PASTORALE GIOVANILE E FAMIGLIA /3
Gustavo Cavagnari
(NPG 2020-03-52)
I giovani esistono in virtù di una vera e propria inclusione familiare ed ecclesiale
Tutti gli adulti, indipendentemente dalla loro condizione o collocazione sociale, hanno qualche responsabilità educativa.[1] Come risulta evidente, tra gli adulti che hanno un ruolo particolare e insostituibile nell’educazione dei giovani devono essere menzionati anzitutto i genitori. Sono loro i primi ad educare i loro figli in modo «integrale»[2] e «“artigianale”, da persona a persona» (AL 16). «Nel loro cammino di crescita», perciò, i giovani devono sentire «la vicinanza e l’attenzione della famiglia» oltre a, e prima che, quella della comunità ecclesiale.[3]
L’idea che i genitori siano i “primi operatori di pastorale giovanile” si colloca allora in questa linea, benché l’intuizione non possa essere unilaterale e vada completata in varie modalità. In effetti, prima di entrare in alcuni degli spazi ecclesiali dedicati a loro,[4] la maggior parte dei giovani sono stati cresciuti in una famiglia (AL 42), e l’impronta che essa ha lasciato durante la loro infanzia, fanciullezza e adolescenza è stata determinante. «In bene e in male» (AL 259), i padri e le madri incidono sullo sviluppo dei loro figli sempre. Anche a livello religioso, quasi tutte le ricerche concludono che l’accoglienza e la permanenza nella fede dipendono sostanzialmente dalla esperienza che il soggetto ha avuto, sin dall’inizio, in famiglia.[5] Da una parte, si può constatare che una vasta percentuale (tra il 60% e il 90%) dei giovani che perdono la fede in età adulta è cresciuta in un ambiente domestico in cui la fede non è stata assunta né vissuta. Da un’altra parte, si può anche constatare che, soprattutto nei momenti di crisi o di passaggio, quelli che hanno disertato la pratica religiosa tornano a quello che hanno esperimentato come buono o vissuto con soddisfazione nella propria casa.[6] Famiglia e comunità ecclesiale sono, quindi, «i due grandi ambiti di cui la pastorale giovanile non può fare a meno, perché i giovani dipendono in forma principale, seppur non esclusiva, da queste due “istituzioni” che, se si mantengono autenticamente libere, cioè vitalmente legate al Signore Gesù, non possono che creare le condizioni ottimali per una crescita umana e cristiana dei giovani».[7]
Eppure, benché nella famiglia si giochi, in misura decisiva, la sorte e anche la fede delle nuove generazioni, in generale la pastorale giovanile ha mostrato poco interesse per la famiglia. Al contrario,
la pastorale giovanile non si deve sentire sola, isolata, autosufficiente, ma deve poter contare su una convergenza naturale di adulti e giovani, di famiglie, di genitori e figli. Non possiamo seppellirci nei nostri loculi sia personali che pastorali… Sarà possibile stanare [genitori] che assieme ai figli diventino soggetti di evangelizzazione, di formazione, di missionarietà? Nessuno si senta né orfano, né accantonato. Il prete deve lavorare perché la comunità cristiana sia sempre il soggetto di ogni vita cristiana e in essa la famiglia… Collaborazioni tra adulti e giovani si devono inscrivere nella vita quotidiana, nei progetti educativi, negli oratori, nelle iniziative di pastorale giovanile.[8]
Sinergie pastorali al servizio dei giovani
Da questa prospettiva, non è pensabile una pastorale giovanile che, in forma autoreferenziale, non sia legata intrinsecamente alle famiglie o che, peggio ancora, crei dei «progetti che isolino i giovani dalla famiglia» (ChV 30). Purtroppo, «un’eccessiva specializzazione ha portato allo sviluppo di “due mondi”, quello del giovane e quello della famiglia», di cui bisogna «ricuperare l’unità».[9] «La pastorale giovanile dovrebbe essere giovanile e familiare o, almeno, muoversi in quella direzione»,[10] specialmente quando si lavora con adolescenti.
Proprio per questo, Benedetto XVI diceva ai Salesiani – e a tutti coloro che lavorano con i giovani – che la pastorale con loro dovrebbe «tradursi in un pari impegno per il coinvolgimento e la formazione delle famiglie. La pastorale con i giovani quindi deve aprirsi decisamente alla pastorale con le famiglie. Curare le famiglie non è sottrarre forze al lavoro per i giovani, anzi è renderlo più duraturo e più efficace».[11] Ed insisteva ancora: aiutare i giovani «richiede anche un’attenzione alla sua famiglia e il suo coinvolgimento».[12] Di recente, anche Papa Francesco rinnovava l’appello del suo predecessore: «In particolare richiamo la inderogabile necessità di coinvolgere le famiglie dei giovani. Non vi può essere infatti un’efficace pastorale con i giovani senza una valida pastorale con le famiglie».[13]
Qualcuno potrebbe obiettare che la pastorale giovanile è per i giovani, non per le famiglie. In qualche maniera, avrebbe ragione: la famiglia è una “parte indiretta” della missione giovanile. «I nostri destinatari sono i giovani, il nostro campo di lavoro è la loro educazione e la loro evangelizzazione. Entrambi però, giovani ed educazione, sono inseparabili dalla famiglia»,[14] e una relazione più stretta nell’azione ecclesiale tra i giovani e le loro famiglie, non solo come oggetto ma soprattutto soggetto di pastorale (AL 290), non dovrebbe sembrare strana.
Complessità e possibilità del coinvolgimento genitoriale
Nelle discussioni relative alle problematiche dei giovani, specie degli adolescenti, molto spesso si sente dire che “è tutta colpa dei genitori”. A dire il vero, molti genitori sono disinteressati, negligenti e persino ostili con i propri figli (AL 50-51). Loro sono una parte delle disfunzioni del sistema sociale. Molti altri, però, si assumono seriamente le loro responsabilità educative e si confrontano con quelle questioni che possono danneggiare lo sviluppo dei loro figli.[15]
In questo senso, alcuni autori americani hanno ricordato che i padri e le madri, particolarmente quelli che ci tengono all’educazione della prole, possono essere una risorsa per la pastorale con le nuove generazioni, da cui la proposta di una maggiore formazione e corresponsabilizzazione dei genitori nella preparazione dei loro figli al discepolato credente. Tra altre visioni familiarmente orientate, si possono menzionare in questo momento: la cosiddetta pastorale giovanile “di partenariato”[16] o “basata sulle famiglie”[17] di Mark DeVries; la pastorale giovanile “da una prospettiva familiare”[18] di David Keehn; il “modello radicale di pastorale giovanile e familiare”[19] di Merton Strommen e Dick Hardel; la pastorale giovanile “family-friendly”[20] di Doug Fields; o la pastorale giovanile “co-educativa”[21] di Mary Penner.
Dal nostro punto di vista, in queste teorie si trovano alcuni elementi critici che giustificano una prudente adozione. Al di là dei nomi, alcune proposte sembrano essere di pastorale familiare piuttosto che di pastorale giovanile, forse nella linea di quella che noi chiamiamo catechesi familiare. Il rischio è quello di diluire la peculiarità dell’azione direttamente e specificamente rivolta ai giovani. Detto questo, non si vede tuttavia perché il loro contributo non possa essere uno stimolo per sognare cammini d’integrazione pastorale tra i giovani, i genitori, gli animatori e l’intera comunità ecclesiale,[22] puntando non tanto su cambi effettistici e transitori, quanto sulla creazione di una nuova mentalità più inclusiva.[23]
La domanda relativa al come e in quale misura la pastorale con i giovani e quella con i loro genitori possano e debbano integrarsi si apre a molte risposte. In ogni caso, contro alcune visioni aut aut, forse si potrebbe pensare a un approccio “separate/insieme”.
Non ho mai conosciuto un genitore che rifiutasse la possibilità di poter contare su di un’altra guida adulta per [l’educazione di] il proprio figlio. Lungo gli anni, cambiai dunque i dialoghi che avevo con i genitori. Cercai piuttosto di relazionarmi con loro in modo che, nella pastorale con i loro figli adolescenti, i genitori divenissero partners. Poi, lasciai alcune rigide condizioni della pastorale e adottai la flessibilità necessaria per comunicare con loro e sostenerli. Non appena cambiai il mio atteggiamento verso di loro, interessandoli sui bisogni della pastorale, quasi immediatamente i genitori si imbarcarono in quello che gli proponevo.[24]
Se è così, coinvolgere i genitori nella pastorale giovanile appare come qualcosa di conveniente (AL 84).
NOTE
[1] Cf. Arcidiocesi di Milano, Camminava con loro. Progetto di pastorale giovanile, vol. 2: La comunità cristiana, Milano: Centro Ambrosiano 2011, 69.
[2] Cf. Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Amoris laetitia» sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016), n. 84. D’ora in poi: AL.
[3] Francesco, Lettera enciclica «Lumen fidei» sulla fede (29 giugno 2013), n. 53.
[4] Cf. Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Christus vivit» ai giovani e a tutto il popolo di Dio (25 marzo 2019), n. 234. D’ora in poi: ChV.
[5] Alcune ricerche mostrano come il semplice fatto di parlare della fede ai figli tra le mura domestiche o di frequentare genitori e figli insieme le celebrazioni religiose duplica o, in alcuni casi, triplica le probabilità di vivere da adulti credenti. Cf. M. Strommen – K. Jones – D. Rahn (Eds.), Youth Ministry That Transforms: A Comprehensive Analysis of the Hopes, Frustrations, and Effectiveness of Today’s Youth Workers, Grand Rapids: Zondervan 2011, 130.
[6] Cf. M. Holmen, Church + Home: The Proven Formula for Building Lifelong Faith, Raleigh: Regal 2010.
[7] R. Sala, Pastorale giovanile, vol. 1: Evangelizzazione e educazione dei giovani. Un percorso teorico-pratico, con A. Bozzolo, R. Carelli e P. Zini, Roma: LAS 2017, 347. Il titolo del paragrafo è stato preso da questo testo.
[8] D. Sigalini, Il prete e i giovani, Assisi, Cittadella 2009, 109-110. Tra parentesi quadre ho sostituito l’originale “famiglia” per “genitori”, poiché la famiglia è costituita, infatti, da genitori e figli insieme.
[9] Dalla relazione La pastorale giovanile in Europa in un momento di nuova evangelizzazione di D. Da Cuhna, Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, al Convegno di pastorale giovanile della CEI (10-13 ottobre 2011).
[10] D. Borgman, Foundations for Youth Ministry: Theological Engagement with Teen Life and Culture, Grand Rapids: Baker Academic 2013, 114.
[11] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al XXVI Capitolo generale della Società Salesiana di san Giovanni Bosco (31 marzo 2008).
[12] Benedetto XVI, Messaggio ai partecipanti al XXVI Capitolo generale della Società Salesiana di san Giovanni Bosco (1 marzo 2008), n. 4.
[13] Francesco, Lettera al Rev. don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, nel bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco (24 giugno 2015).
[14] P. Chávez, «“E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia” (Lc 2,52). Commento alla Strenna 2006», n. 4, in ACG 392 (2006) 1, 42.
[15] Cf. XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Documento finale (27 ottobre 2018), n. 34.
[16] Cf. J. Burns - M. DeVries, Partnering with Parents in Youth Ministry, Ventura: Regal 2003.
[17] Cf. M. DeVries, Family-Based Youth Ministry. Rev. ed., Downers Grove: IVP Books 2004.
[18] Cf. D. Keehn, «Youth Ministry from a Family Perspective», in M. & M. Anthony (Eds.), A Theology for Family Ministries, Nashville: Broadman & Holman 2011, 223-240.
[19] Cf. M. Strommen – D. Hardel (Eds.), Passing on the Faith: A Radical Model for Youth and Family Ministry. Rev. ed., Terrace Heights: Saint Mary’s Press, 2008; Youth and Family Ministry: Four Imperatives, Bloomington: The Youth & Family Institute 2002.
[20] Cf. D. Fields, Purpose-Driven Youth Ministry: 9 Essential Foundations for Healthy Growth, Grand Rapids: Zondervan 2009.
[21] Cf. M. Penner, Youth Worker’s Guide to Parent Ministry: A Practical Plan for Defusing Conflict and Gaining Allies, Grand Rapids: Zondervan 2003.
[22] Cf. T. Kimmel, Connecting Church & Home: A Grace-Based Partnership, Nashville, Randall House 2013.
[23] Cf. B. Shields, «Family-Based Ministry», in P.J. Timothy (Ed.), Perspectives on Family Ministry: 3 Views, Nashville: B&H Publishing Group 2009, 98-120.
[24] E. Fritz, The Art of Forming Young Disciples: Why Youth Ministries Aren’t Working and What to Do About It, Manchester: Sophia Institute Press 2018, 52.