Bruno Ravasio
(NPG 1968-08/09-66)
Se un istituto vuole ancora mantenere una certa validità oggi, deve tenere in massima considerazione il fattore educativo. Il suo primo obiettivo deve essere cioè: la formazione dei suoi allievi, sia pure attraverso l'istruzione scolastica o professionale.
La formazione degli allievi deve essere un obiettivo accettato da tutta la comunità, appunto detta «educativa», quindi evidente in ogni educatore.
Trasformare un istituto in un'accolta di giovani, più o meno amalgamati, dove l'unica preoccupazione è quella di raggiungere dei risultati scolastici, è svilire la funzione di un gruppo di persone (gli educatori) qualificate ad uno scopo ben preciso.
Se il discorso tra genitori ed educatori si arena sempre, o quasi sempre, alla riuscita scolastica, alla promozione o no, al voto scadente che l'allievo ha meritato, il problema educativo ristagna continuamente e mai si pone con una certa decisione.
Deve nascere in ogni educatore la convinzione precisa che il loro compito è quello di riconsegnare alla famiglia e alla società un giovane adeguatamente maturo, con quel sufficiente grado di responsabilità che lo renda atto ad agire sintonicamente.
Il prof. Pontrelli diceva ad un recente congresso «Nessuna struttura è invecchiata in Europa come la scuola. Esiste un fortissimo dislivello fra ciò che si insegna e ciò che si "vive".
È necessario che l'insegnamento sia assicurato a qualunque livello, dinamicamente e storicamente adeguato al tempo in cui si vive, dialogo in cui il giovane sia partecipe attivo, non semplice uditore».
Si deve instaurare una comunione di vita dove «l'esperienza vissuta in comune è guidata non solo dal dialogo della parola, ma anche dal dialogo dell'esemplarità dei modelli di vita, offerti non solo dal singolo educatore ma alla ricca raggiera differenziata delle personalità educatrici».
Altrimenti il «gap» tra i due gruppi (educatori - educandi) si allarga sempre più. L'incomprensione aumenta.
Un clima di incomunicabilità si crea e tra i giovani, anche quando dissentono, spira un'aria di famiglia che manca tra i due gruppi anche quando consentono.
Ma per poter educare un giovane bisogna innanzitutto conoscerlo. La cartella personale di ogni ragazzo è un mezzo indispensabile per la conoscenza dell'alunno attraverso le notizie anamnestiche, intellettive, scolastiche, cliniche, comportamentali, ecc.
Non è sufficiente conoscere il ragazzo per sommi capi, o solo da quello che si può osservare nella sua permanenza presso l'istituto; per un'azione educativa profonda non posso ignorare l'ambiente socio-familiare nel quale si trova immerso o dal quale proviene; quale posizione occupa nell'ambito familiare, che rapporti esistono tra i componenti la stessa famiglia, che tipo di circolazione affettiva investe la vita familiare, i fatti più importanti della vita precedente, come occupa il tempo libero, che interessi ha, ecc.
La cartella personale di ogni ragazzo aiuta a raccogliere dati e notizie utili, spesso necessarie e ad avere la situazione dell'alunno facilmente presente, soprattutto per chi ha la più diretta responsabilità educativa.
La cartella può contenere varie schede. Ecco le principali:
– Una scheda anamnestica che raccoglie dati personali e familiari riguardanti il domicilio, la composizione, il livello occupazionale e culturale della famiglia, ecc.
Questi dati si possono raccogliere dai vari colloqui con i ragazzi e con i loro parenti.
Data la delicatezza dell'inchiesta è bene sia riservata al direttore o a chi è direttamente interessato e più vicino al ragazzo.
Non si può intraprendere una efficace terapia educativa senza una sufficiente anamnesi.
– Una scheda psicobiometrica dove si possono raccogliere i risultati scolastici trimestrali di cinque anni consecutivi, i risultati del controllo intellettivo attraverso i tests ed eventualmente il controllo sensoriale (visivo-uditivo e cromatico) e il controllo biometrico.
Questa scheda può essere compilata dal segretario scolastico per la prima parte e la seconda, se lo si crede opportuno, dal medico e dall'infermiere.
– La cartella clinica che deve essere compilata dal medico dell'istituto o della scuola all'inizio e successivamente aggiornata.
– Varie schede del comportamento compilate dall'équipe degli educatori che direttamente hanno a che fare con l'alunno.
Ogni scuola od istituto sceglie, tra i vari tipi di schede, quello che sembra più utile.
– Scheda scolastica compilata da qualche professore circa le manifestazioni più prettamente scolastiche.
In alcuni istituti è stato richiesto e ritenuto opportuno un esame odontostomatologico, fatto dal medico dentista.
A queste schede, che direi fondamentali, si possono eventualmente aggiungere, nei singoli casi specifici, altre cartelle specialistiche: cartella psicologica, neuropsichiatrica, ortopedica, elettrocardiogramma, elettroencefalogramma, ecc.
Tutti gli educatori e gli specialisti, chiamati in aiuto agli educatori, partecipano così alla compilazione di questa cartella.
L'educatore più direttamente interessato nel rapporto educativo col ragazzo ha a sua disposizione i dati e le notizie necessarie per calare la sua opera educativa nel contesto più adeguato.
Solo così l'opera dell'educatore può riuscire efficace e sortire quegli effetti che ognuno desidera.
Presso l'Istituto Psicoclinico e di Orientamento Professionale del Centro Salesiano di Arese (Milano), di cui è direttore il prof. Bruno Ravasio, sono disponibili esemplari completi della cartella personale di cui si parla in questo articolo.