Giovani in ricerca
Riflessioni in musica
Alessandra Augelli - Giustina Colella
La musica è insieme di note e silenzi. E la vita è uno spartito aperto, su creare una melodia unica servendosi di tutte le tonalità; un testo che sia in armonia e in risonanza con tutto ciò che ci circonda. L’uso della musica nei percorsi formativi valorizza la profondità della parola, ma anche la sua forza evocativa e performativa dovuta proprio all’intreccio col suono. D'altra parte sono proprio questi i bisogni e i vissuti dei giovani, dei nostri giovani.
I brani che proponiamo vogliono aprire uno spazio di riflessione ma anche offrire un tempo quieto per ascoltarsi e ascoltare con piacevolezza e divertimento. Il desiderio di dare senso a ciò che si vive, la volontà di spendersi in questa ricerca e la speranza di coglierlo nei piccoli e grandi momenti della vita costituiscono il filo rosso di questo breve, ma intenso percorso.
Gli educatori sapranno cogliere in quanto segue (e in quanto la loro competenza e pratica vorrà suggerire) spunti educativi quotidiani e di gruppo.
Buon ascolto (e buon lavoro)!
La vita come ricerca
“Il negozio di antiquariato” di Niccolò Fabi (La Cura Del Tempo, 2003)
Essere giovani vuol dire essere in ricerca, con lo sguardo dello stupore piuttosto che del disincanto. E’ una ricerca attenta e scrupolosa, vissuta nella consapevolezza che “ogni acquisto ha il suo luogo giusto e non tutte le strade sono un percorso”. Lungo il cammino occorre avere il coraggio di avventurarsi negli “anfratti”, nelle periferie dell’esistenza, perché spesso si nascondono le cose più preziose, ma anche avere la capacità di guardare con meraviglia ciò che è vicino e che si dà per scontato. Il vero tesoro però non è una conquista transitoria; esso ci chiede di fare un salto in quella realtà “invisibile agli occhi”, dove si nasconde ciò che è essenziale e necessario alla crescita umana. L’ascolto dei bisogni veri e la capacità di arginare il più possibile i condizionamenti esterni sarà il primo passo per orientare la ricerca in modo autentico e direzionare i passi nella giusta direzione.
E’ soltanto l’amore, la cura della relazione che permette di avere premura e attenzione nella ricerca, senza impazienza e indifferenza: “le più lunghe passeggiate le più bianche nevicate e le parole che ti scrivo non so dove l'ho comprate di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta ». Cercare ciò che si desidera rende pregiata l’attesa. L’attesa non è un nemico da annientare, ma valore aggiunto che ci accompagna e ci fa assaporare le conquiste autentiche: “l’argento sai si beve, ma l’oro si aspetta”.
Rispondere “presente”
“Ora” di Lorenzo Jovanotti (Ora, 2011)
Il tempo della vita spesso si arresta di fronte agli svariati “dicono” e alle false verità che ci si costruisce. Il “si dice” impersonale e neutro diventa la barriera dietro cui si smorza ogni slancio e progettualità. Così la paura di essere delusi, di rimanere frustrati, di essere mortificati può indebolire il desiderio di amare, l’apertura all’eternità, la creatività dell’oltre. “Sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione per non farlo più”: occorre iniziare a dubitare di queste forme di giustificazione e di difesa e coltivare la consapevolezza che non c’è cura che non vinca la sfida col destino, non c’è schema che non possa essere de-costruito, non c’è realtà che non possa essere ri-scritta, ri-vissuta. “Non c'è montagna più alta di quella che non scalerò non c'è scommessa più persa di quella che non giocherò”. A fare la differenza è la forza e il coraggio di affrontare la realtà e avviarsi ad oltrepassarla. Solo l’attraversamento è luogo di fecondità e nuova creazione. La vittoria è di chi accoglie la fatica della scalata, a prescindere da dove arriverà. La conquista sta nel mettersi in gioco e accettare il rischio che ogni scelta di vita comporta, pur non essendo sicuri dell’esito. Dinanzi all’esistenza che interroga e convoca non si può rimandare o chiedere ad altri facili soluzioni. “Presente!” “Ci sono!” “Ora!” sono le risposte di un’esistenza che viaggia verso l’autenticità.
E' questione di "senso"
“Un senso” di Vasco Rossi (Buoni o cattivi, 2004)
Dice Alda Merini: “La vita non ha senso. Anzi è la vita che ci dà un senso sempre che noi la lasciamo parlare”. La ricerca di senso nella nostra vita si delinea come lo spazio della memoria, della riflessività, dell’incontro fra istinto e ragione, l’una per darne il colore, l’altra la forma. In una realtà che sempre più lascia spazio al nichilismo e al vuoto occorre rinforzare la speranza e la volontà di continuare a cercare. L’assenza si attraversa solo con la spinta a “voler trovare un senso a questa vita”, anche quando tutto sembra insignificante e quando ogni cosa parla di “follia”. La consapevolezza che “un domani che arriverà lo stesso” non può essere semplice accondiscendenza di una circolarità che si ripete, di una routine che si ripropone, ma di una fiducia in una ricerca sempre più tenace e in nuove possibilità di comprensione. Il domani è la scommessa su cui costruire e progettare: “Voglio trovare un senso a tante cose” significa gustare la vita in profondità , toccare la vita nel suo essere mistero e unicità, odorare la vita nelle scelte e nelle relazioni con gli altri, vedere la vita negli incontri e nelle scoperte, ascoltare la vita nelle parole e nei silenzi! Nella circolarità tra il plurale e il Singolare, tra i sensi e il Senso si snoda la trama della vita e l’instancabile ricerca di pienezza.
Uno sguardo in sincerità
“Imparare dal vento” di Tiromancino (Illusioni Parallele, 2004)
Il primo passo per cogliere la profondità della vita è togliersi le maschere e dare spazio alle domande, all’inquietudine feconda, all’angoscia che spinge ad essere se stessi. Riconoscere il vuoto che si presenta quando “in un istante, tutto il resto diventa invisibile, privo di senso e irraggiungibile” è ciò che permette di ascoltare la voce della consapevolezza e del cambiamento. Respirare a pieni polmoni, saper cadere bene, ripercorrere alcune strade con pazienza diventano apprendimenti vitali da rafforzare stando a diretto contatto con l’esperienza e con le realtà circostanti. Diversi modi attraverso cui ci sottraiamo alla vita: la fuga, l’indugio, la non scelta, le aspettative sempre crescenti. Quando ci fermiamo a pensare avvertiamo le incoerenze del nostro essere e sentiamo l’anelito a tempi più umani e la nostalgia di tener fede alle proprie scelte, anche se faticose.
Una costante tensione alla verità
“Sornione” di Daniele Silvestri (S.C.O.T.C.H., 2011)
L’ambiguità sembra essere il manifesto dell’attualità: un mondo in cui si fatica a trovare trasparenza, dove “non è prevista l'onestà. e va di moda la sincerità ma solo quando è urlata alla televisione!”. La ricerca di senso è intrecciata alla tensione alla verità. C’è un sorriso sornione che appaga falsamente gli altri e c’è un sorriso autentico che non fa chiudere gli occhi, ma che si apre al mondo, anche quando sembra che nulla tocchi.
La verità la si cerca errando: circumnavigando le situazioni, rivedendole continuamente, ritornandoci per guardarle da diverse prospettive. E lo sguardo sull’altrove diviene momento per abbeverarsi ad altre fonti, per accogliere lo spiazzamento.
Il rispetto delle regole della vita è la condizione per ricevere e dare amore, per offrire e accettare il sostegno, pur correndo il rischio di andare incontro alla sofferenza, alla ribellione, all’odio.
A domandarti come stai si corre sempre un certo rischio. Il rischio che risponderai e questo normalmente sai, non è previsto! Dare risposte ed entrare in relazione con l’altro è l’imprevisto che permette di costruire, è l’impensato che spazza via tutte le formule di facciata ed esige presenza.