(NPG 1988-07-56)
Alcune premesse introduttive.
- Fin dall'inizio don Bosco è andato a cercare giovani poveri non solo dal punto di vista sociale e culturale, ma anche religioso. È a loro che ha voluto rivolgersi per «scommettere» sulla possibilità di una via alla religiosità (e alla spiritualità) praticabile anche da loro.
- Leggere la «situazione giovanile» con il cuore di don Bosco sollecita anche a interrogarsi sulla religiosità dei giovani, cioè sulla presenza nei giovani d'oggi di domande giovanili e sulla possibilità di tracciare un cammino che dalle loro originali domande religiose arrivi all'incontro esplicito con il Dio di Gesù e con il suo Regno.
- Leggere la situazione religiosa in stile salesiano è un'opera complessa perché la stessa «religiosità» del tempo di don Bosco è oggi messa in discussione dalla cultura della secolarizzazione. Ne nasce un disagio profondo, vissuto soprattutto, dai salesiani più legati alla religiosità tradizionale, di fronte all'immagine di irreligiosità che molti giovani tendono a dare di se stessi.
- Ecco dunque una grande sfida «salesiana»: scommettere sulla religiosità dei giovani poveri oggi e ricercare con loro un cammino di evangelizzazione che, mentre permette a loro di alimentare domande religiose radicate nella cultura attuale, li abiliti a una «scelta di fede» significativa per la loro esperienza e capace di incarnarsi in nuove pratiche e simboli religiosi.
OBIETTIVI
Questa seconda traccia vuole aiutare educatori e giovani a riflettere sulla dimensione religiosa della vita, così come la vivono i giovani oggi, pur fra tante ambivalenze.
Ecco dunque alcuni obiettivi.
1. Abilitare anzitutto a riflettere in termini nuovi sulla religiosità e sulla sua evoluzione, perché la scomparsa della religiosità tradizionale non sia vista e vissuta come morte di ogni religiosità.
2. Abilitare a scorgere la religiosità collocandosi dalla parte di chi attarda il cammino religioso o vi si affatica pur opportunamente aiutato, piuttosto che dalla parte di chi vive già una religiosità matura, facilmente significativa per altre generazioni che non quelle giovanili attuali.
3. Abilitare a scoprire la religiosità non come zona a parte, esperienza fra altre esperienze, ma come dimensione ultima e profonda di tutte le esperienze quotidiane, per arrivare così ad un atteggiamento diverso verso tutto quello che si vive.
4. Abilitare a farsi carico della «sofferenza» di chi ha interiorizzato una profonda fede cristiana e trova difficile offrirla alle nuove generazioni, come risposta alle loro domande religiose e come provocazione ad una esperienza religiosa nuova ispirata a Gesù e alla sua passione per la causa del Regno di Dio come pienezza di vita fra gli uomini.
TRACCIA Dl RIFLESSIONE E RICERCA: UNA SOCIETA' IRRELIGIOSA?
Premessa: chiarificazione di quattro termini: sacro (ciò su cui, malgrado i suoi tentativi di conquista, l'uomo non ha presa e rimanda a un qualcosa che non riesce a «nominare»); religioso («ciò che non ha nome» comincia ad essere designato ed essere soggetto di un «progetto salvifico»); religione (riconoscimento personale e comunitario di una «interpretazione» religiosa vissuta in «istituzioni»); fede cristiana (messaggio evangelico che illumina il religioso e si incarna in una religione).
Non si può separare la religiosità giovanile dalle condizioni più generali della religiosità oggi.
Società complessa e problema religioso
Vediamo alcune caratteristiche, alla luce dei grandi processi sociali e culturali in atto, ricondotti all'avanzare di in una società complessa e postindustriale. Sono facilmente identificabili alcuni riflessi della società complessa sulla religiosità e, più da vicino, sui processi di socializzazione religiosa. Possono essere riassunti nell'«avanzamento della secolarizzazione», intesa come:
- privatizzazione del discorso religioso;
- marginalizzazione delle istituzioni religiose: dalla chiesa alle sue leggi.
Si assiste, anzitutto, a una relativizzazione dei significati religiosi della vita nel quadro di una più generale relativizzazione dei valori.
Il discorso religioso non è più al vertice della cultura trasmessa. Oggi si diventa religiosi per scelta personale.
L'educazione religiosa, poi, è lasciata ad una istituzione posta ai margini della vita sociale, rilevante solo nella sfera della vita personale. La conseguenza è una iposocializzazione religiosa delle nuove generazioni:
- in termini quantitativi: sempre meno giovani vengono educati religiosamente (situazione di «lontananza»).
- in termini qualitativi: la religiosità diventa un fattore periferico nella costruzione di sé e della società.
Società postindustriale e problema religioso
Anche se la società postindustriale suscita bisogni postmaterialistici, non è detto che questi siano religiosi.
Di fatto vengono privilegiati bisogni di autorealizzazione immediata, più che bisogni legati al senso della vita. Il riferimento prevalente è quello dello «star bene», anzi dello «star meglio»: sicurezza materiale, denaro, salute.
Scarsi i riferimenti ai valori dell'etica e della religiosità.
Più da vicino si osserva una non rilevanza di ogni discorso religioso.
Lasciar perdere il discorso religioso diventa condizione generale essenziale di modernità postindustriale.
L'unica possibilità religiosa sembra data da un atteggiamento di critica radicale verso le contraddizioni di una simile società.
I giovani sentono un forte conflitto tra due modelli di vita opposti:
- da una parte sta l'esigenza forte della fede e dell'etica cristiana;
- dall'altra sta il messaggio più «moderno» dei valori della società postindustriale.
La pressione sociale è per il secondo modello. Il primo è marginalizzato e ridotto al piano delle scelte private, irrilevante per le grandi scelte (famiglia, lavoro, vita sociale, tempo libero).
Alla marginalizzazione del religioso sembra dare una mano un atteggiamento isolazionista da parte della chiesa: si educa a vivere sulla difensiva, a guardare l'oggi con rifiuto o sospetto, a vivere con una mentalità di assedio, ad accettare la schizofrenia fra vita privata e vita pubblica.
La conclusione sembra: per essere cristiani occorre uscire dal nostro tempo. Occorre essere «devianti», emarginati in periferiche «riserve» della società e della cultura.
RICERCA Dl UN PUNTO Dl VISTA EDUCATIVO: LA SCOMMESSA SUL «RELIGIOSO SOMMERSO»
Se questo è un quadro descrittivo, tutto da verificare, si deve forse concludere che siamo in una società irreligiosa e che i giovani sono «condannati» alla irreligiosità?
L'ottica educativa di lettura della situazione religiosa impone delle riflessioni ulteriori. Pur senza negare i dati presentati, essa porta a guardarli in modo «ottimista», cioè scommettendo sulle forze di bene e sull'azione dello Spirito, sul futuro della religiosità e sulla possibilità di essere religiosi rimanendo nel nostro tempo e dunque figli di un società complessa e postindustriale.
La secolarizzazione come sfida ad una crescita autentica religiosa
L'ottimismo educativo applicato all'interpretazione dell'evoluzione religiosa oggi, può esplicitarsi in tre «scommesse».
Prima scommessa
Al di là di quanto si dice, una società complessa e postindustriale con i suoi effetti secolarizzanti non rigetta, neppure lontanamente, ciò che si intende per religioso.
La secolarizzazione è, in effetti, un fenomeno ambivalente. Segna la grande e positiva invasione della razionalità umana in tutti gli ambiti di vita.
Implica un ripensamento globale «alla luce della ragione»...
Certo c'è il rischio di una concezione ingenuamente razionalista della vita: la ragione pretende di abbracciare e risolvere tutti i problemi. La ragione si proclama capace di dare «salvezza» a tutti e a tutto.
In realtà la ragione non può abbracciare tutto. Molti ambiti della vita personale e collettiva sfuggono alle logiche della ragione, scienza, tecnologia, programmazione.
Quella attuale, in ogni caso, è una società che sta attuando un cambiamento radicale di ogni sfera della vita personale e collettiva che non è «contro» la religione, ma che coinvolge la stessa religione. Una società che si propone come finalità la «trasformazione» non lascia intatto nulla. Anche il rapporto con il religioso.
Seconda scommessa
In questa società, se non si rigetta il religioso, viene a modificarsi grandemente il rapporto dell'uomo con il religioso, le rappresentazioni che se ne hanno, le modalità di appartenenza alla chiesa, la possibilità di esprimersi in «pratiche religiose», lo stile complessivo di viverle.
Il religioso viene contestato dalla ragione. Decadono alcuni grandi riferimenti a cui si appoggiava la ragione: contestazione dell'autorità e della tradizione, del passato come sorgente di leggi ingiudicabili e obbliganti, delle istituzioni come depositarie di valori assoluti...
Conseguenza: invece di cercare e trovare il senso dell'esistenza in strutture ed istituzioni capaci di offrirlo, il singolo si rifà a se stesso e alla «sua» ricerca personale.
Risulta, però, un compito difficile in una società frazionata, che separa le varie sfere della vita facendo del religioso un ambito a parte rispetto a tutto il resto. Il religioso, magari riconosciuto, è ritenuto incompetente rispetto ai vari problemi della vita. Essere religioso è qualcosa di valido in sé, ma «inutile» per il resto.
D'altra parte il religioso stesso tende a difendersi «separandosi» dal resto. La religiosità, in questo caso, tende a persistere in forme sacrali degradate (pratiche magiche) o nell'adesione vaga a forze dell'al di là.
Ma modernità non vuol dire affatto scomparsa del religioso o sua degradazione.
Ecco dunque la seconda scommessa: la religiosità autentica non è scomparsa, ma si è modificata al punto che sembra nascosta e non si sa più dove rintracciarla. Tanto più che spesso, essa non sembra esprimersi nelle pratiche religiose tradizionali (appartenere a una chiesa, andare a messa, osservare leggi divine, obbedire a un'autorità religiosa...).
La religiosità oggi va essenzialmente cercata nel modo complessivo con cui il soggetto si rapporta alla esistenza, alla ricerca di un suo senso profondo. Da questo punto di vista la ricerca è ben più vasta che non la chiesa e i suoi confini.
La religiosità in una società complessa si esprime, come ricerca soggettiva, in mille rivoli connotati da povertà, degradi e ambivalenze.
Terza scommessa
Per la natura stessa di una società diversificata, lottizzata e divisa in compartimenti, il rapporto con il religioso si diffrange, si singolarizza fino a cercare nuovi percorsi religiosi.
Ecco la terza scommessa: è possibile un nuovo cammino di evangelizzazione che faccia incontrare la ricerca o domanda religiosa con la proposta di fede evangelica.
Il problema che si pone è il seguente: se è vero che di per sé la società moderna non svuota il religioso e che essa trasforma profondamente le modalità del suo presentarsi e dell'adesione che esso richiede, quale evangelizzazione ipotizzare? E la diversificazione della domanda religiosa come va riconosciuta e affrontata?
Sono da ipotizzare diverse domande di evangelizzazione. Alcune saranno più tradizionali ed esplicite, altre più imprevedibili ed inespresse.
La scommessa educativa: in tutti i giovani, anche i più poveri di richieste religiose, sono nascoste, magari solo come germe, autentiche domande religiose. Esse vanno accettate, aiutate a crescere, «trattate» in modo diversificato. La scommessa: un cammino di evangelizzazione per giovani che hanno domande religiose non tradizionali, ma spesso né le esprimono né ne sono direttamente consapevoli.
MA I GIOVANI HANNO DOMANDE RELIGIOSE?
Non parliamo ancora di fede cristiana, che è data dall'incontro tra domanda religiosa e proposta evangelica. Ci chiediamo soltanto se nei giovani d'oggi, in particolare quelli meno «praticanti», è presente una qualche domanda religiosa.
Quando una domanda è religiosa
La vita pone domande a livelli diversi, da immaginare come approfondimenti successivi o come nuovi punti di vista sulla vita nella sua profondità.
In qualche modo si tratta di domande «interne» le une alle altre e non di domande diverse.
Si può distinguere tra:
- domande di etica: sono relative al «che fare» e «come fare» sulla base di valori e norme;
- domande di senso: sono relative al «perché fare», cioè al fondamento o alla direzione di base che ha la vita e alla «soddisfazione» intima del soggetto che si inserisce in tale cammino e ne riconosce il «fondamento»;
- domande religiose: sono domande sulla vita nel suo svolgersi quotidiano che assumono interrogativi e risposte sul piano dell'etica e del senso e li «orientano» consapevolmente verso un trascendente, «altro» da ciò che è umano, nella comunicazione con il quale la vita si compie nella sua totalità.
Quella religiosa non è domanda su Dio, ma sulla vita. Non è bisogno di Dio, ma bisogno di vita nel suo senso più intimo. E religiosa quella domanda che si fa carico del bisogno intimo di vita aprendosi come «invocazione», almeno implicita, al trascendente.
La domanda di vita luogo di domanda religiosa
Esistono domande religiose tra i giovani? La scommessa salesiana afferma di sì.
Ma dove rintracciarle?
Le domande religiose dei giovani vanno rintracciate «dentro» la loro sofferta domanda di vita, più che nei loro discorsi su Dio e la religione, nella loro richiesta di pratiche religiose. La loro religiosità, spesso in modo povero e ambiguo, va rintracciata dentro il loro modo di «affrontare» la vita quotidiana.
Ora, agli occhi di molti, la domanda giovanile di vita sta insabbiandosi (rassegnazione, privatismo, compensazioni facili, non-senso...). Ma allora: crisi di domanda di vita = crisi di religiosità?
Per molti versi sembra di sì.
È possibile fare, tuttavia, una ulteriore affermazione: è possibile e doveroso «leggere» la domanda di vita dei giovani, così come essa si presenta in quanto «domanda di educazione». Anche se la domanda di vita sembra soffocata, il carisma salesiano scommette su una diffusa, sofferta e silenziosa domanda di educazione al cui interno si nasconde la domanda di vita e la stessa domanda religiosa.
Questo non lo si coglie se non in un'ottica salesiana.
I giovani cercano soffrendo una relazione educativa, una presenza adulta liberante alla ricerca della gioia di vivere e della capacità di sperare, per ritrovare un protagonismo attivo e critico sull'esistente. La domanda di relazione educativa si fa «invocazione» di un cambiamento complessivo che al suo interno contiene una intensa domanda di quella «rigenerazione» religiosa che trova nel Vangelo una risposta impensata e straordinaria.
Quale domanda religiosa nei giovani oggi
È possibile chiedersi più da vicino quali siano le modalità, anche se povere e silenziose, attraverso cui la ricerca religiosa si fa strada tra i giovani.
Si può scandagliare la domanda di vita e la domanda di educazione per cogliervi un qualche anelito religioso?
Va anche chiarita una «tipologia» di domande religiose tra i giovani:
- alcuni hanno domande sul versante di bisogni religiosi sacrali, securizzanti, magici;
- altri hanno domande esplicite di religiosità e di fede evangelica;
- altri ancora non manifestano domande religiose esplicite, ma le si può intuire nel loro modo di vivere.
Si può dire che in alcuni la domanda religiosa è del tutto soffocata e spenta?
QUALI PERCORSI GIOVANILI PER ALIMENTARE LA DOMANDA RELIGIOSA E APRIRSI ALLA FEDE CRISTIANA?
Parlare di «percorsi giovanili» non è immaginare i giovani a camminare da soli. Da quanto detto in precedenza, in effetti, si può forse concludere che per molti giovani, se non vengono a trovarsi in una accoglienza gratuita e provocante, in una relazione educativa che li sollecita a scandagliare le loro domande, è difficile alimentare una domanda religiosa esplicita capace di aprirsi alla «invocazione» della salvezza di Dio e aprirsi consapevolmente all'annuncio evangelico. La grande sfida «educativa» è, allora, sul percorso di consolidamento ed esplicitazione dell'anelito religioso nascosto dentro una sofferta (povera) domanda di vita e dentro la stessa domanda di educazione. Da dove parte un cammino religioso per giovani «poveri» di domande religiose tradizionali e, forse, anche di domanda di vita? Una risposta è già stata intravista: dalla disponibilità ad un cammino e a una relazione educativa. A partire da questo, quali le tappe?
Le principali sono tre:
- il consolidamento della domanda educativa in «domanda di vita» sempre più appassionata e consapevole ed in «invocazione» di una relazione con Dio che assuma e trasformi la domanda di vita in decisione di «amare la vita»;
- la «proposta» esplicita della fede evangelica, la quale non è riconducibile alla ricerca religiosa umana ma si radica in un evento storico (l'incarnazione di Dio in Gesù di Nazareth nella sua lotta per la causa del Regno) che assume e trasforma la stessa ricerca religiosa;
- l'apprendimento a «vivere evangelicamente» una volta che personalmente si è compiuta una scelta di fede, fino a «inventare» un nuovo stile di vita cristiana (= una nuova spiritualità).
Le tre tappe sono ulteriormente articolabili, individuando problemi interni ad ognuna di esse. Nel passaggio dalla domanda di vita-educazione alla domanda religiosa, fino a elaborare un nuovo stile di vita cristiana, vanno affrontati numerosi ostacoli e problemi.
Essi possono essere raccolti attorno alle tre tappe.
Alcuni esempi, per avviare una ricerca:
- diventare religiosi e credenti è perdere la libertà di uomo? Ma Dio non è un qualcosa che l'uomo si inventa perché ha paura della sconfitta, del futuro e della morte?
- davvero Gesù Cristo è Incarnazione di Dio? Davvero egli è risorto? E, se è risorto, che ha a che fare con noi oggi? Il cristianesimo è l'«unica» vera religione o tutte le religioni si equivalgono? E come si fa a scegliere di essere cristiani: è un dono di Dio o una scelta dell'uomo?
- credere in Dio e in Gesù sì, ma cosa c'entra la chiesa? La fede risponde al senso della vita, ma cosa c'entra con le scelte di vita quotidiana? Dio lo si incontra dappertutto: perché pregare e andare a messa?
Condizioni educative
C'è un modo educativo di accompagnare i giovani nella loro ricerca religiosa e nel cammino verso la fede cristiana? In altre parole come accompagnare i giovani nel cammino di fede?
- La ricerca religiosa e di fede come consolidamento di un atteggiamento di profondo amore alla vita.
La «concretezza» educativa in qualche modo esalta il servizio che la religiosità e la fede rendono alla responsabilità nell'affrontare la vita.
Come si può esprimere tutto questo? Cosa significa concretamente «amore alla vita»?
- Il rispetto per il seme che cresce.
La «fiducia nelle forze» di bene conduce a guardare con rispetto il livello di ricerca religiosa e di fede di ognuno. Ad ogni livello offre una adeguata provocazione per crescere.
- Un Vangelo proposto come «Vangelo del Regno della vita».
L'intuizione che «felicità è servire Dio» porta a proclamare un «vangelo del Regno della vita», cioè ad annunciare il Vangelo come «avvento» della pienezza di vita e come invito rivolto a tutti a partecipare attivamente all'avvento del Regno.
- La «paternità» evangelica.
Percorrere un cammino religioso, oggi più che mai, è faticoso per i giovani. L'educatore, mentre è «rispettoso», ritrova l'autorevolezza di chi è «padre» e sollecita con coraggio e insistenza a non arrendersi.
In questo aiuto non si sostituisce ai giovani, ma li aiuta ad un «protagonismo» che fa assumere in prima persona il proprio cammino.
- La «fantasia» dell'inventare il cristiano.
Come debba vivere il cristiano oggi non è detto da alcuna parte, se non negli «atteggiamenti fondamentali» di fede, speranza e carità e nei grandi orientamenti etici. Ma resta un grande lavoro da fare: inventare (alla luce dell'esistente e mai del tutto da capo) il giovane credente del Duemila. In questa direzione si parla di «inventare» la spiritualità giovanile e, prima ancora, di riscrivere il Vangelo (le beatitudini).
- L'immersione in una comunità di credenti.
Nello stile educativo prima si fa toccare con mano cosa è credere, e poi vi si riflette sopra per «decidersi» a credere. In concreto i giovani vengono immersi in un «clima di famiglia» che si ispira ed educa alla fede e si propongono loro esperienze che, entro certi limiti, sono sempre «oltre» il cammino già percorso per sollecitare a compiere un passo avanti.