I giovani e il futuro d’Italia

Inserito in NPG annata 2012.


Osservatorio giovani

Domenico Cravero

(NPG 2012-01-4)


Non ne parlano le cronache, non è una notizia che ha del sensazionale, eppure è un fatto che conta. In numerose città e diocesi d’Italia sono nate quest’anno “scuole di politica”, proposte e pensate specificamente per i giovani (un elenco aggiornato in www.fondazionelanza.it). Alcune di esse si ricollegano all’incontro dei movimenti ecclesiali di Todi e al dibattito che ne è seguito.
La finalità di queste è imparare ad affrontare i dilemmi e le contraddizioni di un tempo carico della complessità, di crisi radicali e di sfide inedite. Giovani e adulti si vogliono formare per essere capaci di misurarsi con i problemi della società, con i suoi conflitti e i suoi ritardi, ma anche per vivere le sue speranze e potenzialità.
Nessun integralismo, nessuna pressione lobbistica. Si vuole restare ispirati e coerenti con la fede, cercando faticosamente soluzioni efficaci, nel dialogo rispettoso con gli altri cittadini.
La politica, infatti, è l’ostinata volontà per il massimo del bene, possibilmente accessibile a tutti; è la faticosa ricerca di soluzioni sempre migliori, di fronte a problemi che riguardano concretamente la vita delle persone e che si pongono sempre in termini non solo difficili ma anche complessi. Agire da cristiani in politica significa imparare a “negoziare”, per raggiungere sintesi sempre più coerenti, per diventare esperti e competenti nel progresso culturale e pedagogico di valori autenticamente umani e quindi validi per tutti, vissuti e accolti come liberanti ed efficaci.
Nella mediazione non si considerano i valori in sé ma nella loro applicazione efficace, valutando le opportunità, decifrando le ambiguità, riconoscendo le contraddizioni, denunciando i pericoli. Il fine della comunicazione politica non consiste, infatti, nella sopraffazione ma nell’intesa per il governo della città comune.
La chiesa non entra direttamente in campo: si affidata ai laici cristiani.
In molti casi oggi le comunità parrocchiali sembrano vivere, invece, una diffusa tentazione di chiusura. Il laicato sembra abbandonare il suo campo e ritirarsi stanco e deluso. I giovani possono innescare un processo virtuoso.
Possono introdurre una differenza di novità: la forza del loro sogno, il rifiuto di assistere muti, impotenti e impauriti alle gravi difficoltà del presente.
Si impara facendo, ci si forma entrando in campo.
Insegnava E. Mounier: “Se il cristianesimo dà spesso l’impressione di non aver presa sulla realtà, ciò non dipende dal fatto che i suoi principi siano inadeguati ma dalla mediocrità della sua azione”.