Nicoletta Grieco
(NPG 1998-07-02)
Cara Linda,
ti scrivo questa lettera perché è giunta l’ora di scoprire le carte. So che ne resterai sorpresa e forse, nella tua insopportabile e candida ingenuità, afflitta.
Mi consideri la tua migliore amica, lo so, e ti fidi di me totalmente, anzi, faresti qualunque cosa per me, nel miglior stile da romanzetto ottocentesco.
È che tutta questa nostra amicizia, tutta questa mia disponibilità, ricambiata dal tuo amore incondizionato, è un’enorme bugia.
Almeno lo è per me, mia cara; immagino che tu certamente, con la tua moralità, non le pensi minimamente queste cose.
In effetti non ne avresti neanche il tempo, sei così impegnata a vivere la tua splendida vita. Sei buona, sei bella, sei pure intelligente... cosa ti importa di provare sentimenti umani, sì umani (perché tra me e te la più disumana sei tu) come l’invidia, l’odio, il desiderio di vedere una persona fallire, soffrire.
Soffrire non come soffri tu, tutto così in stile con il tuo perfetto personaggio; le tue lacrime per un’amica addolorata, o per le ingiustizie del mondo. No, una sofferenza vera, profonda: soffrire perché non si è accettati, non si è guardati, perché si è totalmente indifferenti al mondo.
La prima volta che ti ho vista mi hai chiesto, con quel tuo sguardo aperto, se volevo mettermi al banco con te, ed io, che sia maledetto quel momento, in preda all’attrazione che eserciti su chiunque ti posi gli occhi addosso, ho detto sì, pensando: ha scelto me, ha scelto proprio me!
Dopo, la lusinga di essere la tua amica, la tua confidente. Tu, la protagonista, colei che con la sua leggerezza non ha mai un gesto fuori posto, perfettamente consapevole di essere sempre al posto giusto e dire sempre la cosa giusta. Mai uno screzio, mai una parola in falsetto, sempre la totale serenità che emanava dal tuo corpo perfetto e dalla tua anima, un’anima scelta.
La verità è che ti odio, odio la tua leggiadria quanto odio la mia goffaggine, odio la tua naturalezza quanto la mia inadeguatezza; odio te quanto odio tutto quello che c’è in me, perché vorrei essere io al tuo posto.
Da principio pensavo che esserti amica mi sarebbe servito a salire nella considerazione altrui; quando questa si è rivelata solo un’illusione, ho sperato che la mia vicinanza, qualche consiglio subdolamente assestato, mi avrebbe concesso, se non proprio qualche vittoria, qualche piccola soddisfazione nel godere dei tuoi fallimenti.
Ma anche questo desiderio si è presto dissolto, non riesci a fallire mai, perché qualunque cosa fai la fai con una tale grazia che risulta sempre vincente.
Poi sono venuti i giorni in cui ho cominciato a rimuginare, a passare i momenti liberi ad immaginare la tua rovina, il tuo male.
Ho fatto di tutto per metterti in cattiva luce con gli altri, ho pregato per ottenere il tuo male.
È servito solo ad aumentare l’indifferenza degli altri nei miei confronti e ad accrescere i miei sensi di colpa.
Adesso, dunque, non mi rimane che chiudere con te, prima che il mio odio...
Per salvarmi l’anima sono costretta a scegliermi un’amica perdente. Forse così sei salva anche tu.