Giovanni Battista Bosco
(NPG 1993-08-71)
Nel libretto dal titolo Le confessioni di Pietro il card. Carlo Maria Martini presenta un vero cammino vocazionale per giovani: i testi di base sono i passi biblici che riguardano Pietro.
Il cammino di Pietro può essere davvero considerato come un prototipo dell'itinerario vocazionale di ogni uomo. In questo ci sollecita a rivisitare la nostra situazione di cristiani chiamati a seguire il Signore, confrontandoci con una figura concreta.
Del resto non è più accettabile oggi procedere con una fede generica. Abbiamo bisogno di proposte chiare che rivelino il nesso tra conversione battesimale, missione personale e il nostro concreto stile di vita. La trama della vocazione, di ogni vocazione, si traduce però invariabilmente nella tua vocazione. Per questo il confronto con il cammino vocazionale di una persona significativa ci accompagna nella scoperta progressiva del nostro essere chiamati, e in questo caso della chiamata in termini giovanili.
Seguirò il testo nella presentazione: mi appare il miglior servizio. Chi vorrà di più, può ricorrere alla fonte.
Alla ricerca di identità: Pietro chi sei?
Dire vocazione significa anzitutto disporsi a compiere un viaggio verso l'interiorità. Senza di questa non possiamo giungere alla verità su noi stessi.
Le tappe di questo itinerario sono scandite da tutte le possibili situazioni d'animo: si va dalla serenità massima alla furia della tempesta del deserto, dai malumori o irritazioni alle distrazioni o anche ad autentiche resistenze. Pare quasi che il nostro «io» intenda sfuggirci di mano, come se rifiutasse di percorrere una strada di crescita tracciata.
In questo dobbiamo vigilare per non affrontare superficialmente il cammino: esso ci chiama primariamente a maturare nella fede in tutta la realtà che siamo. Il percorso dell'appropriazione di ciò che siamo davanti a Dio e ai fratelli, non è semplice; richiede tutto l'impegno in profondità di mente e di cuore.
Interroghiamo Pietro
In questo momento cerchiamo di ascoltare Pietro che risponde alla nostra domanda: chi sei? che cosa dici di te stesso?
Un simile interrogativo fu posto anche a Giovanni Battista, come a tantissime altre figure bibliche e della storia.
Il testo chiave da leggere è l'episodio evangelico della tempesta sul lago e di Pietro che cammina sulle acque: Mt 14, 22-33.
Questi passi rivelano come Gesù, certo della sua identità, si propone quale punto di riferimento e di fiducia per l'uomo che di dibatte nell'ambiguità della vita. Pietro invece è l'uomo che vuole mettere a prova la propria identità, misurare le sue forze. È colui che si sgomenta, ma che pure si affida al Signore.
L'esito è evidente: Gesù ci rivela la nostra identità più reale, ci fa cogliere chi veramente siamo.
La coscienza che siamo chiamati ad assumere è dunque quella autentica di chi ha davanti un'immagine, Gesù, l'uomo perfetto.
In dialogo con l'apostolo
Pietro emerge dal gruppo degli apostoli con una personalità molto spiccata. Proviamo a interrogarlo su che cosa conosce di se stesso, su ciò che gli altri sanno di lui e che egli ignora, su quanto realmente costituisce la sua personalità.
Conoscersi non è facile: ci sono tanti fenomeni che ci sfuggono o che non riusciamo a spiegare. C'è soprattutto un qualcosa che costituisce il segreto della nostra personalità, che si rivela gradualmente nell'esistenza, è il nostro mistero.
Nel cammino di scoperta dell'io ci lasciamo aiutare da Gesù, l'unico che ci conosce compiutamente.
Ma interroghiamo Pietro.
- Che cosa dici di te stesso?
Come ti presenti nel tuo carattere? Come ti giudichi dal punto di vista morale? Come ti rapporti con gli altri? Come ti rapporti a Gesù nella preghiera? Hai avuto momenti difficili con Gesù?
- Che cosa dicono gli altri di te?
Dalle testimonianze altrui la personalità di Pietro ne risulta complessa e problematica: un uomo maturo che ha bisogno di purificazione per definirsi una persona trasparente e completa.
Che cosa né tu né gli altri conoscono?
È una domanda che ci fa entrare nel mistero dell'uomo. Ci dobbiamo interrogare sull'insicurezza di Pietro nei confronti di Gesù e da dove essa proviene, come anche sull'opposizione di Pietro al mistero di Dio. Il pianto di Pietro dopo aver rinnegato il Maestro toglie la maschera dietro a cui si trova la sua verità di uomo e di figlio di Dio.
A confronto con noi stessi
Sulla falsariga dell'itinerario percorso, ciascuno si può porre gli stessi interrogativi che abbiamo proposto a Pietro, tenendo lo sguardo fisso sulla persona di Gesù, che permette di scendere nel profondo del nostro animo.
Pietro, chi è Gesù per te?
Il cammino da percorrere segue le tracce della chiamata evangelica: si tratta di entrare in dialogo con il Signore.
Propongo due premesse sul cammino vocazionale di Pietro e poi ci soffermiamo a considerare le diverse tappe della sua chiamata.
Vocazione e conoscenza del vero volto di Dio
La prima premessa consiste nel considerare che la vocazione è l'altra faccia della nostra conoscenza di Dio.
L'esperienza di Dio e la vocazione sono due facce di una stessa realtà: quanto più conosciamo il vero volto di Dio, tanto più possiamo rispondere coerentemente alla sua chiamata. Si tratta in definitiva di un dialogo che avviene, anche se nel mistero.
La seconda premessa ci rammenta che la conoscenza di Dio passa attraverso quella di Gesù: egli è il volto del Padre.
Queste premesse aiutano a comprendere chi è Gesù per Pietro.
La prima chiamata di Pietro
I testi della prima chiamata di Pietro (Mc 1,16-18; Lc 5,1-8) ci fanno cogliere i momenti della rivelazione progressiva di Gesù a Pietro e il loro nesso con il suo cammino vocazionale.
Su questa base domandiamo a Pietro: che cosa significa per te la chiamata di Gesù? quale conoscenza di Dio e della tua vocazione hai vissuto in quel momento?
Pietro aveva di Dio la concezione dell'ebreo comune, ma viveva il senso di disagio proprio di chi sa che Dio c'è, eppure non si mostra nella storia del tempo. La sua fede resta salda, ma vive momenti di crisi e di dubbio.
Nel momento della chiamata, Gesù non ha risolto teoricamente i dubbi di Pietro, non ha offerto visione teologiche, ma gli ha rivolto una proposta che sconvolgeva la sua esistenza: lo ha chiamato all'impresa di essere pescatore di uomini.
Ma se è vero che Pietro viene chiamato a una grande impresa, egli coglie che c'è qualcosa di più che va oltre: è condividere da vicino la sua vita come amico. La chiamata si precisa come vocazione a un modo di essere, di stare con Gesù, che è maestro.
La seconda chiamata di Pietro
Ce la raccontano i testi di Mc 8,27-29 e Mt 16,13-19. Che cosa succede nella vita di Pietro?
Egli scopre che Colui che l'ha chiamato e gli ha affidato un'impresa, che gli ha proposto amicizia, è il Figlio del Dio vero.
Questo Gesù è l'inviato di Dio, il Cristo di Dio, la sua rivelazione nella storia. Intuisce allora che lui è stato scelto da questo Dio che vive una passione d'amore per l'uomo della storia. È un'esperienza singolarissima, radice di tutte le altre: è insieme conversione, vocazione, missione. La quale ci svela che Gesù è entrato nella storia appunto per incontrare Pietro, Paolo e ciascuno di noi.
L'esperienza dell'incontro con Dio
Chiediamoci: quali sono state le situazioni in cui abbiamo colto l'iniziativa di Dio in Gesù per me? che cosa mi avvicina a questo momento misterioso dell'incontro con Gesù? quali sono le situazioni in cui mi sento chiamato per nome?
L'evangelo deve riempirci di stupore, di gioia e di gratitudine perché è amore e salvezza di Dio per me.
Le prove della vocazione di Pietro
La chiamata di Pietro non comporta solo un cammino in avanti sempre, bensì pure momenti di prove, errori, rinnegamenti.
A tale scopo serve riflettere sulle prove che Pietro ha vissuto:
- il rimprovero di Gesù a Pietro dopo la sua professione di fede,
- la triplice negazione dell'apostolo durante la passione,
- l'incontro con il Risorto sul lago di Genezaret.
Pietro sperimenta Gesù come ostacolo
Il brano (Mc 8,31.33) ci sorprende: dopo la professione che Gesù è il Cristo, Pietro dimostra di non avere ancora compreso che il Cristo doveva patire. Certamente vive una prova forte, sperimentando Gesù come ostacolo. Forse si sente deluso, forse se ne chiede il perché. La vocazione si oscura e le motivazioni si intiepidiscono. Pietro però non si allontana, continua a seguire il suo Maestro, Colui che gli aveva dato la sua identità di pescatore d'uomini. La prova non è rottura.
Gesù diventa per Pietro un estraneo
Gesù è condotto davanti al sinedrio (Mc 14, 66-72). Le negazioni di Pietro dicono che questa seconda prova è radicale: Gesù è diventato per lui un estraneo.
Pietro vive l'esperienza umana del peccato e della debolezza. Il cammino dell'uomo del resto è intriso di lotta contro il male. E non è possibile percorrere una via di vocazione senza partecipare all'esperienza della fragilità e del tradimento.
Il Vangelo ci fa conoscere i momenti difficili dei discepoli perché ci confrontiamo, perché comprendiamo che nel viaggio verso la maturazione della fede e della vocazione si attraversano momenti di luce e di ombre, di gioia e di dubbio.
Gesù ridà fiducia a Pietro
Interroghiamo Pietro sul suo incontro con Gesù al lago di Tiberiade, dopo la risurrezione (Gv 21, 4-19).
È una delle più belle pagine del vangelo, il cui messaggio si può sintetizzare così: Gesù ridà fiducia al suo apostolo.
C'è una finezza sublime nell'incontro: Gesù non rinfaccia o rimprovera, non fa sentire in colpa o non fa finta di nulla. Gesù agisce rimettendo in moto le forze più profonde di Pietro, quell'entusiasmo che lo aveva spinto a seguire subito Gesù, quell'amore che aveva espresso in tante occasioni. Così Gesù restituisce Pietro alla sua verità, raggiunge quel punto che sta sotto le nostre debolezze, perché ci scopriamo amati da Dio, destinati alla vita in pienezza.
È questo il punto in cui si inserisce la nostra vocazione. Finché uno non raggiunge questa profondità, la sua vocazione rimane debole. Occorre che l'acqua zampilli dalla sorgente dell'amore.
È dunque una esperienza di un amore grande che interpella Pietro, facendo sgorgare i dinamismi più veri del cuore.
Pietro, sai quello che vuoi?
La riflessione su Pietro ci ha mostrato che esiste una relazione inscindibile tra la fede in Dio e la sequela di Gesù. Chi è chiamato, infatti, si dispone a programmare la propria vita secondo il progetto di Dio. Ora vogliamo conoscere meglio l'esperienza quotidiana di Pietro, perché sono tre gli elementi che costituiscono, per così dire, la nostra personalità: la vocazione alla fede come chiamata fondamentale, battesimale; la vocazione a una forma specifica di sequela; la vocazione alla santità, cioè a un certo stile di vita quotidiana.
Il peccato è dentro di noi
Mc 7,17-23 toglie al male il carattere della fatalità e rende così possibile la liberazione dell'uomo. Gesù insegna che quanto è impuro viene dal cuore, dalle intenzioni: l'uomo è cattivo dunque per ciò che sceglie e vuole.
La stoltezza, la superbia, la gelosia posseggono le loro radici nel cuore. E se questo ci fa conoscere la nostra lontananza dallo stile di vita di Gesù, ci fa però anche comprendere che il riconoscere la vostra inadeguatezza è il solo modo per farci guarire e liberare da Lui.
Vigilare nella prova per resistere al nemico
In 1 Pt 5,6-10 Pietro ci offre la seconda ammonizione, che ci fa cogliere l'uomo nella sua profonda verità: c'è un nemico reale che ci insidia continuamente. Ci sono nel mondo forze che cercano di rovinare l'uomo, di deprivarlo del meglio, e che trovano espressione in forme di degenerazione e assurdità umane.
Perciò è assolutamente necessaria la vigilanza, che si esprime nella preghiera, nel riconoscere le proprie debolezze, nel consegnarsi a Dio, nel porsi nella visione di fede.
La fraternità e l'amicizia
Abbiamo considerato taluni pericoli, ora ci soffermiamo su valori che sostengono la vocazione.
1 Pt 3,8-9 rivela la grande conoscenza che Pietro ha del cuore umano: egli invita ad essere uniti negli intenti, nei pensieri, nei sentimenti. Ciò significa che la comunità cristiana trova la sua unità attorno al Signore e nella fraternità. A questo serve l'ammonimento ad amarsi sinceramente come fratelli, intensamente, di vero cuore. Si abbia la capacità interiore all'accoglienza e alla solidarietà.
La preparazione della mente
In 1 Pt 1,13 troviamo il tema del «preparate la vostra mente all'azione». Per Pietro è indispensabile la preparazione della mente dell'uomo che agisce da strumento orientativo dell'esperienza. Senza il lavoro della mente l'uomo si smarrisce nel dedalo delle idee e delle proposte e ne esce disorientato o impaurito, se non conquistato o scettico. L'apostolo è chiamato a proclamare l'evangelo in un mondo segnato da differenti mentalità, da messaggi contrapposti, da visioni contraddittorie, che chiedono una grande intelligenza delle situazioni.
Mentre prepara il cuore, il cristiano non può trascurare la mente, specie nella società della comunicazione e della cultura di oggi.
Pietro: la vocazione e l'eucaristia
Stando ai testi Mc 14,22-31 e Gv 13,1-8, Pietro non ha compreso a fondo il senso dell'eucaristia.
Ha fatto fatica a capire che l'eucaristia è accoglienza, accoglienza del sacrificio di Cristo che muore in croce per me, mettendo invece in evidenza quanto poteva assicurare lui.
Anche durante la lavanda dei piedi Pietro non riesce a capire, rifiutando il gesto di Gesù: un servizio così umile non è degno del Maestro, non accettando che Dio sia il primo a servire.
Simili fatiche ci insegnano come sia difficile entrare davvero nel cuore del mistero eucaristico. Facciamo qualche passo.
Eucaristia e vocazione alla fede
Come entra l'eucaristia nella vocazione battesimale?
Pietro risponde che con l'eucaristia, con la fatica di comprenderla, ci viene rammentato costantemente che è Dio a svelarsi all'uomo, non è l'uomo che scopre il Padre.
L'eucaristia e la vita di fede vanno di pari passo: una seria vita di fede ci porta all'eucaristia, che viene veramente vissuta solo dilatando la vita di fede.
Eucaristia e vocazione personale storica
Nella dinamica della sua fede, il cristiano si chiede: come e dove posso servire il Signore?
La risposta ce la dà l'eucaristia: la nostra vocazione storica non coincide con l'autorealizzazione, bensì si completa nell'essere in Cristo, dono per gli altri.
Risposta alla vocazione è risposta alla chiamata del Signore crocifisso per me, alla chiamata di Colui che si fa mangiare, che si dà in cibo, che si mette a disposizione.
L'eucaristia è il luogo teologico della disponibilità totale.
Eucaristia e vocazione alla santità
Che cosa ci insegna l'eucaristia circa lo stile di vita quotidiano? Ci ricorda due verità.
La prima è che siamo alla sequela di Gesù e quindi possiamo divenire santi.
Ciò che oggi vivo nella mia quotidianità è il Regno di Dio dentro di me e, prendendone coscienza, siamo condotti alla pienezza di vita, alla santità.
L'eucaristia che riceviamo ci assicura che la nostra vita è santa, non è perduta, anzi è grande davanti a Dio.
La seconda è che facendo l'eucaristia noi cresciamo come una cosa sola, il corpo mistico di Cristo.
Nell'eucaristia partecipiamo alle sofferenze e alle gioie, alle speranze e alle delusioni di tutta la comunità degli uomini.
L'eucaristia crea in noi la coscienza di essere parte di una realtà di comunione che fonda la nostra identità personale.
Il cammino di Pietro come simbolo di ogni cammino umano
La figura di Pietro ci ha permesso di comprendere come il suo cammino sia il cammino di ogni uomo nella storia.
In quanto cercatore di Dio, l'uomo è chiamato alla fede, e nel suo tentativo di risposta, sperimenta dubbi e difficoltà. Ma egli è anche chiamato a esprimersi in modo particolare nella storia: è la scelta di una vocazione specifica, radicata nel dono del battesimo e della confermazione.
Tale partecipazione all'esistenza di .Gesù esige uno stile di vita conforme all'evangelo, allo spirito delle beatitudini: è la chiamata alla santità di vita.
Ciò vale anche per la Chiesa nella sua realtà totale.
Così il cammino di Pietro è il simbolo del cammino di ogni uomo e dell'umanità verso il Regno.