Vivere dall'esperienza dello Spirito


A cura di Riccardo Tonelli

(NPG 2009-03-9)


IL TEMA

Il contributo di De Virgilio ci sollecita a progettare la nostra vita in un impegnativo profondo progetto di spiritualità cristiana.
La preoccupazione è diffusa e condivisa. Ce la ripetiamo spesso. Sappiamo però che i modelli di spiritualità sono tanti e assai diversi. Il titolo scelto per questa scheda, preso a prestito da un bellissimo saggio di K. Rahner, ne ricorda uno: vivere dall’esperienza dello Spirito. Rappresenta un modo impegnativo di metterci alla scuola di Paolo.
Due grosse affermazioni vanno comprese bene:
• la spiritualità non è un insieme di pratiche da aggiungere al ritmo normale della vita quotidiana, riservate eventualmente ad alcune categorie privilegiate o che hanno deciso uno stile di esistenza originale (per luogo di abitazione, ritmo e orario, stile e atteggiamenti…): la spiritualità è vita quotidiana, proposta a tutti i discepoli di Gesù, qualificata non sulle cose che si aggiungono o su quelle che si tolgono, ma sulla sua qualità globale;
• la spiritualità è la manifestazione interiore e visibile di una esperienza che ha riempito la vita. Paolo lo dichiara: sono stato afferrato da Gesù… per questo vivo in uno stile nuovo di vita. Con le nostre parole diciamo: è una esperienza di quelle che prende e trasforma la vita. Le cose che facciamo sono quelle di sempre… ma sono segnate da questa esperienza, originale e radicale.
Ci mettiamo allora alla scuola di Paolo per scoprire come trasformare la nostra esistenza quotidiana, proprio come lui stesso l’ha vissuta.

LA PROPOSTA

Il contributo di De Virgilio va letto con molta attenzione, per scoprire ricchezza ed esigenze:
• La spiritualità è una esperienza globale di vita: non cose da fare o da evitare, ma un modo nuovo di essere e di vivere. Per questo spiritualità e vita quotidiana sono, fondamentalmente, la stessa cosa: una vita vissuta in una qualità radicalmente nuova, a partire dall’esperienza che l’ha trasformata. Va scoperto e ricordato sempre, per evitare facili e frequenti equivoci.
• Per Paolo, l’esperienza che gli ha trasformato la vita è l’incontro con Gesù sulla via di Damasco… e i tantissimi momenti successivi che hanno consolidato questa prima iniziale esperienza vocazionale. Nel titolo tutto questo è sintetizzato nell’espressione: “dall’esperienza dello Spirito”. Nel titolo non c’è un errore tipografico… Si dice apposta “vivere dall’esperienza” (e non “dell’esperienza”… come potrebbe sembrare persino più logico). L’incontro con Gesù non è “una” esperienza della vita, ma l’esperienza totale della vita.
• Per Paolo lo Spirito è la presenza operosa di Gesù nella sua vita: è la ragione e l’esito. Paolo si sente immerso in Gesù; per questo si riconosce guidato dal suo Spirito. Basta leggere gli “Atti degli Apostoli” e le lettere di Paolo alle diverse comunità cristiane per avvertire la presenza totale, concreta, sperimentabile dello Spirito di Gesù. La spiritualità è vivere nello Spirito di Gesù.
• Paolo dice tutto questo con una formula sconvolgente… che non riusciremmo nemmeno a pronunciare se non ci fossimo - purtroppo - abituati: siamo diventati “creature nuove”. Lo Spirito ha operato in noi una nuova creazione, che ci sollecita ad uno stile nuovo di vita. Tradisce Paolo chi riduce l’invito alla spiritualità ad una serie di raccomandazioni. Alla radice sta una constatazione: “siamo diventati nuovi”. Solo dalla constatazione nascono le raccomandazioni: “se siamo già dei risorti, dobbiamo sforzarci di vivere da risorti”.

E OGGI?

Di problemi ne abbiamo molti… sul versante della spiritualità.
Il tema e la scheda sono un invito e un’occasione per pensarci e… tentare di risolverli. Ne va di mezzo la qualità della vita cristiana.
Ecco un elenco… per sollecitare ogni lettore a verificarlo e a concretizzarlo:
• Il fondamento della nostra spiritualità è l’incontro personale con Gesù, così coinvolgente da farlo diventare il determinante della nostra vita. Non può essere “solo” una esperienza felice, la lettura di un buon libro, l’incontro con un personaggio. Sono mezzi, aiuti, strumenti… ma senza l’unica radice restano vuoti.
• Ogni giorno siamo sollecitati a verificare se la persona di Gesù e il suo messaggio, così come lo incontriamo nella Chiesa, è davvero l’unica ragione delle valutazioni e delle decisioni della vita. Lo sappiamo tutti: è troppo facile fare diventare Gesù e la sua proposta un compagno di viaggio… che allieta i momenti tristi o risolve le difficoltà insuperabili. Non è neppure corretto farlo diventare un concorrente della nostra voglia di felicità. Lui sta dalla nostra parte… ma in un modo davvero strano: ci propone la “croce” come strada obbligata per la vita.
• Purtroppo molte preghiere e il racconto della vita di non pochi santi… ci propongono una immagine diversa di Gesù. Siamo quasi costretti a dividere la torta della nostra vita in fette… per far posto a Gesù, ai nostri amici, a noi stessi sulla misura dell’entusiasmo del momento. Tutto questo va verificato e cambiato, coraggiosamente.
• Vivere dall’esperienza dello Spirito richiede due condizioni impegnative: la capacità di interiorità e il coraggio di mettersi alla scuola dello Spirito… da buoni e diligenti discepoli: come ha fatto Paolo. Lo Spirito ci parla in tanti modi: Paolo si è fatto aiutare da Barnaba e poi da Pietro e dagli altri Apostoli… senza diventare “dipendenti”, passivi e rassegnati, perché lo Spirito è novità e libertà.

UNA BUONA NOTIZIA

La “buona notizia”, questa volta, è proprio una grande buona notizia. Non è un invito ma una constatazione. La ricordiamo con le stesse parole di Paolo.
Preoccupato perché la Legge, su cui aveva posto tutta la sua fiducia, non gli basta più, grida: “Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà?” (Rom 7, 25). Ci offre però subito la risposta scoperta dopo l’esperienza di Damasco: “Rendo grazie a Dio che mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”. E aggiunge con una gioia che trabocca da ogni espressione: “Infatti quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto in dono uno spirito che vi rende schiavi o che vi fa di nuovo vivere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di Dio che vi fa diventare figli di Dio e vi permette di gridare “Abbà”, che vuol dire “Padre”, quando vi rivolgete a Dio. Perché lo stesso Spirito ci assicura che siamo figli di Dio. E dal momento che siamo suoi figli, parteciperemo anche dell’eredità che Dio ha promesso al suo popolo: saremo eredi insieme con Cristo perché, se soffriamo con lui, parteciperemo anche con lui alla gloria” (Rom 8, 14 ss.).

DALLA PAROLA ALLA VITA

La preghiera
Prova a pregare, in uno spazio di silenzio e di interiorità pensosa, con le parole del Magnificat, per pregare con Maria, il più bel ritratto di cristiano che vive dall’esperienza dello Spirito.

L’impegno
Questo lo devi scegliere tu… con i tuoi amici… per verificare fino a che punto condividi veramente quello su cui abbiamo pensato.