Il bene e la notte
Sussidio di riflessione sulla testimonianza
di Dietrich Bonhoeffer
a cura di Massimo Maffioletti
6. “Dio è impotente: solo così ci sta a fianco e ci aiuta”
Per poter da credente rispondere all’enigma, Bonhoeffer ha intuito che con coraggio e profezia avrebbe dovuto rischiare un radicale ripensamento della religione e della fede: «[…] si dice che decisivo nel cristianesimo è il fatto che sia stata annunciata la speranza della resurrezione, e che dunque così è nata un’autentica religione della redenzione. Il baricentro cade allora in ciò che è al di là rispetto al limite della morte. E proprio qui io vedo l’errore e il pericolo.
Redenzione significa allora redenzione dalle preoccupazioni, dalle pene, dalle paure e dalle nostalgie, dal peccato e dalla morte, in un aldilà migliore. Ma sarebbe questo il punto essenziale dell’annuncio di Cristo contenuto nei vangeli e in Paolo? Lo nego. La speranza cristiana della resurrezione si distingue da quelle logiche per il fatto che essa rinvia gli uomini alla loro vita sulla terra in modo del tutto nuovo e ancora più forte che nell’Antico Testamento. Il cristiano non ha sempre un’ultima via di fuga dai compiti e dalle difficoltà terrene nell’eterno, come chi crede nei miti della redenzione, ma deve assaporare fino in fondo la vita terrena come ha fatto Cristo (“mio Dio, perché mi hai abbandonato?”) e solo così facendo il crocifisso e risorto è con lui ed egli è crocifisso e risorto con Cristo. L’adiquà non deve essere soppresso prematuramente. […] Cristo afferra l’uomo al centro della sua vita» [58]. La bussola della scelta di Bonhoeffer è precisamente come Gesù ha affrontato la morte e ancora di più l’abbandono del Padre.
Altro passaggio coraggioso che lascia intuire quanto la maniera di pensare e di agire di Bonhoeffer sia davvero rivoluzionaria: «E non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo – etsi deus non daretur. E appunto questo riconosciamo – davanti a Dio! Dio stesso ci obbliga a questo riconoscimento. Così il nostro diventare adulti ci conduce a riconoscere in modo più veritiero la nostra condizione davanti a Dio. Dio ci dà a conoscere che dobbiamo vivere come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio.
Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona (Mc 15,34)! Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro Dio è il Dio davanti al quale permanentemente stiamo. Davanti e con Dio viviamo senza Dio. Dio si lascia cacciare fuori del mondo sulla croce, Dio è impotente e debole nel mondo e appunto solo così egli ci sta al fianco e ci aiuta. È assolutamente evidente, in Mt 8,17 (perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità, e si è addossato le nostre malattie), che Cristo non aiuta in forza della sua onnipotenza, ma in forza della sua debolezza, della sua sofferenza! Qui sta la differenza decisiva rispetto a qualsiasi religione. La religiosità umana rinvia l’uomo nella sua tribolazione alla potenza di Dio nel mondo, Dio è il deus ex machina. La Bibbia rinvia l’uomo all’impotenza e alla sofferenza di Dio; solo il Dio sofferente può aiutare» [59].
NOTE
58 Lettera a Eberhard BETHGE, Tegel 27 giugno 1944.
59 Lettera a Eberhard BETHGE, Tegel 16 luglio 1944.