(NPG 2006-02-3)
Le ragioni che rendono urgente l'attenzione della chiesa al fenomeno dell'immigrazione, come una nuova sfida tra quelle che i segni dei tempi sollecitano alla coscienza umana e credente, stanno nel fatto che l'immigrazione è sempre più un fenomeno mondiale e che tocca anche l'Italia, evoca scenari non rassicuranti e produce atteggiamenti diversi sia a livello di politiche governative che di culture e atteggiamenti individuali. La chiesa ne è coinvolta perché annunciatrice del Vangelo e della speranza a ogni persona e popolo per la sua missione evangelizzatrice e umanizzatrice: per riaffermare i diritti di Dio e dell'uomo, per indicare le vie evangeliche per l'incontro di culture e religioni, per sollecitare i credenti a vivere carità e giustizia anche verso «gli altri».
Un'ulteriore ragione per cui la comunità credente si occupa dell'immigrazione (e anche nella sua funzione di attenzione e cura dei giovani) è per la presenza tra gli immigrati di minori (sia di prima che di seconda generazione, con tutte le specificazione che questo termine comporta), e perlopiù in situazione non certo di vantaggio.
Ciò ha sollecitato NPG a una riflessione sul tema, in alcuni incontri di redazione che hanno offerto nell'insieme un quadro sociologico e culturale per mettere ordine nella complessità e per individuare possibili piste di intervento pastorale.
La prospettiva e il punto di osservazione-giudizio-intervento è la comunità ecclesiale nella sua intenzionalità missionaria e pastorale: una diocesi, una parrocchia, un oratorio, una scuola, un gruppo... secondo i loro ambiti di azione e le loro possibilità.
E dunque: una nuova realtà (su cui è impossibile chiudere gli occhi) che provoca e interpella, e chiede alla comunità ecclesiale (e alla PG) non solo di pensare possibili linee di intervento (un rinnovamento della prassi), ma di ripensarsi perché possa davvero diventare credibile annuncio e opera di salvezza a questi destinatari.
Questo progetto lo articoleremo in due successivi interventi di NPG, il primo dei quali è il dossier che segue, mentre il prossimo (dossier o «materiali») troverà spazio nel corso dell'anno.
Ma già questo dossier è articolato in maniera «completa», nel senso che è strutturato nelle usuali tre parti in cui ogni problema viene pastoralmente affrontato, e cioè la prassi, la riflessione su di essa, e un tentativo di pensare una nuova prassi.
L'analisi della prassi (i documenti potrebbero essere moltiplicati) viene proposta in tre diversi articoli. Uno è legato a una provocazione giornalistica, per cogliere il senso, la cultura comune della gente al riguardo, nelle sue paure e insieme nell'intuizione di una qualche necessità rispetto al fenomeno dell'immigrazione; perché ogni possibile comprensione e intervento pastorale non può che fare i conti e poggiare sul modo di sentire e pensare, sulle categorie utilizzate a livello comune, pena l'insignificanza o l'inutilità.
E poi un racconto di storie di giovani che vivono o sentono il problema, giovani immigrati e giovani italiani in dialogo tra di loro sui rispettivi vissuti. I nomi sono di comodo, i problemi sono assolutamente veri.
E infine, una ripresa più sistematica dei dati per non restare nel vago o nel meramente descrittivo, a fior di pelle. L'articolo, affidato a padre Bruno Mioli, Direttore dell'Ufficio per la pastorale degli immigrati esteri in Italia e dei profughi della CEI, che avevamo apprezzato nel convegno di PG a Monopoli nel 2004, è documentato (è stato aggiornato fino all'ultimo sulla base del Dossier della Caritas 2005) e ricco di indicazioni di sfide che verranno successivamente riprese.
Dall'insieme di questi dati di situazione socio-culturale emergono con maggior evidenza i nodi e le sfide non solo culturali ed ecclesiali ma anche (quanto a noi ora interessa) per la PG, in quanto l'immigrazione tocca da vicino giovani, e nella loro povertà.
Il secondo momento è l'offerta di una piattaforma di riflessione culturale e teologica per interpretare i fatti e per leggerli in un contesto che possa mettere in evidenza i nodi principali, offrire categorie all'interno delle quali ripensare nuove comprensioni e prassi.
Fondamentalmente offriamo due contributi, uno teologico-ecclesiologico (la Chiesa pensa l'immigrazione e si ripensa come comunità accogliente ed evangelizzante: Luigi Sabbarese) e uno in prospettiva culturale ed educativa, appunto per cogliere il rischio che certe nostre categorie sia descrittive che interpretative corrono rispetto a temi nuovi di cultura e società, e per proporne di nuove, più adeguate, meno chiuse (l'intervista a Raffaele Mantegazza). (Tra parentesi, abbiamo tralasciato – perché già presentata varie volte sulla rivista per altri temi – una riflessione di tipo biblico. Vi rimandiamo citando un libro di Carmine Di Sante, «Lo straniero nella bibbia», Città Aperta 2002, e un altro articolo dello stesso Di Sante, «Annunciare il Dio della giustizia facendo giustizia», NPG 6/1992, pp. 33-40, all'interno di un dossier dal titolo «Il Terzo Mondo tra noi: lo 'straniero' e l'educazione dei giovani».)
A questo punto, nel terzo momento del cammino, abbiamo in mano gli strumenti per una riflessione (e intervento) pastorale, che noi ovviamente facciamo in chiave di pastorale giovanile, e offriamo un contributo di linee per una pastorale giovanile attenta e disponibile (Martin Lechner), sulle sollecitazioni degli ultimi pronunciamenti della Chiesa e anche da nuove sensibilità presenti in alcune realtà di congregazioni religiose da sempre immerse dentro questo problema.
In un prossimo numero di NPG presenteremo non ulteriori discorsi e riflessioni, ma «buone prassi»: progetti ed esperienze realizzate, testimonianze di gente che ci sta davvero e opera, e materiali vari di aiuto.