C'è pecora e pecora...
Racconti di Rocco Quaglia /4
65. Il belato del lupo
Un giorno le pecore andarono dal Buon Pastore, intento a preparare il torchio per la spremitura, e gli riferirono: «Buon Pastore, tutte le notti sentiamo ululare sulla collina; ti preghiamo, vieni e scaccia quel lupo!».
«Non temete! - rispose il Buon Pastore – Per amor vostro non lo farò più ululare».
Qualche giorno dopo, le pecore ritornarono dal Buon Pastore: «Buon Pastore, è vero, ora il lupo non ulula più, però tutte le notti viene a belare proprio dietro la nostra porta e non ci fa dormire. Ti preghiamo, fallo tacere!».
Il Buon Pastore rispose: «Ecco qualcosa che non ho mai fatto, rendere muto qualcuno!».
66. Cambia il pelo ma non il vizio
Finalmente le pecore compresero il miracolo che il Buon Pastore aveva compiuto e decisero di far entrare nell’ovile Lupo Belante; decisero anche di ritornare dal Buon Pastore per ringraziarlo per il dono.
«Buon Pastore – gli dissero – siamo venute per ringraziarti del miracolo che hai compiuto per noi».
Il Buon Pastore rispose: «In verità, in verità vi dico, è facile far belare un lupo, difficile è convincerlo che non è una pecora».
67. Una croce pesante
Un giorno Scribia, vedendo Zizù portare chiodi e martello, domandò: «Zizù, cosa fai con quei chiodi e con il martello?».
Zizù rispose: «Ieri mi sono lamentato con il Buon Pastore, perché la croce che mi ha dato da portare era troppo pesante».
«E allora?» interruppe Scribia.
«Allora – concluse Zizù – lui mi ha suggerito di deporre la croce e di portare soltanto chiodi e martello».
68. «Lo zelo di Zizù»
Zizù, scorgendo il giorno dopo, il Buon Pastore camminare sulle acque esclamò: «Buon Pastore, insegna anche a me a camminare sulle acque».
Il Buon Pastore domandò: «Dimmi, perché vuoi camminare sulle acque?».
«Per venire fino a te» rispose Zizù.
«Credimi – rispose il Buon Pastore – se ti dico che ho pregato un’intera notte per camminare sulle acque e venire fino a te!».
69. A dorso di croce
Il giorno seguente, Zizù, osservando di nuovo il Buon Pastore passeggiare sulle acque, domandò: «Buon Pastore, desidero veramente venire fino a te, insegnami a camminare sulle acque».
Il Buon Pastore gli rispose: «Se non sai camminare sulle acque puoi raggiungermi nuotando».
«Ma io non so nuotare!» esclamò Zizù.
E il Buon Pastore: «Se veramente vuoi venire a me, allora deponi chiodi e martello, riprendi la tua croce, che ti porterà fino a me».
70. Un momento di crisi
Un giorno tutte le pecore erano depresse. Avevano finalmente preso coscienza che, tra tutti gli erbivori, loro erano le più sprovviste di qualità.
Le capre erano agili e abili a salire su per i monti;
gli stambecchi erano fieri della loro forza;
i cervi erano spettacolari per le maestose corna, e così via.
Il Buon Pastore cercò invano di consolarle con il suo amore.
Sempre più sconsolata, Scribia disse: «Vedi, Buon Pastore, a volte il tuo amore non ci basta; vorremmo anche noi attirare gli sguardi degli altri animali per la nostra avvenenza».
«Quando sarete nel recinto celeste sarete ammirati da tutti gli animali della terra», cercò di incoraggiare il Buon Pastore, e continuò: «Sarete pure come angeli!».
«Ecco! Questo è il punto!» concluse Scribia.
71. Mail in arrivo dal Buon Pastore
Il mattino seguente le pecore erano ancora più depresse, e non belarono le lodi al Buon Pastore. Il Buon Pastore, volendo consolarle, inviò all’ovile Pecora Mail con il rotolo delle beatitudini.
Tutte le pecore, confidando nella rivelazione di qualche loro qualità nascosta, accolsero di buon grado Pecora Mail, che cominciò subito a leggere:
«Beate voi quando vi scacceranno dagli ovili,
quando vi insulteranno e vi chiameranno “le cretine”,
quando vi malediranno
e vi perseguiteranno come ottuse».
«Ma queste non sono qualità – intervenne Scribia – queste sono disgrazie!»
«… che vi capiteranno – precisò Pecora Mail – proprio perché non avete alcuna qualità!».
72. Amare nella verità
Il terzo giorno, le pecore erano sprofondate nella disperazione più nera. Scribia consultò i rotoli del sapere, e lesse: «Il Buon Pastore ama le sue pecore nella verità».
Accompagnata da Zizù, che recava i rotoli, Scribia decise di andare a chiedere al Buon Pastore in quale modo amasse il suo gregge nella verità.
Quando giunse alla vigna, trovò il Buon Pastore, che con Converso, era intento a cantare le lodi del gregge, perché «debole, povero e soprattutto senza forma né bellezza».
Scribia fu disorientata e lo apostrofò: «Buon Pastore, tu mi confondi; dici di amarci eppure parli di noi come fossimo la spazzatura di Gerico!».
Il Buon Pastore rispose: «Non volevi sapere cosa significa amare nella verità?».
73. Belare non è segno di santità
Dopo quei giorni, le pecore decisero di chiedere al Buon Pastore il dono delle lingue; subito il Buon Pastore inviò loro Pecora Mail, che riferì: «Il Buon Pastore vi concede il dono delle lingue secondo la natura del vostro cuore».
Subito tutte le pecore cominciarono a parlare in altre lingue.
Farisella fu la prima ad aprire bocca, e si ritrovò a fischiare come un merlo indiano.
Santina non si fece attendere, e si mise a cinguettare come un uccello del paradiso.
Anche la Bianchissima iniziò a fugare come un piccione, mentre la Bianca starnazzava come un’oca del Campidoglio.
E poi fu la volta di tutte le altre: Pecorissima grugnì, Simplicia nitrì, Scribia bruì, Virginia miagolò, Zizù ragliò, e così via.
Per tutta la notte echeggiarono al cielo canti nuovi.
Il Buon Pastore venne ad ascoltare, appoggiato alla staccionata, finché non vide in un angolo sola e infreddolita Pecora Nera. Subito le domandò: «Che cosa fai qui tutta sola, Pecora Nera? Perché non sei con le altre?».
Pecora Nera rispose: «Le altre pecore mi hanno cacciato fuori, perché ero rimasta soltanto io a belare».
74. Le discendenti del gregge di Abele
Un mattino, le pecore del Buon Pastore si svegliarono con un pensiero in testa: «Come essere unite in un solo recinto».
Inviarono subito Scribia a visitare gli altri ovili per cercare l’unità.
Scribia visitò l’ovile del Bel Pastore, del Divo Pastore, del Caro Pastore, del Fido Pastore proponendo il tema: «Tutte per un recinto e un recinto per tutte».
Di ritorno dalla missione, tutte le pecore le si fecero incontro per conoscere quel che pensavano di loro negli altri ovili. Scribia riferì:
«Le pecore del Bel Pastore sostengono di non poter abbandonare il loro ovile, il cui recinto fu personalmente costruito dal loro Pastore.
Le pecore del Divo Pastore, invece, dicono che il loro recinto sorge nel pascolo lotto salmo 23, e che non possono rinunciare ai loro prati erbosi e alle loro acque tranquille per un pascolo diserbato e arido come il nostro.
Le pecore del Caro Pastore sostengono che prima di parlare di coabitazione è necessario che tutte le pecore producano almeno lo stesso tipo di lana: la loro - per intenderci - e che, neppure a dirlo, è pura lana vergine merino.
Le pecore del Fido Pastore affermano, infine, di essere le dirette discendenti delle dodici pecore del Pastore, e che le loro antenate pascolarono sulle rive del lago. Perciò senza un previo trapianto di geni nessuna mescolanza è possibile».
«E tu cosa hai detto?» domandarono le pecore con apprensione.
Scribia rispose: «Che cosa potevo rispondere? Così non ho risposto nulla! Tuttavia dovete sapere che le assi del recinto delle prime pecore ci erano state fregate personalmente dal loro Bel Pastore. Quanto poi al lotto salmo 23, l’ho visitato ed è ormai completamente inquinato. Per quanto riguarda la lana, che merito c’è ad averla merino? Ma alle ultime pecore ho detto che se loro discendevano dalle dodici noi discendevamo direttamente dagli agnelli di Abele».
E tutte le pecore esclamarono: «Amèn!».