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    Il magistero ecclesiale sulla scuola, le radici


    Chiesa per la scuola /9

    Anna Peron


    (NPG 2021-02-74)


     
    L’impegno della Chiesa in Italia nel campo dell’educazione vanta una lunga storia che dimostra reale attenzione e vicinanza ad ogni persona umana, in tutti gli ambiti in cui cresce e vive. In particolare lo sguardo attento al mondo della scuola ha dato vita lungo gli anni ad una serie di iniziative e documenti che dicono il profondo interessamento per «la formazione della persona e per la qualità umana della società».[1] L’ultimo sussidio della CEI, Educare, infinito presente. La pastorale della chiesa per la scuola, ne è una prova, e si pone in continuità con la riflessione sempre viva della Chiesa, arricchita dall’esperienza dei sui membri.
    Questo articolo intende dare ragione del percorso fin qui fatto dalla Chiesa Italiana, a partire dalle sue radici, per scoprirne tutta la ricchezza.

    La Chiesa per l’educazione e la scuola: le radici

    La ragione prima dell’impegno della Chiesa per la scuola va ricondotta a Cristo Maestro che ha affidato alla sua Chiesa il compito di evangelizzare tutte le genti (cf Mt 18,28; Atti 2,42). La funzione di insegnamento è quindi atto vitale per la prima Chiesa che ha cercato di portare la Parola di Gesù Cristo fin dove era possibile. La scuola, in particolare, fin dall’inizio è stato il luogo tipico della presenza educatrice della Chiesa che con i suoi educatori ha contribuito allo sviluppo della fede e di quella antropologia cristiana che ha decisamente condizionato l’evolversi di una cultura e di un modo nuovo di vivere in società. Va ricordato che le prime Università in Europa furono create dalla Chiesa e da ordini religiosi allo scopo di costituire centri di cultura e luoghi di educazione e formazione della gioventù. Il legame tra Chiesa e scuola ha quindi una lunga storia con un patrimonio di esperienze accumulate lungo i secoli in ogni parte della terra. Naturalmente le numerose trasformazioni storiche e culturali hanno obbligato continuamente la Chiesa a confrontarsi con le nuove sfide e cambiamenti emergenti e a trovare strategie inedite di presenza nel mondo. I Pontefici, la Congregazione per l’educazione cattolica, le Conferenze Episcopali nazionali e gli Uffici nazionali incaricati, hanno sempre tenuto vivo, anche con documenti di grande spessore, l’interesse per il mondo dell’educazione e della scuola orientando anche il popolo di Dio a fare scelte sagge e coraggiose. Sarà interessante soffermarsi anzitutto su due di questi documenti, di natura diversa, ma che costituiscono le fondamenta di ogni progetto di educazione cristiana anche per il mondo contemporaneo: l’enciclica Divini Illius Magistri (DIM) [2] e la dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis (GE)[3].

    La lettera enciclica Divini Illius Magistri
    La pietra miliare sulla quale poggia tutta le riflessione dell’impegno educativo della Chiesa per la scuola, la troviamo nella sapienza di papa Pio XI e nella sua lettera enciclica DIM. Siamo nel 1929, subito dopo la firma dei Patti Lateranensi dove, superato il contenzioso tra Stato e Chiesa, viene accentualo il profilo Confessionale dello Stato italiano. È la prima volta che, con lo sguardo rivolto alla Chiesa cattolica di tutto il mondo, è affrontato qui, in modo sistematico, il problema dell’educazione e della scuola. La prima preoccupazione del Santo Padre è dire chiaramente che l’educazione è un’opera che riguarda l’intera società. Sono tre le “società” che si interessano di educazione, due di ordine naturale (famiglia e Stato) e una di ordine soprannaturale, la Chiesa. Tra esse, afferma il Papa, ci deve essere armonia: la prima responsabilità è della famiglia, che ha il primo diritto di educazione dei figli; poi viene lo Stato (nello specifico, la scuola) che ha il compito di completare con tutti i mezzi necessari la formazione di ogni suo membro e che non può interferire sulle scelte della famiglia. La terza società, nella quale l’uomo nasce, è la Chiesa: «società di ordine soprannaturale e universale, società perfetta, perché ha in sé tutti i mezzi ordinati al suo fine, che è la salvezza eterna degli uomini, e pertanto suprema nel suo ordine» (DIM 14). In questa logica, secondo Pio XI, la Chiesa ha una priorità anche sull’educazione i cui mezzi e fini contribuiscono decisamente alla maturazione delle persone, non solo direttamente dal punto di vista religioso e morale, ma anche indirettamente sul comportamento civile.
    Egli è convinto cioè che, se lo scopo dell’educazione è indicare quella serie di comportamenti che portano l’uomo a realizzare il fine ultimo per cui è stato creato, solo l’educazione cristiana è “vera” educazione e che, per questo, appartenga totalmente alla Chiesa. Essa deve essere perciò estendere il suo raggio d’azione a tutti i campi della formazione umana:

    «… è necessario che tutto l'insegnamento e tutto l'ordinamento della scuola: insegnanti, programmi e libri, in ogni disciplina, siano governati dallo spirito cristiano sotto la direzione e vigilanza materna della Chiesa, per modo che la religione sia veramente fondamento e coronamento di tutta l'istruzione, in tutti i gradi, non solo elementare, ma anche media e superiore» (DIM 79)

    Considerando il periodo in cui l’enciclica è stata scritta, si può cogliere tutta la preoccupazione del Santo Padre per quella politica che stava per minacciare la libertà di educazione delle famiglie e delle scuole, interferendo pesantemente nella vita stessa dei cittadini italiani. Al di là delle forme espressive e di alcuni concetti legati al tempo, rimane chiara la profonda consapevolezza della responsabilità che la Chiesa ha nell’educazione delle nuove generazioni. Educare, infatti, è un’azione pubblica perché non riguarda solo il fine ultimo dell’uomo ma anche il bene della società della quale l‘uomo stesso fa parte. Questo concetto sarà alla radice di tutta la riflessione del Concilio Vaticano II sul rapporto tra società civile e Chiesa.

    La Dichiarazione conciliare Gravissimum Educationis
    Il Concilio Vaticano II conferma «l'estrema importanza dell'educazione nella vita dell'uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo»[4]. Ad esplicitarlo è la Dichiarazione conciliare GE che, ponendosi in continuità con la DIM, fissa alcuni principii fondamentali sull’educazione cristiana, soprattutto nelle scuole. Con toni meno rigidi, visto anche il mutato clima culturale, i Padri sinodali confermano anzitutto il “diritto inalienabile” di tutti gli uomini ad un’educazione che risponda al fine per cui l’uomo è stato creato e al bene della società. Ritengono inoltre che la Chiesa non abbia un ruolo così prioritario come sosteneva la DIM, ma sottolineano che essa si colloca a fianco della famiglia e della società e fa leva sul principio di sussidiarietà. La Chiesa sente infatti la responsabilità di «penetrare del suo spirito» tutti i mezzi che contribuiscono ad elevare la formazione umana.
    In particolare, riguardo alla scuola, afferma:

    «in forza della sua missione, mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquistato dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara alla vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di carattere e condizione sociale diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca» (GE 5).

    La definizione pone in luce il temine “missione” per descrivere il compito specifico della scuola, termine in uso per indicare anche il compito proprio della Chiesa.
    Matura inoltre il concetto innovativo di scuola come “comunità” alla quale cioè partecipano in modo attivo, le famiglie, gli insegnanti, le associazioni e tutta la comunità umana. La Chiesa si pone dunque accanto alla scuola con una forza motivante per sostenere la scuola a compiere al meglio la sua missione, in una prospettiva comunitaria. I padri sinodali sono convinti, infine che «la presenza della chiesa in campo scolastico si rivela in maniera particolare nella scuola cattolica» (GE 8) per questo la sostengono e desiderano che si sviluppi.[5]
    La GE avvia dunque un processo di consapevolezza sia dell’identità della scuola sia del rapporto tra Chiesa e scuola, processo che continua a prolungarsi nei documento successivi sia a livello di Chiesa universale sia a livello nazionale.

     

    NOTE

    [1] CEI - Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, Educare, infinito presente. La pastorale della chiesa per la scuola. Sussidio, s.e. Tipografia Mediagraf, Roma 2020, 8.
    [2] Pio XI, Divini Illius Magistri. Lettera enciclica di sua santità Papa Pio XI sulla educazione cristiana della gioventù, ed. Paoline, Roma 1929.
    [3] Concilio Vaticano II, Dichiarazione su “Educazione Cristiana”: Gravissimum Educationis, 28 ottobre 1965, in Enchiridion Vaticanum/1, Bologna, Dehoniane 1976, 819-850.
    [4] GE Introduzione.
    [5] In seguito a questa Dichiarazione, la Congregazione per l’educazione cattolica pubblica il 19 marzo 1977 un documento dal titolo La scuola cattolica per mettere in luce l'identità e la missione della scuola cattolica nel mondo.


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