Incontri /9
Roberto Seregni
(NPG 2011-09-2)
In quel tempo, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita (Matteo 15,21-28).
Una manciata di versetti prima di incontrare la Cananea, Matteo ci racconta la passeggiata di Gesù sul lago di Genesaret (Mt 14, 22-33). Il Rabbì si era fermato in preghiera e in solitudine sul monte e quando decide di raggiungere i dodici sfiorando le onde agitate del lago, i discepoli non capiscono che è Lui e lo scambiano per un fantasma. Gesù cerca di farsi riconoscere e Pietro, il focoso ex-pescatore che vuole sempre la prova del nove, chiede di camminare anche lui sulle acque.
Qualcosa, però, va storto...
Pietro affonda e Gesù è costretto ad effettuare un salvataggio di emergenza. Nonostante lo spavento e la figuraccia, Gesù non risparmia una sferzata potente al povero Pietro: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14, 31). E ora, pochi versetti più avanti, in questo affascinante incontro con la Cananea, il Rabbì di Nazareth si rivolge ad una donna straniera elogiandola per la sua «grande fede»! (Mt 15, 28).
Veramente imprevedibile il nostro Rabbì!
Pietro, il capo dei dodici, viene rimproverato da Gesù per la sua poca fede. Non penso sia un problema di quantità, ma di qualità. Pietro non si è lasciato andare, ha avuto paura, ha dubitato, e i suoi passi si sono fatti pesanti, goffi, incerti.
La donna cananea, invece, viene elogiata per la sua grande fede, per quella insistenza fiduciosa che ha aperto la strada verso il cuore di Gesù.
Povero Pietro, davvero! Nonostante il suo tuffo coraggioso e solitario nelle acque agitate del lago di Galilea, viene superato nella classifica della fede da una donna (!) straniera (!) e pagana (!)...
Peggio di così non poteva proprio andare!
Nella trama di questo incontro tra la Cananea e Gesù, mi piace sottolineare il cammino di fede che la donna vive e che abilmente Matteo srotola in queste poche righe.
La Cananea va dritta da Gesù sbattendogli in faccia il suo problema: ha una figlia indemoniata.
Non so cosa si aspettasse quella donna, ma è facile intuire la sua delusione: Gesù nemmeno le rivolge la parola.
Maleducato?
Distratto?
Sordo?
Maschilista?
Razzista?
Niente di tutto questo, ovviamente.
Gesù vuol far crescere la sua fede.
E la nostra.
La Cananea vede Gesù e urla il suo dolore, chiede il miracolo di Dio. Questo è quello che cerca. Forse anche a noi è capitato di trovarci in questa situazione. Quando va tutto bene, quando tutto fila liscio, Dio è un bel soprammobile da spolverare la domenica. Ma quando c’è un bisogno o un’urgenza, quando la vita ci mette davanti ad un gradino più faticoso, spuntano i ceri votivi e le devozioni si moltiplicano alla velocità della luce. Non che tutto questo sia sbagliato, intendiamoci. Il racconto della Cananea, però, ci spinge a purificare la nostra fede.
Questa donna ha incrociato Gesù scambiandolo per il «guru» di turno da cui spremere una guarigione attesa, ma il Rabbì la accompagna a fare un altro passo.
È il passo dell’abbandono.
È il passo di chi si consegna senza riserve nella mani sicure di chi sa guardare oltre i confini delle nazioni e dei popoli.
La grandezza della fede elogiata da Gesù non è misurata su criteri di quantità. A differenza di Pietro, la Cananea sa mettersi in discussione e non ha paura di camminare sul mare agitato delle distanze etniche e religiose. La donna ha intuito che il Dio svelato da Gesù non guarda la carta di identità o il certificato di residenza. L’evangelista Matteo è molto attento a questa tensione che preoccupava la sua comunità: da una parte le aspettative di Israele e dall’altra l’apertura ai popoli pagani.
La riposta di Gesù è chiara: il Vangelo è per tutti coloro che lo vogliono accogliere. Matteo, in tutto il suo racconto, non perde occasione per sottolinearlo: i magi arrivano da lontano (2,1 ss), i figli di Abramo possono sorgere dalle pietre (3,9), l’episodio del centurione pagano (8,5-13), gli abitanti di Ninive e la regina del sud più disponibili di «questa generazione» (12,38-42).
Quello che fa la differenza tra la piccolezza di Pietro e la grandezza della donna è la disponibilità e la fiducia, è la radicale consegna di sé nelle mani del Signore.
Non importa se cammini sulle acque agitate del lago di Galilea, sui carboni ardenti della malattia, sui sentieri impervi della solitudine, nel deserto del discernimento o sui vicoli angusti del dubbio.
Ciò che conta è la certezza granitica della Sua presenza: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
Insegnaci il tuo coraggio, sorella Cananea.
Insegnaci la tua capacità di metterti
in gioco,
di fare quel passo così faticoso
e fondamentale che si chiama fiducia
e che noi, discepoli del Rabbì,
chiamiamo fede.
Il tuo esempio ci liberi dalle paure
e da tutte le zavorre che bloccano
i nostri cammini
e ci fanno affogare come Pietro
nelle nostre piccolezze.
La tua audacia, sorella Cananea,
ci sia di esempio e di testimonianza.
E anche a noi, un giorno, il Signore dirà:
«Grande è la tua fede!».