A cura di Giuseppe Morante
(NPG 1999-05-81)
La «rinascita della creazione» aiuta a riflettere, durante il tempo pasquale, sul significato salvifico della morte in croce di Cristo che offre il perdono ai suoi persecutori. Un modo di fare che sovverte la logica umana del rapporto tra offensore e offeso. Il perdono cristiano provoca un cambio radicale dei rapporti umani in una nuova esperienza di vita. Ma questa riflessione non trova grandi riscontri nella catechesi del sacramento della penitenza. Sembra necessario perciò aiutare a:
– comprendere il significato profondo del perdono cristiano, a partire dalle diverse esperienze amicali e da possibili interferenze relazionali, nello spirito della vita nuova del tempo pasquale;
– «celebrare il perdono», con una coscienza rinnovata, nei riti liturgici della Penitenza e dell’atto penitenziale dell’Eucaristia;
– rivivere esperienze di perdono come segno di una visione di vita rinnovata, a partire dal recupero di esperienze di amicizia fallite, da situazioni egoistiche superate, da visioni di forme di ingiustizia soddisfatte.
Per la riflessione catechistica
Partendo dal mistero pasquale (morte-risurrezione) si può avviare la riflessione sulla vita nuova del tempo pasquale (che il credente è chiamato a vivere nella pienezza della fede), aiutando a riflettere, nella catechesi, sulle seguenti provocazioni.
* Gli amici di Gesù sono solo quelli che rispondono ai nostri criteri umani, o soprattutto quelli che hanno più bisogno del suo amore? Per i suoi persecutori, che cosa chiede Gesù al Padre? A che serve il perdono se non a liberarli dal proprio egoistico modo di vedere?
* Chi si mette alla sua sequela e tenta di fare lo stesso cammino, è chiamato a riflettere su questo «modo di fare», anche se gli sembra contrario al buon senso umano. Ma il buon senso umano non coincide con il buon senso di Dio.
* Le scelte di Cristo sul calvario e le scelte del credente nei fatti contrastanti della vita; che cosa significa «scegliere» nella vita cristiana; perché è difficile scegliere e dove deve mirare...
* La catechesi educa alla scelta attraverso motivazioni fondate sul messaggio evangelico: persone coinvolte nei propri problemi, orientamenti della storia degli uomini e relazionali fondamentali..., quali criteri ordinariamente seguono, come scelgono i veri testimoni di Cristo.
* La misericordia di Dio (il suo perdono) supera le iniquità, perché provoca un rinnovamento, porta ad una penitenza, stimola conseguenze sociali, spinge a riparare il mal fatto, aiuta a prendere coscienza del peccato commesso.
Per la celebrazione
La riflessione sul perdono che trasforma diventa la base su cui innestare l’intervento salvifico di Cristo nei segni sacramentali della Penitenza e dell’Eucaristia: la Parola rivela il peccato; il senso cristiano della colpa nasce dal confronto con Gesù che rivela l’amore del Padre attraverso il perdono; la parola rivela che la radice del peccato è l’egoismo e stimola la conversione; rivela la misericordia di Dio (non la vendetta) che dona un cuore nuovo. I sacramenti ben celebrati aiutano a rivedere questo rapporto tra peccato e ingiustizia, coscienza del male e richiesta di perdono, rinnovamento del cuore in vista di una vita fedele all’amore.
Si possono evidenziare questi rapporti:
* dare risalto al rito penitenziale della Messa, orientando la coscienza a comprendere il senso del peccato e la richiesta di perdono, come condizione essenziale per poter accedere alla mensa del Regno che rinnova il cuore e orienta i credenti a condividere nell’amore tutti i rapporti personali, non solo quelli piacevoli, ma anche quelli conflittuali;
* celebrare la liturgia del sacramento del perdono facendone una puntuale preparazione (molto meglio se fatta una comunitariamente durante una «celebrazione comunitaria» della penitenza;
* il rito del perdono comporta anche una preparazione esteriore che sappia evidenziare gli atteggiamenti fondamentali dell’accoglienza, dell’ascolto, della riflessione, della risposta del penitente. Si tratta di modalità da vivere in riti penitenziali celebrati in preparazione alle feste del tempo pasquale come il Corpus Domini, l’Ascensione...;
* la preparazione comunitaria suppone l’evidenziazione del messaggio delle letture riprese e attualizzate nell’omelia: il perdono dato da Gesù ai suoi ingiusti persecutori, come fatto che cambia la vita del credente; Cristo che continua a salvare quelli che operano per la liberazione dell’uomo dalle forme schiavizzanti di egoismo e di ingiustizia oppressiva; il chiedere perdono dei peccati che porta ad immedesimarsi nella coscienza del bisogno di salvezza; nella umanità di Cristo sacrificata si prende coscienza che l’uomo può sperimentare la forza di vincere il male con il perdono;
* celebrare sacramentalmente il perdono comporta sempre il rifarsi ad esperienze di amore fraterno. Solo chi non ha fatto una tale esperienza non potrà essere in grado di perdonare. Questi segnali si traducono nella liturgia in atteggiamenti dell’accogliersi e del radunarsi (come segno di accettazione reciproca); nella sincerità di riconoscere i propri torti attraverso un serio esame di coscienza che metta a nudo i meccanismi perversi degli atteggiamenti autodifensivi...
Per la testimonianza
La parola «testimone» di quell’amore che genera il perdono è predominante nella liturgia, ma va evocata anche nella esperienza storica del credente, perché ci sia un richiamo reciproco tra liturgia e vita. Perciò:
* non si può celebrare il perdono nel rito se non ci si impegna a testimoniare il perdono nella varie occasioni della vita in cui viviamo ingiustizie, intrighi, persecuzioni;
* è necessario verificare le varie occasioni in cui i membri del gruppo sono chiamati a fare questo esercizio di perdono nei confronti delle persone con cui si vive ogni giorno, nei confronti dell’ambiente circostante, nei confronti degli uomini a cui si è debitori di riparazione e di perdono (anche se indirettamente) per le ingiustizie, le persecuzioni, ecc.