Cari adulti

Inserito in NPG annata 1998.


Jessica Genesio

(NPG 1998-08-02)


Sapete come alcuni di voi – i dotti, gli esperti, i saggisti – hanno spesso definito la nostra generazione? Volti anonimi e superficiali. Beh, forse non proprio con queste parole, ma con l’animo di sufficienza dall’alto di una maturità conferita dagli anni, dall’esperienza, dai giudizi.
Io protesto. Se avete un quadro così triste del nostro mondo è forse perché non avete mai provato a capirci davvero, e ritorna per tutti la sindrome del muro: per dividerci, per ghettizzarci.
Ci guardate, ci giudicate alla luce delle vostre esperienze, riempiendoci, tra un giudizio e l’altro, di consigli forse non richiesti, mettendo così a tacere, senza sforzarvi, la vostra coscienza, «in pace con Dio e con gli uomini», perché avete fatto il vostro «dovere» di adulti.
Vi siete domandati, però, solo per un attimo, se vi siete accorti che il mondo è cambiato, il nostro mondo di giovani almeno, e che noi giovani siamo il nuovo mondo che suscita in voi invidia e nostalgia (risentimento anche?), e che forse dovreste ricominciare a conoscerci, se davvero desiderate vivere in armonia con noi e consegnarci il futuro.
Sicuramente non è facile, perché contrariamente a ciò che pensate siamo tutti diversi, al di là degli stessi jeans, delle stesse giacche di pelle, delle stesse griffe.
Leggiamo anche noi le interviste e statistiche con cui cercate di capire il nostro mondo. Pensate che basti questo? Sapete che abbiamo anche un’anima?
Non sono così brava da spiegarvi chi siamo. Siamo diversi anche noi a noi stessi, e non basta essere giovani per pensare o essere tutti alla stessa maniera. Ma sento che abbiamo delle esigenze, dei vuoti, ma anche valori.
Per piacere, abbiate fiducia in noi. Probabilmente è solo questa la chiave di ingresso, la password per il nostro mondo, la soluzione all’enigma di chi siamo, cosa vogliamo. Per piacere non tarpateci le ali: come è possibile crescere se non ci date la possibilità di sbagliare e di cercare rimedi al nostro agire? Diventeremo adulti se continuate a proteggerci, a tenerci chiusi in campane di vetro da cui non possiamo uscire perché voi siete gli unici possessori delle chiavi? Io non voglio, noi non vogliamo che ci impediate di farci anche del male: anche le lacrime ci fanno crescere. Non ci va che qualcuno copra i nostri errori: vogliamo riprenderci la nostra responsabilità; siamo persone che hanno la capacità di discernere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Quel mondo che dipingete come grigio, quella vita che vi ha deluso tanto, che vi spinge a non avere fiducia nel prossimo, barbone o illustre funzionario che sia, per noi non può essere diverso? Io non permetterò che qualcuno mi strappi le mie aspettative, mi rinchiuda l’orizzonte. Il «fateci sognare» l’avete applicato voi al calcio; noi lo pensavamo della vita! Amo la vita, amo il mondo, amo la mia generazione. Tra giovani ci si capisce, non ci si studia, non si fanno statistiche: bastano pochi sguardi, poche parole, una pacca sulla spalla per far nascere un’intesa, per aprire lo scrigno di un’anima, un’anima ricca di sentimenti che non chiede altro che venire a galla, uscire allo scoperto per poter ridipingere con mille splendidi colori quel grigiore di cui è talvolta dipinto il vostro mondo.
Dateci la possibilità, una volta tanto, di farci noi maestri di vita: vi diciamo che la vita è più bella se vissuta con spontaneità, con semplicità; che la vita non è solo un insieme di paure, divieti, raccomandazioni. Avete delle cose da dirci sulla vita, sul mondo, sulle cose? Mettiamoci tutti sullo stesso banco, alla stessa scuola; apriamoci a quello scambio che finora non è stato possibile perché voi siete adulti, dunque i maestri, quelli che conoscono il gioco perché avete inventato le regole. Di fronte al dono della vita siamo tutti uguali, ma noi non l’abbiamo ancora guastato con tanti compromessi, e ci piace pensarla piena di splendide sorprese. Dateci compagnia e offriteci gli strumenti per viverla e comprenderla meglio.
Ma soprattutto provate ad abbattere il muro, a ritrovarci, a ricominciare. Provate a diventare nostri complici nella splendida avventura che è la vita, che è la gioia dell’amore (se imparassimo ad amare dalle vostre esperienze di amore, ci sentiremmo un po’ sporchi). Riscoprite quel fanciullino, quell’adolescente, quel giovane che è rimasto in voi: un po’ più di semplicità, di stupore, di emozioni vi renderebbe un po’ meni grigi e forse anche più sinceri.