La testimonianza che presentiamo in questo numero on line della rubrica, è una testimonianza viva ed efficace di quanto elaborato dall'Autore (Padre Stefano, gesuita) nell'articolo su NPG che riflette sulla e presenta la sua esperienza di formatore e animatore spirituale all'Università di Trieste. Egli è così in grado di verificare l'effettiva efficacia e "funzionalità" del discernimento, e della concretezza della sua proposta.
Questa testimonianza è ottenuta tramite intervista al giovane studente "accompagnato".
P. Stefano
Iniziamo con una breve presentazione, che dia il senso del punto a cui sei arrivato negli studi universitari e del ruolo del discernimento nella tua vita?
W. Olivo
Sono Walter Olivo, 24 anni, e sono quasi giunto a compimento dei miei studi di laurea magistrale in matematica, presso l'università di Trieste. In questi ultimi anni il discernimento ha occupato un posto di rilievo nella mia vita e quindi nella maniera con cui studio e mi proietto nel mondo della ricerca; gli Esercizi Spirituali e la vicinanza della Compagnia di Gesù hanno dato il maggior contributo in questo aspetto del mio cammino. Se è vero che il fine del discernimento è il pieno adempimento del disegno divino in sé e per gli altri, è vero anche che questo lo si raggiunge attraverso tappe intermedie che spesso sembrano, in un primo momento, non inerenti al resto del percorso.
P. Stefano
Quali sono gli ambiti della vita universitaria nei quali è importante saper discernere e quindi saper scegliere?
W. Olivo
La prima occasione di discernimento si presenta nella scelta della facoltà universitaria, che spesso risulta un problema per non pochi studenti che sono in procinto di concludere le scuole superiori, i quali devono capire quale sia l'attitudine da sfruttare maggiormente, per poi metterla al servizio nel lavoro, una volta terminati gli studi. Nel mio caso, ho scelto di studiare matematica, in quanto è la passione che mi ha caratterizzato fin da bambino e che ha portato maggiormente frutto durante il periodo scolastico. Personalmente, mi sento grato anche per l'opportunità che ho ricevuto, alla fine del quarto anno di liceo, di partecipare ad uno stage di orientamento universitario organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa: ho avuto modo di constatare in maniera evidente la grande possibilità di trovare impiego dopo aver conseguito una laurea in matematica (sfatando alcuni miti e i pregiudizi sul mondo del lavoro e sulla sua attuale precarietà), quindi, oltre che la passione e i risultati scolastici, la prospettiva lavorativa ha confermato l'intenzione di intraprendere gli studi che poi ho effettivamente iniziato. Detto questo, il mio percorso non è stato facile o privo di ripensamenti, anzi, invito caldamente gli studenti delle scuole superiori (e anche universitari) a tenersi aperti e pronti alle sorprese e ai cambiamenti, soprattutto a quelli interiori. Per quanto mi riguarda, ero convinto (fin dall'inizio del liceo) di intraprendere una carriera di ricerca, ma, confrontandomi con la realtà, in ogni aspetto, ho capito che è proprio ciò che non voglio fare; gli orizzonti si sono allargati, ma su questo aspetto tornerò in seguito.
P. Stefano
Cosa miglioreresti, con l'esperienza acquisita, della maniera con cui hai scelto l'università e portato avanti la scelta fatta qualche anno fa?
W. Olivo
A conti fatti, se potessi tornare indietro non cambierei molto, infatti sceglierei di nuovo questa facoltà, in quanto mi sono trovato “nel mio ambiente”, intellettualmente parlando, e con persone dalle attitudini simili alle mie, e il cambio di prospettive è stato, nonostante le difficoltà, dono di Dio e occasione di scoprire il nuovo. Negli anni, un altro e fondamentale tempo di discernimento è quello speso nella scelta dei corsi opzionali, che contribuiscono alla formazione professionalizzante dello studente, e del relatore, che accompagna nel fase finale.
P. Stefano
E veniamo ora alla fase finale degli studi: nella scelta di un argomento di tesi di fine ciclo ci sono delle motivazioni pertinenti alla tua vita di cristiano che possono avere un ruolo determinante?
W. Olivo
Personalmente, per la laurea triennale ho scelto un relatore che non solo condivida l'interesse della sotto-disciplina dell'analisi matematica, ma del quale anche ho sperimentato l'eccellenza come docente nei due corsi universitari da lui tenuti. Questa per me è stata un'occasione di tipico discernimento, fra beni di ordine diverso, in quanto ero indeciso tra più docenti molto competenti e sempre ricercatori in analisi matematica, ma il bandolo della matassa è stata la sintonia che sentivo verso il suo carattere e la sua persona; sia didatticamente che umanamente sono grato di aver compilato la tesi sotto la sua supervisione, e la sua sincera stretta di mano nel giorno della discussione ha coronato la parte di percorso con lui compiuta.
Per quanto riguarda la scelta dell'argomenti di tesi, credo che siano avvantaggiati gli studenti delle facoltà medico/sanitarie, in quanto possono maggiormente spendere la tesi nel servizio dei pazienti. Nella facoltà di matematica credo sia importante rendersi conto che si sta contribuendo solo ad un minimo aspetto del vastissimo sapere matematico, di cui però usufruiranno molti studiosi di altre discipline (fisica, chimica, ingegneria, medicina, ecc.); credo che questo sia un modo per crescere nell'umiltà e di accettare di vedere l'inizio di un progetto, senza aver la garanzia di vederne la fine: addirittura per Albert Einstein, autore che mi appassiona fin dagli anni del liceo, fu indispensabile ciò che, sviluppato una ventina di anni prima delle sue scoperte, era ritenuto inutile e dispendioso (ovvero il calcolo tensoriale), e allo stesso tempo le grandi intuizioni di questo celeberrimo scienziato portano ancor oggi i loro frutti, nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dalla sua morte.
P. Stefano
Rileggendo l’esperienza di questi anni, che consiglio daresti a chi deve decidere se andare all’università e a quelli che già iscritti voglio rinnovare la maniera con cui portano avanti i loro studi?
W. Olivo
L’atteggiamento più importante è non considerare questo prezioso tempo universitario come pura formazione professionalizzante, ma di cogliere tutte le occasioni utili a dare uno sguardo sul mondo circostante. A questo proposito, io stesso ho ricevuto una lezione di vita, uscendo da un “bozzolo didattico” e intraprendendo un viaggio in Madagascar, insieme ai volontari del Centro Missionario Diocesano di Reggio Emilia, una volta conseguita la laurea triennale. Colto dalla meraviglia di quel mondo, ho avuto un'altra occasione per fare discernimento, cioè se vedere il contesto di un altro Paese o se tornare nel posto già visitato e di conoscere più a fondo la specifica realtà già vista; ebbene, con gioia ho scelto per la seconda opzione, ricevendo in dono la possibilità di iniziare a conoscere più a fondo lingua e cultura locali (guidato in questo dal mio carissimo padre spirituale p. Daniele Ferreo sj, che è stato missionario in quella terra per più di 40 anni), per poter stringere relazioni più profonde con le persone del posto e vivere esperienze più significative in preghiera, dialogo, scoperta di un mondo lontano. Forse le prospettive, di cui sopra accennavo, stanno cambiando (ma saranno il tempo e la preghiera a verificarlo), intanto cerco di far tesoro nel quotidiano dell'esperienza vissuta, di sostenere gli ultimi (e difficili) mesi del percorso universitario, di esser cosciente non solo della più vicina realtà occidentale, di ricordare che lo studio, e non solo, è un diritto non scontato e di mantenermi disponibile ad un possibile cambiamento che qualche anno fa non era pianificato.