Francesco Cravero
NPG 1989-06-145)
Per leggere le Scritture si doveva, nella sinagoga, srotolare da una parte il manoscritto (avvolto circolarmente su se stesso, a formare un cilindro) e arrotolarlo dall'altra, man mano che si procedeva nella lettura.
Per leggere, insomma, suggerisce l'immagine del rotolo, si compiono delle operazioni, le si «srotola» sul testo. È interrogandosi su di esse, su come si legge, che la ricerca semiotica n ha elaborato un proprio modello di lettura, di lavoro sul testo.
La lettura di un passo biblico (Gesù e la donna adultera) ci darà modo di mostrare, senza tanti preamboli teorici, in cosa consista un approccio semiotico. Partendo da questo as-saggio cercheremo poi di cogliere, in un secondo momento, le scommesse metodologiche e le regole di lettura legate a un simile percorso.
UNA LETTURA PER INTERROGATIVI [1]
Ognuno se ne andò a casa propria (Gv 7,53).
Strano modo per incominciare una storia, una storia d'amore. Si potrebbe infatti proprio e paradossalmente chiamare così l'episodio della donna adultera portata davanti a Gesù per essere condannata.
Situazione di fronte alla quale Gesù non trova di meglio da fare che mettersi a scrivere per terra con un dito (Gv 7,53-8,11).
I manoscritti più antichi del Nuovo Testamento non riportano questo brano: gli studiosi pensano sia da attribuire a Luca piuttosto che a Giovanni; ci sono altre stranezze e difficoltà. A noi interessa però provare a leggerlo, anche giocando un po' di immaginazione, ponendo delle domande al racconto.
Gesù invece andò al monte degli Ulivi (Gv 8,1).
Tutti, sembra dire il testo, si bloccano in casa, si chiudono in sé (v. prima, l'esordio).
Gesù invece rimane all'aperto; rimane aperto alle relazioni, prima di tutte quella con il Padre; probabilmente è andato al monte degli Ulivi per pregare...
La mattina presto tornò al tempio, e il popolo si affollò attorno a lui. Gesù si mise seduto, e cominciò a insegnare (Gv 8,2).
Mentre «ognuno» ha il suo centro di gravitazione nella propria casa (v. prima), «il popolo» è attratto da Gesù. Gesù è per il popolo come una casa, e guardacaso, siamo al tempio, casa di Dio, se mai ne esistono...
I maestri della legge e i farisei portarono davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio (Gv 8,3).
Due nuovi personaggi, oltre a Gesù, al popolo e a «ognuno», si presentano in questo versetto: una donna sorpresa in adulterio e il gruppo composto da maestri della legge e farisei. Indugiamo un attimo su di loro.
Sorprendere in adulterio: non è mica semplice! Al giorno d'oggi si pagano detective privati per indagare sui tradimenti, documentarli... insomma: per sorprendere, bisogna andare a cercare, curiosare, scovare. Dev'essere ciò che hanno fatto scribi e farisei. Perché?
E lei, sballottata fra marito e amanti, cosa cercava? Avrà trovato l'amore? Qualcuno le avrà mai parlato, le avrà detto «tu», avrà saputo trovare parole per lei? Perché, di uomo in uomo, la sua sete d'amore non finisce?
Gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito. Nella sua legge Mosé ci ha ordinato di uccidere queste donne infedeli a colpi di pietra. Tu, che cosa ne dici?» (Gv 8,4-5).
Siamo quasi a metà racconto e con lei, l'adultera, ancora non ha parlato nessuno. Per gli scribi e i farisei i punti di riferimento sono altri due: la legge, che ordina, e Gesù, da interrogare. E tu, che ne dici?
Parlavano così per metterlo alla prova: volevano avere pretesti per accusarlo. Ma Gesù guardava in terra, e scriveva col dito nella polvere (Gv 8,6).
Gesù non risponde, non sta al gioco della sapiente discussione teologica, della polemica. Abbassa gli occhi come uno che si sente in colpa o, forse, come chi sta cercando qualcosa dentro di sé. E scrive.
Si tratta di un invito a imitarlo, a cercare dentro di sé e non nella legge? a rinunciare alla sicurezza della regola per correre il rischio della libertà, della coscienza, del perdono?
Che significato ha poi questo scrivere per terra? e cosa scriveva? appunti e disegnini che accompagnano la riflessione? una nuova legge? i peccati (magari gli adultèri) dei presenti per svergognarli? che altro?
Quelli però insistevano con le domande. Allora Gesù alzò la testa e disse: «Chi tra voi è senza peccati, scagli per primo una pietra contro di lei». Poi si curvò di nuovo a scrivere in terra (Gv 8,7-8).
Intanto una cosa: Gesù non parla della donna come di una adultera, dice «lei»; percepisce una relazione umana dove gli altri vedono solo una disputa.
Le parole di Gesù, poi, trasformano la legge: da impersonale a interpersonale: «chi di voi...».
E scrive. Torna all'atteggiamento che, secondo lui, è l'unico che si addice alla situazione.
Udite queste parole, quelli se ne andarono uno dopo l'altro, cominciando dai più anziani. Rimase soltanto Gesù, e la donna che era lì in mezzo (Gv 8,9).
Finalmente ciò che era il centro della vicenda («là in mezzo»), emerge. Uno dopo l'altro, come uno sfondo teatrale cui non si fa più attenzione quando entrano i personaggi, gli altri se ne vanno
Questo passo sembra rimandare al primo versetto della storia «Ognuno se ne andò a casa».
Saranno tornati tali e quali a prima, bloccati in sé, chiusi nella sicurezza della legge? Avranno scelto il rischio della coscienza, della conversione? Cosa significa quel particolare sull'ordine di uscita dalla scena?
Gesù si alzò e le disse: «Dove sono? Nessuno ti ha condannata?». La donna rispose: «Nessuno, Signore». Gesù le disse: «Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più» (Gv 8,10-11).
«Ognuno» se ne è andato, «nessuno», è rimasto per condannare, nemmeno Gesù. Gesù è lì, ma per perdonare, «per dare del tu». Mi piace pensare che veramente quella donna non peccò più: qualcuno ha trovato parole per lei, l'ha ascoltata, l'ha amata; e chi è amato ama, fa più della legge.
Una lettura per interrogativi... ma Gesù risponderebbe alle domande, o si metterebbe a scrivere, nella polvere, con il dito?
LE SCOMMESSE DELLA LETTURA SEMIOTICA
Un testo vive attraverso la storia delle sue interpretazioni; parla se qualcuno lo interroga, oppure giace dimenticato e sconosciuto in qualche biblioteca. Un testo, insomma, si legge facendogli delle domande.
Tra queste una è stata classicamente posta di fronte a testi di ogni genere: «Cosa voleva dire l'autore?». Vi sono poi altre questioni tipiche: «Chi ha scritto? a chi?», e una fondamentale: «Cosa vuol dire questo testo?».
La semiotica rifiuta la prima domanda: dal momento in cui il discorso di qualcuno si fa testo, l'intenzione, il voler-dire, diviene in gran parte inaccessibile; pone poi fra parentesi gli interrogativi circa la situazione comunicativa originaria, li rimanda senza con ciò negare la dimensione di documento (storico) propria di ogni testo; fa arretrare, infine, il «cosa dice questo testo», in un «come questo dice quello che dice»: si interroga cioè sui marchingegni del testo (il modo in cui esso è fatto) che lo rendono leggibile, dotato di senso.
L'operazione di lettura, che è stata spesso pensata e insegnata come uno scavo in profondità (più giù, lontano dalla superficie del testo, il senso; sotto le parole, il significato; dietro il testo, la storia) diviene tutta laterale. È nei rapporti fra parti del testo (nelle relazioni fra parole e parole, frasi, sequenze, testi) che si crea e si individua il movimento del senso, la costruzione del significato.
Per dirla altrimenti: la lettura semiotica non mira a individuare il senso di un testo, bensì a descrivere l'architettura del senso, catturandolo così, come in una rete.
Lasciamo comunque questo abbozzo sul versante teorico, un po' arido ma necessario per situare il percorso, e addentriamoci nel vivo delle lettura, nelle domande da porre a un testo.
LE REGOLE DEL GIOCO
Come procede, di fatto, una analisi semiotica? Cosa abbiamo fatto, in pratica, per leggere il brano di Giovanni? Quali sono le regole del gioco?
Vediamone alcune riprendendo qualche passo del racconto giovanneo.
* Partiamo dalla regola più generale e importante. Un testo pone, o crea, delle differenze (fra parole, categorie grammaticali, situazioni, parti di testo, ecc.), oppone dei termini, trasforma o meno differenze e opposizioni di partenza.
Il senso scaturisce da e grazie a questo complesso gioco di relazioni; converrà dunque, cercare la differenza.
Vediamo un caso concreto: i primi due versetti del racconto esibiscono una opposizione (ognuno/Gesù) che apre molte domande: come si differenziano i due termini, perché? la differenza verrà mantenuta dal corso del racconto, abolita, trasformata?
Ci accorgiamo che si tratta di personaggi: ce' ne sono altri, in che relazione con questi?
Ancora un esempio: tutto ciò che si riferisce alla prima persona grammaticale (io, mio, mi; le forme verbali ecc.) si oppone, nel salmo 118, alla seconda persona; in che modo il testo articola questa differenza?
* Rimaniamo ai primi versetti. A livello spaziale presentano l'opposizione: casa/monte degli Ulivi.
Può trattarsi di una informazione immediata, come dire di due indirizzi, ma anche di due indizi: due immagini che il racconto impiega e che si possono leggere metaforicamente, come? a che condizioni?
Ossia: qual è la distinzione (es. aperto / chiuso, alto! basso, verticale I orizzontale, sociale I asociale, ecc.) che le immagini impiegate mettono in campo e che, per questo, può essere ripresa metaforicamente?
Distinzioni di questo tipo (alto! basso, morte I vita, ecc.) se ne possono proporre moltissime; sono «giuste» quelle che aiutano a leggere, quelle cioè che rendono il testo intellegibile. Queste, il più delle volte, valgono anche per altre immagini convocate dal testo, ne sono come una ossatura. È il caso, per esempio, dell'opposizione uno I molti nel racconto della torre di Babele (Gen 11) che risuona sui registri della etnia, della lingua, dello spazio, ecc. Prendiamo il terzo versetto. In che relazione stanno i termini che vi compaiono?
Tentiamo una risposta schematica: Gesù è in relazione con il Padre, il popolo è in relazione con Gesù; siamo al tempio, il tempio è la casa di Dio... Un modo del testo per dire che Gesù è figlio di Dio?
Un esempio più semplice: fra maestri della legge e legge di Mosè c'è la stessa relazione che intercorre fra Gesù e...? cos'è questa incognita? sarà proprio il gioco del testo a svelarcela?
* Certi personaggi (il re, il contadino, il pescatore, il figlio minore, ecc.) e certe figure (l'oro, il seme, il vino, ecc.), nella stragrande maggioranza dei testi, assolvono sempre alla stessa funzione o ruolo o compito.
Che ne è nel particolare racconto che si sta leggendo? Si ha una conferma o una smentita degli attributi tipici di detti personaggi o figure, in che misura? (Si pensi per esempio al pescatore divenuto pescatore di uomini, alla adultera del nostro brano, ecc.).
* Un testo può tacere alcune cose. Più che chiedersi perché, converrà immaginarsele, magari in più modi, vedere come modificherebbero il testo in questione (cf il sorprendere in adulterio).
In generale immaginare un contro-testo (testo simile ma diverso da quello considerato) aiuta a percepire, per scarto, le scelte del testo attualmente letto.
A volte, poi, può risultare più importante accorgersi di cosa non succede in un testo che di cosa potrebbe succedere (nel nostro brano: accorgersi che nessuno parla alla donna)
* Le parole parlano delle cose. Spesso però ci sono più parole che parlano della stessa cosa, in modi diversi. Bisognerà dunque interrogare un testo sul o sui modi con cui si riferisce a una stessa entità (cf lei/ donna/adultera), se necessario ipotizzandone alcuni.
* Ci sono, per concludere. dei passi che proprio non si capiscono. È il caso dello scrivere per terra. Possiamo solo fare delle ipotesi di senso, eppure…
Eppure l'importante sta proprio lì, nel fare domande?[2]
PER UNA LETTURA ESISTENZIALE?
La cosa è sufficientemente chiara quella semiotica non è una lettura esistenziale della Bibbia.
È un gioco che «intrattiene. con il testo, è una lettura attenta che rimanda il più possibile il ricorso a mezzi e fonti extratestuali e che ritarda l'appropriazione personale del testo (cosa dice a me).
In una qualche misura, però, essa garantisce l'effettiva presenza del testo al lettore («il testo, non cosa mi passa per la testa») e si oppobne a certe letture un po' troppo facili (pre-testuali o pretestuose).
Che sia un buon trampolino?
Indicazioni bibliografiche
- Per una iniziazione pratica all'analisi semio-strutturale dei testi biblici si potrà utilmente consultare: FOSSION A., Leggere le Scritture, Elle Di Ci, Torino-Leumann 1982. La parte pratica è completata da due sezioni dedicate alla contestualizzazione teologica e pastorale dell'approccio semiotico.
- Più complesso ma comunque abbordabile anche da non specialisti: GROUPE D'ENTREVERNES, Segni e parabole, Elle Di Ci, Torino-Leumann 1982. La lettura approfondita di alcuni racconti di miracoli e di alcune parabole è condotta introducendo al tempo stesso al metodi di analisi.
- LACK R., Mia forza e mio canto è il Signore, Paoline, Roma 1982. Il volume presenta una analisi poetica e letteraria dei salmi e dei cantici di lodi e vespri. Una lettura non propriamente semiotica, ma molto attenta ai dati testuali.
- Una buona e seria iniziazione all'analisi semiotica si troverà nei seguenti volumi, purtroppo in francese: GROUPE D'ENTREVERNES, Analyse sérniotique des textes, Pul, Lione 1984; GIROUD J.C.-PANZER L., Sémiotique, une pratique de lecture et d'analyse des textes bibliques, Cahiers Evangile n. 59-1987.
NOTE
[1] La lettura che presentiamo è un'analisi semiotica spuria: semplificata, senza formalizzazioni, presentata «a colpi di pennello», suggestiva più che rigorosa. Potremmo dire che si tratta di un commento radicato su una analisi scritto a partire da essa, più che di una analisi vera e propria. Tanto vale; serve allo scopo: mostrare a cosa può giungere una lettura semiotica e come vi pervenga.
L'intero paragrafo è «estraibile»; lo si potrà utilizzare a parte come canovaccio per un incontro biblico e/o di preghiera
[2] Chiara e dichiarata l'inesaustività di questo paragrafo, così come degli altri. Esso varrà comunque da esemplificazione, per poter valutare sul vivo l'approccio semiotico e, in misura assai minore, da introduzione alla pratica della analisi, da apprendistato.