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    La libertà di credere

    o non credere

    Niccolò Seidita



    Al giorno d'oggi la questione della religiosità delle persone è diventata un argomento molto discusso e a mio avviso a volte anche spinoso. Questo perché la religione di adesso e la quantità di praticanti a tutti gli effetti sono molto diverse da come erano secoli ma anche solo qualche decennio fa. lo, per esempio, conosco persone religiose e anche praticanti, ma poche di esse sono miei coetanei; proprio per questo, dal mio punto di vista, i più giovani si sono scostati sempre di più dalla religione.
    Riguardo a questo fenomeno non si può ovviamente generalizzare o con un'idea del tipo «non ci sono più giovani credenti»; io stesso conosco giovani credenti, cristiani e non, ma sono sicuramente diminuiti rispetto al passato.
    Questo però per me non è da vedere come un fatto negativo né tantomeno positivo, o meglio, io lo considero come positivo ma non per la minor presenza di credenti; anzi, nonostante io sia ateo, trovo comunque la religione molto affascinante e soprattutto utile anche solo per un fattore psicologico per molti credenti. Il motivo per cui vedo questo processo che stiamo vivendo come positivo riguarda più la libertà individuale; questo perché, come ben sappiamo, nella storia la religione è stata più e più volte imposta a intere popolazioni senza dare quindi nessun tipo di libertà spirituale dell'individuo. Per questo trovo il fenomeno positivo, perché è sintomo di una maggiore libertà di scelta di ogni individuo che può decidere che religione professare come anche decidere di non professarne nessuna. Purtroppo, però, questo concetto di libertà non si applica sempre; ci sono infatti, da entrambe le parti, persone che non accettano chi ha un'idea diversa dalla loro e sono a mio avviso queste che creano così tante problematiche quando si parla di questo argomento, persone che vogliono a tutti i costi imporre il proprio pensiero a tutti quanti senza tener conto delle loro idee o della loro situazione.
    Questo è a mio avviso il modo peggiore per vivere un qualsiasi tipo di ideale, perché fai un torto non solo a chiunque tu stia prendendo di mira con le tue imposizioni, ma anche a coloro che condividono le tue idee e che magari vogliono convincere altri ma con metodi decisamente più tranquilli e adeguati; io infatti sono un grandissimo promotore del dibattito in ambito intellettuale, perché trovo che lo scambio di idee e opinioni sia il modo più veloce e più efficace di ampliare le proprie conoscenze e anche a volte cambiare i propri ideali. Questo però è un processo che deve essere individuale: non posso, io persona esterna, imporre a qualcuno le mie idee. Il massimo che posso e devo fare è aumentare la conoscenza degli altri parlando loro delle mie idee, ma toccherà poi ad essi scegliere come e in che cosa credere.
    Un altro aspetto che ritengo positivo dell'epoca moderna è il modo in cui le persone possono approcciarsi al sacro, cioè la distinzione a mio avviso «nuova» tra credente e praticante. Nel passato, infatti, i veri credenti erano solo coloro che praticavano in tutto e per tutto la loro fede, mentre ora si ha un concetto molto più moderno della fede; si può infatti essere credenti ma senza andare tutte le domeniche in chiesa, senza nemmeno essere criticati per questo, come si può andare ogni domenica in chiesa di nuovo senza nessuno che ti dica che è esagerato, o almeno così dovrebbe essere.
    Questa diversificazione secondo me ha portato anche a più interazioni tra persone con differenti ideali: non è strano oggigiorno vedere una persona molto credente essere magari la migliore amica di una persona per esempio atea o di un'altra religione; questo per me è uno degli aspetti più positivi della religione moderna, il fatto che essere di una certa religione non ti impone nessun obbligo per quanto riguarda le tue amicizie e tutta la tua vita. Sono infatti dell'idea che ormai ci sia una completa separazione tra vita quotidiana e vita spirituale; questo non vuol dire che una sia più importante dell'altra, ma solo che un nostro ideale riguardante uno dei due ambiti non impone nessun obbligo sulle idee che abbiamo riguardo all'altro e questo permette a mio avviso una libertà ancora più completa di ogni singolo individuo.
    Per concludere, quindi, trovo che sia vero che i giovani si stanno allontanando dalla religione, non per un motivo di odio verso di essa o cause simili, ma semplicemente per la possibilità di scegliere se credere o non credere e scegliere anche come credere o di non credere. Quindi il processo che stiamo vivendo non va visto come la «morte della fede» ma piuttosto come un ampliamento delle strade percorribili dal singolo individuo per la sua vita spirituale, senza che nessuno gli imponga una strada ben precisa da seguire; questo per me è un grande passo avanti che migliora la vita spirituale del singolo e di conseguenza anche della popolazione in generale.


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