Nicoletta Grieco
(NPG 1998-02-49)
È un limpido mattino dell’estate precoce, di un maggio assolato e caldo. Laura si alza per andare a scuola; davanti allo specchio, lievemente, disegna con cura la sua bocca di quindicenne.
Respira a fondo, Laura, l’aria profumata del mattino e sente quella strana fitta allo stomaco che ormai le fa compagnia da qualche mese, da quando si è innamorata di Roberto.
Da tempo ormai non le costa più fatica alzarsi per andare a scuola; si sveglia eccitata e confusa dai presentimenti che le affollano la mente.
Ricorda i versi di una poesia (studiata alle medie, forse) «... e primavera con i suoi presentimenti». È così che si sente: inquieta e felice, smaniosa di affrontare la vita e con tutta l’estate davanti, che, nelle sue fantasie veloci, si stende splendente e luminosa ai suoi occhi.
Ricorda che questo stato di ebbrezza lo provava anche da bambina al principio dell’estate, ma era come sopito, lieve, mentre adesso si sente scoppiare alla vita. Le sembra di essere un aquilone gonfiato dal vento, spiegato al sole.
Sull’autobus, Laura, si distrae, come ormai le succede da molto tempo, corre dietro ai suoi pensieri, alle sue fantasie, e alle occasioni di vita che si immagina di vivere.
Queste fantasie sono così vere, così chiare che a volte non le distingue dalla realtà. Ieri la madre l’ha rimproverata perché mentre sparecchiava la tavola, con quell’aria assente che la contrassegna quando vive questa sua vita parallela, ha messo la tovaglia nel frigo.
Come spiegare alla madre che in quel momento era seduta su di un prato mentre Roberto le confessava che da tempo, ormai, anche se aveva cercato di mascherarlo, era innamorato di lei. Proprio mentre lui cercava le parole per superare la sua timidezza di adolescente la voce stridente della madre l’aveva risvegliata.
Anche adesso, sballottata dall’autobus, non si è accorta che sta sbriciolando il suo cornetto sul vestito di una signora. «Mi scusi» mormora lieve, e la sua goffagine risbuca fuori fastidiosa e invadente.
A scuola passa il tempo a disegnare volti di fanciulle eteree e aggraziate delle quali vorrebbe carpire l’armonia. Scrive ovunque il suo nome, con le calligrafie più diverse; si cerca, disperatamente, Laura.
Sa che nel pomeriggio vedrà Roberto, le sue speranze si riaccenderanno, il cuore le batterà forte e lo stomaco le farà male.
Se almeno riuscisse a non avvampare, a parlare con Roberto naturalmente per farsi capire.
Nei suoi sogni segreti sa che Roberto la conosce, ama le stesse sue canzoni, condivide i suoi desideri e i suoi ideali. Immagina Roberto intenerirsi mentre la vede accarezzare un cane e, mentre scoprono questa passione comune, parlano con gli occhi accesi, con la voglia di raccontarsi e scoprirsi a vicenda.
A pranzo, come da molto ormai, mangia poco e distrattamente: odia le voci esterne della madre e della sorellina piccola che blaterano cose banali e quotidiane. Il suo mondo è diverso ed inattaccabile.
Arriva trafelata all’appuntamento al campo sportivo, si ravvia velocemente i capelli e raggiunge gli altri che stanno facendo il giro del campo di corsa.
La salutano tutti e Roberto le sorride dolcemente. Sembra contento, non le ha mai sorriso così.
Corre con gli occhi socchiusi, respira a fondo il colore dell’estate: il cuore batte forte e lei è felice.
Chiara, la sua amica del gruppo, le si accosta invitandola ad allontanarsi dagli altri.
«Ti devo dire una cosa» ammicca con un sorriso intrigante.
Il cuore batte fortissimo, Chiara è in confidenza con Roberto, forse vuole dire a Laura che Roberto è innamorato di lei.
Poi le parole, brevi e concise, le cadono addosso: «Io e Roberto ci siamo messi insieme ieri sera».
Laura sente un forte dolore dentro, ma diverso dal mal di stomaco di sempre, qualcosa si sta spezzando, la vita non è quella che credeva.
Sente allontanarsi, con uno strappo, la sua primavera di presentimenti.