Proposte e percorsi vocazionali in Università

Temi di pastorale universitaria /6

Roberto Bianchini

(NPG 2018-05-74)


 

Nei suoi venticinque anni di attività la Cappella Universitaria di Siena ha donato alla Chiesa una quindicina di vite che si spendono totalmente nel servizio del Vangelo nella vita sacerdotale e religiosa, maschile o femminile. Abitualmente parliamo di vocazioni, ma ognuno dei giovani uomini e donne - queste ultime in misura nettamente minore nella nostra realtà – che hanno accolto l’invito del Maestro a seguirlo nel ministero sacerdotale o nella via stretta dei consigli evangelici, è una persona con irripetibili sfumature di identità. Tante sono le persone, quanti sono i cammini. Certe volte ci stupiamo ricevendo la confidenza di un iniziale fascino o percezione di chiamata in chi non ci saremmo aspettati; altre volte invece, la stessa confidenza non avviene mai da parte di chi ci attenderemmo. Qualche volta dei nostri studenti giungono a Siena già certi del loro futuro sacerdotale o monastico e dopo pochi mesi sono già orientati a percorsi di vita affatto diversi e nemmeno si ricordano dei passati turbamenti, magari felicemente impegnati in una relazione affettiva che li entusiasma. Altre volte è dopo una lunghissima gestazione e travaglio che la chiamata, lungamente respinta o comunque percepita con grande timore, diventa irresistibile e esige che la si realizzi in spirito di disponibilità e umile coraggio. Ogni volta, insomma, è una sorta di miracolo, quello di una giovane vita che presagisce una pienezza di senso che apre spazi di realizzazione personale magari prima impensati e che poi invece quasi si impongono e conducono a scelte originali.
Nella nostra Cappella Universitaria non proponiamo un servizio specifico di accompagnamento vocazionale con incontri di gruppo e un percorso ad hoc. Pensiamo piuttosto che tutta la nostra proposta sia vocazionale, nel senso che non vedremmo altrimenti il senso di una pastorale giovanile, universitaria o meno. Quale altro modo di aiutare i giovani, se non accompagnarli nella scoperta del senso profondo della vita sostenendoli nel loro imparare a fare scelte che realizzino la loro persona in una relazione sempre più profonda con Gesù?
Questo è per noi il compito del nostro servizio pastorale in università. Come lo realizziamo? Nel corso degli anni, crescendo nella capacità di ascolto della realtà, abbiamo riorientato la proposta della Cappella passando da una dimensione più marcatamente culturale ad un lavoro che metta al centro le relazioni. Spesso i nostri studenti giungendo a Siena si trovano ad affrontare dei cambiamenti che non sempre li trovano del tutto attrezzati. Provengono quasi totalmente dal sud e quindi approdando nella nostra città trovano difficile l’impatto con una mentalità molto diversa da quella in cui sono cresciuti. A ciò si aggiunga l’ostacolo ovvio del passaggio da una modalità di studio più personale e calda a quella universitaria dove, pur in un Ateneo medio piccolo come il nostro, lo studente spesso non riesce a stabilire legami personali con la comunità educante. La Cappella Universitaria parte da qui: cercando cioè di aiutare a vivere il cambiamento come un chance e la difficoltà come un luogo privilegiato da cui partire per la scoperta di sé, dell’altro e di Dio. Il punto di partenza è dunque inserire gli studenti in una rete di relazioni autentiche di calore amicale. In ciò la nostra comunità è sempre stata fortemente caratterizzata dalla presenza delle Suore Figlie della Chiesa che sono protagoniste del nostro servizio pastorale fin dal suo sorgere. Le suore assicurano in sostanza il clima domestico, pur facendo attenzione a non riprodurre le dinamiche familiari.
Accanto poi a questa dimensione, e in stretto parallelo con essa, cerchiamo di accompagnare la comunità e i singoli nel cammino della crescita spirituale, certi che al momento della conclusione del periodo di studio a Siena, sarà soprattutto questo ciò che gli studenti porteranno con loro come capitale per la loro via futura. Il livello centrale è qui l’eucarestia domenicale che cerchiamo di celebrare con grande cura nella nostra bella chiesa situata nel cuore stesso dell’Università: il palazzo del Rettorato. Il canto del coro, l’attenzione all’accoglienza, la preoccupazione costante di sintonizzare l’omelia con la vita degli studenti, il servizio liturgico, sono tutti elementi che conducono i ragazzi ad un approfondimento quasi naturale della vita spirituale. In ciò gioca un ruolo non piccolo anche il legame con l’ascolto del Vangelo che proponiamo il mercoledì sui testi della domenica seguente. Ovviamente non tutti partecipano, ma la fedeltà di un gruppo costante negli anni che si rinnova ciclicamente e si impegna nell’ascolto profondo del Vangelo, è un segno per tutta la comunità.
Partendo da questo livello generale è naturale che molti studenti cerchino poi un contatto più diretto e personale col Rettore o con le suore. Ogni pomeriggio dedichiamo tempo all’ascolto individuale e in modo particolare nelle giornate di ritiro, durante gli esercizi spirituali o anche in occasione di pellegrinaggi, quando i tempi più distesi permettono un dialogo più intenso e continuativo. In questi contesti mettiamo sempre a tema la realtà vocazionale come scoperta e scelta di senso. In alcuni casi, quando ci sembra utile, possiamo anche fare una proposta più specifica di orientamento vocazionale, ma in genere questi percorsi nascono come naturale esigenza ad un certo punto del cammino. Da parte nostra – intendo il Rettore e le Suore – cerchiamo di entrare in relazione con gli studenti in modo disteso, senza forzare la confidenza e non abdicando al nostro ruolo educativo. Sappiamo bene quanto sia importante il semplice “stare” coi ragazzi: in questo modo entrano in contatto con la nostra umanità che cerchiamo di mostrare con trasparenza. Pian piano, sia quelli che si mostravano distanti o iper rispettosi, sia quelli che premevano per stili di relazione quasi goliardici, trovano un equilibrio, accogliendoci per quello che siamo con sano realismo. La vita buona del prete o della suora viene offerta ai ragazzi come un percorso stimabile e possibile ad un tempo. Non cerchiamo di smussare gli aspetti alternativi del nostro stile di vita, da quelli più esteriori come l’abito, fino agli spazi di solitudine, o alla concretezza della vita comunitaria per le suore. L’elemento che gli studenti stimano di più è però il nostro essere uomini e donne di preghiera: su questo si gioca buona parte della nostra testimonianza. Anche la serenità del rapporto tra il Rettore e le Suore ha un suo ruolo: mostra ai nostri giovani che siamo uomini e donne capaci di relazioni mature e appaganti senza negare la tensione e la fatica per renderle tali. Quando ci vogliamo bene sinceramente tra noi e i ragazzi percepiscono che siamo sereni, la paura della solitudine nell’intraprendere per esempio il cammino del sacerdozio si smussa notevolmente.
Da sempre abbiamo cercato di lavorare in spirito di gratuità rispetto alle scelte vocazionali degli studenti: le nostre suore, dai lontani anni ’50 quando vennero a Siena, non hanno registrato un solo ingresso nel loro Istituto, mentre l’Arcidiocesi solo pochi anni fa ha avuto un seminarista che pur provenendo da altre parti d’Italia ha chiesto di rimanere da noi. Nell’immediato questo elemento potrebbe destare delusione e rammarico, ma nei tempi lunghi dello sguardo di fede mostra la libertà da ogni interesse particolaristico con cui lavoriamo per il Regno di Dio e a ciò non vorremmo mai rinunziare. Siamo infatti felici per i nostri ragazzi sia quando entrano in un monastero di vita contemplativa, sia che si uniscano ad Istituti di vita apostolica che li conducano lontano dall’Italia, sia che rientrando nelle loro Diocesi di origine, spesso altrettanto bisognose di nuove forze che non Siena, portino il loro contributo all’evangelizzazione. Nel momento in cui i nostri ragazzi scoprono il senso della loro vita e la orientano seguendo qualsiasi genere di chiamata abbiano avvertito e da ciò traggono pace per il cuore, il nostro compito è realizzato e la loro felicità diventa la nostra.