Nicoletta Grieco
(NPG 1997-07-46)
Il suo tramonto iniziava così. La luce lenta ed opaca si distendeva tra nubi allungate, mischiate al rosso del cielo. La sfera incandescente, fiera e regale, troneggiava sul paesaggio, per poi inabissarsi nelle profondità del mare.
Ogni sera un pezzo di cuore scendeva nel misterioso silenzio, a toccare il punto più buio del fondale. Con il cuore scendevano giù le speranze mancate e i pensieri che le ronzavano nella testa, e lei rimaneva svuotata dinanzi allo spettacolo della morte del giorno.
Era in suo possesso una facoltà di sentire tanto intensamente da non distinguere la realtà dalle affascinanti mistificazioni della fantasia; ogni sensazione si impadroniva di lei consumandola profondamente. Era assolutamente incapace di indifferenza, ogni gesto, ogni immagine e suono diventano parte della sua vita; qualunque fossero i suoi pensieri le provocavano sensazioni fisiche.
Da quando la sua vita si era tramutata in questo enorme stato di sensibilità si era accorta di essere profondamente malata e che questa sua inumana facoltà di sentire le avrebbe impedito di vivere normalmente tra gli uomini.
Tutto era cominciato una sera di settembre in cui l’estate morente regalava una delle ultime belle feste del tramonto; lei aveva sentito come un brivido improvviso e aveva tuffato il suo sguardo nei colori vivaci; ma lo sguardo aveva portato con sé il resto del corpo e lei si era perduta in una sensazione di estremo dolore e di vastità ineffabile. Si era ritrovata poi sola sulla spiaggia immersa nella sera.
Da allora ogni sua parola e pensiero la penetravano consumandola. I suoni li sentiva dentro di sé fino alle viscere. Gli altri le parlavano e le parole le entravano nelle vene. Ogni discorso le appariva chiaro; era come se ogni espressione si mischiasse al corpo e venisse partorita dalla sua voce. Era una sensazione bellissima ma lacerante che la divorava ogni giorno di più; lei si regalava al mondo come un corpo che si scioglie nella terra.
Viveva morendo; era il suo segreto. Vivendo prolungava quella sensazione brevissima che è la morte. Come un animale sentiva i suoni più lontani, ascoltava le vibrazioni della terra e capiva gli uomini senza che parlassero.
Mentre il sole declinava e la sera tingeva l’orizzonte di grigio, vide una figura in lontananza.
Il ragazzo aveva gli occhi chiari e le si avvicinò sorridendo: lei non disse nulla ma comprese tutto.
Anche lui amava il tramonto ed amava ascoltare gli altri come lei, lo dicevano i suoi occhi limpidi.
Senza dire nulla si abbracciarono; nella notte stellata il sonno li avvolse.
Il ragazzo si risvegliò stretto a se stesso, compreso da una sensazione di pienezza; gli sembrò di vedere il mondo con gli occhi di lei.
Si sfiorò la bocca e sentì il sorriso di lei spiegarsi sulle labbra.
Nella notte fresca ed odorosa il ragazzo si allontanò.