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    Il Primo annuncio ai giovani. Arte e turismo, l'esperienza di "Pietre vive"



    Marcello Scarpa


    (NPG 2019-08-58)


    Negli ultimi decenni il turismo di massa è diventato uno dei fenomeni sociali più significativi nel mondo occidentale. È sufficiente, infatti, trovarsi in un aeroporto d’estate per restare colpiti dalla gran massa di giovani esuberanti che trascinano i loro trolley con lo sguardo incollato allo smartphone, in attesa del loro volo low-cost per partire alla conquista dell’Europa o di altri paesi esotici, più lontani. Giovani turisti, a volte giovanissimi, che fanno un’esperienza di lavoro o frequentano corsi di lingue all’estero e che inondano come un fiume in piena le grandi città europee. Sono giovani che affollano piazze, bar, ristoranti, che amano fare nuove conoscenze e amicizie, che sono curiosi di degustare le specialità gastronomiche del posto apprezzandole, ma sentendo sempre un po’ di nostalgia per la pasta “al dente”, il gelato e l’”espresso” italiano. Tutto qui? No, sono giovani in vacanza, con la mente libera dagli impegni e dai problemi quotidiani che hanno lasciato fuori dai loro zaini. Pertanto sono aperti, disponibili, curiosi, desiderosi di fare esperienza di tutto ciò che abbia il gusto e il sapore della novità. Fra queste, le visite ai musei e, incredibile ma vero, le incursioni nelle chiese in quanto luoghi di arte e bellezze disponibili quasi sempre, e il dettaglio non è secondario!, gratuitamente. Spesso non ce ne rendiamo conto, ma la Chiesa dispone di un patrimonio artistico di inestimabile valore, possiede una ricchezza cristiana e culturale che, in tutta la sua magnificenza, può offrire in chiave evangelizzatrice ai giovani turisti del terzo millennio.[1]

    In fondo, questi flussi turistici sono la versione aggiornata dei grandi tour europei che hanno caratterizzato il periodo del romanticismo nell’Europa dell’Ottocento, basti pensare a Wolfgang Goethe e al suo famoso libro Viaggio in Italia. Rispetto ad allora, però, dobbiamo notare una grande e significativa differenza. Ciò che prima era appannaggio di un singolo viaggiatore d’élite, ora è a disposizione quasi di tutti, soprattutto dei più giovani. Inoltre, è significativo evidenziare che negli ultimi anni l’afflusso di turisti verso le mete religiose (chiese, pellegrinaggi, santuari, cattedrali) è andato crescendo sempre di più. Sembra quasi che, come reazione ad un profondo smarrimento religioso, il mondo occidentale stia riscoprendo il valore culturale dell’arte cristiana. Pertanto, il giovane turista anche se durante l’anno non “va in chiesa” però in vacanza “visita una chiesa” liberamente, con il cuore disponibile a ricevere le novità che gli verranno dette, non escluse quelle relative al messaggio cristiano.[2]

    La storia degli inizi, l’inizio di una storia

    All’interno di questo mutato contesto culturale nasce, da un’intuizione del padre gesuita Jean-Paul Hernandez, l’esperienza di Pietre vive. Egli, da giovane, ancora impegnato nei suoi studi universitari, si chiese come si sarebbe potuto stabilire un contatto tra i tanti turisti che affollavano le città d’arte visitandone le chiese e il messaggio di fede cristiano in esse custodito.[3]
    Come annunciare il mistero di Cristo vivo nella Chiesa a quei turisti, lontani dalla fede, che però erano lì, “in chiesa”, pronti ad ascoltare ciò che la guida avrebbe loro detto?[4] Le prime esperienze di Lebendige Steine (Pietre vive) si svolsero in Germania, nella cattedrale di Francoforte sul Meno, nel biennio 2003-2004 e furono organizzate da alcuni studenti di teologia e di altre facoltà per spiegare ai turisti le bellezze del Frankfurter Dom. Il gruppo di giovani scelse di chiamarsi “Pietre vive” per contrastare l’odore di antichità che ristagnava sugli edifici sacri, con l’intenzione di restituire ad essi l’originaria vocazione di luoghi di pace, di riflessione, di ascolto della Parola.
    In Italia “Pietre vive” nacque a Bologna nel 2008 su iniziativa dei gruppi giovanili della spiritualità ignaziana. La prima esperienza, durata quindici giorni, fu fatta nelle chiese romane del Gesù e di Sant’Ignazio ad opera di una trentina di giovani di diverse nazionalità. Oggi i gruppi di “Pietre vive” sono presenti in circa trenta città di tutto il mondo. Una volta all’anno gli aderenti partecipano ad un campo internazionale in cui si ritrovano, per una decina di giorni, per pregare insieme e formarsi sia spiritualmente che professionalmente. A dieci anni dalla loro nascita, “Pietre vive” organizza visite guidate gratuite in molte delle chiese più famose in Europa, mete privilegiate del turismo internazionale.[5]

    La via della bellezza per attrarre a Cristo

    Il fine che si propone “Pietre vive” è di annunciare la Buona Novella che è inscritta nelle forme artistiche delle chiese.[6] Ciò è in perfetta sintonia con il pensiero di papa Francesco: «È bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla “via della bellezza” (via pulchritudinis). Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove. In questa prospettiva, tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù. […] È auspicabile che ogni Chiesa particolare promuova l’uso delle arti nella sua opera evangelizzatrice, in continuità con la ricchezza del passato, ma anche nella vastità delle sue molteplici espressioni attuali, al fine di trasmettere la fede in un nuovo “linguaggio parabolico”» (EG 167).
    Per le guide di “Pietre vive” il luogo sacro è concepito come uno spazio di libertà, un itinerario aperto alla libera decisione del turista di entrarvi o meno. Le visite si sviluppano secondo una dinamica “parabolica”: si cerca di far conoscere ai turisti, spesso lontani dalla fede, il messaggio che gli artisti desideravano comunicare ai fedeli del loro tempo.[7] In tal modo si conduce per mano il turista a fare la stessa esperienza di incontro con Dio che ha dato origine all’opera d’arte. Infatti, comprendere la genesi di un’opera sacra nelle sue intenzioni, motivazioni, modalità di realizzazione, diventa una via concreta per entrare nel cuore dell’artista, di unirsi al suo pensiero, di entrare nel suo rapporto di comunione con Dio nonostante la distanza dei secoli.[8]

    Narrare le opere d’arte con uno stile “parabolico”

    Le guide dei gruppi di “Pietre vive” accolgono i turisti sulle soglie delle chiese e si offrono come compagni di viaggio[9] del percorso estetico che stanno per iniziare. Per questo motivo, le guide di “Pietre vive”, oltre ad offrire una serie di dati tecnici sulle opere d’arte, forniscono le chiavi di lettura teologico-spirituali per facilitare l’interpretazione di quanto si sta ammirando. La visita, ad esempio, può trasformarsi nella scoperta della propria dignità di persona creata a immagine e somiglianza di Dio, profondamente amata nella propria situazione di vita, qualunque essa sia. Sostanzialmente il percorso mira ad offrire ai turisti una grammatica elementare per cogliere il significato di ciò che stanno contemplando e metterlo in relazione con la propria esistenza. In linea con la migliore pedagogia ignaziana il visitatore, immergendosi in un’esperienza estetico-artistica, è invitato a comprendere e rileggere il senso della propria vita.[10] Per tale motivo, la visita guidata non deve essere né solo tecnica e asettica, né solo un sermone che usa l’arte in maniera strumentale, cioè come “occasione” per trasmettere contenuti dogmatici. La guida di “Pietra vive” quando espone i contenuti teologici non si rivolge direttamente al turista (sarebbe una predica fastidiosa), ma spiega loro l’importanza dei valori vissuti ed espressi artisticamente dalle comunità che hanno realizzato la chiesa. In questo modo l’opera d’arte annuncia al turista il messaggio di salvezza che veicola perché si sedimenti nel cuore del turista e possa rilasciare il suo seme evangelizzatore.[11]
    Infatti, dal punto di vista pastorale, l’arte funziona come le parabole del Vangelo che all’inizio sono generiche, non parlano direttamente dell’ascoltatore. Ecco perché chi ascolta non innalza muri di difesa e si lascia coinvolgere, entrando con piacere nella trama narrativa. Solo alla fine della parabola l’ascoltatore scopre che quella storia gli appartiene. E così è anche con l’arte. Molte volte, alla fine della spiegazione, il turista applica a se stesso la bellezza dell’annuncio cristiano ricevuto, che si riferiva ad un contesto di molti secoli fa. La distanza temporale lascia al turista la libertà di accogliere o meno quella parola e confrontarla con la propria vita. Ma lascia anche la guida libera di spiegare con la massima profondità spirituale possibile il significato delle immagini e delle forme che ha davanti ai suoi occhi.[12]

    Testimoniare concretamente l’amore gratuito di Dio

    Uno degli aspetti che colpisce maggiormente i turisti è il servizio totalmente gratuito offerto da “Pietre vive”. Questa gratuità suscita curiosità e mette in discussione le eventuali precomprensioni di fede dei turisti. Sin dalle prime esperienze le guide di “Pietre vive” hanno compreso che l’annuncio dell’amore gratuito di Dio doveva necessariamente passare attraverso la gratuità del servizio offerto. Il turista molte volte si difende da questa gratuità. Per neutralizzare la veridicità dell’annuncio cerca di mettere del denaro in tasca alla guida per convincersi che in realtà non esiste nessuna gratuità e che questi ragazzi, in fondo, svolgono la loro missione solo per interessi economici. Rifiutando l’offerta, la forza dell’annuncio (kerigma), supportato dalla credibilità della testimonianza della guida, vince le resistenze del turista, instradandolo verso la gratuità dell’amore di Dio.[13]

    Una proposta per i nostri ambienti

    Ai giovani: si tratta di far vivere loro un’esperienza di annuncio attraverso l’arte. Le occasioni possono essere molteplici, in ogni ambiente locale se ne può riflettere. L’importante è comprendere che quando si ha un gruppo di giovani, un tuffo nell’arte può dischiudere nuovi orizzonti e approfondimenti di fede.
    Agli animatori: attraverso l’esperienza di ascolto delle guide di “Pietre vive”, si può far acquisire loro un metodo di primo annuncio attraverso l’arte. Negli ambienti locali essi potranno poi pensare di far vivere ad altri giovani, più distanti dalla fede, la stessa modalità “estetica” di annuncio del messaggio cristiano.
    Un’esperienza da vivere ad intra: con i ragazzi più piccoli; grazie alle potenzialità della rete (youtube, canali tematici, ecc.) giovani animatori-catechisti possono reperire molte risorse per delle catechesi “artistiche”.
    Un’esperienza da proporre ad extra: nelle “notti bianche della cultura” delle nostre città, chi accoglie i turisti nelle nostre belle chiese? Perché non andare con i giovani dei nostri ambienti in “uscita” verso altre chiese per annunciare Cristo, a chi ne è distante, attraverso la bellezza dell’arte?


    NOTE

    [1] Cfr. N. Sunda, «Piedras Vivas» y la nueva evangelización, in: “Razón y Fe” 113 (2013/268) 223-224.
    [2] Cfr. J.P. Hernández, El arte de ver: la experiencia de «Piedras vivas», in: “Sal Terrae” 100 (2012/11) 1044.
    [3] Cfr. N. Sunda, «Piedras Vivas» y la nueva evangelización, 223.
    [4] Per approfondimenti sul “Primo annuncio” cfr. J. Gevaert, La «prima evangelizzazione» o «primo annuncio», in: Istituto di Catechetica. Facoltà di Scienze dell’Educazione – Università Pontificia Salesiana, Andate & insegnate. Manuale di catechetica, LDC, Leumann (TO) 2002; Commissione episcopale per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi della CEI, Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, (15 maggio 2005); Conferenza episcopale lombarda, La sfida della fede. Il primo annuncio, Vescovi delle Diocesi Lombarde, Edizioni Dehoniane, Bologna 2009; Commissione episcopale italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, (29 giugno 2014).
    [5] Cfr. J.P. Hernández, El arte de ver: la experiencia de «Piedras vivas», 1045-1048; per una lista della presenza di “Pietre Vive” in circa trenta città di tutto il mondo, cfr. https://pietrevive.altervista.org/wp-content/uploads/2014/02/ Intro_PV_definitivo.pdf (29 novembre 2018).
    [6] Cfr. N. Sunda, «Piedras Vivas» y la nueva evangelización, 223.
    [7] Cfr. ibidem.
    [8] Cfr. J.P. Hernández, El arte de ver: la experiencia de «Piedras vivas», 1046.
    [9] Cfr. E. Biemmi, Compagni di viaggio. Laboratorio di formazione per animatori, catechisti di adulti e operatori pastorali, EDB, Bologna 2003.
    [10] Cfr. N. Sunda, «Piedras Vivas» y la nueva evangelización, 224.
    [11] Cfr. J.P. Hernández, El arte de ver: la experiencia de «Piedras vivas», 1049.
    [12] Cfr. Ibidem, 1050.
    [13] Cfr. Ibidem, 1049.


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