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    L'eleganza

    Dietrich von Hildebrand

     



    La sua terrenità
    Il suo rapporto con la grazia e con la mondanità

    L'eleganza è una qualità assiologica estetica che, pur stando al limite della bellezza nel senso lato della parola, è però senza alcun dubbio un valore estetico autentico. Non è una qualità sul tipo del divertimento, che deriva la propria significatività dal suo effetto su una persona, bensì qualcosa di significativo in sé, di oggettivamente proprio a un oggetto.
    Come gli altri valori qualitativi, l'elegante ha un contrario esplicito: l'inelegante, che non è soltanto un puro venir meno dell'eleganza, ma un'autentica antitesi. Se di qualcuno diciamo che si veste in maniera inelegante, trascurata, trasandata, con colori stonati, che ha una figura goffa, sí lascia andare, quello che abbiamo in mente è un'antitesi autentica dell'eleganza. Se invece constatiamo che una persona, pur vestendo con abbinamenti giusti e non brutti, s'abbiglia in maniera monotona, allora ci riferiamo soltanto al venir meno dell'eleganza.
    L'eleganza, a differenza della maggior parte dei valori, estetici tipici, specie della bellezza di seconda potenza, è totalmente riferita all'aldiqua. Non ha alcun posto nell'eternità. Non si trova in Dio e nell'eternità neppure per eminentiam – come avviene, invece per tutti i valori tipicamente estetici, come p.es. l'amabile, il grazioso, il poetico. Non è un messaggio di Dio. Spesso ha qualcosa di mondano e costituisce perciò un caso-limite nel mondo dei valori.
    L'eleganza può fare la sua comparsa abbinata a una certa bellezza; ma la bellezza di seconda potenza esclude l'abbinamento con l'eleganza.
    Tra gli altri valori estetici, quello più vicino all'eleganza è la grazia. Tra le due sussistono tuttavia grandi e decisive l differenze. Nell'eleganza è spesso insito appunto un elemento di mondanità che manca del tutto nella grazia. Ma l'esplicita assenza di grazia è anche non. elegante. Il grazioso non ha nulla di mondano, e compare di frequente in una forma in cui l'eleganza è del tutto surclassata. Eleganza e grazia entrano in contatto solo in quanto l'ingrazioso, il goffo, costituisce anche un opposto dell'eleganza.

    Portatori dell'eleganza: abiti, danza, balletto, musica

    Comprenderemo più chiaramente la peculiarità di questa qualità estetica che designiamo «eleganza» se prima di tutto riflettiamo sugli ambiti in cui parliamo di elegante e inelegante, ossia se pensiamo agli oggetti che possono essere eleganti.
    Noi parliamo innanzitutto di abiti eleganti, e in particolare di abbigliamento maschile e femminile alla, moda. Negli abiti maschili moderni l'eleganza sostituisce la bellezza, cioè non è in questione la bellezza [1]. Nell'abbigliamento femminile eleganza e bellezza possono andare insieme. A questa eleganza appartiene naturalmente fa figura corrispondente. La figura umana può essere non solo bella – il che avviene specialmente nella figura nuda –, ma anche elegante, – e questo emerge soprattutto nella figura vestita. Anche il modo di atteggiarsi e specialmente di muoversi può essere elegante. Naturalmente questo sconfina nel campo del grazioso. Il modo di muoversi può essere grazioso, goffo o rigido. Ma la sorella più nobile dell'eleganza, la grazia, anche quando compaiono assieme in un oggetto, resta una qualità nettamente differente da essa. Se qualcosa è elegante, non per questo dev'essere anche grazioso; a maggior ragione qualcosa di grazioso non per questo è già elegante.
    Annettiamo inoltre l'eleganza anche al campo della danza. Qui si ha una delle più importanti opposizioni tra eleganza e ineleganza." Nelle danze del passato, p.es. nel minuetto, il ruolo principale era giocato da bellezza e grazia. Ma nel caso del valzer, della polka, della mazurka e tanto più in danze come il foxtrot o il tango, la qualità estetica specifica chiamata in causa è l'eleganza. In queste ultime í buoni danzatori sono quelli• eleganti, a differenza degli ineleganti, i quali danzano goffamente, con impaccio, malsicuri, oppure senza brio, senza slancio. Alla-buona danza appartiene un senso particolare per il ritmo. Nel regno della danza il ritmo gioca un ruolo centrale. Quanto più il danzatore è via via compenetrato dal ritmo, tanto più elegante è la sua danza.
    Le danze rurali, gli Schuhplattern* ecc., sono ovviamente non eleganti; anzi, sono caratterizzati da certa goffaggine e grossolanità. In queste danze l'eleganza è così poco di casa quanto la grazia. Certo, il loro ritmo è importante e bisogna dispiegarlo per intero e comparteciparne, se si vuol ottenere lo charme rustico; ma questa danza non sarà mai elegante. Abbiamo già accennato al carattere, mondano dell'elegante – il mondo contadino non è mondano.
    Ponendo l'accento sul ritmo e rilevando come all'interno del mondo della danza l'eleganza esiga di vibrare all'unisono con il ritmo specifico ch'è già di per sé elegante, non vogliamo mettere da parte gli altri fattori necessari per una danza elegante. Ovviamente giocano un ruolo importante anche la figura del danzatore, il suo sentimento corporeo e alcuni altri elementi. Inelegante non è solo colui che danza controritmo, ma anche chi è pesante, rigido o grasso. Un Falstaff non può essere un danzatore elegante.
    Anche il balletto è un ambito in cui l'eleganza rappresenta un valore estetico essenziale. Un balletto brillante, riuscito, è quasi sempre specificamente elegante, a differenza dei tipi moderni di danza, che spesso hanno carattere pantomimico.
    Certo, se pienamente riuscito, il balletto tipico è grazioso, però l'eleganza non vi sta più in primo piano. Comunque, non è solo la danza a costituire un tipico portatore di eleganza o ineleganza: anche nella musica da ballo come il valzer, il tango, la polka, l'eleganza è una qualità estetica decisiva. La musica per minuetto può essere bella, amabile, graziosa, ma l'eleganza non è una sua qualità assiologica tipica.
    Paragoniamo i minuetti del Don Giovanni di Mozart con i valzer Sul bel Danubio blu o Voci di primavera di Johann Strauss! Il minuetto è poetico, bello – ma non mondano. Questi valzer, invece, non sono belli, ma seducono nella loro eleganza.
    L'eleganza è una qualità che non solo può arridere a una certa musica, ma può pure giocarvi un ruolo essenziale, anzi costituirvi il suo valore specifico. Molti brani di Chopin sono specificamente eleganti. Ma in Chopin l'eleganza non è semplicemente l'unico valore estetico, come nel caso dei valzer o delle operette di Johann Strauss, bensì un valore accanto ad altri. Nelle opere di Chopin si trovano anche bellezza e grazia autentica; basti pensare ai due nobilissimi concerti per pianoforte. Tuttavia alcuni suoi brani appartengono alla mondanità e contengono un particolare appello a una società elegante. Schubert è spesso specificamente grazioso nella sua musica per pianoforte, p.es. nei suoi Impromptus, ma non ha mai la vena mondana che spesso pervade l'eleganza.

    Legame dell'eleganza con altri valori estetici e con il disvalore della trivialità

    L'eleganza può comparire abbinata con altri valori estetici autentici. Certamente i grandi valori musicali non possono più essere eleganti, giacché in essi la sfera dell'eleganza è superata. La profondità, la poesia e il mondo specificamente non mondano della grande musica escludono l'eleganza.
    Sebbene qualcosa di bello e poetico possa anche essere elegante, p.es. nella Sinfonia fantastica di Berlioz il movimento che rappresenta il ballo, e soprattutto in molte opere di Chopin, una musica artisticamente negativa, triviale, può tuttavia essere elegante. Il valzer Oro e argento di Lehár non è 1381 certo scevro da trivialità, ma è indubbiamente elegante.
    Sussistono quindi le seguenti possibilità: primo, musica in cui non c'è alcuna eleganza, e questa qualità estetica è piuttosto superata; ciò vale quasi per tutta la grande musica; secondo, musica bella, in cui l'eleganza è abbinata ad altre qualità estetiche; terzo, un tipo di bella musica in cui l'eleganza gioca un ruolo essenziale; quarto, brani musicali che sono solo eleganti, ma per il resto sono neutrali, senza altri valori o disvalori estetici; quinto, musica che è triviale e tuttavia elegante, la quale come unico valore estetico positivo possiede l'eleganza.
    Quest'ultimo caso è molto istruttivo riguardo all'essenza dell'eleganza. Il fatto che essa possa inerire non solo a brani musicali che per il resto non posseggono alcun valore estetico né tantomeno alcun valore artistico, ma anche a brani triviali, ai quali inerisce dunque un disvalore artistico specifico, è molto sorprendente e manifesta la frattura fra l'eleganza e tutti gli altri valori estetici. Al tempo stesso va rimarcato che in questi casi la qualità dell'eleganza stessa possiede un'altra colorazione. Il legame con valori artistici ha grande influenza sul tipo di eleganza. Il carattere mondano può retrocedere del tutto, come Ciel citato movimento della Sinfonia fantastica di Berlioz.
    Soprattutto, l'eleganza posseduta da brani musicali triviali ha un'altra qualità. I singoli tipi di essa, nonostante la loro diversità, sono comunque sottospecie di eleganza, ed è corretto designarli con lo stesso termine «elegante», a differenza rispetto a «grazioso» e in opposizione a «bello» e «poetico».
    L'eleganza si trova raramente in natura. Solo in determinati animali questa qualità lascia la sua impronta. Certi cani sono espressamente eleganti, come p.es. i levrieri, gli spitz, Anche certi uccelli possono essere eleganti, mentre i caprioli sono specificamente graziosi, non eleganti. Nel complesso l'eleganza in senso proprio è limitata alla sfera umana e a quella delle cose fatte dall'uomo [2].
    Nella seconda parte, nel capitolo sull'arte applicata, parleremo anche dell'eleganza di certe macchine. Gli esempi addotti di cose che possono essere, eleganti o ineleganti bastano a illuminare la particolare peculiarità dell'eleganza. Essa possiede una certa analogia con l'esprit. Ha con la bellezza un rapporto analogo a quello che l'esprit ha con profondità, forza e nobiltà di spirito. Nel regno dei valori estetici l'eleganza occupa una posizione analoga a quello che l'esprit occupa nel regno dei valori «intellettuali». Questa analogia va così lontano che possiamo parlare persino dell'eleganza di un bonmot, di un tipo particolare di battuta di spirito.

     

    NOTE

    * [Lo Schuhplatter è una danza popolare bavarese e tirolese a coppie, in cui i palmi delle mani colpiscono gambe, ginocchi e tacchi al ritmo di 3/4.]

    1 L'abbigliamento maschile è stato spesso bello, ancora fino all'epoca dello stile Biedermeier [1815-48i; prettamente bello lo è stato soprattutto nel Medioevo, nel Rinascimento, nel Barocco e nel Rococò. Ma i prosaici calzoni lunghi, oggi usuali, che vengono indossati da 150 anni e a causa dei quali, a differenza dei calzoni alla cavallerizza, il nesso con la forma delle gambe è stato più o meno eliminato, non possono essere portatori di bellezza. Anche la giacca ha questo tipo di prosa inconciliabile con la bellezza. Persino il materiale e i colori sono più scipiti che in passato. Soprattutto, l'abbigliamento-maschile ha oggi una funzione diversa. La spoetizzazione del nostro spazio vitale, profondamente legata all'industrializzazione, va anche di pari passo con un disinteresse per l'espressione adeguata, con una perdita del senso e valore della «cura formale» della nostra vita. È la vittoria del comfort e dell'utilità sulla bellezza. La cura adeguata dell'abbigliamento, che in passato mutava a seconda del ceto e della professione, viene considérata superflua. Che la diversità di ceto e di professione si esprima nella divergiti dell'abbigliamento viene sentito come antidemocratico. La cravatta è ancora l'ultima parte dell'abbigliamento maschile a poter essere non solo elegante, ma anche bella.
    Solo nelle uniformi degli ufficiali, specie di quelli della Marina, troviamo ancora il principio della forma esterna adeguata della professione.
    Oggigiorno è possibile osservare con certa frequenza la ricerca di un abbigliamento maschile meno scipito e prosaico. Lo si osserva talvolta anche nell'abbigliamento degli hippiés, tra i quali non c'è soltanto il lasciarsi-andare, la protesta del bohémien contro l'ordine e la pulizia, ma anche una sensata esigenza di venir 'fuori dalla scipitezza dell'abbigliamento e del sembiante.
    I loro abiti colorati e i lunghi capelli possono essere espressamente belli.
    2 Dalla qualità dell'elegante dobbiamo ancora distingtiere ciò che è chic e ricercato. Lo chic è quella forma di eleganza in cui il mondano si dispiega in modo particolare. Si limita all'abbigliamento.


    (Estetica, Bompiani 2006, pp. 421-426)


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