Itinerario uno: verso la maturazione vocazionale


Introduzione al dossier

(NPG 1989-03-3)


Con questo primo (itinerario «uno») NPG assolve uno degli impegni assunti per la programmazione editoriale 1989: la proposta di concreti itinerari in un quadro globale di educazione alla fede.

Cosa significa «itinerario»

Itinerario è oggi una parola fortunata.
Se ne parla spesso nei trattati di vita spirituale, e ritorna anche nella organizzazione delle attività liturgiche e sacramentali, per ricordare che anche nel mondo dello spirito ci sono mete, cammini, tappe. Qualche volta lo si usa come un sinonimo di «metodo».
Il «Dizionario enciclopedico» della lingua italiana definisce l'itinerario: «il percorso che si segue o si intende seguire in un viaggio o in una spedizione o simili, comprendente per lo più un certo numero di tappe».
In questa prospettiva si muove anche la proposta di NPG. Per itinerario intendiamo una sequenza, ordinata e successiva, di tappe che - almeno in via di ipotesi - è in grado di assicurare il raggiungimento della meta predeterminata.
Rispetto ad un'altra formula importante, «progetto», due elementi risultano qualificanti.
«Tappa» indica un nome collettivo: l'insieme di obiettivi, contenuti, metodi, mezzi, agenti, tempi di verifica. Nell'itinerario gli elementi della progettazione sono organizzati con una preoccupazione unitaria, per affermare più intensamente che si tratta di «dimensioni» di un unico approccio educativo.
Il secondo è espresso dalla formula «sequenza». Comporta l'idea di movimento, di gradualità progressiva. Itinerario è come la sintesi dinamicizzata del progetto. Nell'itinerario le esigenze educative sono montate in sequenze progressive, con la preoccupazione di imprimere dinamicità al processo: gli obiettivi diventano movimenti progressivi, il metodo si trasforma in un gioco di interventi, con un ordine logico che spesso coincide con quello cronologico.

Molti itinerari per un unico itinerario

La frase non è un gioco di parole. Esprime, in modo scherzoso, una scelta di NPG, spesso ripetuta.
Il cammino nella fede si muove secondo aree e procedure diverse. Ogni tanto abbiamo anche ricordato quelle che a noi sembrano decisive: l'apertura della domanda personale verso l'attenzione all'esperienza religiosa, l'incontro esplicito e motivato con la persona di Gesù e l'accoglienza nella fede del suo messaggio, l'appartenenza alla Chiesa, uno stile di vita nuova e originale.
Queste diverse aree funzionano come le mappe che i turisti sfogliano curiosi, quando raggiungono per la prima volta una grande città, ricca d'arte e di monumenti preziosi, da tanto tempo sognata. Vorrebbero visitare tutto e immediatamente. Ma sanno che la fretta nasconde spesso le cose più belle. Per questo le guide suggeriscono gli «itinerari»: tracciati congruenti che assicurano il raggiungimento di mete parziali. Non basta selezionarne qualcuno: se si desidera una visione d'insieme, globale e articolata, è indispensabile percorrerli tutti, uno dopo l'altro.
Il progetto redazionale prevede due interventi:
- un intervento affronta il tema dell'educazione all'appartenenza ecclesiale: suggerisce i sentieri da privilegiare nella riscoperta della Chiesa e le tappe su cui sviluppare la sua esperienza;
- un altro intervento è dedicato alla vita nuova del credente. Traccia un suo ritratto dalla prospettiva della «vocazione» e indica l'itinerario educativo, capace di consolidarlo nella struttura di personalità del giovane credente.
Agli altri temi abbiamo già dedicato riflessioni abbondanti in altri contesti. Abbiamo privilegiato i due ricordati, perché ci sembravano più scoperti.

Lo sviluppo

Questo dossier è dedicato al secondo tema: l'itinerario vocazionale. Il primo è rimandato ad uno dei prossimi numeri.
In ogni dossier la ricerca affronta prima di tutto la definizione della meta: propone il suo significato antropologico e teologico, e suggerisce una iniziale criteriologia di valutazione.
In un secondo momento, sono delineati i movimenti progressivi per consolidare la meta generale, sporgendo, ogni tanto, sul versante metodologico. Certamente il livello di concretezza è sempre un po' «relativo». Qui lavoriamo sulla carta, per aiutare coloro che operano iella vita: la fatica di «edificare» è l'avventura gioiosa di chi è sul campo.