Francesco Lambiasi
(NPG 1994-07-14)
Libro della fede per la maturazione personale e la responsabile testimonianza della vita cristiana: così il Presidente della CEI, Card. Ruini, presenta il CdG/1.
Quello del «catechismo» è un genere delicato: non è un trattato di teologia e nemmeno un manuale di pastorale, ma non può fare a meno di un solido impianto teologico e non deve mai prescindere dal suo orientamento alla educazione della fede.
Ci domandiamo perciò: qual è l'itinerario e la dinamica che sorregge il CdG/1? Quali sono le sue linee portanti? Quali i contenuti più rilevanti?
Qual è il genere di linguaggio adottato?
L'ITINERARIO
Cap. 1: Cerchiamo insieme la vita
Questo primo capitolo una novità rispetto all'edizione dell'82 è il più breve e asimmetrico rispetto ai capitoli successivi: più che una semplice introduzione all'itinerario, esso ha lo scopo di aiutare l'adolescente ad assicurarsi uno «zainetto» di atteggiamenti indispensabili per intraprendere il cammino, quali: una volontà di ricerca in un clima di stupore e di apertura al di là di risposte scontate e prefabbricate; una fondata fiducia nella possibilità di approdare a scoperte significative; la disponibilità a pagare il proprio prezzo per incontrare la verità che richiede coraggio e mette in discussione le illusioni multicolori e i comodi pregiudizi.
Ma «la verità della nostra vita prima ancora di essere una conquista e una scoperta, è un dono e una rivelazione» (p. 17). Chi si espone al soffio dolce e potente dello Spirito di Cristo, sperimenta una libertà grande e un grande coraggio per intraprendere il cammino al seguito del Signore risorto. L'aiuto dello Spirito per l'itinerario di fede si concretizza nell'esperienza ecclesiale dei credenti e nella sua mediazione educativa qual è il gruppo giovanile.
Cap. 2: In cammino con gli altri
Nessun uomo è un'isola: famiglia, gruppo, amici, il piccolo e il grande mondo intorno a noi fanno prendere coscienza che il vivere con gli altri fa parte dell'essere uomini. Alcuni passaggi tratti dai libri sapienziali della Bibbia aiutano l'adolescente a riflettere sulla sua vita di relazione e preparano ad incontrare Gesù come testimone e maestro di una umanità nuova, capace di aprirsi a tutti, anche ai nemici, perché il suo cuore è abitato dalla totale fiducia filiale nel Padre. La vita nuova offerta da Gesù si fa concretamente percepibile, pur con limiti e carenze, nella vita fraterna della comunità cristiana, che si rende presente come comunità di riconciliazione e di nuova socialità.
Cap. 3: Responsabilità nel mondo
Strettamente addentellato al precedente, questo capitolo sviluppa il tema del rapporto tra l'adolescente e il più vasto contesto sociale: la scuola, il lavoro, l'uso delle cose, l'ambivalenza del progresso impongono una seria riflessione sia sulle pressioni e sulla manipolazione a cui si è sottoposti, sia di come in questi ambiti si possa realizzare una nuova qualità di vita per sé e per gli altri. L'Antico Testamento, attraverso i salmi della creazione e la profezia di Amos, fa emergere l'atteggiamento di contemplazione e di lode dell'uomo biblico di fronte al creato ma anche l'esigenza di impegno per la giustizia perché la terra sia una casa abitabile per tutti, soprattutto per i più poveri. L'adolescente viene quindi stimolato a confrontarsi con Gesù come «modello di solidarietà», che ha portato a compimento il disegno divino sulla creazione e ha abbattuto barriere e discriminazioni perché potesse nascere, nella prospettiva del Regno, una società più giusta e più aperta. Tocca alla Chiesa, come comunità radunata nell'eucaristia, operare scelte di solidarietà e di amore ai poveri per dare concretezza all'esperienza di nuova fraternità suscitata dallo Spirito.
Cap. 4: Liberi per amare
È la tappa più significativa dell'itinerario. L'adolescenza è segnata da un bisogno esasperato di indipendenza ed insieme dalla paura di gestire la propria libertà assumendo decisioni mature e responsabili.
È forte il rischio della cattura e della manipolazione, e così il sentimento della libertà corre dalla gelosa rivendicazione di un'autonomia sovrana alla ricerca di protezioni rassicuranti. L'Antico Testamento, attraverso la parola del profeta Geremia, offre all'adolescente la possibilità di confrontarsi con il percorso di liberazione vissuto, attraverso slanci e ricadute, da Israele che solo con il dono del «cuore nuovo» riuscirà a realizzare una storia di libertà di un'alleanza d'amore con il suo Dio. Nel nome di Gesù l'uomo è liberato dalle proprie schiavitù e può vivere libero. Viene quindi presentata la storia di Gesù come storia di libertà-liberazione: egli è una persona interiormente libera da condizionamenti e da paure, dalle ambiziose attese messianiche e dai luccicanti miraggi del potere. Gesù è libero di amare fino in fondo, perché è fedele fino in fondo all'amore del Padre. Alla Chiesa, e agli adolescenti che scelgono di vivere in essa, è dato dallo Spirito di ripercorrere il sentiero della libertà, tracciato da Cristo, quel sentiero che porta nella fede a liberarsi «da» morbosi ripiegamenti su se stessi, «da» angosce e ansie per i propri limiti, «per» diventare protagonisti di liberazione a favore di molti.
Cap. 5: Chiamati a seguire Gesù
Il progetto di vita cristiana delineato nel capitolo precedente, apre gli adolescenti a dare il proprio personale contributo perché si realizzi il sogno del Padre per la felicità degli uomini: il regno di Dio. Scopo di questo capitolo è offrire alcuni punti di riferimento per una ricerca seria e motivata di quella strada che ognuno è chiamato in prima persona a percorrere nella vita. Viene riproposta la storia di Mosè per scoprire come si manifesta la chiamata personale di Dio e come matura una risposta generosa e responsabile. La chiamata dei primi discepoli costituisce il paradigma per la storia di ogni vocazione: mette in risalto l'iniziativa gratuita di Gesù, le diverse forme con cui lo si può incontrare, l'intimità con lui come condizione di ogni cammino, il servire con tutta la vita quale scopo di ogni vocazione. Anche la singolare storia di Maria offre agli adolescenti una chiave di lettura degli appelli, delle difficoltà, delle responsabilità che affiorano alla coscienza, quando Dio chiama una persona a donare la vita per servire il suo disegno d'amore a vantaggio dei fratelli. Lo Spirito Santo che ha animato con l'esuberante ricchezza dei suoi doni la vita delle prime comunità, continua ancora oggi a suscitare nella Chiesa una pluralità di doni e di servizi per la crescita di una nuova umanità, in particolare attraverso la chiamata alla vita matrimoniale, alla vita religiosa, al presbiterato, alla vita missionaria. Ma Dio chiama anche ad altre forme di vita; per scoprire la propria strada occorre scegliere con lo stile di Gesù, cioè agire sempre e solo per amore.
Cap. 6: Aperti alla speranza
L'orizzonte dischiuso dal cammino fin qui percorso sembra avere l'incanto del sogno: non è troppo bello per essere possibile? L'adolescente registra le impennate dell'entusiasmo e le improvvise ricadute nello scoraggiamento; perché l'utopia non diventi chimera e il sogno non si riduca ad illusione, occorre indirizzare l'adolescente verso una solida speranza che lo rassicuri sulla possibilità di raggiungere una vita più piena. Il fondamento per la speranza del credente è l'amore potente di Dio e la fedeltà alla sua promessa di metterci a disposizione il dono della sua vita. A questo punto viene ripercorso il cammino di Israele come storia di speranza, che inizia con Abramo e attraverso la sua discendenza arriva fino a Maria, colei che con il suo sì ha reso possibile il realizzarsi dell'impossibile di Dio. Tutta la vicenda di Gesù sta a dire che, quando incontra un cuore totalmente aperto e generoso, l'amore del Padre si può dispiegare con tutta la sua potenza per compiere le grandi meraviglie dell'amore: la risurrezione del Crocifisso è il segno più solido che anche nelle delusioni, nelle sconfitte, nel dolore e persino nella notte della morte, è lecito attendere l'alba di una vita nuova.
Al termine del cammino l'adolescente è chiamato a confermare il suo impegno di mettersi al seguito di Gesù: il cammino che gli si delinea davanti non conduce all'abisso spento del nulla, ma approderà alla festa senza fine nella comunione della Santa Trinità.
LA DINAMICA
Tranne il 1° capitolo - che, come abbiamo visto, intende motivare e orientare tutto il cammino - e in parte anche il 6°, ciascuna delle tappe dell'itinerario è articolata secondo un identico schema strutturato in sette percorsi (o «fasce»).
Interrogare la vita
È il punto di partenza di ogni tappa. Offre spunti e stimoli all'adolescente per aiutarlo a guardare dentro la trama della, propria vita e a censire, in modo critico e sereno, domande, sogni, esperienze. La storia di ognuno è il luogo in cui Dio si rende reperibile, ma per incontrarlo occorre prima scoprire «l'uomo nascosto in fondo al cuore» (1 Pt 3,4) e ascoltarne gli interrogativi più profondi, sulla traccia delle domande che vengono formulate al termine di ogni paragrafo.
Ascoltare Dio che parla
Gli interrogativi della storia problematica dell'adolescente vengono ora assunti e confrontati tenendo conto della diversità delle condizioni storiche e culturali con quelli della storia problematica di Israele. Selezionando uno o due libri dell'AT per ogni capitolo, si cerca di mostrare come le domande dell'adolescente sul senso della vita e della storia hanno già trovato in Israele una loro formulazione ma anche un primo orientamento verso la storia più piena.
L'AT viene quindi assunto in tutto il suo valore «pedagogico»: mentre permette di illuminare le domande sull'esistenza dilatandole a dimensioni inattese, prepara alla scoperta della risposta piena che è Cristo.
Incontrare Gesù Cristo
È la fascia centrale dell'articolazione dell'itinerario: la storia di Gesù è la parola definitiva con cui Dio risponde alle domande dei suoi figli. È una risposta sorprendente ed eccedente, perché è offerta di un amore gratuito che supera ogni misura e non si lascia circoscrivere dai bisogni dell'uomo, ma è infinitamente più grande di essi. L'incontro con Cristo, proposto sul filo del racconto evangelico, viene sempre declinato nel segno del patto di amicizia che l'adolescente è invitato a stringere con Gesù, come una persona viva e concreta, come maestro credibile e modello praticabile, come l'amico fidato e il fratello primogenito che il Padre ci consegna per dischiudere alla storia gli orizzonti della libertà e della gioia.
Vivere la comunione nella Chiesa
Nella maturazione del rapporto con Cristo, la Chiesa costituisce la mediazione obbligata e il luogo privilegiato. Come nelle comunità cristiane delle origini, anche nelle nostre di oggi è possibile sperimentare nella celebrazione e nella vita l'evento della salvezza. Concretamente, attraverso alcuni tratti dell'epistolario paolino, opportunamente attualizzati da testi della tradizione e del magistero, l'adolescente è aiutato a scoprirsi parte viva di una comunità che lo precede e l'accompagna.
Imparare a pregare
Questa fascia introduce a una vera «scuola di preghiera» a tappe - questa è una novità rilevante - in modo da educare i giovanissimi a saper valorizzare nel dialogo con il Signore i vari «registri» della preghiera: quella in assemblea e quella personale, la preghiera di lode e di domanda, di discernimento e di offerta, ecc.
Per professare la fede
Il succedersi delle tappe dell'itinerario si interrompe e, al tempo stesso, raggiunge un suo vertice. Come già quella dell'82, anche la presente edizione colloca a questo punto delle pagine-sintesi: si tratta di una vera traditio et redditio fidei. Innanzitutto ripropone in forma sintetica il cammino compiuto attraverso delle brevi formule riguardanti il Cristo, la Chiesa, il cristiano: di volta in volta vengono illuminati i vari titoli cristologici e i molteplici aspetti della vita nuova offerta dallo Spirito. Ma - e questa è una significativa novità - nella pagina accanto a tali formule sono riprese e riproposte, sempre in forma sintetica, ispirandosi a testi biblici o a passi del Concilio e del Catechismo della Chiesa Cattolica. A questo annuncio gli adolescenti sono invitati a rispondere con una proclamazione della propria fede in forma di lode a Dio per il disegno d'amore che si va realizzando nella loro giovane vita.
Confrontarsi con i testimoni
Nella ricerca di Dio non siamo soli. La nostra vita si può confrontare con uomini e donne che l'hanno incontrato ed offrono un campione significativo di quanto sia pienamente riuscita l'esistenza di coloro che si mettono alla scuola del vangelo. Persone come Giuseppe Moscati o Giorgio La Pira, giovani come Pier Giorgio Frassati o Benedetta Bianchi Porro possono esemplificare scelte e percorsi.
Educarsi al servizio
È l'approdo obbligato di un serio cammino di crescita: la fede genera la vita nuova da mettere a disposizione di tutti, la comunione si esprime nella testimonianza e nel servizio. In questa fascia, chiamata «missionaria», vengono proposte indicazioni concrete di possibili impegni per incarnare gli atteggiamenti che il cammino precedente ha fatto maturare.
I CONTENUTI
Un Gesù integrale e affascinante
Abbiamo già detto del cristocentrismo del CdG/1. Vediamo ora di cogliere i tratti più marcati della figura di Cristo quale viene delineata nel Catechismo. Ma prima è forse opportuno richiamare la piena conformità del Gesù di questo testo con il Gesù della fede della Chiesa. Egli è il «Figlio di Dio e uomo perfetto» (p. 19), «la Parola definitiva e personale che Dio rivolge agli uomini» (p. 22); la fede ce lo fa riconoscere nella sua realtà di «Figlio di Dio fatto uomo» (ivi), «vero Dio e vero uomo» (p. 159) che si è caricato dei nostri peccati e che il Padre, risuscitandolo dai morti, ha costituito Signore e Salvatore del mondo (p. 231); alla fine della storia egli ci giudicherà sull'amore (p. 334).
Vivente e nostro contemporaneo
In catechesi è sempre dietro l'angolo il rischio di sfumare la persona di Gesù in un grande mito dell'umanità, di renderlo una sorta di eroe romantico del passato, una immagine calda del sentimento, ma poi, tutto sommato, incapace di dire una parola valida per la nostra storia di uomini d'oggi o di incidere profondamente nella quotidianità dell'esistenza.
Il CdG/1 ha ben presente tale pericolo. Fin dalla prima volta che si parla di Gesù, il linguaggio è mordente e carico di attualità: «In Gesù, Figlio di Dio e uomo perfetto, il mistero di Dio ci si dona umanamente e all'uomo è aperto il senso ultimo e la realizzazione piena della propria vita. I nostri interrogativi più seri e il nostro bisogno di verità possono trovare nell'incontro con il Signore Gesù una risposta sovrabbondante e un appagamento insospettabile» (p. 19). E il primo «ritratto» di Gesù quale viene offerto dalla prima «fascia cristologica» (Gesù, il volto dell'amore), viene modulato con grande forza evocativa e coinvolgente, evitando reazioni scontate, in modo da far avvertire il brivido di sorpresa di fronte alle sue parole e ai suoi gesti: «Proviamo a lasciarci raggiungere anche noi, come i pescatori del lago di Galilea, dalla parola forte e dolce di Gesù, che ci viene incontro e ci invita ad esporci senza riserve all'avventura di una vita con lui» (p. 56).
Da notare che i verbi usati per ricostruire la vicenda del Nazareno sono normalmente tutti al presente. Si veda ad esempio la sequenza dedicata al passaggio dalla vita privata a quella pubblica: «Per lunghi anni, nel nascondimento del suo paese. a Nazaret, egli esercita il duro mestiere del carpentiere. (...) Nell'iniziare la sua missione di profeta definitivo del Regno, Gesù abbandona il suo paese, la sua casa, le sicurezze e i possessi che accompagnano una vita normale» (p. 126s.). Come si vede, la preoccupazione del CdG/1 è quella di agganciare la storia di Gesù storia di ogni adolescente fino a saldare la sua ultima parola («lo ho scelto voi; vi ho chiamati amici. Ecco: io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo») alla prima parola di ogni giovane vita (p. 351).
L'amico forte e fedele
È un rapporto di amicizia quello che Gesù vuole intrecciare con i giovani, come aveva fatto con i primi discepoli: autorevole ed esigente, egli non si pone mai nei confronti dei suoi come un padrone rigoroso e fiscale. Li vuole liberi e disarmati, ma non fa mai mancare loro il necessario; non pretende di far tutto da sé, ma li associa nella sua missione; li sente come la sua vera famiglia, ma non si trova in lui la benché minima traccia di una possessività meschina e morbosa (p. 56s.). «Ha amicizie sentite e profonde, come con Marta, con Maria e il loro fratello Lazzaro», ma soprattutto preferisce la compagnia dei poveri e dei peccatori (p. 59), «dimostrando così che l'insperata comunione con Dio è offerta anche a loro» (p. 192). È soprattutto nella sua morte che Gesù si rivela come l'amico capace di porre il segno più grande: dare la vita per i suoi amici, come Pietro, che egli perdona «con uno sguardo intenso di amore», ma anche per i suoi stessi nemici.
Nella sua morte Gesù si realizza come colui che, affidandosi totalmente al Padre suo, si apre in pienezza all'amore degli uomini (p. 198s.). Alla fine del cammino i giovani, dopo aver sperimentato una «profonda amicizia con lui» (p. 31), potranno dire di aver incontrato «l'Amico forte e fedele» (p.348).
Il maestro insuperabile e definitivo
Nel contesto agitato e confuso della Palestina del I secolo, Gesù rende presente la novità dell'atteso regno di Dio con il gesto e la parola, e annuncia a tutti la buona notizia della liberazione. Alla ricostruzione del suo messaggio sorprendentemente audace e innovatore sono dedicate le pagine 191-195 del CdG/1, ma in continuazione egli vi viene presentato come il «messaggero potente del Regno» (p. 318), colui che alle folle affamate della sua terra offre come prima cosa «non il pane, ma la parola» (p. 135) e proprio perché testimonia con la sua vita ciò che insegna, può proclamare «beati voi poveri...» (p. 128-130).
Egli è il vero profeta perché attraverso di lui la parola del Padre «è giunta definitivamente a noi» (p. 160); è davvero «la Parola definitiva del Padre» (p. 291).
L'ideale più grande
Nel parlare di Gesù, il Catechismo è sorretto da quella solida certezza che faceva dire al Lagrange: «I vangeli sono la sola vita di Gesù che si può scrivere. Non rimane che comprenderli, meglio che si può».
Per attrarre e coinvolgere i giovani, non c'è bisogno di sovrapporre al Gesù dei vangeli particolari filtri di abbellimento; semmai occorre operare una decisa raschiatura dalle varie «copie» disponibili sul mercato, perché l'immagine del Nazareno ritorni nella sua autenticità originale. Insomma non c'è Gesù più vero e più affascinante di quello offertoci dai quattro libretti dei rispettivi evangelisti.
È per questo che il CdG/I non fa che riproporre il racconto evangelico nella convinzione che quel racconto basti a presentare Gesù come «l'ideale perfetto della comunione con Dio e con i fratelli» (p. 225). Così, ad esempio, è sufficiente raccontare una giornata-tipo di Gesù, come quella di Cafarnao (Mc 1,21-39: pp. 654-67), per far trasparire la misteriosa identità di Cristo, come l'uomo del culto (si reca alla sinagoga) e dell'impegno (cura i malati), che si concede un momento di intimità familiare (nella casa di Simone) e si apre alla città (alla sera, quando «tutta la città era riunita davanti alla porta»), prega con l'assemblea (al mattino) e si ritira di notte in solitudine a parlare con il Padre... In lui è possibile trovare la via della vita: «non vivere da egoisti, chiusi in se stessi ma sull'esempio di Gesù, e in profonda amicizia con lui» vivere aperti al Padre e aperti agli altri (p. 30s.).
La trinità alla fine?
La forte concentrazione cristologica non solo non impedisce, ma anzi nutre e stimola una chiara impostazione trinitaria.
È vero che direttamente ed espressamente si parla di Trinità alla fine del CdG/1, ma il cristocentrismo del testo è tutto orientato in senso trinitario: Gesù è sempre visto in relazione al Padre e allo Spirito Santo.
La prima volta che si parla della Santa Trinità è all'interno della scheda sulla preghiera: «Dio Padre, il Dio dell'amore, e il Figlio, il Signore della vita, ci spingono con la forza dello Spirito Santo a entrare nella storia degli uomini, per vivere nella condivisione l'avventura di un mondo fatto nuovo» (p. 26). Questo orientamento trinitario è coerentemente tenuto presente nelle preghiere che sono al termine di ogni capitolo: sono tutte indirizzate a Dio (Padre) e nel passaggio centrale rivolgono a lui la lode per il dono a noi del Figlio e dello Spirito.
Ad esempio, la preghiera al termine del 3° capitolo si rivolge al Dio «dal cuore senza confini», che non riserva le cose belle per sé, ma ne fa dono a tutti noi: «ma soprattutto in Gesù, il Santo e il Giusto, la tua parola è giunta definitivamente a noi: è lui che ci fa scoprire il tuo progetto sulla creazione...» (p. 160). E ogni fascia cristologica nel delineare un tratto tipico del volto di Gesù (maestro di nuove relazioni, modello di solidarietà, libero e fedele, ecc.), attraverso il filo del racconto evangelico, riconduce sempre alla sorgente di quel tratto: tale sorgente è il Padre.
Ciò che spinge Gesù ad instaurare con gli altri relazioni improntate ad austerità e tenerezza, il segreto della sua vita interamente delicata all'amore è la totale fiducia nel Padre (cf pp. 62-64). Così pure a pag. 196, quando si deve spiegare la sua vasta e potente opera di liberazione, ci si domanda: «Qual è la forza che spiega una libertà così audace? E l'obbedienza alla volontà del Padre». Il frutto e il dono della redenzione operata da Gesù è il suo stesso Spirito: il crocifisso-risorto «è per noi l'Autore della vita, perché in grado di comunicarci nella sua pienezza di umanità filiale l'amore stesso del Padre. Questo amore personale accolto e donato è lo stesso Spirito di Dio» (p. 200).
In particolare il Padre viene visto come il «Dio grande» (p. 30), il «Padre buono» che non si stanca mai di noi (p. 120s.), il «Dio dal cuore senza confini» (p. 160s.), «pieno d'amore» (p. 232s.), il «Dio fedele» che non ci abbandona, ma pensa a un compito per ciascuno di noi (p. 292). E lo Spirito Santo viene annunciato come colui che sospinge la nostra ricerca verso la verità e la vita nuova (p. 19), lo Spirito d'amore che è presente nel cammino di maturazione silenziosamente con la sua azione creativa e trasformante (p. 81), colui che chiama alla condivisione e sospinge la Chiesa verso nuove realizzazioni di giustizia (pp. 138140), la radice e la fonte della nostra libertà (p. 211s.). Come si vede, ancora una volta il discorso corre in parallelo al tema centrale del capitolo; così nel capitolo 5°, in cui si sta sviluppando la tematica vocazionale, Gesù è il «chiamato e mandato dal Padre», il Padre è colui che fa della nostra vita non una corsa alla cieca ma un tempo per costruire il suo regno, lo Spirito Santo il «regista» sempre all'opera che fa fiorire nella Chiesa una continua abbondanza di doni, testimoniata dalle diverse forme di vita consacrata e dalla varietà dei carismi laicali.
Al termine del cammino, in quattro pagine succose e con afflato che non è esagerato definire mistico, viene presentata la luminosa profondità del mistero trinitario: tre Persone «uguali, senza differenze e senza subordinazioni; distinte, ma non separate e distanti; fuse nell'amore al punto da formare una sola "natura" divina, perfettamente una e indivisa, ma non confusa, anonima e indeterminata» (p. 338).
Una Chiesa abitabile
Come si è già detto parlando dell'impianto generale, una specifica fascia del CdG/1 in ogni capitolo, dopo quello introduttivo, sviluppa la tematica ecclesiologica. Nel collocare i paragrafi ecclesiali all'interno di ogni capitolo e subito dopo quelli più strettamente dedicati a Gesù, il Catechismo tiene a ribadire che in Gesù la Chiesa trova il suo fondamento e la sua norma e che, ancora, essa si pone in continuità con lui, del quale intende essere segno efficace e sensibile di presenza. La Chiesa di oggi, pur nella sua legittima ricerca di vie nuove a Cristo, non può scindere il suo profondo legame con la Chiesa delle origini, il cui impegno, che trova eco e testimonianza nelle lettere degli apostoli e di Paolo in particolare, «non deve andare perduto, non tanto perché possa suggerirci soluzioni pratiche per problemi che sono di oggi, ma perché il confronto con la Chiesa delle origini ci stimola a fare nostri e a rivivere atteggiamenti che fanno parte dell'essere cristiani» (p. 140).
In riferimento ai ragazzi, viene ribadita l'importanza e l'insostituibilità di una comunità di credenti per un corretto e proficuo cammino di fede. Nella comunità ecclesiale questi devono poter riscontrare modelli viventi e toccabili, una vera famiglia, un corpo unito (cf pp. 70 ss.), un segno efficace del progetto di Dio sulla storia (cf pp. 138 ss.), .una comunione nella varietà dei doni e dei servizi (cf pp. 262 ss.). Certamente non mancheranno i limiti e le manchevolezze, ma non si può fare a meno dei «segni visibili di quell'amore divino, che dà vita e offre possibilità di crescita nella libertà» e che, in concreto, è l'insieme delle «testimonianze di accoglienza, di solidarietà, di perdono, di servizio alla vita dei poveri e dei sofferenti» (p. 221).
L'identikit dell'uomo nuovo
Il discorso antropologico viene modulato soprattutto all'interno della fascia che apre ogni capitolo (detta appunto «antropologica») e nella cornice della tematica ecclesiologica. Sono come due passaggi obbligati: si parte dalla situazione dell'adolescente letta in profondità e, alla luce della parola di Dio (fasce vetero-testamentaria e cristologica), si opera una conversione per costruire l'uomo nuovo in Cristo e nella Chiesa. Esemplifichiamo questi due passaggi prendendo in esame il capitolo 4° (Liberi per amare). La situazione dell'adolescente viene fotografata come «voglia e paura di essere liberi» (p. 171) ed esposta alla cattura e alla manipolazione; un esame così disincantato fa esplodere la domanda: «la libertà esiste davvero o è un sogno?» (p. 176). L'Antico Testamento attraverso le pagine di Geremia mostra come un cammino di libertà vera e di vita piena è possibile solo là dove si ascolta e si pratica la parola del Dio liberatore, ma solo nel nome di Gesù l'uomo è liberato dalle proprie schiavitù e può vivere libero. Nella fascia ecclesiologica il discorso viene ripreso: «la nostra libertà vive un'ansia e un'inquietudine sconfinate: niente sembra appagarla» (p. 206). Bisogna riconoscere che la nostra libertà ha delle radici malate: «in una malintesa espressione della libertà fonda le sue radici il primo peccato, il peccato originale» (p. 208). Ma l'uomo prigioniero di se stesso viene fatto dono dal Signore risorto di una libertà nuova che sa di non venire meno perché è riposta nelle mani del Dio-Amore: è la libertà che scopre il suo fondamento al di fuori di sé: «Essa si riconosce gioiosamente come un dono dello Spirito, e per la sua presenza si sente finalmente sicura delle proprie possibilità» (p. 212). Come si vede, il discorso è realistico e insieme fiducioso: non conosce né i toni presuntuosi e paralizzanti del pelagianesimo, ma nemmeno quelli pessimistici e altrettanto paralizzanti del giansenismo.
Questa libertà infatti è costretta sempre ad esprimersi entro le possibilità limitate della storia; la pienezza della libertà senza barriere ci è possibile solo nella speranza.
GLI STRUMENTI
La parola di Dio
Uno dei tratti che subito colpisce chi apre il CdG/1 è l'uso massiccio della Bibbia che vi si fa, non solo nella fascia cristologica, dove è prevalente il riferimento ai quattro vangeli, ma anche nella fascia vetero-testamentaria e in quella ecclesiologica, dove il riferimento privilegiato è all'epistolario paolino. Con questa scelta il Catechismo vuole riproporre un messaggio «tradizionale» nella Chiesa, e cioè che l'evento-Cristo per poter essere decifrato ha bisogno di essere illuminato sia dalla luce che viene dall'Antico Testamento sia dalla lettura che di quell'evento hanno fatto le prime comunità cristiane. In tal modo i giovanissimi si educano non solo ad un accostamento quantitativamente rilevante dell'insieme complessivo delle Scritture, ma anche ad un metodo e soprattutto ad uno spirito con cui leggere la Bibbia: si vuole insomma addestrare i giovani lettori ad accostare la parola ispirata non come una serie di messaggi per quanto elevati ma come una storia, la storia della salvezza, che si concentra tutta nel nome di Cristo. Infatti «tutta la Scrittura è un solo libro e quel libro si chiama Cristo» (Ugo di S. Vittore).
Inoltre la Bibbia nel Catechismo è vista come il libro della verità sull'uomo: certo, variano le culture, i contesti storici, i modi di interpretare le situazioni e gli eventi, ma c'è una verità profonda nel testo sacro che dopo duemila anni non ha perso nulla della sua attualità. Così ad esempio, nel 2° capitolo, i libri sapienziali vengono affrontati non nelle pagine più «datate» (cf i brani misogini o altri passi legati alla cultura del tempo), ma nel loro nocciolo imperituro. Si veda la conclusione dell'itinerario biblico-sapienziale: «La nostra esperienza e la sapienza rivelata di Israele si incontrano in un interrogativo di fondo: il significato vero della vita, la sua necessaria apertura agli altri, i grandi perché che l'accompagnano, dove possono trovare risposta piena e definitiva?» (p. 55). Così, è certamente cambiato il modo di intendere l'origine del cosmo rispetto alla concezione dell'Antico Testamento: «Il mondo ci appare, a prima vista, come uscito direttamente dalle decisioni e dalle mani dell'uomo, piuttosto che venuto a noi dalla sapienza e dall'amore creatore di Dio». Eppure la testimonianza di Israele rappresenta un valore perenne anche per chi, come noi, si muove dentro una diversa concezione del mondo: «Sarebbe ben misero per l'uomo considerare le cose, la natura, gli eventi del mondo solo dal punto di vista della utilità e negarsi la capacità di ammirare, di stupirsi, di esprimere gratitudine per il dono ricevuto» (p.117).
Per quanto riguarda la lettura dei vangeli all'interno della fascia cristologica, la si potrebbe definire una lettura «storico-sapienziale»: infatti, senza cadere nel miraggio della ricostruzione biografica di Gesù, il CdG/1 ne coglie i tratti sicuri della storia, raccordandoli ad alcune prospettive sintetiche già richiamate (Gesù maestro di nuove relazioni, modello di solidarietà, ecc.). In questa rifocalizzazione del profilo di Gesù si sta ben attenti a non cadere nelle secche del fondamentalismo. Ad esempio, quando si parla del miracolo dell'indemoniato di Gerasa (Mc 5,1-20), si dice espressamente che si tratta di «un racconto dalle tinte popolari» (p. 130). Un esplicito invito ad evitare ogni tentazione fondamentalista ricorre nel capitolo 3°, quando si sta ricostruendo il messaggio di Gesù sull'uso dei beni: le indicazioni evangeliche vanno confrontate con l'estrema complessità della vita socioeconomica di oggi e suppongono una intelligente lettura dei segni del nostro tempo (p. 12s.). Più in generale si afferma che «i vangeli non sono una cronaca giornalistica sulla vita di Gesù, ma nel trasmettere la fede in lui come Figlio di Dio e Salvatore, ne riferiscono parole e gesti con fedele obiettività» (p. 65).
Ma il CdG/1 mette giustamente in guardia anche da un accostamento farraginoso dei vari paralleli, senza rispettare la peculiarità delle fonti: così, nel leggere la passione di Gesù, chi fosse tentato di prendere un particolare dal racconto di Matteo mescolandolo con uno degli elementi degli altri sinottici e tentando di fondere il tutto con Giovanni, avrebbe alla fine solo un racconto più lungo, ma non un «vangelo» più ricco: «Nell'accostarci alla passione di Gesù, non resta che affidarci alla sapiente pedagogia della Chiesa che, da duemila anni, ci invita a leggere il racconto della passione seguendo distintamente ognuna delle quattro redazioni evangeliche» (p. 201).
Una concreta esemplificazione di questo metodo di lettura si ha nelle quattro schede «esegetiche» che, si trovano a conclusione delle rispettive fasce cristologiche dei capitoli dal 2° al 5°: la prima è dedicata alla giornata-tipo di Gesù (Mc 1.21-39: pp. 65-67), la seconda esemplifica la presentazione di Gesù come modello di solidarietà attraverso la pagina della moltiplicazione dei pani (Mc 6,30-44: pp. 134-137); la terza completa la catechesi sul Crocifisso con il racconto della passione secondo Marco (pp. 201-205); l'ultima nel contesto del capitolo «vocazionale» propone una rilettura dell'annunciazione secondo Luca (pp. 258-261). Si tratta di pagine paradigmatiche, che vogliono attrezzare i giovanissimi con una strumentazione essenziale, ma solida e aggiornata, per poter usare anche personalmente la Bibbia, a cominciare dai vangeli.
È per questo che, dopo aver inquadrato il brano, si riporta per intero la pagina in esame (tranne che per la terza scheda, in cui la passione di Marco viene ripresa in modo sintetico); quindi la pericope viene ripercorsa nei passaggi nodali attraverso delle rapide annotazioni che mirano a far capire il linguaggio, con brevi spiegazioni esegetiche, per cogliere il messaggio della pagina sacra.
È per questo che si definiva il metodo adottato dal CdG/1 nel leggere la Scrittura come «storico-sapienziale»: infatti attraverso delle discrete ma incisive sottolineature, si mira sempre a mostrare il valore attuale del brano proposto.
Così, nel commentare la domanda di Maria all'angelo: «Come avverrà questo poiché io non conosco uomo?», si apre una pista di riflessione: «La fede non risparmia al discepolo il senso di smarrimento di fronte ad un mistero che sempre lo supera, e nel cammino del discernimento della propria vocazione il credente può incontrare momenti di oscurità e di incertezza. Ma se non pretende di capire tutto e subito, e la sua preghiera si fa umile invocazione di aiuto, Dio comincia a rivelarsi, lasciando al chiamato di attendere nella fede il giorno di una comprensione più piena» (p. 260s.).
In conclusione, un uso così esteso, sempre esegeticamente corretto ed ermeneuticamente molto sostanzioso della Scrittura, mostra come alla base del CdG/1 ci sia la certezza tanto limpidamente affermata dal Sinodo sull'evangelizzazione (1977) che la catechesi è essenzialmente «introduzione autentica alla lettura della Bibbia» (EV 6/394).
I sacramenti e la preghiera
Come il contatto con il libro sacro, anche la liturgia della Chiesa è la via maestra per l'incontro con il Signore: «Nella Chiesa troviamo i doni con cui Dio offre all'uomo la salvezza di cui ha bisogno, i segni che permettono di celebrarla, i momenti di festa che riescono a far incontrare la gioia di vivere dell'uomo con quella del Signore della vita: i sacramenti» (p. 23). Concretamente i sacramenti che vengono presentati nel CdG/1 sono i quattro che hanno segnato o segnano l'adolescenza: battesimo, cresima, eucaristia e penitenza. Di ognuno di questi si fa una breve catechesi mistagogica all'interno delle fasce ecclesiologiche dei rispettivi capitoli, dal 2° al 5°, secondo degli abbinamenti tematici: al tema del capitolo 2°, che verte sulle nuove relazioni da improntare e sempre da ricostruire, è abbinato il sacramento della riconciliazione (pp. 92-97); al tema della responsabilità nel mondo e della solidarietà, trattato nel capitolo 3°, è collegato il sacramento dell'eucaristia (pp. 150-155); nel contesto del capitolo 4°, tutto incentrato sulla vita nuova nella libertà e nell'amore, è inserito il sacramento del battesimo (pp. 224-227); quello della cresima conclude la riflessione del capitolo 5°, marcatamente vocazionale. Ogni scheda parte sempre dalla situazione dell'adolescente (ad esempio, le sue difficoltà di fronte alla confessione), per poi rileggere il sacramento attraverso i vari segmenti rituali, e mostrarne infine la valenza vitale: è il classico percorso vita-sacramento-vita rinnovata.
Strumento indispensabile per la crescita nella fede è anche la preghiera: è «un gesto che ha un valore assoluto» (p. 24) al quale il CdG/1 dedica appositamente una scheda di introduzione («Pregare: aprirsi al mistero»: pp. 25-26) e una fascia che è collocata subito a ridosso della catechesi ecclesiologica: «imparare a pregare». Legando in sequenza queste fasce si ottiene una vera scuola a tappe di iniziazione alla preghiera, presentata nei suoi registri fondamentali: preghiera comunitaria (p. 98), preghiera di domanda (p. 156), preghiera di lode (p. 228), preghiera di discernimento e di offerta (p. 288). Ma il Catechismo si fa scuola di preghiera anche attraverso delle esemplificazioni concrete: sono le splendide preghiere collocate all'interno del passaggio «per professare la fede» che scandisce la conclusione di ogni capitolo: «Tu sei grande, o Dio» (p. 30s.), «Tu sei buono, o Dio» (p. 102), ecc. Si tratta di brani di grande intensità contemplativa che aiutano a ridire la fede annunciata nelle pagine precedenti: sono insomma una vera redditio fidei, in forma di preghiera.
La scuola della comunità
L'incontro pieno con Cristo non viene attuato né da un libro né da occasioni più o meno eccezionali. L'adolescente non può trovare Gesù nei testi sacri o nelle azioni liturgiche senza la mediazione e il supporto della comunità dei credenti: nel cammino della salvezza la via della Chiesa è insostituibile. Il Catechismo lo ribadisce fin dalle prime pagine, ma perché i ragazzi ne percepiscano la concretezza, si indica subito dove la Chiesa si rende reperibile: «Il gruppo ne è una traccia, la parrocchia un segno concreto, la celebrazione dell'Eucaristia il momento culminante, il servizio ai fratelli il luogo in cui l'incontro con Gesù si fa storia» (p. 19). Alla catechesi sulla Chiesa è dedicata, come si è detto più volte, una fascia apposita: «vivere la comunione nella Chiesa», ma in continuazione si cerca di aiutare i giovani a fare concretamente esperienza di comunità, sia a livello parrocchiale che diocesano (p. 75-76), come pure orientandosi a scegliere il proprio posto nella Chiesa nella forma della vita matrimoniale o della verginità consacrata, del servizio pastorale o della vocazione missionaria (cap. 5°).
Ma ancora più concretamente, per esemplificare scelte e percorsi, al termine di ogni capitolo vengono presentati dei profili di discepoli del Signore (confrontarsi con i testimoni) e vengono aperti spazi concreti di impegno (educarsi al servizio). All'inizio del cammino si era affermata con chiarezza l'importanza di un gruppo per imparare a crescere: «una Chiesa per sentirsi in comunione con tutti è un punto di arrivo, ma serve qualche passo calibrato per viverla in pienezza: il gruppo, appunto, che non è una classe qualsiasi o una compagnia generica, ma uno strumento di crescita importante, accanto alla famiglia e alla parrocchia» (p. 14). Giunti al termine dell'itinerario si dice con altrettanta chiarezza che si deve saper fare a meno anche del gruppo che ci ha sostenuto (cf p. 346), ma ci sarà sempre bisogno «di una comunità in cui celebrare la gioia della vita ritrovata in cui confermarsi nella fede», grazie alla reciproca testimonianza delle grandi cose che lo Spirito continua ad operare in noi (p. 345).
LA CHIAVE DI ACCESSO
Più volte si è ribadito che l'itinerario di fondo proposto dal CdG/1 è vocazionale. Vorrei ora mostrare come è proprio la vocazionalità la chiave di lettura del Catechismo. Lo indicano in modo netto tre piste che attraversano tutto il testo: l'interpersonalità, la solidarietà, la progettualità.
L'interpersonalità
È tipica dell'adolescenza la voglia forte di esplorazione del proprio mondo interiore, ma anche il bisogno di aprirsi a relazioni serene e affidabili. Accanto all'ambiente familiare, dal quale si chiede insieme protezione e autonomia, assumono sempre più importanza e intensità i rapporti di amicizia con i coetanei. C'è anche da mettere in conto a questa età lo sviluppo della vita affettiva e sessuale che rende più consapevoli della carica comunicativa in essa racchiusa. «A questa età il mondo non è più solo uno spettacolo, ma lo spazio in cui imparare a muoversi, a riflettere, apprendere posizione» (p. 40). Giornali, radio, televisione allargano a dismisura gli orizzonti della conoscenza e della vita. L'adolescente ha bisogno di definire e conquistare il proprio io più vero, ma sulla traccia della Bibbia (pp. 50-51) e soprattutto alla scuola del vangelo (pp. 56s.), impara a non chiudersi nel geloso isolamento di chi pretende di poter cavarsela da sé: Gesù gli viene incontro come «maestro di nuove relazioni umane, non solo con la parola, ma soprattutto con mille gesti di delicata attenzione e di disarmata disponibilità ad un'accoglienza che non conosce barriere» (p. 59).
Il segreto di una interiorità straordinariamente ricca e aperta non è affidato ad uno sforzo preoccupato di autocoltivazione, ma riposa nella certezza più rassicurante e insieme più esigente: il Padre ci ama con tenerezza materna e ci chiama per nome, ad uno ad uno, ma per fare di noi un popolo di fratelli. Nella Chiesa è possibile realizzare, con la grazia dello Spirito, una rete di comunione che non nasce da calcoli umani, da legami di razza o di cultura (p. 73s.). Insomma una identità originale e matura l'adolescente la può costruire nell'accoglienza del «cuore nuovo» (pp. 186-187) che gli permette di aprirsi in modo libero e lieto all'amore del Padre e al servizio disinteressato dei fratelli (pp. 211-214; cf anche pp. 30-31). Al seguito di Gesù, che ha fatto della croce il segno della massima apertura a Dio e al mondo (pp. 256-257), l'adolescente è aiutato a vivere «a braccia spalancate» (p. 102) e ad impostare la propria vita come un pellegrinaggio che ha come meta e modello la comunione della Santa Trinità, la perfetta comunità in cui le persone sono piena e pura relazionalità (pp. 335-338).
La solidarietà
Comincia nell'adolescenza quella fase di coinvolgimento consapevole nella più grande vicenda del mondo che assumerà negli anni seguenti forme più mature. CdG/1 è pronto a questo appuntamento con una proposta che si aggancia al vissuto del ragazzo per aprirla al «vangelo della carità». Già nel capitolo 2° si apre uno sguardo sul «mondo intorno a noi» (pp. 39-40) per far nascere o consolidare la consapevolezza della interdipendenza tra il piccolo ambiente di vita dei giovanissimi e il grande mondo che la facilità delle comunicazioni rende sempre più piccolo.
Il discorso è ripreso e sviluppato nel capitolo 3° aprendo a cerchi concentrici i «mondi» della scuola, del lavoro, della società (pp. 110-115). Il tema di una civiltà a misura d'uomo è imposto da uno sguardo appassionato sulla situazione in atto: si potrebbe correre il rischio di continui cortocircuiti tra gli slanci radicali verso l'utopia e le ricadute deluse nella palude del conformismo più piatto. Il confronto con la profezia di Amos (pp. 121-125) e soprattutto con il messaggio e la vicenda di Gesù (pp. 188-200) permettono di imboccare l'unica strada che porta al Regno della giustizia e della pace vera, quella che passa attraverso l'accoglienza del dono dello Spirito in un cuore povero e disponibile a compiere «prima di tutto un serio cammino di liberazione interiore» (p. 236), per condividere con altri l'esperienza di una vita offerta per la liberazione di molti. In questa linea si collocano anche le scelte più esigenti, come l'ideale cristiano di un matrimonio vissuto nella radicalità evangelica, o gli altri stati di vita (pp. 266-282): ciò che conta è che il futuro che si sogna di vivere secondo lo stile di Gesù cominci a configurarsi nelle scelte di oggi (pp. 326-328).
La progettualità
Come si è detto, è la pista più decisa del CdG/1, e viene sviluppata soprattutto nel capitolo 5°, ma è preparata da tutto il cammino precedente. Il pericolo della frammentazione e della dispersione - che i rapidi disegni degli «omini-frecce» delle pp. 242-245 rendono con disarmante candore - è denunciato all'adolescente senza diplomazie paternalistiche: «la vita deve avere un centro», afferma il testo a p. 9, ma per questo ci vuole «il coraggio di fare un cammino» (p. 21). Lo Spirito della vita nuova dona ai ragazzi di credere che la loro «piccola esistenza, nonostante tutto, fa parte di un progetto d'amore più grande» (p. 31). Questo progetto chiede l'ascolto dei «grandi perché» della vita che risuonano sofferti nel proprio cuore (pp. 52-56) ed esige che ci si esponga senza riserve all'avventura di una intensa amicizia con il Signore (pp. 26 ss.). Con lui è possibile affidarsi al Padre come all'unico vero assoluto «che inserisce i valori più sacri e gli affetti più cari in un orizzonte più vasto, capace di dare le giuste proporzioni ai rapporti con le cose e le persone" (p. 63). Lo Spirito di Gesù risorto permette di percepire la Chiesa come il «progetto d'amore per gli uomini» (pp. 68-69), per la cui edificazione c'è bisogno dell'apporto di tutti, anche dei più giovani (p. 74). Il presente, per quanto piccolo ed oscuro, è allora possibile viverlo nella trepidazione e nell'entusiasmo di sapere che esso rappresenta «il laboratorio del futuro» (pp. 110 e 170) e di dare ad esso le dimensioni e lo stile di quel «progetto-eucaristia» (pp. 148-155) che corrisponde al sogno divino sulla creazione (pp. 160-161).
Il pericolo di lasciarsi manipolare non può essere sottaciuto: occorrono lucidità, senso critico e grande determinazione (pp. 170-177), ma la fiducia nel futuro non si basa su questi atteggiamenti peraltro sempre fragili se affidati solo ad una volontà che per quanto buona resta malata; la fiducia riposa piuttosto nella certezza che Dio ci ama e apre tutti i sentieri della libertà (pp. 178-188). Come Gesù, «libero nella fedeltà al Padre» (pp. 188s.), lo Spirito ci offre di percorrere le «mappe dell'amore» (pp. 218-220) e di orientare tutta la vita nel segno dell'obbedienza alla benevolenza paterna di un Dio-Amore.
IL LINGUAGGIO
Sono quattro i «registri» fondamentali usati dal CdG/I per comunicare agli adolescenti il messaggio della fede.
Il registro della ricerca
Già nella presentazione del Catechismo, firmata dal card. Ruini, si parla di «un clima di ricerca» che deve segnare l'avvio del cammino di fede (p. 5). In effetti la vita di cui il ragazzo ha tanta sete «ha bisogno di una ricerca aperta, che si confronta con tanti significati e modelli, si mette con attenzione a interrogarsi, sperimentare, chiedere e valutare. Non servono risposte prefabbricate. Molti pensano di aiutare la ricerca offrendo solo informazioni; c'è bisogno, invece, soprattutto di relazioni, di amicizia, di compagnia» (p. 11). Ma una ricerca seria che voglia approdare ad esiti convincenti, ha bisogno di tempo e richiede il coraggio di prendere in mano la propria vita e il gusto di guardarci dentro. La curiosità e lo stupore sono le molle che permettono di andare sempre oltre, e questo grazie allo Spirito che dà luce e forza per scoprire la strada della vita nuova in Gesù (p. 31).
Questo atteggiamento dl ricerca umile e tenace si richiede per incontrare il proprio io più profondo ed è aiutato nel CdG/I dalle domande che ritmano i vari paragrafi delle fasce antropologiche; ma lo si richiede anche per incrociare i messaggi dell'Antico Testamento (p. 43) e soprattutto per non accostare il vangelo come una storia scontata, altrimenti si rischierebbe di non avvertire alcuna sorpresa di fronte alle parole e ai gesti del Maestro (p. 56). Il linguaggio della ricerca viene utilizzato dal Catechismo anche quando si vogliono aiutare i ragazzi a scoprire i sentieri, gioiosi e sempre assai impegnativi, dell'amore (pp. 77-89), ma anche, come si è detto sopra, per orientare la riscoperta dei santi segni della Grazia. i sacramenti, come pure dei grandi eventi della storia della salvezza: l'incarnazione (pp. 312s.), la croce (p. 198s.), la risurrezione (p. 318s.), la vita eterna (pp. 326-338).
Alla fine la ricerca prosegue, ma nella compagnia del Signore risorto che «si è accostato a noi, illuminando i nostri dubbi, rilanciando le nostre attese, spingendoci fuori da noi stessi» (p. 344).
Il registro della fiducia
La comunità cristiana guarda con fiducia ai giovani e ai giovanissimi non perché «in fondo sono bravi ragazzi», ma perché Gesù continua a guardarli con grande simpatia (cf Mc 10,21) e perché essi, prima di essere «una grande sfida», sono «una forza eccezionale per l'avvenire della Chiesa» (ChL 46). Il CdG/1 è il segno tangibile di questo sguardo di simpatia gratuita della Chiesa cristiana nei confronti dei suoi amici più giovani.
Lungo tutto il tracciato del Catechismo si moltiplicano i segnali di fiducia. Ad esempio il segnale del «non siamo soli»: quando si avvia il cammino aspro ed esigente della ricerca della verità, il testo rassicura: «non siamo soli»; lo Spirito di Gesù risorto è con noi e sotto la sua dolcissima azione è possibile scoprire nella vita l'entusiasmante avventura di una libertà che, guidata dal suo soffio, si realizza in pienezza (p. 17). Anche nel difficile compito di amare «non siamo soli»: i segni visibili dell'amore di Dio disseminati attorno a noi ci aprono la strada e ci accompagnano (p. 82).
«Non siamo soli» perché «Gesù ci è amico»: il Padre lo ha risuscitato e lo ha donato a tutti come l'Amico forte e fedele che continua a dire: «io ho scelto voi; vi ho chiamato amici» (pp. 30; 229; 348-351). Lo Spirito che ci è stato offerto ci assicura che non saremo più soli (p. 324).
La luce della Pasqua permette allora di vedere che «tutto è grazia» e anche nelle vicende più oscure, anche quando tutto crolla in noi o attorno a noi, «c'è un mistero da contemplare e una presenza d'amore per cui rendere lode e ringraziare» (p. 229).
Il registro della responsabilità
Il nemico numero uno degli adolescenti è il giovanilismo, quell'atteggiamento patetico e indisponente degli adulti che credono di sedurre i giovani rinunciando alla propria identità. Una figura camuffata del giovanilismo è il paternalismo protettivo e deresponsabilizzante.
La Chiesa preferisce incrociare i giovani sulla strada difficile della profezia che non annuncia illusioni e non dice quello che piace sentire (cf Is 30,10). «La vita» - afferma il Catechismo - «non è una nave tranquilla che scivola da sola verso il porto della felicità» (p. 170): occorre una rotta precisa; bisogna assumersi la responsabilità del timone; tocca a te decidere. Di qui i continui segnali della responsabilità, come: «tu sei importante», tanti ti possono aiutare, nessuno ti può sostituire nel rischioso mestiere di vivere. Nella Chiesa tutti sono chiamati a diventare «protagonisti», anche coloro che sono deboli o si credono inutili (p. 74).
Altro segnale di richiamo alla responsabilità è: «il domani comincia oggi» (p. 343). Le nostre giornate sono il prezioso laboratorio del futuro (p. 170); ma ci sono dei momenti che possono risultare decisivi per l'avvenire: la scelta del tipo di studio, del lavoro, di un legame affettivo serio, ecc. (p. 282). Anche il futuro ultimo, quello che durerà per sempre, comincia a prendere forma nei passi dell'oggi (pp. 326-328).
Il registro del coraggio
In continuazione risuonano nel Catechismo gli inviti all'audacia e al coraggio. È vero: nella società vige una legge violenta: ha ragione chi vince, e vince il più forte; l'ambiente in cui si vive non aiuta a scegliere (p. 243), anzi tende a spegnere i sogni, come sottolinea il disegnino sconsolato del giovane a cui vengono tagliate le ali, a p. 304. Il Catechismo, invece, dà voce al Cristo che ha in mano il vessillo del trionfo, come esprime l'immagine della copertina, e che continua a dire: «Coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33). Di qui il messaggio del «non aver paura di sognare in grande», la speranza non poggia tutte le sue possibilità sulle limitate capacità dell'uomo, ma sul grande sogno del Padre che in Gesù si è già compiuto e che in noi ha già cominciato a realizzarsi (p. 343).
Un continuo appello al coraggio è rivolto all'adolescente per aiutarlo a scegliere la strada del vangelo, sotto forma del messaggio: «decidersi per Gesù è difficile, ma è possibile».
È significativo che il primo fuori-testo» riporti un brano del discorso del Papa ai giovani al Congresso eucaristico di Milano (1983): «Cercate Cristo con coraggio!».
Certo, il messaggio del vangelo è radicale e spesso duro (pp. 131-133; 282), il programma del Maestro non è facile per nessuno (p. 256), ma è Gesù stesso che al discepolo apre la strada della disponibilità libera e serena a fare della vita non un tesoro geloso, ma un segno d'amore (p. 200). La garanzia dello Spirito ci offre la forza per seguire Gesù, fino in fondo.
All'inizio degli anni '90 i vescovi italiani hanno indicato nella educazione cristiana dei giovani la prima via per annunciare il vangelo della carità: «Il compito della trasmissione della fede alle nuove generazioni e della loro educazione a un'integrale esperienza e testimonianza di vita cristiana diventa una essenziale priorità della pastorale».
Di questa attenzione preferenziale il CdG/1 è segno credibile e può essere c'è da augurarselo per i giovani, per la Chiesa e per la società strumento efficace.
Purché non si abbia paura di valorizzarlo.