Etty e l'amore
Sia questo, dunque, lo scopo della meditazione: trasformare il tuo spazio interiore in un'ampia pianura vuota,
senza tutta quell'erbaccia che impedisce la vista.
Così che qualcosa di “Dio” possa entrare in te, come c'è qualcosa di “Dio” nella Nona di Beethoven.
E anche qualcosa dell'“Amore”, ma non quella sorta di amore di lusso in cui ti crogioli di buon grado per una mezz'ora, orgogliosa dei tuoi sentimenti elevati, bensì amore che puoi applicare alle piccole cose quotidiane.
Da qualche parte in me ci sono una malinconia, una tenerezza e anche un po' di saggezza che cercano una forma. A volte mi passano dentro dialoghi, immagini e figure, atmosfere.
Questo improvviso affiorare di qualcosa che dovrà diventare la mia verità.
Questo amore per gli altri che dovrà esser conquistato - non nella politica o in un partito, ma in me stessa.
In realtà c'è così tanto amore in me.
Per chi ha anche una minima conoscenza della vita e delle scelte di vita di Etty, questo tema è del tutto scontato, è come la tessitura di ogni riflessione e azione di Etty. In tutte le sue sfaccettature e dimensioni: dall'amore (fisico, carnale, sessuale, ma non solo) per Spier, alla dolce calma del rapporto con Pa Han; a quello difficile verso i suoi familiari (mamma e papà, soprattutto), verso gli amici... anche verso i nemici.
Un cammino che va dal singolo all'intera umanità, dall'erotismo al senso pieno dell'amore, che è sempre da apprendere, dalle persone concrete come Spier ("Dicono che sei morto troppo presto. Bene, allora ci sarà un libro di psicologia in meno, ma è entrato un po' più d'amore in questo mondo"), ma anche dalle testimonianze del suo amato poeta Rilke e da vari libri di psicologia... ma - vorremmo dire - soprattutto dagli orizzonti della sua anima, che tende verso l'Amore ("parolona"), verso la compassione, verso la cura. C'è tanto amore in lei, che non potrà mai essere soddisfatto in una relazione singola; c'è anche un altro amore che chiede spazio e dipana orizzonti. Questo amore è coniugato ed espresso con altri concetti, a volte formando delle endiadi significative: amore e attenzione; amore e compassione: amore e comprensione; amore e pazienza; amore e tenerezza; amore e fiducia...
Molte delle citazioni sono tratte da ampi e frequenti riferimenti alla nota Lettera ai Corinti ("Se non avessi l'amore..."; "A che serve..."), ma annotiamo qui anche alcuni passaggi con diretto riferimento a Gesù (diciamo meglio, nel suo Diario, Cristo).
Ecco la citazione, riportata però dal riferimento a un libro Europa und die Seele des Ostens (di Walter Schubart): "Questo, che è il nucleo del cristianesimo e che, sia a quel tempo sia ai nostri giorni, ha incontrato e incontra fortissime resistenze, fu recepito più facilmente e coltivato con maggior serietà dall'élite morale russa che non dall'Occidente europeo, il quale risente della sopravvalutazione cui è andato incontro il principio di giustizia, sicché non riesce ad avanzare al di là di esso. Forse è la Provvidenza che, nei russi, abbassa la soglia del senso di giustizia, affinché - almeno in un luogo sulla terra - possa prima o poi realizzarsi la dottrina di Cristo circa il primato dell'amore”.
E da Rilke Su Dio: “Cristo può aver avuto ragione a parlar male delle cose terrene, in un tempo pieno di dèi appassiti e spogli, quantunque (non posso pensare altrimenti) sbocchi in un'umiliazione di Dio il non vedere in quanto ci è qui concesso un tesoro che, solo rettamente usato, ci può riempire perfettamente di felicità fino all'orlo dei nostri sensi! Il giusto uso, questo importa. Prendere in mano le cose terrestri giustamente, pieni di cordiale amore. Di meraviglia, come cose nostre, passeggere, uniche: questo è anche, per dirla usualmente, il grande avvertimento sul modo di usare Dio, questo intendeva descrivere san Francesco d'Assisi nel suo Cantico al Sole, che all'ora della morte per lui fu più magnifico della croce, la quale s'ergeva là solo per indicare la direzione del sole”.
Da un punto di vista erotico, sono raffinata e abbastanza esperta, direi quasi, perché mi si consideri una buona amante: l'amore sembra perfetto allora, e invece rimane una Spielerei [un “passatempo”] che gira intorno all'essenziale, mentre qualcosa resta imprigionato nel profondo di me stessa.
Il mio interesse adesso si sposta dall'uomo al suo lavoro, e da questo nasce di nuovo amore per l'uomo, ma a un livello più alto.
In me è accaduto una sorta di miracolo, e penso all'uomo S. con un amore profondo e sereno, che non è innamoramento e non ha nulla di erotico.
Ora che sto pian piano diventando più “raccolta”, mi rendo conto di essere una persona terribilmente seria che non scherza con l'amore. Voglio avere un uomo per tutta la vita e voglio costruire qualcosa con lui.
Il mio amore non era indebolito. Intendo dire che non bisogna attribuire tutta quest'importanza all'erotismo. Anch'esso ha soltanto una natura transitoria, a meno che non diventi un elemento stabile all'interno di una relazione per la vita: le relazioni brevi, invece, non valgono mai tutta quella eccitazione, ansia, disillusione, ecc.
Sia questo, dunque, lo scopo della meditazione: trasformare il tuo spazio interiore in un'ampia pianura vuota, senza tutta quell'erbaccia che impedisce la vista. Così che qualcosa di “Dio” possa entrare in te, come c'è qualcosa di “Dio” nella Nona di Beethoven. E anche qualcosa dell'“Amore”, ma non quella sorta di amore di lusso in cui ti crogioli di buon grado per una mezz'ora, orgogliosa dei tuoi sentimenti elevati, bensì amore che puoi applicare alle piccole cose quotidiane.
Bisogna fare in modo che nessuno si arricchisca a danno di un altro. Per riuscirci è necessario avere proprio tanto amore dentro di sé. Quando l'attenzione è attratta da un viso nuovo, non si possono di punto in bianco dimenticare tutti quelli vecchi. Se nasce un forte sentimento verso una persona sconosciuta, i sentimenti nei confronti dei vecchi amici non possono affievolirsi. Lo si può imparare. Quando si tiene tanto a qualcuno, bisogna stare attenti a non investire su di lui tutte le proprie energie, altrimenti non resta nulla per gli altri. Nelle relazioni umane davvero buone, si trae forza in egual misura sia dall'amore sia dall'amicizia che si prova per gli altri. Si deve essere giusti con tutti, non si può deprivare uno a causa di un sentimento troppo intenso nei confronti di un altro. Questo richiede molta forza e una grande quantità di amore.
Tutto il mio amore e la mia comprensione, tutto il mio interesse e la mia gioia erano indirizzati a lui, ma da lui non pretendevo più nulla, non volevo niente, lo prendevo com'era e ne godevo.
S. dice che l'amore per tutti gli uomini è superiore all'amore per un uomo solo: perché l'amore per il singolo è una forma di amore di sé.
S. è un uomo maturo di 55 anni, che ha raggiunto questo stadio di amore per tutti gli uomini dopo aver amato molte persone singole, nel corso della sua lunga vita. Io sono una donnetta di 27 anni: anch'io mi porto dentro questo grande amore per tutta l'umanità, eppure mi domando se non continuerò a cercare il mio unico uomo. E mi domando fino a che punto questo sia un limite della donna:
Non ho un contatto continuo con le persone e le cose. Persino chi mi è tanto caro può apparirmi d'un tratto così distante, come se non avessi con lui il benché minimo legame. Questo mi rende insicura. E mi chiedo quale di questi sentimenti sia quello vero. L'amore o l'indifferenza? Probabilmente entrambi. Devo solo accettare di essere ora in un modo ora in un altro: tutti i sentimenti coesistono in me, tutti gli umori sono possibili dentro di me.
In realtà c'è così tanto amore in me.
Ci sono dei momenti in cui è così. In cui vorrei che tutto il suo amore si concentrasse su di me. Ma non è un desiderio troppo fisico? O troppo personale? Non so proprio come fare con quest'uomo.
Se riuscissi a elevarmi al suo livello di amore umano, onnicomprensivo, e a liberarmi dalla gelosia, dal sospetto, dalle piccole incertezze e paure, e da quanto ci impedisce di vivere con tutta la nostra forza e il nostro amore, come sarebbe bello! È a questo che bisogna puntare. Perciò non devo fuggire da lui, ma sforzarmi di chiarire le cose con lui, quel vecchio diavolo.
Forse pretendo un amore assoluto proprio perché io non ne sono capace?
Le cose veramente primordiali in me sono i sentimenti umani, una sorta di amore e di compassione elementari che provo per le persone, per tutte le persone. Non credo di essere adatta a un uomo solo.
Solo se ti immergi nei sogni, e in te stessa, e grazie al bisogno di immedesimarti negli altri e nel mondo, li ascolti in profondità, e senti al contempo in te stessa amore infinito e forza, solo così puoi capire tutto. Ma in realtà questa è un'attitudine passiva, o meglio, improduttiva per la vita sociale. No, non è neanche così. Dare forma ai sogni; comunicare agli altri quello che hai capito, dare forma.
E poi, esiste l'amore? Ogni tanto puoi certo avere un umore pessimo, ma questo non ha nulla a che vedere con l'amore. Un giorno mi sentirò a mio agio in questa vita. Accade già in alcuni momenti, e questo è sufficiente. Non devi volerti sentire sempre piena di una sorta di armonia superiore.
Negli altri cerco un po' di anima e calore umano e vero amore.
“Coloro che hanno l'amore hanno tutte le cose, e senza amore nulla esiste che valga alcunché. Ciò che viene riconosciuto come verità si conservi nell'amore, perché là dove non c'è amore, la verità è lettera morta, e non vale nulla.
(citazione riportata da: Evangelium des vollkommenen Lebens)
Da qualche parte in me ci sono una malinconia, una tenerezza e anche un po' di saggezza che cercano una forma. A volte mi passano dentro dialoghi, immagini e figure, atmosfere. Questo improvviso affiorare di qualcosa che dovrà diventare la mia verità. Questo amore per gli altri che dovrà esser conquistato - non nella politica o in un partito, ma in me stessa.
Andrò dappertutto allora, e cercherò di non aver paura. E dovunque mi troverò, io cercherò d'irraggiare un po' di quell'amore, di quel vero amore per gli uomini che mi porto dentro. Ma non devo neppure vantarmi di questo “amore”. Non so se lo possiedo. Non voglio essere niente di così speciale, voglio solo cercare di essere quella che in me chiede di svilupparsi pienamente. A volte credo di desiderare l'isolamento di un chiostro. Ma dovrò realizzarmi tra gli uomini, e in questo mondo.
(di suo padre) Gli voglio in fondo molto bene, ma è - o piuttosto era - un amore complicato: ricercato, spasmodico, e così mescolato alla compassione che quasi mi aveva spezzato il cuore. Ma era una compassione masochista, un amore che aveva portato a grandi esplosioni di compassione e dolore ma non a un semplice gesto; a grande cordialità e darsi da fare ma in modo così intenso, che ogni giorno della sua permanenza qui mi era costato un intero tubetto di aspirine.
...
Poi è arrivato mio padre: pieno di amore, un amore studiato. Il giorno prima, dopo quella vigorosa preghiera mattutina, m'ero sentita liberata e felice e leggera. Quando è arrivato, il mio piccolo papà, col suo ombrello scambiato e una nuova cravatta a scacchi e molti pacchetti di panini farciti, quasi indifeso, mi ha preso di nuovo l'imbarazzo, la paralisi delle forze, una grandissima infelicità. Avevo un atteggiamento negativo nei suoi confronti, anche per effetto di quella discussione della sera prima. E l'amore non aiutava. Non c'era, del resto. Del tutto paralizzato, molto strano.
...
Ora dovrei scrivere di nuovo dell'amore, di un genere d'amore più elevato che è in me, e anche del mio desiderio di essere il più possibile onesta nel giudicare i miei simili, ma quella parola, “amore”, sta diventando molesta. D'un tratto la penso così. Ma anche questo ci sta: non avere il coraggio di essere se stessi, di rimanere in contatto con le sensazioni primigenie che albergano in noi. Trovarlo sentimentale e aver paura che anche gli altri lo ritengano sentimentale. Ma non è sentimentale per niente. Dentro di me ci sono due grandi sentimenti basilari: l'amore, un amore inspiegabile, forse non meglio identificabile, perché è un sentimento primigenio nei confronti delle creature e di Dio, o perlomeno di ciò che io chiamo Dio; e la compassione, una compassione infinita che a volte mi provoca pianti a dirotto.
Di nuovo m'inginocchio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani che coprono il viso, e prego: Signore fammi vivere di un unico, grande sentimento - fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni a un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore. Allora quel che farò, o il luogo in cui mi troverò, non avrà più molta importanza. Ma non sono ancora affatto a questo punto.
Per me è tutto perfettamente in ordine: forse perché ciò ch'è fisico non m'importa, non m'importa più molto. Si tratta di un altro amore, che si estende più lontano. O mi sto illudendo? Sono troppo vaga, anche nei miei rapporti con gli altri? Non credo. Come mai quest'ossessione improvvisa che sia tutto sbagliato?
Dio mio, ti ringrazio perché mi hai creata così come sono. Ti ringrazio perché talvolta posso essere così colma di vastità, quella vastità che non è poi nient'altro che il mio esser ricolma di te. Ti prometto che tutta la mia vita sarà un tendere verso quella bella armonia, e anche verso quell'umiltà e vero amore di cui sento la capacità in me stessa, nei momenti migliori.
Ultimamente Dostoevskij mi perseguita, assestandomi colpi sempre nuovi. Nel bel mezzo del libro di Betz su Rilke m'imbatto d'un tratto in una citazione di Dostoevskij con la quale concludo questa giornata:
“È un errore giudicare l'uomo come fa lei. Non c'è amore in lei, solo una severa giustizia; lei dunque è ingiusto”.
Se si ha di continuo bisogno dell'attenzione e dell'amore di un altro per sentirsi bene, per poter credere in un'amicizia, allora c'è qualcosa che non va. Le alte e le basse maree ci sono comunque, no? E non è forse un bene? E perché mai non dovrebbero esistere anche nelle relazioni personali? Bisogna soltanto ascoltare il ritmo.
Lui mi sta certamente educando a un amore più ampio di quello destinato a un'unica persona, a un amore che non consista soltanto nel voler possedere un altro essere. Eppure a volte sono tentata dall'idea di possederlo.
Lo amo di un amore che vuole sempre meno possedere e proprio per questo possiede sempre più. Ogni tanto si presentano piccole gelosie, litigi, un senso di insoddisfazione e un grande desiderio. E questo è un bene. Altrimenti cominceresti a sentirti quasi una santa.
Mio Dio, dammi un po' di pazienza e un po' d'amore per le piccole cose della vita quotidiana.
La settimana era appena iniziata, quando gli ho scritto: “Ieri, per un momento, ti ho voluto così bene, con un amore così grande, che mi sentivo quasi male. Questo amore andava talmente al di là di tutti confini della sensualità e del desiderio di possesso che non sapevo come esprimerlo”.
D'un tratto mi sono ritrovata inginocchiata accanto al tavolino bianco e l'amore sprigionato scorreva di nuovo dentro di me, libero da desiderio, invidia, odiosità, ecc.
E io gli ho detto anche che era così difficile conservare dentro di sé un desiderio grande, puro e nitido, e che si trattano gli altri tanto ingiustamente quando si soffre. E lui ha detto: Ho scritto a Hertha che, quando un profondo anelito ci coglie, bisogna cercare di trasformarlo in amore per gli altri. E io: Sì, ma ci sono momenti in cui tutto diventa davvero troppo e non ne puoi più. E lui: Be', questo è ovvio.
Di nuovo si profila in me come una certezza sempre più grande: non mi sposerò mai. Non devi dividere il grande Desiderio in molte piccole soddisfazioni. Forse una sola volta esso, grande e illeso, troverà un porto sicuro, un'unica notte d'amore; poi, però, si deve sopportare in sé il Desiderio grande e indiviso e trarne forza per un amore da dedicare a tutti, senza inseguire di continuo la propria piccola soddisfazione.
In riferimento alla mia lettera, abbiamo parlato del perché si debba sempre soffrire quando si ama. Allora si tratta di un amore sbagliato, di un amore narcisistico, di un amore che vuole possedere.
Poi, più tardi durante la sera - era ancora quello stesso mercoledì -, tra gli spaghetti e i biscottini d'avena: era una notte primaverile così mite, il suo viso sembrava così giovane nella luce della luna. Abbiamo parlato del tipo sbagliato di amore: di quell'amore per cui si è felici, vitali e allegri quando si è accanto al proprio amato, ma completamente vuoti e svogliati quando si è di nuovo da soli.
“Da tale contesto si comprende necessariamente come Rilke fosse convinto che l'amore gioca un ruolo determinante non solo per l'accrescimento personale, ma anche per renderci più disposti all'ascolto, più essenziali, più ricettivi verso le voci che giungono da lontano, sicché quanti intendono l'amore solo come rapporto fra sé e l'amato sono in errore”.
Forse perché ogni tanto ho l'inclinazione a trattare in malo modo il prossimo. Perché io e il mio vicino e noi tutti non abbiamo abbastanza amore nel profondo, eppure possiamo sconfiggere la guerra e persino tutte le sue escrescenze interiori, ogni giorno, ogni istante, sprigionando l'amore che abbiamo dentro, in modo da concedergli una chance di vivere.
Tanta felicità, felicità interiore, più di quella che il pallido, nervoso funzionario predatore possa mai immaginare. E c'è davvero la sensazione di disporre appieno delle proprie forze, di una continua crescita delle energie e dell'amore, non solo per un uomo, per un insignificante uomo, ma realmente per tutti quelli con cui ci si trova a vivere.
Che io riesca a sentire un amore così grande! Il mio stato interiore sta fiorendo in tutte le direzioni, il mio amore cresce sempre più forte e grande, e imparo ogni volta di più a reggerlo senza farmene schiacciare. E così ci si sente sempre più forti. Che io riesca ad amare così tanto!
All'improvviso ieri ho pensato questo: la sofferenza ci sarà sempre e non è davvero importante se si soffre vuoi per l'una vuoi per l'altra ragione. È come con l'amore. Deve riguardare sempre meno l'oggetto, se vuole essere vero amore. A volte si può soffrire forse di più per un gatto investito che per una città rasa al suolo dai bombardamenti con una quantità indicibile di vittime. Non si tratta dell'oggetto, ma della sofferenza in sé, dell'amore, delle grandi emozioni e della qualità di queste emozioni. E i grandi sentimenti, quei toni elementari e segreti, diventano sempre più brucianti
Ci sono dei giorni in cui non riesco a stargli dietro, per stanchezza o per altro. Allora vorrei che la sua attenzione e il suo amore fossero soltanto miei, e di me non resta che quell'io limitato, e gli spazi cosmici che ho dentro si chiudono. In questi casi, naturalmente, perdo il contatto con lui.
Ho avuto bisogno di molte strade laterali e di cespugli di parole, in questa mattina piovosa e cupa, per arrivare a una consapevolezza chiara e semplice delle cose. In mezzo alle troppe, e tuttavia necessarie, parole di stamattina ho anche scritto qualcosa di simile: a volte, si cerca di compensare una temporanea mancanza di forze interiori facendo richieste supplementari al mondo esterno, aspettandosi irragionevolmente che queste possano sostituire le forze provenienti da dentro.
Ma avrei dovuto aggiungervi questo: nei momenti in cui non ho amore in me, o almeno non lo sento vivere in me, cerco di compensare pretendendo razioni supplementari di amore da parte dei miei cari. Potrei tranquillamente farne a meno, perché se anche loro m'inondassero d'amore, non saprei cosa farmene, anzi, e non lo vivrei nemmeno come amore, perché non avrebbe alcuna eco in me. E ciò innesca un processo per il quale si diventa sempre più esigenti. Si potrebbe quasi ridurre a una formula algebrica: una mancanza o assenza di amore dentro di me mi fa esigere una doppia porzione di amore dal mondo esterno.
Non bisogna dare troppa importanza all'atto sessuale, all'essere presa da parte di un uomo. Per noi è un atto con il quale una relazione viene coronata e completata, nell'uomo è un momento che non viene organicamente inserito in un tutto. E l'amore nei nostri confronti non dobbiamo misurarlo troppo con il suo desiderio fisico per noi, che, a volte, obbedisce solo a leggi meccaniche; dobbiamo dunque cercare altrove i segni d'amore.
I vizi più grandi non mi sono sconosciuti, ma conosco anche la più grande fiducia in Dio e lo spirito di sacrificio e l'amore per l'umanità. E faccio esperienza di tutto, corpo e anima, attraverso il sangue e l'oscurità, in ogni angolo del mio essere.
Una cosa, tuttavia, è certa: si deve contribuire ad aumentare la scorta di amore su questa terra. Ogni briciola di odio che si aggiunge all'odio esorbitante che già esiste, rende questo mondo più inospitale e invivibile. E di amore ne ho tanto, tantissimo, così tanto che davvero può fare la differenza, non occorre andare a cercarlo. E adesso devo proprio andare a dormire.
Per me, io so questo: dobbiamo abbandonare le nostre preoccupazioni per pensare agli altri, che amiamo. Voglio dir questo: si deve tenere a disposizione di chiunque s'incontri per caso sul nostro sentiero, e che ne abbia bisogno, tutta la forza e l'amore e la fiducia in Dio che abbiamo in noi stessi, e che ultimamente stanno crescendo in modo così meraviglioso in me. S. diceva ieri: Mi sono maledettamente abituato a lei. E Dio sa quanto “maledettamente” io mi sia “abituata” a lui. Ma devo abbandonarlo ugualmente. Voglio dir questo: dal mio amore per lui devo attingere forza e amore per chiunque ne abbia bisogno; ma questo amore e preoccupazione per lui non devono consumarmi al punto da togliermi le forze: perché anche questo sarebbe “egoistico”. E persino dalla sofferenza si può attingere forza. E con l'amore che sento per lui posso nutrirmi una vita intera, e altri insieme con me. Bisogna essere coerenti sino alla fine.
Sembra forse strano, ma per me queste poche parole sbiadite scarabocchiate a matita sono la prima lettera d'amore che ricevo. Ho valigie piene di cosiddette lettere d'amore, uomini diversi mi hanno scritto tante parole, appassionate e tenere, imploranti e piene di desiderio, parole con cui hanno cercato di riscaldare se stessi e me, e spesso eran fuochi di paglia.
Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l'umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L'unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d'ora in noi stessi. In qualche modo mi sento leggera, senz'alcuna amarezza e con tanta forza e amore. Vorrei tanto vivere per aiutare a preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno?
Come posso ringraziarTi, mio Dio, per tutto il bene che fai affluire in me, ininterrottamente. Per tutta l'amicizia, peri molti pensieri fecondi, per il grande amore che c'è in me e che io riesco a riversare in tutto, a ogni passo. A volte credo quasi che sia troppo, e allora non so come comportarmi, per agire bene. Del resto, sembra che grazie a quel grande amore tutto ciò che fai diventi fecondo - forse un giorno riuscirò a esprimerlo.
Domanda a K.: Posso portarle qualcosa da A.? K.: Sì, può portarmi l'amore. Io: Non si può portare l'amore a qualcuno, bisogna averlo in sé. K.: Anche lei lo sa già? Ma dove lo ha imparato?
Dicono che sei morto troppo presto. Bene, allora ci sarà un libro di psicologia in meno, ma è entrato un po' più d'amore in questo mondo.
Rileggerò sant'Agostino. È così austero e così ardente. È così appassionato, si abbandona così completamente nelle sue lettere d'amore a Dio. In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d'amore che si dovrebbero scrivere.
Sono presuntuosa nel dire che possiedo troppo amore per darlo a una persona sola? L'idea che per tutta la vita si debba amare sempre e soltanto una persona mi sembra così infantile. Può impoverire e inaridire parecchio. Chissà se la gente imparerà che l'amore per la persona reca assai più felicità e buoni frutti che l'amore per il sesso, e che questo priva di linfe vitali la comunità degli uomini?