Gesù Cristo,
maestro di umanità
Giuseppe De Virgilio
Ha scritto B. Maggioni: «L'umanità di Gesù ha un valore teologico irrinunciabile, perché è la "trasparenza" del volto di Dio, non l'involucro che lo nasconde. I tratti umani di Gesù - la storia concreta e precisa che egli ha vissuto, le sue scelte, i suoi comportamenti e i suoi sentimenti - sono importanti non soltanto per conoscere l'uomo Gesù né soltanto per conoscere il progetto di uomo che egli ci ha offerto, ma per conoscere - e non è un paradosso - il lato divino della sua persona».
Nel quotidiano silenzioso
I racconti evangelici tratteggiano diffusamente la personalità umana di Gesù, presentato nel contesto storico di una famiglia del suo tempo, che vive in un ambiente periferico rispetto ai centri urbani dell’Impero romano. Accolto e amato in una famiglia profondamente umana e religiosa, la persona di Cristo ha maturato la sua umanità nel concreto quotidiano del suo silenzioso e sapiente cammino. La «vita nascosta» dei trent’anni a Nazaret non è stata presentata dagli evangelisti. I racconti evangelici si limitano a segnalare la condizione di crescita e di benedizione del bambino nell’armonia del suo ambiente familiare (cf. Lc 2,52).
I tratti della personalità
Soprattutto negli ultimi decenni l’attenzione alla dimensione umana e psicologica di Cristo è cresciuta e ha permesso di approfondire i tratti della sua personalità. Sul piano lessicale i Vangeli impiegano 21 verbi diversi per indicare dei sentimenti di Gesù, ai quali vanno aggiunti altri 5 vocaboli o locuzioni che esprimono stati d’animo. Nei Sinottici il verbo che ricorre con maggiore frequenza è «avere o sentire compassione» (9 volte) mentre il Vangelo di Giovanni è dominato da: amare, amore e essere amico (18 volte). La maggior parte dei sentimenti di Gesù riportati dai sinottici mette in luce la sua compassione e la sua sofferenza. Spesso gli evangelisti evidenziano la compassione per la condizione umana, le sue necessità materiali e spirituali, la sofferenza di fronte al male, nelle sue varie forme (ipocrisia, ostinazione, incredulità, ignoranza). In modo particolare Giovanni mostra come la vita emotivo–sentimentale di Gesù ruota attorno ai termini che indicano amore, amicizia, voler bene, indicando il rapporto di amore fra il Padre e il Figlio, quale il nucleo da cui essi promanano. I sentimenti emotivamente più forti come l’amore, ma anche l’indignazione, lo spavento e l’angoscia vengono manifestati principalmente ai Dodici che lo accompagnano e a chi, fra loro, gli si trova più vicino. In definitiva la lettura dei racconti evangelici fa emergere diversi tratti psicologici della personalità umana di Gesù. Li riassumiamo in quattro punti: a) Affidabilità e autorevolezza; b) Apertura e accoglienza; c) Amicizia e compassione; d) Coraggio e fermezza.
Affidabilità e autorevolezza
In primo luogo Gesù si presenta nella sua missione come un uomo affidabile e autorevole. Si tratta di un aspetto fondamentale nelle relazioni interpersonali, un elemento imprescindibile per aiutare ad entrare in dialogo con l’uomo e generare positività e futuro. L’affidabilità di Gesù nasceva principalmente dal suo avere convinzioni e dalla sua coerenza tra ciò che pensava e diceva e ciò che viveva e operava. Non erano solo le sue parole che, raggiungendo l’altro, riuscivano a vincere le sue resistenze a credere; non era un metodo o una strategia pastorale a suscitare la fede: era la sua umanità contrassegnata - secondo il quarto Vangelo - da una pienezza di grazia e di verità (cf. Gv 1,14). Incontrando Gesù, tutti percepivano che non c’era frattura tra le sue parole e i suoi gesti, i suoi sentimenti, il suo comportamento. Ed è proprio da questa sua integrità che nasceva la sua, la sua autorevolezza (exousía: cf. Mc 1,27).
Apertura e accoglienza
Un secondo tratto della profondità umana di Cristo è dato dalla capacità di apertura e di accoglienza verso tutti. La varietà dei personaggi maschili e femminili che Egli incontra nel corso della missione è ampia e ricca. Anzitutto sono i poveri che seguono il Maestro e ne accolgono l’annuncio salvifico. La sua relazione con le folle di diseredati e di poveri è ispirata all’accoglienza (cf. Mt 4,23) e mossa dalla compassione (Mt 9,36). Oltre alla chiamata dei primi discepoli (cf. Mc 1,16-20; Simon Pietro: Lc 5,1-11; Natanaele: cf. Gv 1,45-51) e al maestro giudeo Nicodemo (Gv 3,1-21), il Signore incontra figure influenti, come il ricco pubblicano Zaccheo (Lc 19,1-10) e Giuseppe di Arimatea (cf. Mc 15,42-43; Gv 19,38), dimostrando loro la sua accoglienza sincera e profonda. Gesù non si nega neppure agli stranieri come il centurione di Cafarnao (cf. Mt 8,5-13; Lc 7,1-10) e la donna siro-fenicia (cf. Mc 7,24-30; Mt 15,21-28). Egli accetta di condividere la sua strada con peccatori pubblici e dando perdono anche alle prostitute (cf. Mc 2,15-17; Mt 21,31; Lc 7,36-50; 15,1).
Amicizia e compassione
Nell’umanità di Cristo spicca il tema dell’amicizia, accompagnata anch’essa dalla compassione. Le relazioni di amicizia sono anzitutto riservate ai suoi discepoli, che non sono più servi ma «amici» (Gv 15,15). In particolare l’amicizia di Cristo è testimoniata dalla frequentazione di Lazzaro e delle due sorelle, Marta e Maria (cf. Lc 10,38-42). Il sentimento di amicizia va compreso alla luce della compassione profonda che Gesù prova di fronte al dolore e alla sofferenza umana, manifestando la sua partecipazione con il pianto. E’ certamente la compassione ciò che porta Gesù a piangere. Luca lo riferisce in occasione dello sfogo del Maestro per la mancata conversione di Gerusalemme, in previsione della sua imminente distruzione (cf. Lc 19,41-44; cf. Lc 13,34-35). In modo ancora più intenso l’amicizia e la condizione della sofferenza emergono dal racconto della risurrezione di Lazzaro in Gv 11,1-42. Tuttavia la connotazione interiore dell’amicizia di Gesù è manifestata sommamente nei «discorsi di addio» riportati nel Vangelo giovanneo (cf. Gv 13-16) e nelle vicende della sua passione. La prova suprema della sua offerta per la salvezza dell’umanità diventa anche testimonianza di amicizia e di compassione, mediante un amore vissuto «fino alla fine» (Gv 13,1).
Coraggio e fermezza
Un ultimo aspetto è rappresentato dal coraggio e dalla fermezza. L’amore per la verità e la fermezza di fronte alle deviazioni sono aspetti ampiamente testimoniati nei racconti evangelici. L’azione simbolica della purificazione del tempio costituisce un esempio di coraggio nel denunciare la religiosità falsa e idolatrica delle autorità di Gerusalemme (cf. Gv 2,13-25). Gesù non risparmia giudizi duri, perfino ingiuriosi, nei riguardi dei farisei o di altri suoi interlocutori, che Egli qualifica: ipocriti (cf. Mt 15,14; 23,23-29); ciechi e guide di ciechi (cf. Mt 15,7; 23,17-29); generazione incredula, perversa e spergiura (cf. Mt 16,4; 17,17); serpenti e razza di vipere (cf. Mt 23,33; 8,26). Anche in Giovanni, riferendosi ai farisei, Egli ne parla come mentitori, bugiardi, gente che non è da Dio (cf. Gv 8,47.55). Sono ben noti i rimproveri riportati in Luca sotto forma di “Guai!” diretti contro farisei e dottori della legge (cf. Lc 11,42-52) e le aspre critiche dirette alle città impenitenti (cf. Lc 10,13-15). Marco ci riporta una maledizione comminata a un fico senza frutti (cf. Mc 11,14.21). A ben vedere le invettive di Gesù vanno interpretate come reazione al peccato, quello di ipocrisia in modo particolare, che egli rifiuta con fermezza, volendo insegnare ai suoi discepoli a fare altrettanto. In definitiva il coraggio della denuncia e la fermezza della verità caratterizzano la coerenza “profetica” che emerge dallo stile relazionale di Gesù. La sua umanità costituisce l’esempio di come ogni persona può e deve interpretare i doni di Dio in vista del compimento della propria vocazione.
In conclusione ci permettiamo di riassumere a mo’ di slogan i tratti umani di Gesù, utilizzando “dieci avverbi” abbinati ai rispettivi riferimenti evangelici. Gesù ha realizzato la sua umanità vivendo la sua missione… umilmente (cf. Mt 11,29), liberamente (cf. Gv 10,18), gratuitamente (cf. Mt 10,8), abbondantemente (cf. Lc 6,38), cordialmente (cf. Gv 19,34), ardentemente (cf. Gv 13,1; Lc 12,49-50), prontamente (cf. Mt 18,27), fiduciosamente (cf. Gv 15,16), rispettosamente (cf. Gv 6,10-11), gioiosamente (cf. Gv 15,11).