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    Il bene e la notte

    Sussidio di riflessione sulla testimonianza
    di Dietrich Bonhoeffer

    a cura di Massimo Maffioletti

     


    0. Introduzione

    Dio mi ha reso fecondo nella terra della mia afflizione GENESI 41,52

    A te farò dono della tua vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai GEREMIA 45,5

    Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese GEREMIA 32,15

    Di che t’affliggi nel tuo cuore
    struggendoti giorno e notte?
    Prendi la tua occupazione
    e falla portare
    A colui che t’ha fatto…
    Nulla ha mai trascurato
    Nel suo governo;
    ma, ciò che egli opera e lascia accadere
    trova una buona fine.

    Oh, lascialo operare ancora
    E non metterci bocca;
    così riposerai qui nella pace
    e sarai felice in eterno

    Paul GERHARDT

    Uomini vanno a Dio nella sua tribolazione, lo trovano povero, oltraggiato, senza tetto né pane, lo vedono consunto da peccati, debolezza e morte. I cristiani stanno vicino a Dio nella sua sofferenza (Dietrich BONHOEFFER, Cristiani e pagani)

    Bacia la terra e amala intensamente (starec Zosima ad Alëša in I fratelli Karamazov di F. DOSTOEVSKIJ)

    Il bene arriva sempre attraverso la notte (Dietrich BONHOEFFER, lettera a Eberhard BETHGE, Tegel 5 maggio 1944)

    Il cristianesimo nasce dall’incontro con un uomo concreto: Gesù. Esperienza della trascendenza (Dietrich BONHOEFFER, Appunti, luglio-agosto 1944)

    "Caro amico, il presente libretto nasce come uno strumento di lavoro personale e/o di gruppo. Di tanto in tanto mi permetterò qualche domanda per facilitare la tua riflessione. Lo scritto che hai tra le mani è robusto perché robusta è la testimonianza del compagno di viaggio che ti è stato affidato a Mezzoldo: Dietrich BONHOEFFER. Forse troverai il suo linguaggio ostico, il suo vocabolario di altri tempi. La distanza anagrafica è enorme e il secolo nel quale ti trovi è lontano da quello che egli ha vissuto: tu, anzi noi, fortunatamente, non abbiamo dovuto affrontare la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. I nostri nonni probabilmente sì.
    I tempi che stiamo vivendo, stanno drammaticamente presentando nuove sfide alla nostra umanità, chiedono vigilanza e responsabilità. Per esempio: il clima generale di terrore che inquina le nostre capitali europee, l’“altro” che rischia ormai di essere sospettato come un potenziale nemico e non come fratello, il fenomeno impressionante e non più passeggero dell’immigrazione, l’ostilità che sembra avere la meglio sull’ospitalità, i conflitti nelle aree più calde del pianeta (Africa, Medio Oriente…), la “guerra diffusa” – come la definisce papa Francesco – per il potere sul mondo e accaparrarsi le risorse della terra (l’acqua su tutte…), lo scempio ai danni del pianeta e della creazione, l’economia e la finanza diventate ormai padrone del mondo, la dittatura dei consumi, la seduzione “salvifica” della tecnologia, la pervasività di ogni forma di comunicazione… Tutti temi che interrogano la nostra coscienza: che uomo vogliamo? Che mondo vogliamo costruire e abitare? Che idea di vita ci stiamo facendo? Grazie alla testimonianza di Bonhoeffer affronteremo un capitolo spinoso dell’esistenza umana: il Male. Parleremo del rapporto tra Bonhoeffer e il Male e di come lui l’ha vissuto e affrontato. Di come l’ha vinto. Ma ti accorgerai subito che la vera posta in gioco è sempre come vivere la vita: con paura o con fiducia? Il Male è dentro il mondo e non puoi chiudere gli occhi. Bonhoeffer non ti fornirà le risposte ma forse ti indicherà gli atteggiamenti giusti per vivere il tuo tempo presente. Con serietà, passione e speranza.
    Senza scappare o gettare la spugna, rimanendo fedele alla tua vita.
    Dunque, permetti di incoraggiarti a seguirlo. Magari anche oltre il corso di Mezzoldo. Non sarai deluso.

    «Lo impiccarono nudo, alle prime luci dell’alba. Il boia sistemò la corda intorno alla gola del condannato e tirò via lo sgabello. Il decesso non avvenne subito, come in una regolare esecuzione alla forca, quando si rompe la colonna vertebrale. Il prigioniero morì strangolato: la sua agonia durò qualche minuto. Le guardie che parteciparono all’assassinio ricevettero Schnaps und Blutwurst (grappa e salsiccia).
    Finì così la vita di Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo protestante, lunedì 9 aprile 1945 nel lager di Flossenbürg. Aveva trentanove anni» [1].
    Prima di salire il patibolo affidò al compagno inglese di cella Payne BEST un saluto speciale per l’amico vescovo anglicano di Chichester George K.A. BELL: «This is the end, but for me the beginning of life».


    NOTE

    1 Eraldo AFFINATI, Un teologo contro Hitler (Mondadori 2002).


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