Pastorale giovanile e famiglia /8
Gustavo Cavagnari
(NPG 2021-01-66)
Proseguendo con le nostre considerazioni, vorrei ora riflettere brevemente sui giovani coniugi, soggetti privilegiati di quell’accompagnamento «coordinato e integrato» verso cui sia la pastorale giovanile che la pastorale familiare sono chiamate ad operare come «in continuità naturale».[1] In effetti, queste coppie sono “giovani” nella loro esistenza, ma sono anche coppie “di giovani” per l’età dei loro componenti.
I primi anni della vita matrimoniale
I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie iniziano «il cammino quotidiano verso la progressiva attuazione dei valori e dei doveri del matrimonio stesso».[2] Strada facendo, i giovani sposi cresceranno nella consapevolezza sia del significato che delle sfide della vita coniugale. «Di qui l’esigenza – ripetevano i Sinodi sulla famiglia – di un accompagnamento pastorale che continui dopo la celebrazione del sacramento».[3] Entrambe le assise si facevano portavoce di un compito, sempre più incalzante, già indicato da Giovanni Paolo II (FC 69) e decisamente rilanciato da Francesco: «Si rende indispensabile accompagnare gli sposi nei primi anni di vita matrimoniale per arricchire e approfondire la decisione consapevole e libera di appartenersi e di amarsi sino alla fine».[4]
I cicli della vita familiare
Dopo il fidanzamento e la celebrazione del matrimonio, la coppia si trova a dover vivere in un contesto non facile «di nuovi valori e di nuove responsabilità» (FC 69).
Entro una visione sistemica del nucleo domestico, i cambiamenti che capitano durante l’intero arco della vita familiare possono essere identificati in cinque stadi evolutivi specifici. Secondo il modello di E. Carter e M. McGoldrick,[5] le due fasi che caratterizzano i primi anni della vita familiare sono la formazione della coppia e il suo allargamento con la nascita del primo figlio. Se nel primo stadio è compito degli sposi costruire la loro identità di coppia, l’obiettivo della seconda fase è sviluppare i ruoli genitoriali, dovendosi ridefinire in entrambi i casi le relazioni con le famiglie di origine. Ciascun stadio, avendo una propria oggettività temporale, inizia con una crisi, prevedibile, ma che «implica un apprendistato» (AL 232): la prima accade nel cercare di «rendere compatibili le differenze e distaccarsi dai genitori»; la seconda avviene con «l’arrivo del figlio», le «nuove sfide emotive» che egli pone alla vicinanza maritale, e la fatica della crescita «che cambia le abitudini dei genitori» (AL 235). A queste crisi sistemiche si sommano altre crisi personali, meno prevedibili, «legate alle difficoltà economiche, di lavoro, affettive, sociali, spirituali» (AL 236).
Questo periodo, che si potrebbe estendere tra i cinque e i dieci anni, è determinante per l’intero arco della vita coniugale. Esso segna la realizzazione di un progetto a lungo sognato. Eppure, è anche irto di difficoltà.[6] Infatti, è in questi anni che capita la maggior parte delle separazioni (AL 221). Vivere questi anni con successo non è quindi scontato. Il problema non sta tanto nei compiti tipici di questi primi anni – vivere l’amore coniugale in rapporto alle sue esigenze di comunione e di servizio alla vita, come pure conciliare l’intimità della vita di casa con il lavoro e l’impresa di edificare la Chiesa e la società umana –, quanto piuttosto nelle coppie, che non sempre sono capaci o non sanno come superare gli ostacoli e affrontare la costruzione della famiglia come tale.[7]
In alcuni casi, il fidanzamento non è stato favorevole alla maturazione stessa dei giovani, la decisione di sposarsi è stata affrettata e, dunque, «gli sposi novelli si trovano a dover completare quel percorso che si sarebbe dovuto realizzare durante il fidanzamento» (AL 217). Non si deve escludere, però, che questi sposi, pur avendo al tempo della celebrazione una coscienza limitata del matrimonio e una preparazione inadeguata ad esso, dopo, nella vita di famiglia, possano scoprire le diverse potenzialità della vita familiare[8] e quindi si lascino volentieri coinvolgere in esperienze che li aiutino a progredire.
In altri casi, i giovani nubendi hanno compiuto un percorso maturativo, si sono ben preparati e sono arrivati alle nozze coscienti delle implicazioni della vita sponsale come un cammino di crescita costante. Eppure, strada facendo, anche loro possono crescere «nella consapevolezza delle sfide e del significato del matrimonio» (AL 223) e avere l’intenzione di essere sostenuti per la maturazione della coppia e per la crescita dell’unione (AL 218).
Infine, non si dovrebbe dimenticare che persino quelli che «spariscono dalla comunità cristiana dopo il matrimonio» possono tornare «a farsi presenti», per cui anche loro potrebbero essere avvicinati «a spazi di accompagnamento» (AL 230).
Nella linea del catecumenato matrimoniale
Il discorso di Francesco sul «catecumenato matrimoniale»,[9] di cui si parlava nel precedente articolo di questa rubrica, faceva appello, più che a un tempo breve e intenso (AL 208) in cui dare ai giovani tutto e «saturarli» (AL 207), a un cammino piuttosto esteso per iniziarli, fornirli degli elementi necessari, risvegliare il loro gusto, e accompagnarli in un percorso che si avvia verso le nozze ma che continua anche dopo di esse. Dall’intendimento della vita coniugale come «un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio» (AL 122), il Papa fa emergere quindi «il profilo istruttivo della vita familiare come tempo imprescindibile per la comprensione di ciò a cui si è dato inizio con la decisione di scegliersi stabilmente», e mette in luce «la necessità di un accompagnamento nei primi anni di vita matrimoniale, indice chiaro dell’insufficienza dell’adagio “bisogna dire tutto prima”».[10]
Gli itinerari di preparazione alla vita matrimoniale vanno ripensati quindi in quest’ottica; non solo come un momento funzionale alle nozze (AL 207), ma come un momento per avviare processi che vanno oltre la celebrazione. «Con l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità» (AL 223), la parrocchia, in quanto espressione di una territorialità e di una vita condivisa, è il luogo in cui questi processi possono avverarsi.[11] Eppure, dato il numero di quelli che attualmente si sposano “in chiesa”, forse converrebbe pensare ad itinerari interparrocchiali o diocesani, più consolidati.
Obiettivi e strategie della pastorale con giovani coppie
La situazione che i novelli coniugi si trovano a vivere va riconosciuta nella novità e ricchezza di «un progetto che occorre portare avanti insieme» ma che, in quanto «incompiuto, chiamato a crescere, in cammino», va anche aiutato con «chiarezza realistica», perché le giovani coppie si rendano conto di ciò, mettano «da parte le illusioni», e divengano essi stessi «protagonisti» (AL 218), soggetti responsabili e consapevoli dell’aiuto che possono ricevere e che possono anche offrire.[12]
Per realizzare un accompagnamento di questo tipo, occorre entrare in relazione con le giovani coppie, conoscerle, accoglierle, ascoltare i loro bisogni e le loro aspirazioni. Tutto questo la comunità cristiana lo potrà fare se c’è sensibilità e disponibilità da parte dei preti, delle coppie con esperienza, degli operatori pastorali (AL 223-224).
Su questo punto, non si possono negare le difficoltà di inserimento da parte delle nuove famiglie nel tessuto ecclesiale dopo il matrimonio. Potrebbe essere utile perciò creare o semplicemente utilizzare occasioni d’incontro con le coppie giovani, quali il Battesimo di un figlio, la prima Comunione, la partecipazione ad un rito ecclesiale, la benedizione delle case o la visita ad un’immagine della Vergine, per sviluppare un «dialogo pastorale» sulla loro situazione. «Può anche essere utile affidare a coppie più adulte il compito di seguire coppie più recenti del proprio vicinato, per incontrarle, seguirle nei loro inizi e proporre loro un percorso di crescita» (AL 230).
La situazione reale e le possibilità aperte
La pastorale delle giovani coppie deve essere caratterizzata da una certa differenziazione di possibilità e di offerte, poiché non è pensabile un’unica proposta di massa.
I «gruppi di famiglie» (AL 224) o «gruppi di sposi» (AL 229) offrono opportunità di servizio di missione, di preghiera, di formazione o di mutuo aiuto, al tempo stesso in cui sono un mezzo per rafforzare i coniugi e farli crescere. Bisogna però guardarsi dal chiedere immediatamente alle coppie giovani un servizio alla comunità. Più che una immediata richiesta, l’apertura al servizio dovrà essere l’effetto del progressivo cammino di maturazione che la coppia percorre. La prima funzione è aiutare i novelli sposi a «crescere nella carità coniugale» (AL 120-164), ad «essere generosi nella comunicazione della vita» (AL 222-223) e a «crescere nella fede» (AL 227).
La disciplina di vita di gruppo, poi, non può essere seguita ugualmente da tutti. Anche le coppie più disposte, specie nei primi anni di matrimonio, sperimentano la difficoltà di conciliare la costruzione della loro relazione, la crescita dei figli e i problemi della quotidianità, con certe esigenze di cui non si sente immediatamente il bisogno. In questo senso, dobbiamo riconoscere che non «abbiamo fatto un buon accompagnamento dei nuovi sposi nei loro primi anni, con proposte adatte ai loro orari, ai loro linguaggi, alle loro preoccupazioni più concrete» (AL 36). Per alcuni, inviti meno impegnativi durante l’anno sono probabilmente più utili. Magari si potrebbe pensare inizialmente a qualche incontro gioioso subito dopo il matrimonio, per celebrare l’anniversario (AL 223) o per ritrovarsi con tutto il gruppo dei fidanzati con cui si è fatto l’itinerario di preparazione. Offerte sporadiche e più allargate, a cui più facilmente si può partecipare, se ben organizzate, non di rado danno buoni risultati.
Per coloro che si sentono un po’ “allergici” a tutto ciò che sa di Chiesa, ma riflettono volentieri sugli aspetti umani, è possibile prospettare delle iniziative connesse con la vita di coppia o di famiglia e le sue dinamiche. Aiutarli nel costruire giorno per giorno una buona relazione di coppia e una famiglia serena e aperta sul mondo sarebbe già di enorme importanza, soprattutto tenendo conto della particolare difficoltà che oggi le coppie incontrano nell’impostare e vivere l’amore in modo maturo. Questi itinerari umani potrebbero aprire poi qualche finestra sulla dimensione religiosa e cristiana.
Tutto quanto detto non dovrebbe portare a trascurare, infine, le coppie di battezzati conviventi e sposati solo civilmente, bensì instaurare anche con loro un dialogo cordiale per aiutarli nel cammino di fede che compiono e accompagnarli «nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio» (AL 293).
NOTE
[1] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Christus vivit» ai giovani e a tutto il popolo di Dio (25 marzo 2019), n. 242.
[2] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale «Familiaris consortio» circa i compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi (22 novembre 1981), n. 65. D’ora in poi: FC.
[3] Cf. III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio Synodi (18 ottobre 2014), n. 40; XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Relatio finalis (24 ottobre 2015), n. 60.
[4] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Amoris laetitia» sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016), n. 217. D’ora in poi: AL.
[5] Cf. E. Carter – M. Mcgoldrick (eds.), The Family Life Cycle. A Framework for Family Therapy, New York: Gardner Press 1980.
[6] Cf. P. Boffi (ed.), Accompagnare l’amore. I percorsi di preparazione al matrimonio nella comunità cristiana, Torino: Paoline 2006, 90.
[7] Cf. L. Melina (ed.), I primi anni di matrimonio. La sfida pastorale di un periodo bello e difficile, Siena: Cantagalli 2014.
[8] Cf. Francesco, Discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana (22 gennaio 2016).
[9] Francesco, Discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana (29 gennaio 2018).
[10] F. Pesce, «Come ci si prepara a una storia d’amore? Verso un “nuovo catecumenato”», in F. Pesce – A. Steccanella (eds.), Verso il matrimonio cristiano. Laboratorio di discernimento pastorale, Padova: Messaggero – FTTR 2018, 15-24, qui 17.
[11] In questa prospettiva, alcuni itinerari per le giovani coppie si trovano in: P. Gusmitta, Osare l’amore. Itinerari per la coppia e i gruppi famiglia, Cantalupa: Effatà 2008, 15-64.
[12] Cf. I. Carando – L. Carando, «L’accompagnamento dei giovani sposi: chi e come», in V. Danna (ed.), Famiglie in cammino. Proposti di incontri per gruppi famiglia, Cantalupa: Effatà 2008, 34-62.