La «Dormitio» di Maria


Alla fine della sua esistenza terrena, Maria entra nel mistero di Dio: è trasportata nel cielo in corpo e anima. Questa è la fede della Chiesa dai primi secoli, fede che è stata confermata e precisata fino ai nostri giorni, sebbene non abbia la sua fonte esplicita nella sacra Scrittura.
L'evento, designato nella tradizione occidentale con il nome di assunzione, impone un parallelo con l'ascensione del Signore, quaranta giorni dopo la sua gloriosa risurrezione. Egli è salito al cielo dopo essere passato attraverso la morte, una morte che non ha portato alla corruzione del corpo seppellito, ma alla vita del corpo glorificato, apparso durante quaranta giorni ai suoi apostoli. Si deve supporre che sua madre abbia avuto una sorte simile? Ha dovuto anche lei passare attraverso la morte per giungere alla vita gloriosa? Quanto tempo è rimasta nella morte? E se è passata attraverso la morte, il suo corpo è stato sottoposto alla corruzione?
Di tutti questi interrogativi, soltanto l'ultimo trova una risposta unanime nella tradizione: il corpo di Maria è stato preservato dalla corruzione. Gli autori dei racconti apocrifi, i Padri e i teologi fino ai nostri giorni, sono divisi soltanto su questa questione: si deve ammettere o no la morte di Maria? Gli uni fanno valere l'argomento che i giusti al momento dell'ultimo giudizio passeranno, come dice san Paolo (1 Ts 4,13-17; 1 Cor 25,52-52), in un istante alla vita gloriosa... Perché la Vergine sarebbe privata di questo privilegio? Di più, ella è la nuova Eva. Passando direttamente dalla vita terrena alla beatitudine del cielo, confermerebbe la persistenza del paradiso che Adamo aveva perduto. Infine, Maria avrebbe già subito la morte nella sua compassione dolorosa sotto la croce e sarebbe stata assimilata a Gesù crocifisso.
Sembra perciò poco probabile che Maria abbia dovuto passare attraverso la morte per giungere alla gloria del cielo. La tradizione bizantina, invece, è unanime nell'affermare che l'esistenza terrena di Maria culmina nel mistero della dormizione e che ella ha subito la morte di suo Figlio. Fin dal primo momento della sua vita, la ragion d'essere di Maria è legata al mistero dell'incarnazione.
Dall'eternità Dio l'ha scelta per essere la Madre di suo Figlio, lo strumento della sua incarnazione. Questa unione con Gesù accompagna il mistero della vita di Maria dall'infanzia fino alla croce. Così, sul Calvario, ella si associa al sacrificio del Figlio, sacrificio che era il compimento dell'opera dell'incarnazione. In tutto simile a Gesù, ella ha dovuto offrire la propria vita, come lui, quando fu chiamata a lasciare questo mondo.
Tu hai rimesso la tua anima nelle mani di Colui che s'incarnò da te per noi, il tuo Creatore, e Dio la trasferì a una vita incorruttibile; noi quindi ti benediciamo con reverenza, tu, la sola pura e immacolata, ti confessiamo tutti come la vera Madre di Dio e ti gridiamo: «Prega Cristo, presso il quale sei passata, di salvare le nostre anime» Ma l'istante della dipartita di Maria non appartiene più alla storia di questo mondo, bensì alla storia della salvezza, ed è l'inizio della felicità eterna. La fine terrena di Maria resta così per la mente umana un mistero.
Quando l'assunzione di Maria è stata definita nel 1950 da Pio XII, la definizione non parla delle circostanze della dipartita di Maria da questo mondo, ma afferma la verità principale dell'assunzione, verità che faceva parte della fede dei primi secoli: «L'Immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (Acta Sanctae Sedis, 42 (1950), p. 770.)

(Abbazia di Santa Maria di Pulsano)