Per entrare nella dinamica del “racconto”
Giuseppe De Virgilio
(NPG 2004-04-43)
Nelle pagine della nostra rivista più volte è stata affrontata la questione della narrativa in rapporto alla comunicazione giovanile e alla Bibbia. [1] Il presente contributo (a cui seguiranno altri interventi) si propone di favorire l’incontro esistenziale tra la vita dei giovani e la Parola di Dio, attraverso la rilettura delle grandi narrazioni bibliche. Perché narrare? La risposta prende le mosse dalle indicazioni della Dei Verbum, che parlando della divina rivelazione come Parola di Dio “nella storia” e “attraverso la storia” (cf DV 2), implicitamente rinviava ad una presentazione del mistero rivelato più “storica” e narrativa. Ora il passaggio dalla storia al racconto è breve, conforme al principio fondamentale della filosofia analitica, felicemente espresso dal filosofo americano Arthur C. Danto: “History tells Stories – la Storia racconta Storie”, cioè il linguaggio che corrisponde alla storia è propriamente il racconto. La Bibbia, nelle sue componenti fondamentali è un “tessuto di racconti”, generato attraverso una storia di tradizioni narrate e rielaborate nel tempo (G. von Rad). Gesù stesso ha rivelato Dio, raccontando, mediante il metodo parabolico, il suo mistero agli uomini. Dunque la dinamica narrativa sottintende l’intera rivelazione biblica a tal punto da condurre i lettori del testo ad una vera lex narrandi (cf Sal 77,3-6).
In secondo luogo, occorre osservare come le narrazioni bibliche e la professione di fede dei credenti non si limitano ad affermare la storicità dei fatti narrati, ma, partendo dal presupposto storico, li raccontano e li proclamano nel loro significato dinamico e salvifico. La narrazione non è quindi un puro e semplice resoconto storico, ma un evento che evoca la contemporaneità e che produce in profondità il coinvolgimento del lettore-uditore nel racconto, così da renderlo esistenzialmente partecipe e protagonista. Le narrazioni bibliche, in quanto “narrazioni di fede”, trasmettono non una qualsiasi esperienza di vita, bensì un’esperienza aperta a Dio, che possiede un carattere religioso. In questo senso la partecipazione e la rimemorizzazione del lettore-interprete di fronte ad un racconto biblico diventa cammino di adesione nella fede e spinta all’opzione di vita. Il racconto costituisce la mediazione storica, il ponte che permette l’incontro tra i due partners dell’esperienza dialettica e narrativa nella Bibbia. In questo senso U. Eco parla del testo come “opera aperta”, al cui interno è intessuto un non-detto come uno “spazio vuoto” che il lettore è chiamato a “riempire”. Nella stessa prospettiva J. Derrida afferma che un testo vive soltanto se “sopra-vive”, cioè se il lettore-interprete è in grado di tradurlo esistenzialmente nella propria vita.
Ripercorrere le grandi narrazioni bibliche, avendo presente i volti e le storie dei giovani del nostro tempo, significa “gettare un ponte” comunicativo, proponendo la storia narrata nelle parole antiche e nuove del testo ispirato. Recita la nota pastorale proposta dai vescovi del Quebec: “Un tempo si insegnavano ai giovani le parole e il contenuto della fede, specialmente attraverso la spiegazione, la definizione, la ripetizione. Oggi, lo sappiamo bene, i giovani non sono disponibili né intellettualmente né psicologicamente, ai lunghi discorsi. Sono refrattari a imparare un linguaggio che sentono estraneo. La pedagogia che accettano è quella che ha eliminato l’uso della ripetizione e del linguaggio astratto. Essi impareranno a esprimere la fede parlandone con altri credenti. In modo più spontaneo di una volta. In relazione diretta con la loro esperienza. In una comunicazione con testimoni che sanno già parlare il linguaggio della fede. Mediante una specie di immersione in un clima di fede. Anzitutto, ma non esclusivamente, mediante racconti” [2]. Tenendo conto della ricchezza del mondo del racconto e delle sue indicazioni, proponiamo percorsi narrativi “generatori”, che la tradizione biblica ha rielaborato ed unificato mediante la memoria e la fede del popolo eletto e della comunità cristiana primitiva, mediante l’azione e la guida dello Spirito. Intorno a queste grandi narrazioni, elaborate progressivamente nel quadro di una “storia di liberazione e di salvezza”, ruotano temi, figure, episodi, discorsi, preghiere, norme, ricordi che costituiscono un unico evento comunicativo, profondamente significativo per l’oggi del mondo giovanile, che è nella ricerca di un senso religioso, del volto di Dio e del desiderio del suo Regno.
NOTE
1) Cf NPG 1981/5; 1982/7; 1983/8.10; 1898/1-2.6; 1989/6; 1992/3.4; 1995/3.
2) Vescovi del Quebec, Proporre la fede ai giovani oggi. Una forza per vivere, Leumann 2001, 65-66.