Giacomo Ruggeri
(NPG 2001-08-37)
Ciak si gira, meglio … si va in scena! Dai discorsi del Papa, dalle catechesi
dei vari Vescovi, dalle emozioni, riflessioni raccolte e vissute si può benissimo dare vita ad un recital organizzato e prodotto da giovani, parrocchie che si mettono a produrre
insieme; un recital da portare in tour per le parrocchie della diocesi di appartenenza e di quelle vicine, coinvolgendo le amministrazioni comunali, ecc... E poi...
Come si dice, «non mettiamo limiti alla Provvidenza!».
Dietro le quinte
Ricordate i mitici stands «Incontragiovani» che hanno animato la città di Roma durante la GMG 2000 con molteplici proposte e iniziative! Belli ed entusiasmanti. Belli perché erano ben preparati, condotti bene, anche nella loro semplicità. Entusiasmanti perché sapevano coinvolgere tutti, giovani partecipanti alla GMG per scelta e altri perché amico dell’amico…! A tutti la GMG ha lasciato un segno, una traccia.
La proposta che segue, riprende (spizzicando qua e la) la proposta degli «Incontragiovani». Comporre musiche, dare teatralità, mettere in scena le tante parole che sono piovute come acqua rigenerante nelle giornate romane. Parole e discorsi pronunciati dal Papa, dai Vescovi che hanno guidato le catechesi, parole ed emozioni che sono nate e poi scritte dagli stessi partecipanti: i giovani. Sì, avete capite bene. Dare vita ad un musical, un recital, uno spettacolo che porti in scena ciò che è difficile da dimenticare e che, soprattutto, dona e rigenera la vita in Cristo.
Varie e diversificate possono essere le piste per realizzare tutto ciò: seguire l’aera tematica. Esempio: dare vita ad uno spettacolo sul tema del «martirio» partendo dai soli discorsi del Papa; oppure lo stessa tema trattato e presentato dai Vescovi, dalle testimonianze a Tor Vergata, negli stands di riflessione, ecc…
Per facilitare la comprensione facilitiamo il lavoro presentando un canovaccio abbozzato (per stimolare la riflessione e la fantasia) per la realizzazione di un recital sulla difficoltà di credere oggi, riprendendo le parole del Papa nella veglia di preghiera del 19 agosto 2000 a Tor Vergata: «Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo».
AAA! Cercasi giovani teatranti …
La prima cosa da fare potrà sembrare l’importanza di un regista. Ed è vero. Eppure la parte più difficile (forse) risulta essere proprio quella del coinvolgimento delle persone. Per chi ha esperienza di recital sa benissimo quanta pazienza e costanza siano necessarie per portare a termine l’opera iniziata. Per la maggior parte sono giovani che studiano e/o lavorano e le prove sono quasi sempre il dopo cena. Ergo?
Attivarsi per la campagna di sensibilizzazione e coinvolgimento. Un gruppo di persone dovrà attivarsi per il colloquio personale con i giovani nelle scuole, nelle parrocchie, nelle sale di oratorio, ecc… L’educatore e il catechista siano il ponte per arrivare al giovane.
La proposta deve essere affascinante tanto quanto realista, ovvero, nel presentare la responsabilità di ciascuno per la realizzazione dell’evento. Certo che non si deve spaventare chi si affaccia per la prima volta a questo tipo di esperienza! Ma realisti si. Bisognerà mettere in cantiere ore e ore di prove, controprove; ore piccole di nottate lunghe, nervi che saltano, paura di non farcela. Calma e sangue freddo. Le cose ardue e di sostanza sono state sempre pane per i denti dei giovani.
Dalla regia alla scenografia
Anche il formare una valida e seria regia che tenga le fila del progetto, non è cosa semplice. Eppure se guardiamo attentamente i volti che animano la nostra parrocchia, città, paese, centro ricreativo, vediamo che vi sono delle persone che hanno alimentato (senza fare tanto rumore) il sogno della musica, del teatro, della mimica. Molti di esse, a volte, sono già in pensione e con maggior disponibilità di tempo. Maestri di canto, professori di recitazione non più in attività, sarte dalle mani d’oro e tanti altri sono delle perle preziose per ben iniziare il lavoro. Andateli a scovare!!
Che siano i giovani stessi a fare la proposta a queste persone di collaborazione e coordinamento del recital. Abbiamo parlato di persone in pensione; ma ne ve ne sono tante altre in attività e che sono da tirare in ballo nell’avventura teatrale. Ognuno è chiamato a dare il meglio e il prezioso di se stesso.
La prima domanda che nascerà sarà: che cosa si vuol produrre? Cosa si vuole mettere in scena? Quale messaggio si vuol consegnare allo spettatore?
E qui entrano in scena i giovani, l’équipe di educatori e catechisti che, avendo in mano i testi della GMG 2000, possono redigere il copione del recital.
Ecco un esempio partendo da una tematica.
Quattro scene in un unico atto
1. Credere per te è…
«Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! È difficile. Non è il caso di nasconderlo. È difficile, ma con l'aiuto della grazia è possibile, come Gesù spiegò a Pietro: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17)».
(dal discorso del Papa alla Veglia di preghiera a Tor Vergata, sabato 19 agosto 2000)
Il copione del recital può avere come premessa una presentazione di una mini indagine che vede coinvolti i giovani del territorio, andandoli a scovare là dove loro vivono e si trovano, sul cosa vuol dire per un giovane credere.
Bar, sala-giochi, piazza, lampione, panchina ai giardinetti, muretto. Sono luoghi atti per porgere le domande. È ovvio che l’altra faccia della medaglia è invitare i giovani stessi al recital. Dir loro chiaramente che le risposte che daranno (nel limite della privacy) verranno messe in scena. Sì, loro stessi per una volta tanto vedranno i loro pensieri, dubbi e certezze importanti e non secondarie.
Che il copione sia quanto mai realista e rispondente alla sete e alle esigenze dei ragazzi stessi. Se così non fosse, non avrebbe senso realizzare tutto ciò.
2. Tra Sms, chat, e… mal di cuore!
«Guardiamo ora, carissimi ragazzi e ragazze, più direttamente alla vostra realtà. Voi – soprattutto voi adolescenti – vivete un'età non facile, ricca di entusiasmo, ma esposta anche a pericolosi sbandamenti. La limitata esperienza di cui disponete vi pone nel rischio di essere preda di speculatori di emotività, che invece di stimolare in voi una coscienza critica, tendono ad esaltare la spregiudicatezza e presentare scelte immorali come valori. Abbassano ogni soglia tra il bene e il male e presentano la verità con il profilo mutevole dell'opportunità».
(dal discorso del Papa, 5 aprile 2001, Piazza S. Pietro)
La seconda scena del copione potrà essere strutturata su immagini di vita dei ragazzi, adolescenti di oggi. Come vivono, quale stile si danno, che cosa pensano, quale amore sognano, ecc… Il Papa parla di «scelte immorali presentate come valori». Pensare a delle canzoni inerenti a questo tema che possono intervallare i dialoghi. La fantasia dei ragazzi stessi non mancherà nel produrre scene reali e credibili.
3. Valigia, zaino o…
«Quanto Gesù ci offre dobbiamo portarlo nella vita. Proviamo a pensare ad un giovane che sta per partire con una valigia piena di valori. La valigia è ingombrante, piena di roba, pesante, faticosa da portare, la sentiamo come un peso. Domanda: ma ci guardiamo mai dentro quella valigia? Giovani, non portate mai la valigia chiusa solo perché la tradizione ve l’ha affidata. Siate critici e guardateci dentro, eliminate qualcosa, ciò che non serve, metteteci altre cose che ritenete utili, ma tirate fuori tutto ciò che contiene! Molte volte si portano pesi e non si sa il perché, si butta via tutto senza aver guardato cosa c’è dentro. In questa ricerca fatevi aiutare dalla Chiesa. Accettatela come la luna, come una lente, anche se povera. La lente serve per avvicinare; la Chiesa non vale per se stessa, ma per quello che fa vedere, come una lente: il presente è il Signore, è Lui il fine. Così la luna, se la guardate da vicino, è vaga, è piena di crateri, di buchi; ma nella notte oscura ci fa vedere il sole nella notte che essa rischiara. Non rimanete in piazza per vedere da lontano il Signore. Alzatevi e mettetevi in cammino».
(dalla catechesi di Mons. Ablondi, S. Andrea in Valle, 16 agosto 2000)
Riprendiamo con piacere questa citazione estrapolata dalla catechesi che Mons. Ablondi, ha tenuto ai giovani italiani nella chiesa di S. Andrea della Valle. Il suo è un linguaggio molto figurato che, in questo caso, si presta molto per il copione del recital. Alcune domande:
* cosa porta il giovane dentro di sé?
* quali cose prende e quali lascia?
* il suo credere è di tradizione o di convinzione?
* la chiesa quale immagine di vita offre ai giovani?
Domande come queste possono stimolare la realizzazione della terza scena del recital. Siamo nel cuore del recital. Qui devono emergere tutto ciò che un giovane anela a vivere e non sempre riesce a raggiungere.
4. Il Pane per tutti
«Celebrare l'Eucaristia «mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue» significa accettare la logica della croce e del servizio. Significa cioè testimoniare la propria disponibilità a sacrificarsi per gli altri, come ha fatto Lui. Di questa testimonianza ha estremo bisogno la nostra società, ne hanno bisogno più che mai i giovani, spesso tentati dai miraggi di una vita facile e comoda, dalla droga e dall'edonismo, per trovarsi poi nelle spire della disperazione, del non senso, della violenza. È urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell'impegno per una società e un futuro degni dell'uomo. Questa è la nostra Eucaristia, questa è la risposta che Cristo attende da noi, da voi, giovani, a conclusione di questo vostro Giubileo. Gesù non ama le mezze misure, e non esita ad incalzarci con la domanda: “Volete andarvene anche voi?”. Con Pietro, davanti a Cristo, Pane di vita, anche noi, oggi, vogliamo ripetere: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (Gv 6,68)».
(dall’omelia del Papa a Tor Vergata, 20 agosto 2000)
Siamo arrivati alla fine del recital. Siamo alla proposta: l’Eucaristia celebra la vita dell’uomo nella vita del Cristo. Il giovane porta nell’Eucaristia tutto ciò che è, fa, vive, sogna, spera. Il Cristo dona il suo corpo per essere pane per il dubbioso, certezza per l’innamorato, conforto per lo sconsolato. Dal recital devono partire messaggi (potremmo dire SMS!) missionari, ad gentes, ecumenici, pieni di vitalità. La musiche, miscelate sapientemente ai dialoghi e ai costumi (semplici e moderni) sapranno essere un veicolo per tutte quelle forze presenti nella comunità parrocchiale, di oratorio, di strada. Dare voce a tutti, palcoscenico per tutti, nessuno escluso.
Dal palcoscenico alla realtà viva
Come conclusione del recital si può mettere in scaletta (secondo le varie esigenze) una testimonianza di uno o più giovani che hanno riscoperto la fede grazie alle mille strade delle quali il Signore si serve per arrivare al cuore delle sue creature più amate.