Piccola

grammatica spirituale

del secondo annuncio

Enzo Biemmi

 

- L'evangelizzazione non è una questione di strategie comunicative, ma di spiritualità. Essa parte da una comunità cristiana che ascolta il Signore e si lascia guidare dal suo Spirito.

- La domanda sulle difficoltà di trasmissione della fede deve divenire una domanda della Chiesa su se stessa. Mette in causa la comunità cristiana nel suo essere e nel suo vivere, perché essa parla con tutto quello che è.

- Siamo abituati ad accogliere le persone. Il vangelo ci invita a invertire la logica: a lasciarci accogliere, a entrare nelle case, ad ascoltare i racconti, a fidarci. Dalla reciproca ospitalità fiorisce il secondo annuncio.

- Molti pensano che la fede non sia necessaria per vivere bene la propria vita. È una sfida ma anche un'opportunità, perché possiamo uscire da un cristianesimo dovuto, scontato, obbligato. Si apre la possibilità per un annuncio nel segno della grazia, della sorpresa, della scoperta gratuita del tesoro della fede e della perla del vangelo.

- Le persone vanno accolte e amate come sono. Il vangelo non pone condizioni preliminari, ma si offre come cammino di vita e di conversione. Siamo chiamati ad annunciare non partendo dal punto in cui siamo noi, ma dal punto in cui sono le persone. A concentrarci su quanto possiamo donare e non sulle condizioni che gli altri devono possedere.

- L'annuncio è contemporaneamente racconto di Gesù, racconto di un testimone amato e salvato da lui, racconto formulato a partire dalla vita di chi ascolta. La comunità cristiana è una tessitrice di racconti.

- Al centro dell'annuncio ci sarà sempre l'incontro con le Scritture, perché l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Esse sono il «canto fermo» della fede. Accompagneremo sempre questo canto con il «contrappunto» dei quattro fondamenti della catechesi: il Credo, i sacramenti, i comandamenti, la preghiera. Perché la polifonia della fede sia piena.

- Molti battezzati hanno un rapporto triste con la fede. Il secondo annuncio li raggiunge con il vangelo per una vita buona. Con chi deve ricominciare, seguiremo dunque la «via inversa»: non annunceremo nel modo dell'esposizione logica dei contenuti, ma partendo dalle esperienze di vita della gente faremo sperimentare la forza umanizzante ed educativa della fede.

- La Chiesa è custode del vangelo, ma lo Spirito l'attende sulle strade della vita. La lettura delle Scritture con gli occhi delle donne e degli uomini di oggi, dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti, degli adulti e degli anziani, dei credenti e dei non credenti è una grazia per la comunità ecclesiale, perché la aiuta a riscoprire la novità perenne del vangelo di sempre.

- Viviamo un tempo fortunato, un tempo di grandi transizioni culturali, di rischi e di promesse. È un tempo propizio, quello di un nuovo passaggio di Dio. È il tempo del secondo annuncio, la grazia di ricominciare.

... continuiamo a scrivere la grammatica del secondo annuncio...

 

(Da Il secondo annuncio. La grazia di ricominciare, EDB 2011, pp. 107-108)