Una nuova rubrica
Renato Cursi
(NPG 2018-02-54)
"Faccio appello soprattutto «a voi, giovani, perché siete forti», diceva l’Apostolo Giovanni (1 Gv 1,14). Giovani, superate l’apatia.
Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza, ma imparate ad essere modelli nel parlare e nell’agire (cfr 1 Tm 4,12). Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore.
Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico.
Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento.
E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni".
(Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana,
Firenze, 10 novembre 2015).
NON STARE ALLA FINESTRA, NON STARE AL BALCONE, NON STARE SUL DIVANO.
Gli appelli di Papa Francesco ai giovani insistono sul superamento dell’apatia, dell’accidia, dell’indifferenza.[1] Quando si è trattato di rivolgersi ai giovani italiani, in occasione del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana a Firenze ormai più di due anni or sono, Papa Francesco ha rivolto ai giovani, accanto a questo imperativo negativo, l’invito positivo ad immergersi nell’ampio dialogo sociale e politico. La presente Rubrica, che si inserisce nella riflessione di questa Rivista dedicata in prima istanza agli operatori di pastorale giovanile in Italia, si propone dunque di aiutare i lettori nella risposta a questo appello di Papa Francesco. Partiamo, dunque, da alcune parole chiave del testo appena citato, per presentare gli obiettivi e i criteri di questo progetto.
IMMERGERSI, IMMISCHIARSI. Nell’incontro con le Comunità di Vita Cristiana del 30 aprile 2015, Papa Francesco parlò per la prima volta del “dovere” del cattolico di impegnarsi in politica. Anche in quell’occasione egli associò il divieto di guardare la vita dal balcone all’appello ad “immischiarsi” in politica.[2] Sia l’immagine dell’immischiarsi, quasi come lievito nel pane, sia quella dell’immergersi nel dialogo in un mare agitato, rinviano al paradigma del dono di sé, “allargando” il logos dell’incarnazione.[3]
LA POLITICA COME VOCAZIONE. Nel corso della stessa conversazione appena citata, Papa Francesco ha inserito la riflessione sull’impegno sociale e politico in una prospettiva vocazionale: “Se il Signore ti chiama a quella vocazione, va’ lì, fai politica. Ti farà soffrire, forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi perdono e vai avanti.”[4] E’ molto importante sottolineare questo aspetto, al fine di orientare le riflessioni e le proposte che seguiranno in questa Rubrica nell’ottica di una pastorale giovanile orientata al discernimento vocazionale, in linea con il cammino ecclesiale verso il Sinodo dei Vescovi del 2018.[5] Quanti giovani, tra quelli che la Chiesa Cattolica incontra in Italia ogni giorno, ci stanno chiedendo di essere accompagnati nel discernimento della possibile vocazione al servizio in politica? Come li stiamo accompagnando? Attraverso questa Rubrica proveremo ad offrire qualche spunto di riflessione e strumento di lavoro a questo riguardo.
IL DIALOGO. Immergersi nella società non significa tuffarsi a occhi chiusi, per poi affondare come un macigno. Significa, piuttosto, imparare a nuotare in un mare agitato, all’occorrenza controcorrente, e puntare alla meta provando a coinvolgere tutte le anime che incontriamo. Fuor di metafora: non si tratta qui di prepararsi a condurre una battaglia in difesa contro i possibili attacchi di una società e una politica deviate, quanto piuttosto di chiedere al Signore un cuore docile, capace di discernere il bene dal male e prepararsi per essere testimoni, martiri, “nell’ampio dialogo sociale e politico”.[6] Non a caso, la parola “dialogo” è la parola più utilizzata da Papa Francesco quando si tratta di indicare linee guida per l’azione, sia nella sua prima Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, sia nella sua prima Lettera Enciclica “Laudato Si’”. Dunque, “non stare alla finestra” significa costruire spazi di dialogo: piazze e ospedali da campo. Non muri, né frontiere. La piazza: luogo dell’incontro. L’ospedale da campo: luogo di cura.
COSTRUIRE LA CITTÀ. Veniamo dunque alla direzione e alle mete di questo movimento di allontanamento da finestre, balconi e divani. “Venga il tuo Regno” è il vero significato della “politica del pater noster” di cui Don Bosco parlò a Papa Pio IX.[7] La “politica del Padre Nostro” non fa dunque rima con “indifferenza”.[8] La ricerca e la costruzione del Regno di Dio è un compito affidato, in misura differente secondo carismi e vocazioni, ad ogni cristiano. Non è quindi sufficiente accompagnare alcuni giovani a discernere la vocazione al servizio politico, ma occorre piuttosto garantire l’educazione ad una coscienza sociale e politica, evangelicamente ispirata, in ogni giovane. In una città che lascia crescere in sé il Regno di Dio dovremmo aspettarci di vedere meno divani, muri e appartamenti, mentre dovremmo appunto veder sorgere piazze, scuole, chiese e ospedali.
ESSERE LIBERI. La libertà è certo uno dei termini più controversi della nostra epoca, eppure è ancora una delle parole più amate dai giovani. Ebbene, non possiamo ignorare l’assonanza di quel “e così sarete liberi” rivolto da Papa Francesco ai giovani italiani a Firenze, con quel “la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32) di Gesù, autodefinitosi “Via, Verità e Vita” (Gv 14, 6). Si tratta di annunciare ai giovani, in Gesù, un nuovo paradigma della libertà. Non si tratta più di essere liberi di fare qualsiasi cosa, né di essere meramente liberi da condizionamenti esterni, che siano accidenti o volontà altrui. Solo chi è “libero per” è pienamente “libero di” e “libero da”. Liberi per servire, liberi per amare. Generativi.[9] I giovani santi sono stati i giovani più liberi di sempre, felici nel tempo e nell’eternità.[10]
ACCETTARE LE SFIDE E VIVERE I CAMBIAMENTI. Siamo chiamati ad aggiornare il nostro vocabolario di pastorale giovanile: quelle che le nuove generazioni ci offrono, sono sfide, non problemi. Insieme ai giovani, siamo invitati a leggere i segni dei tempi nel cambiamento d’epoca: “Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo.”[11] Vietato lamentarsi.
RADICATI E SALDI, MISSIONARI IN USCITA. Proviamo ora ad andare oltre il testo citato all’inizio, e guardiamo ai titoli di alcune delle ultime Giornate Mondiali della Gioventù: Madrid 2011, “Radicati in Cristo, saldi nella fede”; Rio de Janeiro 2013, “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Potremmo pensare di trovarci di fronte ad un corto circuito, ad un bivio tra stasi e azione: a dover scegliere, cioè, l’una, rinunciando all’altra. Eppure non c’è contraddizione, quanto piuttosto la necessità, tipica dell’età della giovinezza, di accordare poli apparentemente opposti.[12] Il seme del Vangelo deve sì uscire e morire per dare frutto, ma anche mettere radici, per non essere spazzato via (Mt 13,1-23; Mc 4,1-20; Lc 8,4-15). In questo senso, senza voler negare la necessità di prepararsi e di curare la propria vita spirituale, il Santo Padre oggi chiede ai giovani italiani di farsi carico dell’audacia propria della loro età di vita. Il criterio che deve guidare questo discernimento è stato ribadito da Papa Francesco nel suo incontro con la Chiesa Italiana del 2015: “L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti».”[13]
SINODO, OCCASIONE DI ASCOLTO E RIPENSAMENTO. Gli operatori di pastorale giovanile stanno vivendo un tempo provvidenziale, kairologico.[14] Tutta la Chiesa sta camminando verso un Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”: un’occasione unica di cui non conosciamo ancora i frutti, ma che già sappiamo essere una grazia per quanto la Chiesa vivrà con e per i giovani nel tempo che seguirà questa convocazione universale. Un processo che vuole ascoltare tutti i giovani, nessuno escluso[15], non può non investire anche questa dimensione dell’accompagnamento dei giovani alla scoperta della vocazione all’impegno sociale e politico. Un ripensamento della pastorale giovanile che vuole essere integrale e olistico, non può rinunciare ad integrare il suo impianto con l’annuncio ai giovani della bellezza di incontrare e servire Dio nel servizio sociale e politico. Possiamo accontentarci di un’educazione e di un’evangelizzazione che relegano a note piè di pagina la cura del bene comune e il discernimento delle strutture di peccato che intaccano le nostre vite e relazioni umane? Possiamo rinunciare ad indicare ai giovani il servizio socio-politico come via di evangelizzazione e santificazione? No, per il bene dei giovani che si sentono chiamati a questa vocazione e per obbedienza all’annuncio integrale del Vangelo.[16]
PARTECIPAZIONE, COINVOLGIMENTO, PROTAGONISMO, CORRESPONSABILITÀ. E’ inevitabile che una riflessione sulla capacità della Chiesa di aiutare i giovani ad “immergersi nell’ampio dialogo sociale e politico” susciti anche un ripensamento del ruolo dei giovani all’interno della Chiesa stessa. E’ forse giunta l’ora di aprire un dialogo sulle quattro parole citate a monte di questo paragrafo, per ridefinire un vocabolario condiviso tra generazioni. Sono parole che la Chiesa associa spesso ai giovani, quando parla di loro e quando a loro si rivolge. Ebbene, quale coinvolgimento per i giovani nella Chiesa dopo il Sinodo dei Vescovi del 2018? Quali forme di partecipazione per i giovani nella Chiesa, dopo 30 e più anni di GMG? Cosa intendiamo per “protagonismo giovanile” nell’era post-associazionistica? In che termini possiamo parlare oggi di giovani e corresponsabilità nelle nostre realtà ecclesiali di appartenenza? Uno dei compiti che gli operatori di pastorale giovanile possono assolvere, in questo tempo di discernimento, è forse proprio quello di dialogare tra di loro e con i giovani stessi intorno a queste domande, lasciandosi provocare proprio dal fatto che Papa Francesco chiede ai giovani della Chiesa italiana di “non stare alla finestra”.
TEMI E STRUMENTI DI LAVORO. Veniamo ora ad una prima domanda operativa di questo processo pastorale: come risvegliare e alimentare nei giovani una coscienza sociale e politica? La storia della pastorale giovanile ci ha consegnato diverse metodologie e risorse a questo riguardo, suggerendo di abbinare sempre teoria e prassi. Nelle tappe che percorreremo con questa Rubrica presenteremo alcuni temi di attualità, proponendo contestualmente alcuni strumenti e tracce di lavoro per preparare degli incontri con gruppi di giovani (18-30 anni). Come parlare con i giovani che frequentano i nostri ambienti ecclesiali di democrazia e partecipazione? Della famiglia e del suo valore sociale? Di lavoro e diritti? Di ambiente e custodia e del creato? Di pace e disarmo? Di Europa e di sfide globali? Come orientarci “nell’ampio dialogo sociale e politico” in tempi di populismi, di post-verità e post-umanesimo?
Ogni tappa della Rubrica cercherà di suggerire risorse metodologiche, bibliografiche, cinematografiche e culturali nel senso più ampio. Al termine di questa introduzione della Rubrica, ci limitiamo ad evidenziare come l’insegnamento sociale della Chiesa ci consegni alcuni strumenti irrinunciabili, capaci di orientare il discernimento morale e pastorale al di là di partigianerie e ideologie, a partire dal “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”. Questo strumento è stato pubblicato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 2004, e quindi necessita di essere integrato almeno con il Magistero di Papa Benedetto e Papa Francesco, in attesa della redazione di una sua nuova edizione. Recentemente, inoltre, il contenuto del Compendio è stato tradotto in una forma graficamente attraente per i giovani, attraverso la pubblicazione dello strumento “DOCAT”. Questo volume, sulla scia di quanto già fatto da “YOUCAT” con riferimento al Catechismo, si propone di spiegare ai giovani l’insegnamento sociale della Chiesa attraverso una serie di brevi domande e risposte. E’ inoltre il caso di sottolineare il fatto che la Chiesa italiana, a partire dagli anni ’90, ha ripreso a celebrare con una certa regolarità le “Settimane Sociali dei Cattolici Italiani”. Da 7 anni, poi, a Verona si organizza ogni anno un “Festival della dottrina sociale”, che offre alcune iniziative esplicitamente dedicate ai giovani. Questi appuntamenti, oltre a rappresentare dei veri e propri laboratori di livello nazionale, offrono materiali aggiornati sui temi della pastorale sociale nel nostro Paese e possono servire da stimolo e orientamento anche per la pastorale giovanile. Un esempio virtuoso di collaborazione a livello nazionale tra queste due dimensioni pastorali, quella sociale e quella giovanile, con un focus specifico sui giovani, è certamente rappresentato dal Progetto Policoro. Attivo da più di 20 anni, questo Progetto è un vero e proprio processo ecclesiale partecipativo, orientato a 1) evangelizzare il lavoro e la vita, 2) educare e formare le coscienze, 3) esprimere gesti concreti. Infine, per conoscere la realtà giovanile italiana su un piano sociologico, annualmente l’Istituto Toniolo pubblica il “Rapporto Giovani”, offrendo visioni d’insieme e approfondimenti tematici. Certamente non mancano in Italia riviste in campo di pastorale sociale e di analisi dell’attualità socio-politica. Qui però ci siamo limitati ad indicare una prima lista essenziale di strumenti e risorse generali per chi volesse iniziare ad aiutare un gruppo di giovani in Italia a “non stare alla finestra”.
NOTE
[1] Cfr. Papa Francesco, Viaggio Apostolico in Polonia in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (27-31 luglio 2016), Veglia di preghiera con i giovani, Campus Misericordiae, Cracovia, 30 luglio 2016.
[2] Papa Francesco, Incontro con le Comunità di Vita Cristiana (CVX) e la Lega Missionaria Studenti d'Italia, 30 aprile 2015.
[3] Cfr. Sala R., Pastorale Giovanile 1. Evangelizzazione e Educazione dei Giovani. Un percorso teorico-pratico, LAS, Roma, 2017, pp. 180-189.
[4] Papa Francesco, Incontro con le Comunità di Vita Cristiana (CVX) e la Lega Missionaria Studenti d'Italia, 30 aprile 2015.
[5] Cfr. Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Documento Preparatorio.
[6] Cfr. Benedetto XVI, Viaggio Apostolico in Germania 22-25 Settembre 2011, Visita al Parlamento Federale, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI, Reichstag di Berlin, 22 settembre 2011.
[7] Lemoyne G., Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco, Vol. VIII, Ed. 1912.
[8] Cfr. Ruppi G. (a cura di), Buoni Cristiani, Onesti Cittadini. Miscellanea di studi della Scuola di Formazione Socio-Politica “Alberto Marvelli”, IF-Press, 2017.
[9] Cfr. Magatti M., Giaccardi C., Generativi di tutto il mondo, unitevi. Manifesto per la società dei liberi, Feltrinelli, 2014.
[10] Cfr. Bosco G., Lettera da Roma, 10 maggio 1884.
[11] Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, Firenze, 10 novembre 2015.
[12] Cfr. Sala R., Pastorale Giovanile 1. Evangelizzazione e Educazione dei Giovani. Un percorso teorico-pratico, LAS, Roma, 2017, pp. 257-331.
[13] Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, Firenze, 10 novembre 2015; Cfr. Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013, n. 49.
[14] Cfr. Lettera del Rettor Maggiore ai Salesiani di Don Bosco, Il Documento Preparatorio del Sinodo dei Vescovi del 2018 su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, bussola lungo il nostro cammino, Roma, 24 luglio 2017.
[15] Cfr. Quaderno Giovani MGS, Casa per molti, Madre per tutti. #nessunoescluso, Elledici, 2017.
[16] Cfr. La Pira G., La nostra vocazione sociale, III edizione, AVE, 2004.