dal DOSSIER "Guida alla lettura delle Lettere di Paolo" a cura di Cesare Bissoli
Parte prima: Paolo a noi
Parte seconda: Noi a Paolo
(NPG 2010-03-38)
Noi a Paolo
* Si tratta di reagire di fronte a questo personaggio che è stato con noi lungo un anno.
Che cosa si può fare?
Riassumo una risposta che renderà felice San Paolo perché è la verità: non dimentichiamo mai che egli, così amico di Gesù Risorto, è risorto con Lui e ora vive e pensa a noi, anzi prega per noi. Anche per i giovani. E soprattutto per loro. Li ha difesi di fronte a padri violenti (cf Ef 6,1-4), ne ha risuscitato uno che dormiva sul davanzale di una finestra mentre lui predicava (At 20, 9-12) e ha voluto bene al giovane Timoteo come ad un figlio (2 Tim 1,3-5; 2,1)
È chiaro che il discorso si rivolge agli animatori perché possano continuare loro con i giovani.
* Propongo tre verbi: domandare, conoscere, attualizzare.
DOMANDARE
Dopo un anno in compagnia di Paolo, per quanto si è letto su NPG, ma anche assumendo notizie da altrove, provocare domande di curiosità, di senso, di obiezione, secondo la traccia qui indicata. Serve a capire ciò che effettivamente l’uditorio conosce.:
Che cosa conosciamo (conoscete) di Paolo?
Vi è un episodio che segna il suo cambio di vita: quale?
In che tempo è vissuto Paolo, e dove?
Di che razza era Paolo: greco, romano, ebreo? Che lingue conosceva?
Ha scritto qualche cosa?
Si dice che è stato un grande missionario: dove? Venne a Roma?
Ci capita mai di sentirlo nominare? In che occasione?
Ci viene in mente qualche sua espressione? Ad esempio a riguardo di Gesù?
Perché è così importante da spingere il Papa a promuovere in tutta la Chiesa un «anno paolino» a lui dedicato?
Ho per caso qualche domanda personale da fare, magari qualche obiezione?
Ha senso fare un collegamento tra Paolo e il mondo dei giovani? In che modo?...
CONOSCERE
* Sono convinto che a determinate condizioni l’incontro con Paolo vale anche per i giovani, sia perché tratta certi argomenti che toccano la vita nelle radici di ogni persona, sia perché è ben raccontabile, se il pensiero viene contestualizzato nella vita oltremodo dinamica dell’Apostolo (gli Atti degli Apostoli sono indispensabili). Toccherà all’animatore saper dare le necessarie spiegazioni a riguardo del senso di certi testi.
* Bibliografia: tra i tantissimi libri ne propongo tre per la loro facilità e completezza:
– Fabris R., Paolo di Tarso, Paoline, Milano 2008. «Racconta» Paolo in modo completo;
– Fabris R.-Romanello S., Introduzione alla lettura di Paolo, Roma. Borla 2006 (livello più alto, scientifico, permette di avere una visione globale dei problemi e soluzioni)
– Maggioni B.-Manzi F. (a cura di), Lettere di Paolo, Cittadella Ed, Assisi, 2005. Presenta tutte le lettere con un breve commento.
* Quale strada seguire?
Proporrei le seguenti tappe.
^ Conoscenza della vita di Paolo
Avvalendosi degli Atti degli Apostoli. Mentre si svolge l’itinerario della vita compaiono anche le lettere e il suo pensiero, da riassumere in termini elementari. Il primo libro di Fabris citato sopra aiuta bene.
^ Una conoscenza delle Lettere
Nel presente articolo abbiamo dato uno quadro organico che si può riprendere. Se vi fosse una scelta da fare, proporrei:
– 1 Tessalonicesi, o come si fonda una chiesa;
– 1 Corinti, o come si vive e soffre con una chiesa;
– Romani, o quale progetto ha Dio tramite Gesù Cristo nella storia del mondo;
– Filippesi, o la gioia di essere chiesa;
– Efesini, o la scoperta della grandezza di Gesù e della sua chiesa;
– 1 Timoteo, o il buon governo di una chiesa.
^ Una visione di insieme
La cosa migliore è proporre la lettera ai Romani perché è la più completa e, stando un po’ attenti a spiegare i termini e le idee soggiacenti, si ha a che fare con un argomento comprensibile e sufficientemente attraente.
Sopra abbiamo dato uno schema di Rom bene utilizzabile. Possiamo riportarlo in un dramma di quattro atti più un prologo e un epilogo.
- Prologo: Paolo presenta il suo vangelo alla comunità di Roma 1,1-17.
- Primo atto: si attesta in maniera dura che il male del peccato e della morte dominava il mondo fino alla venuta di Gesù: 1, 18-3,20.
- Secondo atto: Gesù con il suo sacrificio porta nel mondo la redenzione o liberazione (3,21-31) e fa dono del suo Spirito (5,1-11). Ne sgorga la liberazione dal peccato radicale o originale (5,12-21), dai peccati personali tramite il battesimo (c. 6), dalla tirannia di una impossibile osservanza della legge (c. 7).
- Terzo atto: si stabilisce una nuova vita secondo lo Spirito e la vittoria su ogni paura (c. 8).
- Quarto atto: il popolo di Israele che ha rifiutato Gesù non è stato rifiutato né da lui né da Dio, appartiene al «mistero» della misericordia di Dio (cc.9-11).
- Epilogo: la vita del cristiano nel mondo è una «liturgia», un servizio sacro a Dio nei tanti aspetti della convivenza fraterna (c. 12), verso l’autorità civile (c. 13), nel mutuo rispetto (c. 14). Progetti di Paolo (c. 15), Il coro dei saluti (c. 16).
^ Una ricerca tematica
– Far emergere nelle Lettere la relazione che Paolo ha con Gesù;
– … e la relazione che ha con i cristiani.
– Discutere e approfondire motivi come salvezza, peccato, Spirito, Chiesa, vita oltre la morte, battesimo, Eucaristia… e ogni altro tema significativo, in particolare la vita come progetto di crescita in Gesù.
ATTUALIZZARE
La conoscenza più approfondita porta a qualche riflessione, decisione, preghiera.
Si intravvede l’impostazione di lectio divina su questo o quel testo.
Ritengo che sia importante un duplice atto:
* mettere insieme, dopo opportuno tempo di riflessione, i pensieri che i giovani esprimono, in modo tale da chiarire, spiegare, suscitare idee nuove, aiutando a cogliere la grande umanità di Paolo, e come per lui seguire Gesù Cristo è diventare più uomini.
Certamente una scoperta sempre più ampia di Gesù nella vita del credente diventa il più grande obiettivo che fa giustizia al pensiero di Paolo e fa del bene a noi;
* il secondo atto si traduce in preghiera, con intenzioni preparate e libere.
Un’utile ricerca è censire la lettura delle Lettere di Paolo nel Lezionario domenicale.
Umanamente parlando forse non ci viene da sperare troppo da questo viaggio nel mondo paolino.
Ma dal punto di vista di Paolo, cioè di Gesù Cristo, sì. Colui che maggiormente annunciò l’azione della grazia nell’anima umana ci conforta a provare a seminare, come lui del resto ha fatto e con notevoli difficoltà, come Gesù stesso ha insegnato nelle sue parabole del seme (Mt 13).
E qualcosa è venuto: noi ad esempio e tanti altri!
APPENDICE
Pensieri e parole di Paolo circa la sua relazione con Gesù
* E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore? «. E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti!».
(At 9,4-5)
* Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.
(Rom 1,16-17)
* Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
(Rom 5,1-5)
* Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
(Rom 8,14-17)
* Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.
(Rom 8,31-39)
* E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
(1 Cor 1,22-25)
* Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
(1 Cor 15,1-10)
* Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
(2 Cor 2,14-16)
* Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
(2 Cor 4,5-6)
* Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi.
(2 Cor 4,7-14)
* Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
(2 Cor 12,7-10)
* Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
(Gal 2,19-20)
* Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
(Ef 2,14-18)
* So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d’altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne. Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d’aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi.
(Fil 1,19-26)
* Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
(Fil 3, 7-14)
* Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(1 Tim 1,12-17)
* Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione. Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Efeso. Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Troade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene. Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(2 Tim 4,6-18)