Intervista a César Franco *
(NPG 2011-05-16)
Domanda. Siamo ormai in dirittura di arrivo con la GMG di Madrid. Lei ne ha curato l’organizzazione e certamente anche la preparazione spirituale. Può ricordarci gli obiettivi pastorali delle GMG?
Risposta. Non sto a richiamare la storia delle GMG e la generale organizzazione, ormai ben conosciute. Più importante è ovviamente richiamare sempre l’obiettivo di fondo, che è quello di permettere ai giovani partecipanti l’incontro con Cristo assieme a tanti altri giovani di tutto il mondo. Si tratta di vivere la comunione con Cristo e con la chiesa in un ambiente festoso, dove c’è spazio per l’ascolto della parola di Dio, la catechesi, le celebrazioni dell’Eucaristia e della riconciliazione, e la partecipazione a diversi momenti culturali, che nell’insieme danno forma a quello che è veramente un «festival» della gioventù. Il papa ha definito queste giornate come un «pellegrinaggio esteriore e interiore» e come una grande festa.
D. Il fenomeno delle GMG è diventato in un evento significativo della pastorale giovanile. Come si può mettere questo evento in relazione con la PG ordinaria?
R. È facile metterli in relazione perché gli elementi che costituiscono la Giornata sono di fatto gli stessi che compongono una autentica pastorale giovanile. In una PG ordinaria ci sono catechesi, incontri di preghiera, convivenze, feste… Tutto questo si dà in modo intenso nelle Giornate Mondiali, con la novità di viverli in comunione con giovani di tutti i Paesi del mondo. Ciò permette ai giovani di avere un’esperienza unica della cattolicità della Chiesa.
D. Non c’è dubbio che questo incontro giovanile è l’Assemblea più grande di giovani che si attua nel mondo. I giovani continuano a essere una grande speranza e una attenzione della Chiesa?
R. Non cesseranno mai di esserlo, perché la Chiesa vive con la speranza posta nelle nuove generazioni. Essi sono davvero la speranza della Chiesa, sono protagonisti del vivere quotidiano della Chiesa. È per questo che la Chiesa dedica i suoi sforzi alla PG e cerca sentieri e iniziative per l’evangelizzazione dei giovani e per integrarli nella vita della Chiesa. Succede per la Chiesa quanto capita nella società: se si voltano le spalle ai giovani il suo futuro è chiuso, bloccato. La Chiesa ha bisogno dei giovani allo stesso modo in cui i giovani hanno bisogno della Chiesa come luogo della loro piena realizzazione come persone e come cristiani.
Comunione e pellegrinaggio
D. Uno dei valori più visibili nelle GMG è la comunione, l’esperienza di una Chiesa in comunione e pellegrina in questo mondo. È quanto affascina maggiormente i giovani?
R. La comunione è certamente il nucleo più intimo della Chiesa e occorre averne sempre la massima cura. Non per nulla Gesù nell’Ultima Cena ha pregato per l’unità dei suoi, e l’ha presentata secondo il modello della comunione che c’è tra Lui e il Padre. La disunione, la divisione, la discordia sono pericoli permanenti della Chiesa, perché ci separano dall’unità voluta da Cristo.
È importante che i giovani apprendano a vivere in piena comunione con la Chiesa, che è lo stesso che vivere in piena comunione con il Cristo vivo pellegrino nel mondo. Tale comunione si mantiene quando viviamo la stessa fede senza spaccature, quando la confessiamo nella celebrazione dei sacramenti e la rendiamo manifesta nel mondo con la testimonianza della vita cristiana.
Ci sono sempre state e ci saranno sempre voci e atteggiamenti che attentano alla comunione; per questo bisogna ascoltare la parola di Gesù, come dice nella parabola del Buon Pastore, e quella dei Pastori che sono in unione con Lui. Nella Giornate Mondiali si vive questa comunione e si apprende a discernere i segni dell’unità precisamente sotto la guida del Papa che è il principio di comunione nella Chiesa.
D. Anche se molti giovani hanno già visitato la Spagna, per tanti sarà un primo incontro con la gente e la cultura spagnola. Come sarà l’accoglienza?
R. Abbiamo nel corso di questi anni di preparazione allestito al massimo l’accoglienza. Attraverso le famiglie, a cui abbiamo chiesto di aprire le loro porte ai giovani pellegrini, le parrocchie, i collegi, le residenze universitarie e le istituzioni ecclesiali, e persino (dato il tempo estivo) spazi all’aperto per chi dorme in tenda o sacco a pelo. Anche le istituzioni cittadine di Madrid e dei comuni vicini (e anche più lontani) hanno mostrato il massimo della disponibilità con collegi, palazzetti dello sport… E siccome l’accoglienza ha bisogno di volontari che la gestiscano, abbiamo coinvolto migliaia di giovani.
D. Cosa dirà il Papa a tanti giovani?
R. Lasciamo a lui la… sorpresa, ma di certo saprà toccare il cuore dei giovani, come è già successo a Colonia, a Sydney, e come Giovani Paolo II ha saputo fare precedentemente in tutte le altre occasioni. Intanto ha mandato una Lettera dal bellissimo titolo «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede (Col 2,7)», resa piacevole e familiare anche dal tono e dai suoi ricordi personali. Molto probabilmente resterà su questi temi nella Veglia e nella Celebrazione solenne… e su questi temi ci saranno le varie catechesi.
D. Perché queste giornate possano davvero essere un’esperienza di spiritualità, come prepararsi (siamo ormai alle soglie…), come vivere queste Giornate?
R. Certo, saranno giornate dense di spiritualità, e occorre prepararsi per vivere profondamente.
Intanto sia nel sito web allestito appositamente (www.madrid11.com) e disponibile in varie lingue sia in quelli di tante diocesi del mondo ci sono stati richiami e sollecitazioni di tipo catechistico su alcuni aspetti fondamentali della vita cristiano.
Per la diocesi di Madrid, come esperienza che ci tocca ancora più da vicino, abbiamo impostato un rinnovamento della PG: «credenti e missionari». Parlo dell’esperienza proposta qui in Spagna, ma di certo tante diocesi del mondo hanno fatto lo stesso, e cioè piani rinnovati di pastorale giovanile con maggior attenzione ai linguaggi e ai temi specifici della condizione giovanile e della loro esperienza di fede. Così pure le parrocchie, le congregazioni religiose, i movimenti sono invitati a partecipare a questo piano diocesano e a sviluppare quegli aspetti che li tocca più da vicino.
Non è possibile una preparazione autentica senza il voler affrontare sul serio le tematiche e le esigenze della fede, senza la celebrazione dei suoi misteri, senza la testimonianza della vita cristiana.
D. Questa esperienza può dire qualcosa a una rivista di pastorale giovanile?
R. Sì, può invitare a uno sforzo di riflessione teorica e di offerta di proposte concrete sui temi generali delle GMG e quelli specifici di questa Giornata. E raccontare le esperienze migliori che esistono nella varie realtà ecclesiali e non. Offrire nell’insieme la possibilità di una formazione pastorale che aiuti gli operatori ad avvicinarsi al mondo dei giovani, a leggere i loro bisogni profondi e a camminare con loro. Che facciano da tramite tra l’esperienza di comunione «piccola» vissuta dai giovani nei loro gruppi per aprirli all’orizzonte della comunione ecclesiale, della «cattolicità». Che apprendano a scoprire i segni della vocazione dei giovani: essere un operaio nella vigna del Signore, servitore di Cristo e degli uomini, testimone e apostolo della fede in mezzo al mondo.
Perché diventi pastorale giovanile ordinaria
D. Dopo la celebrazione della GMG i giovani tornano alla vita ordinaria. Quali saranno i buoni frutti per la Chiesa, i giovani, la pastorale giovanile?
R. Le altre esperienze hanno mostrato che i frutti ci sono, e quella di Madrid non sarà da meno. A volerle enumerare, dalla parte dei giovani:
– una rivitalizzazione della fede e della vita cristiana, un aumento delle vocazioni per il sacerdozio, la vita consacrata e il matrimonio cristiano;
– una accentuazione del carattere gioioso e festivo della fede, elemento tanto importante per la pastorale giovanile oggi;
– la crescita dell’impulso missionario, perché le Giornate non terminano con la messa finale ma si aprono al futuro, che è la missione della Chiesa;
– la conversione di giovani che avevano una fede debole e routinaria e hanno scoperto che non possono continuare a essere mediocri e superficiali, come diceva Giovanni Paolo II.
Per la pastorale giovanile: queste Giornate diventano come un modello di pastorale i cui aspetti essenziali devono essere ritradotti nella pastorale ordinaria.
Essi sono anche dei momenti storici che restano nella memoria viva della Chiesa e dei giovani come segni della grazia di Dio che passa nella nostra vita.
Per questo è importante invitare altri giovani, credenti o meno, perché Dio ci aspetta in ogni circostanza della nostra vita, in ogni incontro, celebrazione, in ogni volto amico che ci dice, come disse Lui stesso: vieni e seguimi.
* Vescovo responsabile dell’organizzazione della GMG di Madrid
(da Misión Joven settembre 2010)