Claudio Di Blase
(NPG 1995-08-26)
Nella primavera del 1993 la Lega Obiettori di Coscienza di Bergamo organizzò un seminario nazionale per responsabili di sedi, iniziativa che si proponeva l'obiettivo di cominciare a ragionare collettivamente su come venivano date informazioni sull'obiezione di coscienza e su chi era l'utente tipo di questo servizio.
Uno dei risultati della giornata di lavoro fu la decisione di elaborare un questionario da far compilare a chi veniva a chiedere informazioni, con il duplice intento di individuare persone coinvolgibili nelle attività dell'associazione e di capire chi erano gli aspiranti obiettori. Il questionario fu elaborato da un apposito gruppo di formatori ed esperti e nel settembre del 1993 iniziò la raccolta dei dati, che fu effettuata nel Nord Italia (Bergamo, Como, provincia di Milano) e nel centro (Roma).
I questionari vengono raccolti a Bergamo, dove si provvede alla immissione dei dati in un apposito programma che li analizza.
Lo stesso programma permette inoltre di compiere delle comparazioni tra le varie «annate» di obiettori, in modo da facilitare una lettura storica dei modi di pensare e di vedere la realtà degli aspiranti obiettori.
La base statistica della ricerca
I dati riportati di seguito sono relativi a circa 150 interviste (di cui soloviene compiuta, sulle singole domande, sulla base delle domande a cui effettivamente viene data una risposta.
Riporteremo la base di calcolo solo nel caso in cui essa si allontani eccessivamente dagli intervistati, tanto da poter falsare i risultati. La metodologia seguita per la raccolta dei dati è quella della «autocompilazione» da parte del soggetto, in modo da evitare il più possibile interferenze da parte dell'associazione.
Inoltre si è sempre tentato, per quanto possibile, di far compilare il questionario prima di fornire informazioni, in modo da comprendere qual è il soggetto tipo che arriva nelle sedi degli obiettori di coscienza senza aver già subito influenze culturali e/o ideologiche da parte dei volontari che forniscono informazioni.
Alcuni dati generali
La stragrande maggioranza degli aspiranti obiettori intervistati si situa nelle fasce d'età tra i 20 e i 23 anni.
Il 100% sono celibi, il titolo di studio predominante è quello del diploma (posseduto dall'86,90% degli intervistati) seguito dalla licenza media (10,34%) e dalla laurea (2,76%).
La forte prevalenza di studenti è confermata dalle risposte date alla domanda sull'attività lavorativa, dove gli studenti e quelli con nessuna attività assommano oltre 1'80% degli intervistati. Ventenni, studenti, in cerca di prima occupazione: questi sono i primi dati effettuate nel 1994), ed ovviamente che emergono dal questionario.
Ma è ovvio, potrebbe dire qualcuno. Non è così vero: cade ad esempio il mito che i giovani lavoratori sono aumentati con la parificazione della durata tra servizio civile e servizio militare.
Carenza di informazioni o difficoltà di scelta?
È utile a questo punto cercare di capire chi sono questi giovani ventenni, con chi interagiscono e con chi vivono quotidianamente.
Interessi e relazioni di gruppo
Di questi giovani solo il 16% ha come hobby quello della lettura, surclassato dal 60% amanti degli sport e quasi il 30% appassionati di musica.
Oltre il 63% degli intervistati ha vissuto esperienze di vita di gruppo nella sua vita: non è un dato confortante, alla luce del 33% che dichiara candidamente di non aver mai vissuto una sia pur minima esperienza del genere. Una domanda richiedeva quali fossero i punti di riferimento nella vita quotidiana. Dei 137 intervistati che rispondono alla domanda, la stragrande maggioranza dimostra di avere due punti fermi nella vita: la famiglia e gli amici. È incredibile l'assenza, vista la forte presenza di studenti, della scuola nella figura dell'insegnante, come anche della chiesa.
Amici e famiglia: un microcosmo ben delineato ed estremamente impermeabile a stimoli sociali, una fotografia delle relazioni sociali degli anni novanta, dove i messaggi che non sono basati su strette relazioni personali giungono, quando ci sono, dalla televisione.
Impegno sociale ed appartenenza politica
Nemmeno il 40% degli intervistati è attivo in gruppi e realtà dell'associazionismo, e di questi solo la metà hanno un grado di impegno che oscilla tra il medio ed il massimo.
Alcuni dati significativi sull'appartenenza politica degli aspiranti obiettori: degli 88 soggetti che decidono di dare una risposta, quasi il 53% si situa in un'area di centro sinistra; crolla un altro mito, quello dell'obiettore schierato per antonomasia con l'opposizione progressista. Un'ulteriore conferma, se ce ne fosse stato ancora bisogno, della figura tipo del giovane aspirante obiettore: non troppo impegnato socialmente, politicamente moderato, molto individualista.
Il perché di una scelta
Oltre 1'80% degli intervistati ha maturato la scelta di obiettare da solo, i restanti con amici e famiglia, mentre un terzo degli intervistati pensano che avranno qualche problema (fortunata¬mente la gran parte pensa a problemi minimi) da questa loro decisione.
La tabella l ci dice il perché della scelta: trionfa il desiderio di rendersi uti¬li agli altri, mentre pochissimi hanno come motore principale quello di evita¬re la naja.
Tabella 1
OBIEZIONE
Scelta di obiettare dettata da:
Desiderio di essere utili: 56,08%
Contrario uso armi 20,27%
Rifiuto uso violenza 23,65%
Evitare il servizio militare; 6,76%
Altro: 5,41%
Vi sono anche le opinioni degli obiettori di coscienza al servizio milita-re rispetto ad altre due obiezioni non-violente, quella fiscale e quella alla pro-duzione militare.
Mentre la seconda ha un buon livello di consenso, la prima è vista con notevole diffidenza, oltre che essere riconosciuta in misura minore rispetto alla seconda. Sono dati a dir poco singolari e che pongono seri interrogativi sulla capacità, da parte della campagna OSM, di farsi conoscere e di trasmettere informazioni ai cittadini.
La tabella 2, con cui concludiamo questa analisi dei dati, conferma come termini cari ai nonviolenti non circolino più di tanto tra le giovani generazioni: la Difesa Popolare Nonviolenta è vista da oltre il 50% degli intervistati come integrazione alla difesa armata, e non come futuro auspicabile e necessario alle Forze Armate: insomma di un esercito ci sarà sempre bisogno.
Tabella 2
GIUDIZIO SULLA PROPOSTA DI DIFESA POPOLARE NON VIOLENTA
Sconosciuta: 7.35%
Unica difesa: 22,79%
Integrazione: 51,47%
Non adeguata: 7,35%
Altro: 11,03%
Si avanza uno strano obiettore
Ognuno ha di che riflettere sui numeri forniti in questo articolo.
Il mito dell'obiettore «duro e puro» si frantuma di fronte alle risposte date. Possiamo avere le migliori idee di questo mondo, ma non otterremo mai di vederle diventare realtà se non avremo strumenti che ci permettano di coinvolgere i tanti ragazzi che senza tanti discorsi ideologici scelgono di non indossare la divisa.
Non sarà facile, ma intanto possiamo già trarre alcuni insegnamenti dalle risposte date all'indagine:
– c'è una forte volontà di «rendersi utili agli altri», e non è cosa da poco;
– gli strumenti informativi sull'obiezione devono essere mirati verso settori sociali diversi rispetto a quelli studenteschi, dove già le informazioni ci sono e circolano;
– determinati strumenti informativi funzionano meglio di quelli usati normalmente (ad esempio i video-clip rispetto al solito volantino);
– parole d'ordine come quella dell'antimilitarismo, cioè del rifiuto totale ed ideologico delle Forze Armate, non vengono comprese neppure dagli obiettori, e questo dà da riflettere sulla loro valenza e capacità di incidere, mentre altre (come il rifiuto delle armi e della violenza, alla base del pensiero nonviolento) hanno sicuramente una maggiore audience e comprensibilità.