di intervento piú incisivo può essere ottenuto attraverso un'azione non limitata al solo momento della decodifica, ma esteso all'intero processo comunicativo, cosciente del fatto che ciascun testo è un atto sociale interattivo e non un oggettomesso in circolazione dalle case produttrici». È necessario allora offrire a chi opera nelle comunicazioni di massa «non delle strategie di comportamento prefabbricate, ma strumenti per elaborare consapevolmente scelte efficaci e coerenti, realmente e in profondo con le proprie strategie ideali di rinnovamento: scelte capaci di produrre non messaggi alternativi ma azioni, processi di mutamento capaci effettivamente di incidere sulla trasformazione globale del sistema» (G. Ferraro, Strategie comunicative e codici di massa, Torino, Loescher, 1981, p. 248).
E intanto anche il lettore può accedere a un maggior livello di criticità e di consapevolezza dei meccanismi «di persuasione occulta».