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    Proporre la fede

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    Una forza per vivere

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    1

    UNA PROSPETTIVA DA RINNOVARE

     

    L'educazione alla fede non è anzitutto
    una questione di mezzi di cui disporre,
    ma una questione di sorgente da reperire.

    Indichiamo due spostamenti resi necessari dalla situazione culturale che abbiamo delineato. Questi due spostamenti portano a intendere diversamente la proposta della fede alle giovani generazioni.

    Dal fiume alla sorgente

    Siamo stati abituati a pensare alla trasmissione della fede sul modello del fiume che cresce poco per volta con l'apporto di numerosi affluenti che aumentano la sua portata e allargano il suo corso. La tradizione della fede aveva la sua sorgente nelle famiglie. Poi, durante l'infanzia e l'adolescenza, essa allargava il suo corso con l'affluente maggiore della scuola e dell'insegnamento della religione. In seguito, le parrocchie collaboravano per il resto del corso e del decorso della vita. La trasmissione della fede si compiva in modo progressivo collegandosi di età in età, come un'eredità portata e conservata nel flusso continuo della vita, nel funzionamento quotidiano delle istituzioni sociali ed ecclesiali.
    Bisogna riconoscere che questa immagine del fiume e dei suoi affluenti non corrisponde più molto alla realtà attuale. Nelle famiglie, spesso, la fonte sembra inaridita. A scuola, l'apporto religioso è ridotto, e talvolta è presentato in modo aleatorio. Da parte loro, le parrocchie, meno frequentate, non alimentano che una piccola parte dei battezzati e molti credenti non vi trovano veramente la risposta alla loro fame.
    L'immagine del fiume richiama le strutture che servivano a inquadrare l'itinerario religioso delle generazioni precedenti. I luoghi istituzionali che le caratterizzavano soffrono un lento e continuo logorio. Dal modello di fiume dalla portata divenuta incerta, dobbiamo passare a un altro modello.
    Nelle nostre nuove condizioni, è importante risalire là dove la fede ha la sua sorgente. Cioè, al centro dell'esperienza della gente. La sorgente si trova nelle persone, nei momenti essenziali della loro vita, nelle esperienze di base attraverso le quali si manifestano i primi fremiti, le prime voci della fede. Questa sorgente è al punto di partenza di ogni itinerario. Noi la dobbiamo ricercare, rilevare, canalizzare senza tregua. Come dei rabdomanti, dobbiamo scoprire questo percorso, lontano o vicino, della fonte viva. Attenti al pozzo segreto che ciascuno ha nel più profondo di se stesso.
    È questo il modello di sorgente che la Bibbia suggerisce per i tempi di nebbia e d'incertezza. È in questa prospettiva di un ritorno alla sorgente che parlavano i profeti nel tempo dell'esilio e del ritorno dall'esilio, quando le fondamenta erano distrutte, quando i sostegni religiosi tradizionali erano scomparsi: il Tempio, i sacerdoti, l'ambiente religioso. Essi annunciavano che Dio avrebbe rinnovato la sua alleanza partendo dal cuore degli uomini. «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo... Porrò dentro di voi il mio Spirito e vi farò vivere secondo i miei precetti e mettere in pratica le mie leggi», proclama Ezechiele (36,26-27).
    Il profeta Geremia spinge ancora più lontano questa visione: «Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: "Riconoscete il Signore", perché tutti mi riconosceranno, dal più piccolo al più grande» (31,33-34). Una legge inscritta nel fondo dei cuori, alla sorgente!
    È ancora questa immagine della sorgente che ispira Gesù nel suo dialogo con la Samaritana, questa emarginata del suo tempo, «lontana» nella sua fede e «irregolare» nella sua vita coniugale. A questa donna egli chiede un po' d'acqua. In essa, egli risveglia la sorgente «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14). Più avanti, nella parabola degli invitati che non si presentano al banchetto di nozze, Gesù ordinò che si andasse subito «ai crocicchi delle strade» (Mt 22,9), in tutti gli angoli in cui vive la gente, là dove la fede può nascere, là dove può avere la sua sorgente.
    Tornare dunque alla sorgente. Dimenticare lo schema dei canali e degli acquedotti pastorali che non danno più acqua. Cercare le sorgenti della fede, sempre sotterranee, ma che prima o poi affiorano dalla realtà della vita. Si trovano là dove la gente, stanca, riacquista il gusto di bere, il gusto dell'acqua, il gusto di vivere e di rivivere.
    Ritornare alla sorgente, lo si intuisce, è più che condurre a credenze, è più che far entrare in un sistema. È anzitutto cercare di rilevare l'esperienza spirituale che scaturisce dalla vita, che sorprende, che fa intuire l'essenziale, che risveglia, che mette in cammino, che fa vivere.
    È imparare a riconoscere, nelle diverse età della vita, questa sorgente che lo Spirito fa scaturire nel cuore delle persone, come un dono, come una nuova fecondità: «Vieni, santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore», si canta a Pentecoste. Questa intuizione era già inscritta negli anni 60, all'inizio di ogni attività catechistica: «Io sento in me come un'acqua viva che mormora e dice: Vieni verso il Padre» (Ignazio d'Antiochia).
    È importante ritornare a questa ispirazione innata.
    L'educazione alla fede non è anzitutto questione di mezzi di cui disporre, è anzitutto questione di fonte da scoprire.

    Dai corsi ai percorsi

    La situazione culturale attuale ci stimola a fare anche un altro spostamento: bisogna passare dai corsi ai percorsi. Che cosa vuol dire?
    La parola «corso» richiama immediatamente l'idea di programma, di una serie di lezioni sulla dottrina cristiana. Fa pensare a verità insegnate. Talvolta, oggi, i corsi fanno temere la ripetizione e l'indottrinamento.
    La parola «percorso» suggerisce l'idea dell'apprendimento della verità. Fa posto alla persona, alla sua autonomia, al suo cammino. Fa passare da una verità appresa a una verità sperimentata. Una verità fatta propria, verificata con l'esperienza, che diventa una convinzione personale.
    La fede, che propone una visione del mondo, comporta evidentemente una parte di insegnamento, di conoscenze, di verità. Nel corso dei secoli, questa visione e queste verità si sono trasmesse attraverso molteplici canali. Mediante la predicazione. Mediante la testimonianza dei martiri. Mediante gli affreschi delle catacombe e delle basiliche dei primi secoli. Mediante le vetrate e la pietra al tempo delle cattedrali. Mediante la musica, le feste e i riti liturgici. Mediante l'insegnamento dei catechismi, apparsi dopo la riforma protestante.
    Oggi, di fronte al moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione e l'evoluzione delle prassi pedagogiche, siamo sollecitati a ritrovare approcci pluralistici, che stimolano la partecipazione e l'impegno dei giovani. Soprattutto, in questo tempo di pluralismo religioso e di scelte personali, ci è richiesto di prendere atto che la fede si propone anzitutto attraverso la testimonianza di vita di persone credenti. Perciò la fede si impara soprattutto mediante l'esperienza condivisa, il percorso fatto insieme a fratelli e sorelle che attingono dal Vangelo lo slancio e la forza di vivere.
    Oggi, proporre la fede ai giovani, non è tanto offrire loro dei corsi, quanto suggerire itinerari di vita. Invitarli a fare qualche passo in conformità al Vangelo, come si fa un tratto di cammino, come si scopre poco per volta un angolo di paesaggio, un territorio nuovo, sconosciuto. Accompagnandoli.
    Al termine "percorso" diamo qui un senso esistenziale, ricco e largo. Un percorso è un tragitto, nel bosco o in campagna, un itinerario più o meno lungo. Facile o difficile, come un percorso in bicicletta, come un percorso in montagna. Un'esperienza di marcia, da soli o accompagnati. Un percorso è un'esperienza vissuta che ha risonanze in tutto l'essere, a tutti i livelli, fisico, intellettuale, affettivo, spirituale. Un percorso è un tratto di vita, con tutto ciò che può comportare di scoperte, di incontri, di condivisione. di parole scambiate, di tensioni, di conoscenze acquisite, di crescita. Un percorso è più che un insieme di attività o di strategie pedagogiche, è un'immersione nella realtà, da cui si esce in parte trasformati.
    Il modello del percorso è illustrato molto bene nella pagina del Vangelo in cui si parla dei discepoli di Emmaus, che ritornano tristi e scoraggiati al loro villaggio. Mentre camminano, incontrano il Risorto, che ridesta la loro speranza e li rimette in cammino verso i loro fratelli a Gerusalemme (Lc 24,13-35).
    Un modello ancora migliore può essere il bel racconto della strada che fanno insieme il diacono Filippo e il funzionario etiope (At 8,2640). È la strada che va da Gerusalemme a Gaza, cioè quella che porta al mare e apre al Vangelo tutto il bacino del Mediterraneo. È la strada della novità, fuori Gerusalemme, una strada che porta a un mondo nuovo e incerto. Una strada che all'inizio è detta «deserta», ma dove lo Spirito precede incessantemente, prepara, sorprende. È Lui che conduce il gioco. Ha già risvegliato la sorgente interiore nel cuore di quel funzionario straniero recatosi in pellegrinaggio a Gerusalemme. È Lui che stimola Filippo a raggiungerlo nel suo carro. Lungo la strada avviene una conversazione su avvenimenti recenti, dialogo e domande su una parola del profeta Isaia, fermata a un punto in cui c'era acqua, per il battesimo.
    In questo percorso non c'è ancora la comunità; questa nascerà dopo, più lontano, a Cesarea, ad Antiochia. Del funzionario etiope conosciamo soltanto questo momento di incontro. Il racconto biblico ricorda solamente che egli «proseguì pieno di gioia il suo cammino». Nient'altro. Ma questo breve percorso di iniziazione alla fede resta un momento indimenticabile. Un punto di riferimento. Alla frattura di una tradizione secolare, alla frontiera di un mondo sconosciuto, illumina ancora oggi le nostre strade.
    Così, per i giovani e i meno giovani, un percorso è spesso quasi niente. Appena un tratto di cammino, un caso della vita. Ma è un pezzo di se stessi, un tratto di vita che non mentisce. Un frammento del mondo, illuminato dal Vangelo. Un momento gratuito, insostituibile, come un lampo, come l'amore. Un percorso sorprendente, un incontro, un'illuminazione, come un dono, come una grazia. Appena il tempo di conversare un poco, di fermarsi, di toccare la sorgente, di amare, di sapersi amato, di ripartire leggeri. Giunto e trasmesso come per miracolo, così fugace nel tempo, così profondo nel cuore. Indimenticabile. Che suscita qualcosa di nuovo. Che permette di proseguire nella gioia le nostre strade, intessute di solitudine e di desideri.
    Per i giovani e per un grande numero di credenti adulti, la fede non si presenta più come una grande via sicura, già tracciata, con le sue tappe e i suoi incroci obbligati. No, essa viene scoperta piuttosto sotto la forma di «tratti di cammino» percorsi in compagnia di altri credenti che conoscono il nome di Gesù o lo cercano, lo scoprono presente nel concreto della loro vita, partendo da problemi del momento, da una pagina della Scrittura, da imprevisti e drammi quotidiani, dalle pazzie e dalle bellezze del mondo.
    Tutto questo offre, sempre più spesso, tracciati di fede discontinui, sconcertanti, imprevedibili... ma più aperti al vento e alle sorprese dello Spirito. Certo, vi è il pericolo di una fede frammentaria, occasionale, che non arriva immediatamente a unificare la vita. C'è il rischio di un'appartenenza parziale, che non porta subito all'esperienza cristiana integrale. Ma si comprende pure che questa fede, anche se lacunosa, ancora poco coerente, rappresenta spesso, per molti giovani, nelle condizioni in cui vivono, il massimo di adesione possibile.
    Per il futuro, bisogna aver fiducia nel tempo, nel seme, nella crescita (Mc 4,27). Bisogna aver fiducia nelle varie mediazioni, familiari, ecclesiali, culturali, di cui parleremo più avanti. Bisogna sperare che i giovani potranno trovarsi, in seguito, in altri luoghi aperti al cammino, all'accoglienza, alla riflessione, alla celebrazione, all'impegno.
    Soprattutto è importante che, al termine dei percorsi proposti, i giovani possano proseguire la loro strada nella gioia. Perché giungere alla fede è un cammino di tutta una vita, con i suoi momenti eccezionali in cui l'esistenza sembra assumere improvvisamente un'altra densità. Lo Spirito li accompagna costantemente, e può certamente collegare questi tratti di strada, completarli, unificarli, e condurre i giovani alla sorgente che zampilla per la vita eterna. Non è il primo responsabile dell'educazione permanente dei credenti? «Lo Spirito vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

    Vie nuove

    Se si accetta questo duplice spostamento di prospettiva, se si accetta di passare dal fiume alla sorgente e dai corsi ai percorsi, molte cose cambiano. E in particolare le prime domande a cui deve rispondere un documento orientativo come questo.
    In un passato ancora non molto lontano, le prime domande erano le seguenti: Come suddividere la dottrina cristiana da proporre ai giovani durante la loro fanciullezza e la loro adolescenza? Quale contenuto di fede proporre nei singoli anni scolastici? Si pensava spontaneamente a un insegnamento, a corsi, a un insieme di dottrine da proporre progressivamente e completamente.
    Nella nuova situazione prospettata, le domande cambiano. Sono queste: Quali sono le vie o i percorsi di iniziazione da proporre ai giovani? E lungo questi percorsi, quali sono gli elementi della tradizione cattolica, quali sono le storie, le parabole e i passi della Scrittura, quali sono i simboli e i riti liturgici, quali sono i racconti della storia della nostra Chiesa e i fatti ecclesiali attuali che per loro sarebbero particolarmente significativi e nutrienti?
    L'immagine di una strada da percorrere ci aiuta. È l'immagine di una strada aperta, che parte da lontano, sulla quale hanno camminato molte generazioni prima di noi, guidate dallo Spirito di Dio. Questa strada arriva oggi in un terreno nuovo, che presenta rilievi accidentati e paesaggi inediti. Ognuno desidera camminare secondo il suo ritmo, ognuno desidera pure trovarvi indicazioni che aiutino ad avanzare nella direzione giusta, con la forza che viene da Dio.
    I suggerimenti che seguono intendono precisamente illuminare e orientare coloro che intervengono, direttamente o indirettamente, nel proporre la fede ai giovani. Che siano per loro come pietre miliari o cartelli che servano da punti di riferimento e segnali di passaggio.


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