Non vogliamo essere davvero
“l’ultima generazione”!
Bruna Montemagno
Cos’è la bellezza? Ciò che è capace di appagare l'animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione. L’arte ne è una delle massime espressioni! Perché allora i giovani ecoattivisti hanno iniziato ad attaccarla così violentemente?
Ogni rivoluzione è riflesso dei valori di una fase storica e, se nel Sessantotto la speranza del cambiamento era imperante, la disillusione e la paura del futuro è ciò che rimane a noi giovani d’oggi. L’universo vira verso l’autodistruzione e in troppo pochi si sono davvero accorti dell’esiguo tempo che ci rimane prima che la direzione presa sia irreversibile.
Si parla di attivisti di “Ultima generazione”, poiché è proprio il tempo ad essere il fulcro delle proteste. Smacchiare un vetro (non opere d’arte) o un muro dalla vernice è senz’altro più immediato che guarire il nostro pianeta. La vera differenza è che lascia un segno nella memoria di chi lo vede. Ma se c’è davvero così poco tempo, perché il mondo politico è così disinteressato?
Dove esporremo le opere d’arte se non ci sarà nessun mondo in cui mostrarle? Vorremmo davvero delle generazioni più silenziose? Non c’è più tempo per manifestazioni “tradizionali”, è necessario catalizzare l’attenzione mediatica, far parlare di sé, far realizzare a più persone possibili che il tempo non ci porta più verso il progresso, ma sempre più velocemente e inesorabilmente all’autodistruzione.
Come “Ultima generazione” abbiamo il diritto di protestare, di alzare ad un livello superiore lo scontro sul clima, di colpire nel segno ed educare le nuove (e vecchie) generazioni ad un ecologismo che non sia solo di facciata, ma che diventi parte dell’etica di ciascuno di noi.
Il fine giustifica i mezzi? Sì! La verità fa paura, ma è necessario aprire gli occhi e questo sembra essere l’unico modo per far parlare della crisi climatica e ottenere risposte concrete.
E per chi non fosse ancora convinto a rimboccarsi le maniche, “senza bellezza il mondo non si salva, il nostro vivere diventa pesante”, affermava Dostoevskij. È quindi nostro diritto, ma anzitutto nostro dovere difendere l’ambiente e alleggerire con la bellezza della natura la nostra vita.