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    Introduzione al dossier: "Uno sport per l'educazione dei giovani"



    (NPG 1996-04-7)


    Tutti i sondaggi sui ragazzi, adolescenti e giovani mettono in risalto l'ampio spazio che sta assumendo il tempo libero e in modo particolare l'attività sportiva. Siamo di fronte allo sport, un fenomeno a presenza diffusa nella società che «registra una crescita estensiva e, soprattutto, intensiva, non solo per la massiccia partecipazione quantitativa, ma ancor più per la risonanza sociale e culturale». «Lo sport è certamente una delle attività umane più popolari che molto può influire sui comportamenti della gente, soprattutto dei giovani; tuttavia, anch'esso è soggetto a rischi e ambiguità; deve pertanto essere orientato, sostenuto e guidato perché esprima in positivo le sue potenzialità» (Giovanni Paolo II). La Chiesa ha dunque un preciso compito educativo pastorale anche nei riguardi dello sport; anzi, come afferma Giovanni Paolo II, «la chiesa deve essere in prima fila per elaborare una speciale pastorale dello sport adatta alle domande degli sportivi e soprattutto per promuovere uno sport che crei le condizioni di una vita ricca di speranza». Il compito pastorale della Chiesa si configura come un compito essenzialmente educativo.
    Ecco un dossier che si pone come strumento per aiutare gli animatori e responsabili delle attività sportive a rendere un servizio qualificato alla crescita delle persone a partire dall'esperienza sportiva.

    1. Si apre con alcune sollecitazioni proprie della nota pastorale «Sport e vita cristiana», in cui viene sottolineato che lo sport, oltre che essere un fenomeno tipico del nostro tempo nella sua realtà multiforme e complessa, è un luogo di valori. Sono individuate alcune componenti che in misura diversa e secondo realizzazioni molteplici si rivelano costanti e caratterizzanti. È importante collegare lo sport alla dimensione ludica, al gioco, che appare un fattore decisivo per poter parlare di momenti di festa, in cui stringere vincoli di amicizia, di attenzione alla corporeità, che manifesta in concreto il grande rispetto per il valore della vita, di esperienza di agonismo, in cui si gioca insieme, non contro, in una competizione leale e serena.

    2. È necessario quindi riscoprire l'importanza del gioco nella vita degli uomini, perché chi è capace di giocare sa prendere le cose sul serio.
    B. Häring ci aiuta a scoprire che la persona che gioca sa che il gioco è soltanto gioco e che essa deve adempiere seriamente il suo compito nel mondo. Si tratta di saper individuare nel mondo dello sport le varie forme di ricerca dell'incontro e dell'amicizia, di tensione verso la solidarietà e la pace.
    «Il buon umore e la genuina serietà dell'uomo che gioca, per il quale serietà e allegria vanno sempre di pari passo, sono un fenomeno religioso, sono un qualcosa che risente dell'uomo terrestre e dell'uomo celeste» (H. Rahner). Il gioco, il cortile, diventa quindi luogo di spiritualità, un luogo e un tempo in cui si vive e si agisce sotto la spinta dello Spirito del Signore e secondo i valori del Vangelo.

    3. Come parlano del tempo libero l'antico e il nuovo testamento?
    Mons. Salvatore Boccaccio offre un viaggio veloce ma intenso nel libri sacri, per facilitare, non solo la comprensione, ma l'esperienza di passare dal «kronos», il tempo che è un succedersi delle giornate, delle settimane, dei mesi, al «kairòs», che indica un tempo gravido di attesa, ricco di prospettive, che invita all'accoglienza di ciò che capita e soprattutto di chi si incontra, ed esige un coinvolgimento personale perché diventi tempo «favorevole», un tempo che aiuti a diventare più uomini, crescere umanamente e spiritualmente.

    4. Ma è possibile evangelizzare il tempo libero e il fenomeno sportivo? Quali sono le condizioni per fare dello sport, come affermava Paolo VI, «una magnifica disciplina personale, un severo allenamento ai contatti sociali, fondati sul rispetto della persona propria e della persona altrui, un principio di coesione sociale, che arriva a tessere relazioni amichevoli perfino sul campo internazionale»?
    Juan Vecchi offre una stimolante riflessione in tre tempi.
    Nel primo tempo fa conoscere l'esperienza originale di don Bosco, che ha fatto del cortile e del gioco un luogo di educazione, tanto che, nella lettera del 1984, considerata dai salesiani come un documento fondamentale del loro patrimonio educativo, per verificare l'azione educativa suggerisce di badare, non a ciò che capita nella chiesa o nella scuola, ma a quello che si avverte in cortile.
    Nel secondo tempo si pone una batteria di interrogativi, che culminano in una possibile contrapposizione. Che cosa è preferibile: fare scuola, fare associazionismo religioso o animare polisportive? Perché i salesiani si collocano anche nello sport e non soltanto nella scuola e nella catechesi?
    La risposta non può essere che quella di don Bosco: perché nello sport e con lo sport si incontrano un gran numero di giovani.
    Nel terzo tempo indica a quali condizioni il gioco e lo sport sono interessanti dal punto di vista educativo e pastorale. Si tratta di acquisire una conoscenza appropriata e sistematica del fenomeno sport, mettere la persona al di sopra dell'organizzazione, dello spettacolo e dei trofei, costruire itinerari educativi e pastorali con una serie di traguardi collegati verso mete finali, con indicazioni pratiche di atteggiamenti, contenuti ed esperienze per percorrerli, far vivere una comunità educativa, che sia soggetto dei processi di crescita in una vera corresponsabilità tra consacrati e laici.

    5. Con quale atteggiamento va affrontato il fenomeno sportivo, che qualche volta è luogo di scontro e di violenza? Come lavorare per renderlo non competitivo?
    Daniele Novara invita a mettere in crisi tutto un modo di pensare, di esprimersi e di agire, che contraddice continuamente le prospettive più elevate e i messaggi più nobili, che restano lettera morta, se non trovano persone che ne sono profondamente convinte, ne fanno esperienza personale diretta e che sappiano tradurli poi in pratica quotidiana di vita. Il sogno non può che essere una vera rifondazione culturale e politica dove i solidali, i comunitari, gli allegri non debbano sentirsi degli eterni profeti di qualcosa che chissà quando verrà.

    6. Ci sono luoghi e persone che stanno tentando di realizzare questo sogno e che sono disposti a pagare di persona il prezzo più alto perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini?
    Siamo convinti che «già» ci sono anche se «non ancora» realizzati al meglio.
    Dalmazio Maggi, responsabile della formazione delle Polisportive Giovanili Salesiane, indica l'oratorio come il luogo che accoglie e che risponde ai più svariati interessi dei giovani, soprattutto di carattere sportivo. L'oratorio, prima di essere ambiente fatto di strutture, è ambiente fatto di persone, che hanno come elemento di coesione l'amore ai giovani e la passione educativa, e che aiuta ad orientare alla vita migliaia di giovani anche attraverso lo sport, utilizzando tutta la ricchezza delle scienze dell'uomo e incidendo sul processo di maturità umana in forma progressiva e graduale.
    L'oratorio fa le scelte tipiche delle PGS, prima di tutto la scelta dei giovani e dell'educazione, che significa non solo lavorare per i giovani, non solo amare ciò che loro amano, ma partecipare ai loro interessi, anche quelli di carattere ricreativo e sportivo.
    L'oratorio è il luogo in cui emerge una nuova figura, quella dell'alleducatore, che sappia educare alla gratuità, all'agonismo, alla sconfitta, alla vittoria, che prima di essere valori da presentare sono valori che si vivono in prima persona.
    Si tratta di passare dall'allenatore (solo tecnico) all'educatore (anche tecnico) e arrivare alla figura dell'alleducatore che deve garantire professionalità e competenza, capacità educativa e testimonianza e coerenza di vita nell'ambito dello sport in ordine all'educazione completa del giovane.
    Si tratta di passare infine dalla comunicazione di principi e ideali affascinanti al concreto della vita del giovane e della squadra. È necessario cambiare le regole del gioco e dare segni chiari e precisi, che incidano in modo determinante sul risultato, che è quello che conta e che tutti mettono al primo posto.
    I regolamenti, con i loro elementi concreti, servono soprattutto a realizzare una esperienza in cui gruppi di persone si incontrano dentro e fuori campo, intendono conoscersi e confrontarsi non solo a livello tecnico (i risultati e i punti segnati) ma anche a livello di sportività, di atteggiamenti e comportamenti di profondo rispetto, di leale competizione, di condivisione e di vera corresponsabilità.
    Una speranza? un sogno?
    Una realtà!
    «Felici coloro che osano sognare
    e che sono disposti a pagare il prezzo più alto
    perché il sogno prenda corpo nella vita degli uomini».


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