L'onda nera

Inserito in NPG annata 1968.


Domenico Volpi

(NPG 1968-11-63)

UNA SITUAZIONE INTOLLERABILE

Dalle edicole continua a fluire, a ritmo irregolare ma sempre abbastanza intenso, l'onda nera delle pubblicazioni del sesso e del crimine: i cosiddetti «fumetti neri», l'ultima degenerazione di un mezzo d'espressione che pure avrebbe possibilità assai più nobili e sane e di un'editoria che si riduce al commercio di carta stampata un tanto al chilo.
Purtroppo, tale carta stampata contiene una certa dose di droga: droga intellettuale, non farmaceutica, ma non meno deleteria nella sua diffusione di massa e nella sua influenza su singoli individui più influenzabili. Ce lo testimonia la cronaca, ogni giorno, con episodi dolorosi di cui la stampa del sesso e del delitto forma una componente importante: come molla iniziale, come istigatrice d'un comportamento asociale, come rafforzatrice di istinti malvagi, come accompagnatrice d'un processo criminoso. Questo rapporto fra stampa e criminalità è confermato dalle più alte dichiarazioni della Magistratura. Il Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione, nella sua relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario 1968, ha sottolineato l'aumento generale della criminalità, e in particolare degli atti osceni, dei furti aggravati e delle rapine, delle estorsioni e dei sequestri. Ha illustrato il triste contributo che all'estendersi dei reati danno i giovani e a volte i giovanissimi, dichiarando: «Fra i molteplici compiti che il progresso nelle scienze e nei rapporti sociali ha imposto a noi magistrati, ve n'è uno di estrema delicatezza: quello che ci pone in prima linea fra gli altri pubblici poteri nella lotta contro i fenomeni del disadattamento e della delinquenza minorile, prodromici alla grande delinquenza dell'età adulta. In questa materia, siamo chiamati ad applicare, con un rito speciale, informato a semplicità e riservatezza, una varietà di misure non solo e non tanto punitive, quanto rieducative». E a questo proposito, ha deplorato gli spettacoli e le pubblicazioni «che bassamente sfruttano i richiami della violenza e del sesso ed ha messo in guardia contro la loro azione corruttrice; ha lodato perciò l'iniziativa di alcuni Procuratori della Repubblica per la repressione, in particolare delle pubblicazioni pornografiche concludendo «La salutare reazione che in questi ultimi tempi si è andata delineando mi dispensa da altri commenti».
A queste dichiarazioni ha fatto eco pochi giorno dopo il discorso del Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Roma, che ha fatto notare come nella Capitale si sono moltiplicati nello scorso anno i sequestri di pubblicazioni pornografiche, i giudizi per direttissima, le condanne, e si siano avuti 143 processi, e ha tenuto ad aggiungere: «Dobbiamo augurarci che i provvedimenti giudiziari fin qui adottati, e che continueranno ad essere adottati con costante immutevole rigore, tanto è preoccupante questa forma di attività delittuosa, producano un effetto positivo. Un riconoscimento dell'opportunità e dell'utilità dell'intervento severo della magistratura è venuto da parte di vari Enti rappresentativi della stampa; e particolarmente dal Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti, il quale ha ritenuto quella stampa offensiva anzitutto della dignità della professione che l'Ordine deve tutelare. Il che dimostra che non è affatto in pericolo in questa materia la libertà di stampa, giacché, come è stato ben rilevato, il problema non tocca tale libertà perché il giornalismo non ha nulla da spartire con le fabbriche di pornografia. Non si può giudicare in nome della libertà di stampa un fenomeno produttivo che si attiene al consumismo erotico, al redditizio commercio delle oscenità e non alla circolazione delle notizie e delle opinioni. Ora la difesa del comune sentimento del pudore, di quei presupposti minimi di decoro e di convenienza che sono necessari per l'ordinato svolgimento della vita associata, è resa necessaria, oltre che dal generale interesse del pubblico, ancor più dalla nefasta influenza che quelle pubblicazioni oscene possono determinare nell'animo dei minori, delle perturbazioni che possono provocare nello sviluppo dell'età evolutiva, mediante deviazioni dell'istinto sessuale o mediante spinte di non trascurabile efficacia nel determinismo dei reati sessuali».
La lunga citazione era necessaria. Siamo arrivati ad una situazione intollerabile. I difensori della stampa del sesso e del crimine (tutti difensori interessati, o per motivi economici o per motivi politici) hanno finora accampato giustificazioni a non finire e si sono persino presentati come... vittime delle aggressioni diffamatorie degli editori cattolici, delle organizzazioni educative, e magari degli attentatori fantomatici alla libertà di stampa. Ora c'è un preciso atto di accusa della società tutta, per bocca della Magistratura. C'è stata una ferma presa di posizione di un gran numero di deputati democristiani, su iniziativa dell'On.le Agostino Greggi. C'è l'opera di repressione svolta dalla Magistratura, e l'azione in corso presso l'Ordine dei Giornalisti...
Qualcosa dunque si muove, ma non basta. I «fumetti neri» continuano ad uscire, e così le pubblicazioni erotiche: con oscillazioni, con alti e bassi, con mascheramenti e cambiamenti dettati dalla paura, ma escono.

FIORILEGIO DI PORCHERIE

Ho voluto fare un controllo della situazione nelle edicole a fine luglio, fermandomi a considerare solo quella stampa che più va tra le mani dei nostri ragazzi essendo redatta con la tecnica dei fumetti (anche se ipocritamente c'è la scritta «per adulti»... ma chi ne controlla la vendita e la circolazione?). Su una ventina di titoli in circolazione, ho chiesto quelli di maggiore diffusione: una dozzina.
C'è di tutto.
L'erotismo di BELFAGOR L'ARCIDIAVOLO: in copertina, scena sadica; e nell'interno scene sessuali, con dovizia di atteggiamenti e di dialoghi. Il racconto è tutto imperniato sul fascino conquistatore del protagonista che passa da una donna all'altra, fino ad un tradimento coniugale perpetrato davanti al marito geloso, legato e imbavagliato. Il resto, uccisioni, ferimenti, violenza fa da sfondo.
Le ultime pagine sono dedicate ad un romanzo d'appendice, a puntate e alla presentazione di altri «fumetti neri», tratteggiati con abbondanza di particolari erotici. I disegni, qui come altrove, sono di pessimo gusto; il linguaggio volgare e plateale.
Gli stessi temi ricorrono in GOLDRAKE-PLAYBOY: violenza e sesso. Il protagonista si fa strada seducendo l'avversaria, una donna-guerriera crudele e discinta. L'orgia è la pacifica conclusione della vittoria.
In questo fumetto, Goldrake ha una corrispondenza con i lettori (tutti molto giovani: il che dimostra quanto sia rispettata l'etichetta «fumetti per adulti») priva di ogni scrupolo morale: chi scrive chiede la ricetta per essere un perfetto playboy; e la risposta è all'altezza della domanda. L'amore è visto come un gioco, come una conquista, «che può avere una serietà senza dover necessariamente avere come meta il matrimonio», «... senza compromettersi definitivamente».
Di fronte ad una «situazione molto intrincata», la soluzione consigliata è: «Lascia che porti a termine la sua travagliata storia, che soffra da sola».
E le citazioni potrebbero essere moltiplicate, se non diventassero molto più disgustose.
VAMP moltiplica figure e situazioni equivoche: il protagonista si fa strada con gli ingredienti comuni a tutta questa produzione. Molte pagine sono dedicate alla pubblicità: sempre e solo fumetti, pubblicazioni, raccolte, reclamizzate per la loro smaccata sensualità: «Un libro sconvolgente illustratissimo», «la più bella e tragica delle storie di amore e di morte», «amori piccanti avventure erotiche», «tutte vignette sexi».
La JENA dalla copertina all'ultima pagina è una vera raccolta di perversione, sadismo e erotismo di bassa lega: la seduzione e il delitto sono il mezzo per farsi strada, per rubare e per uccidere impunemente. Non manca la pubblicità, allo stesso livello, tra cui quella della rivista TAB presentata come «un mezzo moderno per vincere i tabù del sesso».
Anche in ZAKIMORT, tra quelli consultati forse il meno carico di situazioni disgustose, non mancano le frasi volgari e la pubblicità di fascicoli e riviste dello stesso stampo di Vamp.
L'atmosfera terrificante e le crudeltà di SATANIK, che in una risposta a un lettore dichiara: «Io credo che chiunque legga un normale quotidiano o settimanale possa anche leggere le nostre pubblicazioni che non contengono né storie più immorali né più raccapriccianti di tanti altri fatti reali che, con dovizia di particolari, ogni giornale riporta quotidianamente».
E poi ancora: le scene macabre e discinte di CRIMINAL con le inevitabili figuracce fatte dagli uomini della legge, un tema caro anche a DIABOLIK. L'esaltazione hippy di TEDDY BOB che scrive addirittura i fumetti in un gergo «beat» artificioso e orribile.
C'è anche il peggio, ma gli esempi bastano. Quelli indicati sono a diverso grado di pericolosità, ma ciascuno di essi preoccupa per taluna delle sue componenti: la crudeltà, il terrore, il disprezzo della legge, il sadismo, l'erotismo, la violenza gratuita... Una visione del mondo disperata, esasperata, «nera».
Di chi è la colpa di un tale stato di cose?

DI CHI È LA COLPA?

Della società, che ha elevato templi ed altari ai miti del piacere del corpo, del denaro, del successo facile, con abbondanza di esempi filmati o stampati: ma di «questa» società facciamo parte anche noi, e le famiglie dei nostri alunni, e tanti altri cristiani che non hanno atteggiamenti coerenti, che non stabiliscono rifiuti netti, che un po' accettano e un po' condannano, o che spesso ignorano ed accettano supinamente; siamo dunque tutti corresponsabili.
Della legge, che è incompleta ed imperfetta, ma che pure potrebbe operare così com'è, reprimere molti eccessi, solo che l'opera dei Magistrati fosse a volte illuminata e a volte sostenuta ed incoraggiata da un'opinione pubblica più attenta, più viva, più veramente democratica (tra democrazia, libertà e licenza si fa una confusione del diavolo, mentre di responsabilità e di rispetto della persona umana nessuno parla). Non siamo abituati, come cittadini, a far sentire la nostra voce, ad agire, a non subire sempre. Sono pochissimi coloro che, imbattendosi in un prodotto immorale, sentono in coscienza di non sopportare questo attentato ai propri figli e testimoniano con i fatti la loro protesta: una regolare denuncia al Procuratore della Repubblica del Tribunale ove l'opera viene stampata, o diffusa, o diretta; una semplice segnalazione scritta al Questore perché provveda per quanto è di sua competenza; una lettera di approvazione diretta al Procuratore o al Giudice del Tribunale quando è in corso un processo contro i pornografi...* Chi ha avuto il coraggio civico di fare ciò? Ci trattiene la pigrizia, un po' di sfiducia nelle autorità residuata da tempi borbonici o fascisti, il latino «ma chi me lo fa fare?», e tante altre componenti psicologiche. La cosa più semplice, una lettera rivolta al Direttore di un importante giornale o d'una rivista autorevole, non entra nel costume di un libero cittadino che vuol fare udire la sua voce attraverso la stampa, ma è ancora da noi l'opera d'un grafomane o il gesto eccezionale di un originale.
Abbiamo cominciato a parlare di stampa... e siamo arrivati a parlare di democrazia. Beh, in fondo è la stessa cosa: il rispetto degli altri, specie dei più giovani perché più vulnerabili, e la responsabilità di ciascuno.

* Tocca all'educatore abituare i ragazzi a vagliare e indicare gli strumenti concreti d'intervento.

CI SONO SOLUZIONI?

È un problema educativo di tutto un popolo, per questo riguarda da vicino soprattutto gli insegnanti.

Un problema di educazione

Se si educheranno i ragazzi e i giovani alla pulizia mentale, alla chiarezza morale, al semplice e tanto ignorato buon gusto, al senso di responsabilità verso gli altri, a una certa «eleganza interiore» che faccia rigettare quanto è brutto sordido o volgare, allora qualcosa di tutto questo passerà nella società. Qualcosa, di questi atteggiamenti e di questi valori, potrà subito passare nelle famiglie attraverso i figli: molte prudenze e remore, un autocontrollo e una vigilanza, che gli adulti non accetterebbero per se stessi e che neppure ascolterebbero come argomenti di discussione, saranno non solo ascoltati con interesse ma accettati in nome dei propri figli. Attraverso i contatti scuola-famiglia, con delicatezza ma con idee chiare, la scuola può essere davvero la trasformatrice della società italiana.

Un problema di intervento

E questo non solo nella parte negativa: sbarrare il passo a certe produzioni, non finanziare coi propri soldi il tale spettacolo o la tale pubblicazione, creare una coscienza ed un comportamento simili fra famiglie amiche, e soprattutto – alla base – accettare i compiti educativi verso i propri figli con volontà ed amore e non con deleghe e rinunce. Molto cammino in avanti si può fare in senso positivo: accettare e favorire tutto ciò che è degno e che è bello, indirizzare alla stampa buona, incoraggiare gli spettacoli degni, abituare a prendere le proprie responsabilità nella vita civica, agire a vantaggio degli altri specie se essi sono più piccoli, più bisognosi o più poveri, e non sfruttarli per questa loro fragilità, non fare della loro debolezza una ragione del nostro arricchimento materiale ma un'occasione del nostro arricchimento spirituale. Solo in questo clima, avremo editori invece di mercanti di carta stampata.

Questo articolo, necessariamente, presenta solo l'aspetto negativo della situazione: invita gli educatori ad intervenire per fermare l'onda nera che dilaga.
Il problema non lo si risolve però solo con delle proibizioni.
I ragazzi hanno bisogno di leggere: i fumetti rispondono – per la loro immediatezza visiva, per l'avventura, per l'apertura a fantasticare, per la creazione di modelli di comportamento, ecc. – ad una loro esigenza.
Che cosa possiamo mettere nelle mani avide dei nostri ragazzi? Che cosa possiamo suggerire, in alternativa?
La redazione è grata a chiunque volesse portare il peso della propria esperienza, mediante interventi, segnalazioni, precisazioni, in un argomento così vivo e attuale.