Sulle tracce

della Vergine

Tra archeologia e tradizione,
da Nazareth a Loreto la mappa
dei luoghi della vita della Madonna

Franco Cardini

nazaret
La tradizione neotestamentaria riserva poco spazio alla figura di Maria; la prima attestazione storica in ordine cronologico che ci è nota è contenuta nella Lettera ai Galati scritta da san Paolo tra il 48 e il 49, che accenna brevemente alla madre di Cristo, pur senza nominarla.
Nel Vangelo di Marco e in quello di Giovanni, la madre di Gesù è nominata solo due volte in ciascuno. Il Vangelo di Marco, reputato il più antico dei quattro, ci dice che il suo nome era Maria e la ricorda una volta come presente alla predicazione del figlio. Non si è invece certi che fosse presente alla Crocifissione e presso il sepolcro, in quanto di una Maria nominata tra quelle che avevano accompagnato Gesù negli anni precedenti non si specifica che fosse sua madre. Giovanni non la chiama mai per nome, ma accenna a lei nell'episodio delle nozze di Cana e si dice certo della sua presenza alla Crocifissione. Maggiori notizie si trovano invece in Matteo e in Luca, i cosiddetti "Vangeli dell'infanzia". Pur essendo stati scritti entrambi alcuni decenni dopo la morte di Cristo, sono diversi per quanto riguarda la personalità e le vicende degli autori. Matteo era uno degli apostoli che accompagnarono Gesù, e dunque la sua è una testimonianza diretta; tuttavia, l'originale aramaico del testo, scritto probabilmente intorno alla metà del secolo, è andato perduto, e noi lo leggiamo in una versione greca posteriore, anche se di poco, al 70.
Molto diversa la figura di Luca, un medico di origine siriaca convertitosi al cristianesimo solo alcuni anni dopo la morte di Gesù, ma che offre la narrazione più dettagliata, basandosi a suo dire su ricerche accurate e testimonianze. I due testi si soffermano piuttosto a lungo sull'Annunciazione di Gabriele a Maria, sulla Concezione e sui primi anni di vita, mentre nessuno dei due nomina Maria come presente alla Passione. In ogni caso, anche ín questi testi il suo ruolo non è mai centrale. Vi sono tuttavia luoghi che commemorano la presenza di Maria durante la Passione e presso il Calvario, come peraltro immaginato da tanti affreschi e dipinti. La chiesa di Nostra Signora dello Spasimo di Gerusalemme è a sessanta passi dalla Porta Giudicaria, scenario della settima stazione della Via Crucis con la seconda caduta di Cristo.

I Vangeli apocrifi

Fra le notizie che hanno contribuito a formare l'immagine di Maria quale noi la conosciamo, molte non vanno cercate nei quattro Vangeli canonici, quanto invece in quelli apocrifi. In particolare rivestono grande importanza nel tratteggiare la figura dí Maria testi quali il Libro (o Vangelo) di Giacomo e il Vangelo secondo Tommaso, entrambi di non unanimedatazione: si ondeggia infatti fra il primo e il secondo secolo.
Nella tradizione cristiana orientale il Libro di Giacomo venne accettato come autentico; tuttavia, per una strada diversa, anche l'Occidente subì l'influsso di questi testi, che vennero tradotti e riadattati in latino tra MITI e il IX secolo sotto il nome di Vangelo dello pseudo-Matteo e di Storia della nascita di Maria. In entrambi, ma soprattutto nel Libro di Giacomo, vi sono concetti e notizie assenti nei Vangeli canonici; ín particolare risultano rafforzate le idee circa la verginità e il parto virginale. In questo scritto infatti Maria è una giovane vergine consacrata al tempio di Gerusalemme; si tratta di un concetto che lascia perplessi – in quanto pare che il costume delle vergini consacrate fosse del tutto sconosciuto nell'ambito dell'ebraismo – e che l'autore potrebbe aver tratto dal paganesimo siriaco, suo probabile contesto dí provenienza.
L'aggiunta principale che gli apocrifi portano rispetto ai Vangeli canonici riguarda soprattutto la menzione della famiglia – e dunque della storia precedente – di Maria. Il racconto di tali vicende familiari rivestirà grande importanza nei secoli medievali e offrirà spunti notevoli a numerosi artisti. In particolare, sono le aggiunte inerenti ai genitori di Maria ad avere grande rilievo: Gioacchino e Anna non riescono ad avere figli e vivono la situazione con dolore e disagio, poiché tra gli ebrei la sterilità femminile era considerata segno del castigo divino. Un giorno, un angelo annuncia ad Anna la nascita di un figlio, ed è per ringraziare del dono divino che la coppia decide di dedicare la nascitura, Maria, al tempio. Giunta alla pubertà, il sacerdote Zaccaria teme che la presenza di una ragazza or-mai cresciuta possa contaminare il tempio e invoca un segno divino che mostri, tra i pretendenti, uno sposo. Viene scelto Giuseppe, in molte versioni un vecchio, che a causa della sua età si mostra perplesso, ma è poi costretto ad accettare. Il racconto dell'Annunciazione e poi della nascita di Gesù richiama, sia pure con varianti e aggiunte, quello dei Vangeli dell'infanzia.
A questi racconti si legano alcuni fra i più noti luoghi di culto della Terra Santa.

La casa di sant'Anna

La casa nella quale abitavano Gioacchino e sua moglie Anna era situata, secondo la tradizione – che è stata confortata da scavi e ritrovamenti archeologici – immediatamente all'esterno delle mura del settore di nordovest della Gerusalemme di Erode il Grande (incluso nella città vecchia dopo l'ampliamento voluto da Erode V Agrippa nel 44 d.C.), fuori dalla Porta delle Pecore, che costituiva l'accesso settentrionale al recinto del tempio, accanto alla Torre Antonia, che serviva ai romani per sorvegliare gli ebrei durante le feste religiose.
La casa era a est della piscina di Bethesda (o Bethzatha), nota per le miracolose guarigioni che vi avvenivano quando le sue acque erano mosse ‘1211a discesa in esse di un angelo (un fenomeno fisico da porsi, sul piano geologico, in rapporto ai frequenti episodi sismici di quell'area).
Sul luogo venne fondata in onore della Vergine, nel IV secolo, una basilica, quasi completamente ricostruita dai crociati durante il XII secolo. Il sito della piscina di Bethesda e della basilica fu donato al governo francese dal sultano AbdulMejid all'indomani della guerra di Crimea, e restaurato tra 1863 e 1877; a partire dal 1878 se ne occupò la congregazione dei Padri Bianchi francesi fondata dal cardinale Lavigerie. Nella cripta dell'antica basilica – dedicata a sant'Anna e affidata a un monastero di monache benedettine – si visitano le modeste rovine di edifici privati che potrebbero risalire al I-III secolo d.C. e che sono indicati come la casa nella quale Maria sarebbe nata.

Il tempio

Il tempio fu teatro – secondo la tradizione avviata dai Vangeli apocrifi e seguita, specie a livello iconico, per tutto il Medioevo e il Rinascimento – di due episodi salienti della vita di Maria prima della nascita di Gesù: la "presentazione",durante la quale la fanciulla fu "oblata" al servizio del sacro edificio, e il matrimonio col maturo carpentiere Giuseppe, membro della casa di David della tribù di Giuda, che portò quindi la giovane sposa a vivere a Nazareth. Dopo la nascita di Gesù, secondo il Vangelo Maria tornò al tempio per la circoncisione del Bambino e per la sua purificazione prescritta quaranta giorni dopo il parto (la "Candelora", il 2 febbraio); e poi ancora quando i due coniugi cercavano affannosamente Gesù e lo trovarono mentre stava discutendo con i dottori della Legge ebraica.
La Casa di Elisabetta ad Ain-Karim La località di Ain-Karim si trova a ovest di Gerusalemme, sulla via verso Jaffa (oggi centro storico di Tel Aviv), ed è notaanche come Montana Iudaeae. Qui abitava Elisabetta, cugina di Maria e moglie del sacerdote Zaccaria, e vi ebbe luogo l'episodio della Visitazione (Luca 1,3946); qui Maria avrebbe pronunziato il Magnificat. Alcuni terreni furono acquistati nel 1679 dai francescani, e nel XX secolo sono stati effettuati scavi archeologici. Vi sorgono la chiesa cattolica dedicata a Giovanni Battista, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, e il monastero femminile russo-ortodosso di San Zaccaria.

Nazareth

Centrale nella memoria mariana della Terra Santa è la cittadina di Nazareth, dove si collocano diversi episodi della vita di Maria e dove essa poté assistere, giorno dopo giorno, alla crescita del Salvatore, custodendone il segreto.
Secondo il pellegrino Arculfo (670 d.C.) a Nazareth «erano costruite due grandi chiese, una nel mezzo della città, fondata sopra due archi, dove era edificata la casa in cui il nostro Salvatore fu nutrito e l'altra nel luogo dove era costruita la casa in cui l'angelo Gabriele entrando presso la beata Maria e trovandola sola le parlò». La prima chiesa di cui parla Arculfo è chiamata anche della Nutrizione o Casa di Giuseppe perché si dice che Gesù vi fosse cresciuto fino all'età adulta imparando il mestiere del padre. La basilica dell'Annunciazione, edificata in epoca bizantina, fu ricostruita nel periodo crociato in stile romanico. La chiesa non era ancora finita quando, nel 1263, le truppe mamelucche d'Egitto riconquistarono tutta la Galilea interna cacciandone le forze crociate. Tuttavia nel 1620 il governatore dell'area, il principe druso del Libano e della Galilea, Fakhr ed-Din, donò all'Ordine francescano l'area che è oggi occupata dalla nuova basilica dell'Annunciazione, dagli scavi e dall'attiguo museo che ne raccoglie i reperti.
L'edificio che vediamo oggi è stato realizzato tra il 1959 e il 1969 da Giovanni Muzio, ma al suo interno gli scavi condotti in quegli anni dall'archeologo francescano Bellarmino Bagatti hanno riportato alla luce i resti di entrambe le antiche basiliche.
Non lontano dalla basilica dell'Annunciazione, in Nazareth, si trova poi la Fontana della Vergine, denominata dagli arabi "Ain Sittna Mariam" (Sorgente di Maria Nostra Signora), nelle vicinanze della quale, secondo uno scritto apocrifo, avrebbe avuto luogo l'Annunciazione.

Betlemme

La storia di Betlemme è legata al luogo di nascita di Gesù. La cittadina divenne presto luogo di culto per i primi cristiani che veneravano la grotta in cui era nato il Messia. Dopo la seconda rivolta giudaica contro Roma, per volere dell'imperatore Adriano, il luogo venerato dai primi cristiani fu interrato e distrutto in ogni segno di venerazione, come già era avvenuto sopra il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Restò tuttavia vivo il ricordo del luogo esatto della nascita di Gesù. Grazie alla volontà della regina Elena, madre dell'imperatore Costantino, iniziò la fabbrica della basilica della Natività. Il cantiere si concluse nel 333 d.C., come ricorda un pellegrino anonimo di Bordeaux. Betlemme divenne allora un importante centro religioso. In seguito, tensioni locali portarono alla distruzione della prima basilica, restaurata nel 531 dall'imperatore Giustiniano.
Con l'occupazione arabo-musulmana da parte del califfo Omar nel 638, a Betlemme si instaurò un clima di tolleranza e convivenza tra musulmani e cristiani; lo stesso califfo, dopo l'occupazione della città, entrò a pregare nella basilica. Tuttavia la pacifica convivenza si interruppe con le persecuzioni da parte del califfo fatimida el-Hakim, che ordinò la distruzione dei santuari di Terra Santa nel 1009, preservando tuttavia la Natività di Betlemme. Tra il 1165 e il 1169, per volere del vescovo Rodolfo, si procedette al restauro. Oggi la Grotta della Natività è condivisa da greci ortodossi e francescani, mentre la basilica appartiene a questi ultimi.
Nella parte orientale del colle sul quale si erge la basilica della Natività si trova la Grotta del latte. Secondo una leggenda del VI secolo, la Madonna si nascose qui durante la strage degli innocenti, allontanandosi dalla mangiatoia, per mettere al riparo il Bambino dai persecutori mandati da Erode.
Secondo un'altra leggenda, san Giuseppe, avvertito da un angelo del pericolo che incombeva sul Bambino e della necessità di trasferirsi in Egitto, si mise subito a fare i preparativi per il viaggio e sollecitò la Vergine che stava allattando. Alcune gocce di latte, nella fretta, caddero a terra e la roccia da rosa divenne bianca. Le concrezioni di gesso che si trovano sul soffitto e sulle pareti erano reliquia ambita dai tanti pellegrini che visitavano la Grotta.

Mataryyah

Si lega alla fuga in Egitto uno dei luoghi santi più amati dai pellegrini cristiani medievali: il giardino di Mataryyah, il famoso "hortus balsami" vicino al Cairo (oggi nella periferia della metropoli egiziana). La località era posta lungo la strada che collegava il Sinai al Cairo; in quel luogo Maria col Bambino si sarebbe riposata durante la fuga. In epoca medievale vi sorgeva una fattoria con un pozzo e un piccolo orto piantato ad alberi, dai quali gocciolava un liquido ritenuto miracoloso sia dai cristiani che dai musulmani. Molti pellegrini ne danno una descrizione più o meno accurata; altri riportano la leggenda del pozzo o della fonte dove Maria lavò i panni di Gesù Bambino e l'acqua si trasformò in balsamo. Un sicomoro e la fonte sono visibili ancora oggi.

Cana di Galilea

Nel villaggio di Cana di Galilea (oggi Kefar-Kana), a una decina di chilometri da Nazareth sulla via per Tiberiade, si situa com'è ben noto il primo miracolo di Gesù, quello dell'acqua mutata in vino durante un banchetto di nozze. Maria ne fu, si può dire, la coprotagonista: fu la sua accorata frase, sussurrata all'orecchio del Figlio («Non hanno più vino!») e alla quale egli sembrò rispondere con freddezza, a provocare il prodigio. Numerose testimonianze parlano di un santuario edificato dai cristiani a Cana in memoria del miracolo, oggi commemorato da una basilica francescana. Tuttavia la tradizione ha collocato nei secoli l'episodio in luoghi differenti.

ll Cenacolo, la basilica della Dormizione, il sepolcro nella Valle di Giosafat

Nell'area meridionale di Gerusalemme, l'antica Sion, sorge ancor oggi la cappella gotica, dai musulmani trasformata in moschea, che testimonia il luogo del Cenacolo, nel quale sarebbero avvenute sia l'Ultima Cena sia la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli: Maria sarebbe stata testimone del posarsi delle lingue di fuoco sulla testa degli eletti. Presso il Cenacolo ella sarebbe poi venuta a mancare, e sul luogo della sua morte sarebbe stata fondata una grande basilica costantiniana, poi distrutta e ricostruita alla fine dell'Ottocento per volontà del kaiser di Germania Guglielmo II.
Dalla collina del Sion gli apostoli avrebbero, secondo un testo apocrifo, recato in processione il corpo della Madonna fino al margine nordorientale della valle del Kedron (o di Giosafat) per seppellirlo presso l'orto del Getsemani. Lì sarebbe avvenuta l'Assunzione al cielo: in quel luogo, attorno al suo sepolcro vuoto, già in tempi antichi venne eretta la chiesa di Santa Maria in Val di Giosafat, poi distrutta agli inizi del secondo millennio. Per volere di Goffredo di Buglione, i crociati costruirono poi la bellissima basilica ipogea di Santa Maria in Valle di Giosafat, non lontano dalla Porta dei Leoni (o di Santo Stefano), dalla quale si accede dal lato di nordest alla città di Gerusalemme, proprio vicino alla casa natale della madre di Gesù.
Tuttavia, sulla base di altre tradizioni, nel corso dell'Ottocento anche a Efeso si è creduto di ritrovare la tomba della Vergine, che avrebbe seguito in quella città san Giovanni. Qui è oggi visibile e venerata la Casa di Maria.
Sebbene il dogma dell'Assunzione sia stato dichiarato articolo di fede da papa Pio XII solo nel 1950, la credenza intorno alla miracolosa ascesa di Maria al cielo in corpo e anima ha radici che affondano nei primi secoli della storia cristiana. Le leggende intorno a tale evento, non precedenti al III secolo, sono di origine orientale ed elaborate in ambienti culturali ermetici carichi di attese apocalittiche.
Il testo "principe" è noto col nome di Esequie della santa Vergine, e ne esistono differenti versioni. Senza soffermarci sui particolari che le distinguono, diciamo in breve come questi racconti mostrino la Madonna che, certa dell'approssimarsi della morte, esprime il desiderio di rivedere tutti gli apostoli; questi giungono da ogni luogo, e lo Spirito Santo ordina loro di condurre Maria in una profonda grotta alla base del Monte degli Ulivi dove, in un tripudio di angeli e di profeti biblici, ella è deposta; da lì, avvolta da una luce abbagliante, è poi portata in cielo.
L'archeologia sacra, che nei primi secoli portò all'identificazione di luoghi evangelici e all'edificazione di edifici sacri che li commemorassero, non ha mai preso in considerazione gli episodi dell'Assunzione di Maria; bisogna attendere la diffusione in Occidente dei testi apocrifi perché crescano leggende intorno a questo argomento e si provveda a ricercarne i siti.
Alcuni racconti del VII secolo narrano che nel 451 l'imperatrice Pulcheria aveva domandato al patriarca di Gerusalemme il corpo di Maria, ma aveva invece ricevuto solamente il velo e la cintura, con la spiegazione che il corpo della Madre di Dio era asceso al cielo, e queste reliquie erano quanto di lei rimasto.

Santa Maria di Loreto

Da Nazareth, infine, dipende il celebre santuario di Loreto.
La leggenda della Santa Casa di Maria fu redatta da Pietro di Giorgio Tolomei da Teramo tra il 1470 e il 1473; vi si narra che, dopo la caduta di Nazareth nelle mani dei musulmani, gli angeli avrebbero traslato la Santa Casa prima in Dalmazia, poi su diversi colli, infine sul sito attuale. I risultati degli scavi archeologici a Nazareth e nel sottosuolo della Santa Casa (1962-1965), e studi filologici e iconografici, danno sostegno all'ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa siano state trasportate a Loreto per nave, su iniziativa della nobile famiglia Angeli, che regnava sull'Epiro. Tuttavia della fase più "spontanea" del culto lauretano non si conoscono le origini certe. È possibile che la venerazione per la Madonna di Loreto si sia innestata in un contesto di sacralità preesistente, fortemente avvertita in tutta l'area circostante. Tradizionalmente si afferma che il primitivo santuario sia sorto a esaugurare un luogo di culto dedicato a una dea precristiana, ma non ci sono rilievi archeologici che possano attestarlo. A partire dal XII secolo le fonti documentarie segnalano sul colle marchigiano di Monte Prodo la presenza di una piccola chiesa rurale, che a partire dal 1285 è conosciuta col nome di "Sancta Maria in fundo Laureti". Fra Tre e Quattrocento, ossia in concomitanza con un rinato fervore del culto mariano, la chiesa divenne meta di pellegrini e cominciò a dotarsi delle strutture atte ad accoglierli. Nel giro di pochi decenni, l'intensificarsi del culto spinse ad ampliare sensibilmente l'edificio sacro: i lavori, cominciati nel 1468, si protrassero per oltre un secolo. Nel medesimo arco cronologico, infine, l'interessamento dei pontefici conferì una veste ufficiale alla devozione lauretana; l'azione in favore di Loreto culminò con l'intervento del papa Sisto V, che nel 1586 diede al centro il rango di città, e insieme a esso la dignità episcopale.
Come dimostrano le immagini lauretane e gli ex-voto conservati nel santuario, fin dal XV secolo la Madonna di Loreto era invocata da pescatori e marinai quale protettrice dai naufragi. Stella Maris: con questo appellativo Maria era salutata in numerosi scritti devozionali, tra i quali figurano quelli di san Bernardo.

(Luoghi dell'infinito - Supplemento di AVVENIRE, n. 217, maggio 2017)