Giovani, vangelo, impegno missionario

Inserito in NPG annata 1975.


(NPG 1975-01-55)

Abbiamo già scritto sulla importanza della dimensione missionaria nella pastorale giovanile e sulla consapevolezza dei molti problemi pratici che una tale affermazione oggi comporta (si veda l'articolo di M. Midali, Per una pastorale giovanile delle «missioni» oggi, in 1973 /12).
Ci ripromettiamo di affrontare il tema secondo angolature più direttamente operative, attraverso uno studio monografico.
Intanto, come strumento di sutura tra le scelte teologiche e le problematiche spicciole, offriamo ai gruppi questo sussidio. E una guida molto interessante allo studio dell'Ad Gentes, il documento conciliare sull'attività missionaria. Tra l'altro risponde ad una precisa esigenza educativa: l'importanza di «ascoltare» con attenzione e rispetto, prima di procedere nella ricerca e nella creatività.

(Testo a cura del Foyer Missionario di Sassuolo).

FONDAMENTO DELL'ATTIVITÀ MISSIONARIA

Introduzione alla ricerca

L'Ad Gentes è un documento ufficiale della Chiesa e come tale inizia con una parte dottrinale. Al capitolo I vengono messi in luce gli aspetti dottrinali dell'attività missionaria della Chiesa.
Per comprendere meglio il valore di quanto emergerà dalla ricerca che faremo è necessario tener presente il significato di alcuni parole chiavi quali: fondamento, missione, salvezza, sacramento, essenziale, finalità.

Fondamento

II fondamento di una cosa è ciò che sta alla base, ciò da cui trae origine e che dà la possibilità di mantenere in vita e in attività una realtà.
Prendiamo l'esempio da un albero: da esso possiamo cogliere frutti, secondo la natura della pianta, possiamo anche attraverso un innesto variare la qualità del raccolto; ma ciò che è necessario alla vita e all'attività dell'albero sono le radici: attraverso queste che affondano nella terra è possibile l'elaborazione delle sostanze necessarie perché l'albero rimanga in vita.
Quando vogliamo estirpare quell'albero, non è sufficiente tagliare il tronco che emerge dalla terra occorre tagliare le radici se non vogliamo che spunti un nuovo pollone. Se al contrario vogliamo che l'albero cresca più rigoglioso dobbiamo smuovere la terra attorno alle radici, per rafforzare la loro capacità di assorbimento.
Così analogamente quando uno deve costruire una casa perché essa stia in piedi occorrono delle buone fondamenta, tanto più profonde quanto più si vuole che la costruzione sia solida e duratura.
Anche l'attività missionaria della Chiesa ha un fondamento da cui trae origine, motivi di essere e di vitalità.

Missione

Missione è una parola astratta che richiama il compito che una persona ha da svolgere. In senso improprio si chiama missione anche un compito che uno assume personalmente, di propria iniziativa.
La parola missione non è usata in questo senso nella Bibbia, al contrario missione nel contesto biblico significa il compito che un uomo ha da svolgere sulla base di un invito personale di Dio. Colui che ha una missione da svolgere è uno che è inviato da Dio presso gli altri uomini, per questo egli è un mandato. Di conseguenza nell'esercitare la missione non può agire di propria iniziativa, ma secondo un piano che Dio ha stabilito per lui.
E non sempre l'inviato è al corrente completamente della portata del piano che ha da realizzare. Per cui spesso il profeta, l'inviato, conosce solo una parte dei progetti che Dio ha su di lui e sull'umanità. Ne deriva che caratteristica fondamentale dell'inviato è l'assoluta confidenza in Dio: di fronte a difficoltà, problemi e avversità egli non sa bene i motivi, ma sa di dover agire così perché questa è la volontà di Dio nei suoi confronti.
I piani di Dio vengono manifestati integralmente solo quando l'inviato è Dio stesso, nella persona del Figlio e dello Spirito Santo.

Salvezza

L'opera di uomini che in particolari situazioni difficili scongiurano un pericolo imminente viene denominata un'opera di salvezza.
E così accade nella Bibbia. Solo che qui questi liberatori non sono mai considerati loro gli autori, ma solo strumento, esecutori di un intervento di Dio che si innesta in tutto un piano di salvezza verso l'umanità. Ne deriva una concezione religiosa molto profonda.
L'autore di ogni espressione di salvezza dell'uomo è Dio che interviene per mezzo dei suoi inviati: di qui la relazione tra salvezza e missione.
Le fasi di questa salvezza sono molteplici come molteplici sono le circostanze in cui l'umanità si viene a trovare. Ma sia che si tratti di una calamità naturale (malattie, carestie, diluvio...), di sopraffazioni da parte di altri uomini (schiavitù...) o di un castigo da parte di Dio, unico è il motivo ispiratore degli interventi di salvezza da parte di Dio: preparare la strada perché l'uomo si incontri con Lui nella persona del suo inviato speciale, la Persona del Figlio suo incarnato.
Tutto ciò perché la Bibbia presenta l'uomo come una realtà strettamente unita a Dio di cui è l'immagine, fatto a sua immagine. Ogni calamità di cui l'uomo è vittima, rappresenta una deviazione dalla vita con Dio che è chiamato a realizzare. L'opera di salvezza che Dio promuove non si rivolge mai ad una parte della vita dell'uomo: al suo aspetto materiale (salvezza del corpo da malattie e infermità), o al suo aspetto spirituale (luce per l'intelligenza o forza morale per dirigere la sua condotta), ma la salvezza che Dio opera tende a salvaguardare sempre l'integrità della vita dell'uomo.
Per questo sceglie dei mezzi di intervento che siano contemporaneamente legati alla vita dell'uomo nella sua concretezza e legati alla vita di Dio nella sua trascendenza.
Ogni mezzo di intervento di salvezza è chiamato in termini teologici «sacramento».

Sacramento

La parola sacramento così tanto nota nel linguaggio teologico della Chiesa, non la troviamo mai nella Bibbia in quanto è un termine frutto della riflessione sul modo con cui Dio interviene ad operare la salvezza.
In tutta la S. Scrittura vediamo infatti una costante caratteristica di Dio nei suoi interventi di salvezza. Dio non ha voluto che l'uomo si facesse immagini materiali (1° comandamento) della divinità in quanto è egli stesso, l'uomo, l'immagine autentica di Dio. E di uomini, non di cose Dio si serve per incontrarsi con gli uomini.
L'uomo che di per sé è creato a immagine di Dio quando viene scelto ad essere intermediario di salvezza possiede già le potenzialità necessarie per realizzare questa missione. In questo senso egli diventa strumento idoneo dell'intervento di Dio presso gli altri uomini: ha una capacità di comunicare con l'uomo, perché uomo anche lui; lui ha la potenzialità di essere collegamento con Dio, in quanto sua immagine; è portatore di una realtà soprannaturale perché con la missione gli è stata comunicata da Dio quella vita e quel messaggio di vita da trasmettere. In questo senso l'uomo inviato da Dio per una missione di salvezza è un sacramento: una persona concreta, reale, toccabile, portatrice di una realtà superiore, trascendentale.
Il primo e fondamentale sacramento di salvezza è la persona di Cristo in quanto in Lui la realtà umana e quella divina sono perfettamente presenti e operanti in una unione mirabile ed efficace.

Essenziale

È tutto ciò che riguarda direttamente la realtà profonda di una cosa.
Si dice essenziale tutto ciò che è necessario a che quella determinata realtà possa continuare ad esistere e portare i suoi frutti.
In tal senso è essenziale tutto ciò che deriva dal fondamento di una realtà. Ricollegandoci all'esempio dell'albero e della casa essenziale è tutto ciò che è necessario a che l'albero porti frutti e la casa stia in piedi.

Finalità

Il fine di un'attività è il motivo per cui quella attività viene svolta; l'obiettivo, la meta ultima che ci si propone di raggiungere.
Naturalmente per arrivare a raggiungere un certo obiettivo si percorre una certa strada, a volte può essere anche lunga. Durante tale percorso ci sono da raggiungere tappe intermedie. Perdere di vista l'obiettivo finale e fermarsi solo a considerare le tappe intermedie significa deviare da quell'attività intrapresa. Di qui la necessità di avere chiari gli obiettivi finali da raggiungere ín ogni attività.

Traccia di ricerca per il gruppo di studio

Testi: Ad Gentes, cap. I e n. 10, 12, 17, 30, 31, 32.

Aspetti dottrinali

1) Qual è il fondamento dell'attività missionaria della Chiesa?
7a, 7c - la volontà salvifica di Dio;

Mt 28, 19 sgg. - il comando di Cristo.
2) Come viene realizzato nel tempo il piano universale di salvezza del Padre?
3b - nella missione del Figlio

4 - nella missione dello Spirito Santo
5 - nella missione della Chiesa.
3) Che relazione c'è fra la missione del Figlio e dello Spirito Santo e la missione della Chiesa?
la - continuità nella realizzazione dell'opera salvifica;
12a - continuità del motivo ispiratore;
12a - continuità del metodo.

Conseguenze

1) Quali conseguenze derivano dalla relazione tra la missione di Cristo e dello Spirito Santo e la missione della Chiesa?
2a, 6f - la Chiesa è missionaria per natura;
3a - la Chiesa è missionaria per mandato;
6c - il fine dell'attività missionaria della Chiesa è l'evangelizzazione e la fondazione di nuove Chiese.
2) Quali conseguenze porta l'essere depositari dei piani di Dio?
1b - urgenza dell'opera missionaria;
Rom 10,10-14; AG 10 - necessità della missione;
6f - rapporto fra la «missione «della Chiesa e «l'attività missionaria dell'Ad Gentes».
3) Quali sono i rapporti fra l'attività missionaria della Chiesa e le aspirazioni più profonde della natura umana?
8 - dà la risposta agli interrogativi più profondi dell'umanità.
4) Quali sono le problematiche che emergono dalla riscoperta che il Concilio ha fatto circa il rinnovato impegno missionario della Chiesa?
6a, 29a - la responsabilità dell'attività missionaria è di tutta la Chiesa guidata dal Collegio Episcopale col Successore di S. Pietro;
6c - necessità di una presenza silenziosa e testimone là dove non è possibile l'evangelizzazione diretta;
12b, 12c - rapporto fra testimonianza cristiana e impegno per il progresso economico e sociale;
16d - nuove scuole teologiche per la formazione del clero autoctono adattando la teologia alla mentalità del popolo;
17b - incremento del ministero dei catechisti;
30b, 31 - l'attività missionaria della Chiesa è sotto la responsabilità dell'episcopato locale;
32b - graduale passaggio di guida alla responsabilità del clero autoctono.

Obiezioni

Formulare delle risposte valide e documentate (in base alla dottrina della Chiesa e alle esperienze valide dei Missionari) alle seguenti obiezioni:

1) Le missioni non sono più un'opera valida in quanto:
– il Concilio ha riconosciuto la libertà religiosa;
– ogni religione è buona e porta alla salvezza di fronte a Dio;
– la religione cristiana è ormai unicamente impermeata dalla cultura occidentale;
– ogni popolo deve sviluppare un suo ordinamento sociale, una sua cultura e la religione è uno dei fattori più importanti della vita sociale e culturale di un popolo: cambiare religione vuoi dire non rispettare la libertà di cultura;
– l'era del colonialismo è finita. Ogni popolo ha la sua indipendenza, perché questo non è valido anche per il cammino della salvezza di fronte a Dio?

2) Sembra che le missioni oggi abbiano solo un aspetto che le giustifichi, questo e non altri:
– l'aiuto ai popoli in via di sviluppo;
– come espressione concreta della carità dei cristiani per realizzare opere sociali in quei paesi dove c'è bisogno, non come esigenza di espansione della fede;
– è una questione che riguarda i singoli che «sentono questa vocazione», non la chiesa tutta.

3) Le missioni oggi sono all'interno della Chiesa, non fuori di essa:
– le nazioni e i popoli cosiddetti cristiani stanno avviandosi verso l'ateismo o l'indifferenza;
– occorrono missionari nelle nostre terre non solo per risvegliare i valori religiosi, ma soprattutto per risvegliare e promuovere nuovi impegni sociali.

METODO DELL'ATTIVITÀ MISSIONARIA DELLA CHIESA

Introduzione alla ricerca

Nello studio dei capitoli II-III dell'Ad Gentes analizziamo il metodo dell'attività missionaria di Cristo e della Chiesa.
Per comprendere meglio quanto emergerà dalla ricerca teniamo presente il valore delle seguenti parole: metodo, ideologico, pratico e vitale, incarnazione, testimonianza.

Metodo

Si chiama metodo il modo con cui un'azione viene condotta per raggiungere il fine di quella attività particolare.
Naturalmente a seconda del fine che uno si propone sceglie un metodo che sia adeguato: adeguato all'obiettivo da raggiungere, adeguato alle persone coinvolte nello svolgimento dell'attività.
Il fine dell'attività missionaria della Chiesa è la ricostituzione dell'unità degli uomini fra loro e degli uomini con Dio. Le persone coinvolte nell'attività missionaria della Chiesa sono Dio, l'umanità non ancora evangelizzata e la comunità delle chiese.
Il metodo dell'attività missionaria della Chiesa sarà perciò un metodo adeguato a Dio, alla comunità della Chiesa e all'umanità non ancora evangelizzata. E siccome la ragione ultima dell'attività missionaria (il suo fondamento) sta nel piano di salvezza di Dio anche il metodo dell'attività missionaria della Chiesa è un metodo scelto da Dio e proposto alla realizzazione, alla Chiesa.

Ideologico, pratico, vitale

Chiarificare il significato di queste parole ci serve per comprendere meglio la portata del metodo dell'attività missionaria della Chiesa, soprattutto in tutto ciò che riguarda l'uomo.
L'uomo secondo la nostra visione antropologica è un essere capace di pensare, di agire, di volere e tanto più è realizzato quanto più è libero nel suo pensare; nella sua azione, nel suo volere. L'equilibrio è dato dal perfetto rapporto che dimostra nella vita di queste facoltà.
A nulla servirebbe all'uomo conoscere la realtà più profonda delle cose attorno a lui se non fosse poi in grado di raggiungere quegli ideali che si propone. Una liberazione totale dell'uomo non può investire solo l'ordine del pensiero o della sua vita pratica. Una liberazione completa dell'uomo si ha solo sul piano della sua vita, perché è sul piano della sua vita che si esplica quell'equilibrio necessario alla sua vera e autentica libertà.

Incarnazione

La parola incarnazione ci richiama subito la persona del Figlio di Dio fatto uomo. Ci siamo abituati a questa parola e non ha più tanto un suono nuovo e perciò rischia di perdere il suo valore profondo.
Proviamo a pensare ad una verità, ad un concetto astratto, la pace ad esempio.
Quando questa verità si incarna, ossia diventa una realtà concreta, allora acquista credibilità. Pensiamo ancora ad un altro concetto, l'unità o l'amore fra due sposi. Quando l'amore e l'unità diventano carne nella creatura che viene alla luce, allora l'unità e l'amore dei due diventa credibile.
Dio ha promesso all'uomo la pace, l'unità, l'amore, la sua pace, la sua unità, il suo amore e perché la sua parola fosse credibile ha scelto un mezzo che offra la maggior credibilità: si è fatto carne come la nostra.
Ecco il significato della parola incarnazione: un ideale, un valore, una promessa, una parola, diventa realtà umana, diventa persona, solo allora può acquistare credibilità.
Dio si è incarnato, si è fatto credibile agli occhi dell'umanità, ora l'incarnazione di quegli ideali di libertà integrale di tutti gli uomini avranno credibilità nella misura in cui saranno altri testimoni che incarnano questa promessa di Dio. Di qui il valore della testimonianza.

Testimonianza

Questa parola è presa dal linguaggio giuridico.
Nello svolgimento di una causa c'è l'imputato, l'accusatore, la difesa, i giudici. Nell'attività missionaria della Chiesa al banco degli imputati c'è Dio con la sua promessa di salvezza agli uomini, i giudici sono coloro che debbono riconoscere la validità e la credibilità delle promesse di Dio. Occorrono prove; occorrono testimonianze. Quanti intraprendono l'attività missionaria con la loro vita debbono dare una risposta all'accusa, per difendere le promesse di Dio e dimostrare ai giudici la validità delle sue Parole.
In ogni causa non bastano le dimostrazioni a base di ragionamenti, cavilli... occorrono prove concrete. E così che alla testimonianza cristiana non basta l'annuncio del Vangelo, occorrono le prove di una vita vissuta secondo quei principi esposti dal Vangelo.

Traccia di ricerca per il gruppo di studio

Testi: Ad Gentes, capp. II-III e n. 2, 3, 5, 6, 9.

Aspetti dottrinali

1) Che metodo ha scelto Cristo per realizzare la salvezza dell'umanità?
2b - non ha salvato il singolo isolatamente, ma nella comunità;

1 Giov 5,11-12 - non ha operato la salvezza nell'ordine ideologico (comunicando una filosofia, una dottrina, una ascetica...), ma nell'ordine della vita nella sua concretezza e totalità più profonda;
3b - si è fatto uomo incarnandosi in un popolo assumendone la storia, la cultura, le condizioni sociali. Con questo mezzo ha portato un rinnovamento di vita.

2) Quale metodo deve usare la chiesa per attuare l'attività missionaria?
5b - quello della povertà, obbedienza, servizio e sacrificio;

10 - incarnandosi come Cristo nell'ambiente socio-culturale, diventando membro di quel gruppo umano;
11a - diventando all'interno del popolo di adozione dei «testimoni» di Cristo; 13a - promuovendo la conversione con l'annuncio del vangelo;
12a/b - integrando la testimonianza e la evangelizzazione con opere di carità e di sviluppo.

3) Quale l'atteggiamento della chiesa verso le religioni non cristiane?
9b, 11b - è relativamente l'atteggiamento di Cristo verso la religiosità trovata nel suo ambiente:
– di grande rispetto, di ricerca del «senso di verità» e degli elementi «veri e santi» sparsi dallo Spirito nelle medesime;
– di purificazione da elementi meno retti;
– di riconoscimento che esse sono una «pedagogia» a Cristo;
– di perfezionamento, con l'innesto della «novità del vangelo di salvezza».

4) Quale il rapporto delle religioni non cristiane con la salvezza?
3a - possono dare una certa qual preparazione alla salvezza, ma da sole non possono portarvi: a questo fine, devono essere perfezionate con il vangelo.

Conseguenze

1) Quali sono le caratteristiche dell'attività missionaria?
13c - non forzare le conversioni, anzi controllarne i motivi ispiratori;
6b - gradualità dell'annuncio;

6e - presenza silenziosa;
15c - formazione di una comunità autoctona;
15d - adattamento della dottrina all'espressione culturale dei popoli;
15e - sviluppando un'intesa ecumenica con gli altri cristiani non cattolici;
15h - suscitando nelle nuove comunità uno spirito missionario.

2) L'attività missionaria della Chiesa è solo un dare, un portare... o anche un ricevere: dare e ricevere, ossia uno scambio?
19c - comunione con tutte le Chiese;
19d - scambio di aiuti e di persone;
19a, 20h - interscambio di vocazioni sacerdotali, religiose, missionarie.

3) II metodo missionario ha qualcosa da insegnare al metodo pastorale della Chiesa Italiana?
13a, 13b - evangelizzazione prima dei sacramenti;
14a - catecumenato;
14c - catechesi quaresimale rinnovata;
15g - responsabilità dei laici;
17c, 17e - ministero dei catechisti.

Obiezioni

Formulare delle risposte valide e documentate alle seguenti obiezioni:

1) Le Missioni non hanno bisogno di annunciatori del Vangelo, ma di testimoni del Vangelo:
– il Missionario è sempre uno straniero e la parola dello straniero non è accettata;
– nel passato si è annunciato il Vangelo, oggi occorre metterlo in pratica, senza bisogno di parlarne;
– prima si partiva con la croce ed il vangelo, oggi è meglio partire con la vanga ed il badile...

2) I Missionari dovrebbero essere al servizio dei popoli verso i quali vanno, perché non vanno tanto a portare, quanto soprattutto a ricevere:
– i missionari non dovrebbero avere loro i posti di responsabilità (parroci, vescovi...);
– dovrebbero vivere come loro, non alla maniera occidentale: poveri fra i poveri... anche nella formulazione della loro fede: liturgia, dottrina...

3) I Missionari dovrebbero partire dopo aver già elaborato qui piani di sviluppo e di evangelizzazione per non essere presi alla sprovvista o essere coinvolti in qualcuna delle parti...
– il singolo lasciato a se stesso può cedere alla tentazione di improvvisare soluzioni non adeguate;
– qui i problemi possono essere visti più obiettivamente e si possono studiare con l'aiuto di esperti.

LA COOPERAZIONE MISSIONARIA NELLA CHIESA E L'ANIMAZIONE MISSIONARIA

Introduzione alla ricerca

Quanti non sono direttamente impegnati nell'attività missionaria della Chiesa e sono i più, cosa debbono fare per le missioni?
A questa domanda il capitolo VI dell'Ad Gentes dà una risposta offrendo le indicazioni circa il dovere della cooperazione missionaria di tutti i fedeli. Nello studio sul documento del Concilio terremo presente il significato delle seguenti parole che emergeranno dalla ricerca: cooperazione, rinnovamento, animazione coordinamento.

Cooperazione

Cooperare significa lavorare con.
La cooperazione è l'azione congiunta di più persone che lavorano per uno stesso scopo, secondo modi diversi adeguati alle capacità, possibilità e condizioni di ognuno.
Caratteristiche di un lavoro di cooperazione sono:

a) Unità di scopi: tutti lavorano per raggiungere lo stesso scopo.
b) Diversità di compiti: pur lavorando tutti per lo stesso scopo ognuno ha un compito suo proprio da assolvere e solo portando a termine quel compito contribuisce a che tutta l'opera progredisca e raggiunga il fine proposto. Al contrario se anche solo qualcuno si tira indietro tutto l'andamento dell'opera è messo in pericolo.
c) Dall'unità di scopi pur nella diversità di impegni in un'opera fatta in cooperazione deriva che ognuno è responsabile. Strettamente connessa all'idea di cooperazione è quella di corresponsabilità.
L'attività missionaria della Chiesa coinvolge tutti i cristiani per raggiungere lo scopo unico: evangelizzazione dei non cristiani, ognuno secondo la sua condizione propria, ma tutti ugualmente corresponsabili.

Rinnovamento

La parola rinnovamento ci richiama alla mente altre parole simili: innovazione, aggiornamento...
Parole simili i cui contenuti dopo il Concilio sono diventati parole di vita e di impegno nella Chiesa. Precisare il loro valore ci aiuterà a capire meglio il valore di una delle principali forme di cooperazione missionaria: il rinnovamento interiore.
Innovazione è l'opera per cui in una organizzazione, in una attività vengono apportate delle novità che prima non c'erano. Aggiornamento è quell'opera per cui strutture, metodi... già in uso vengono rivisti per adeguarli alle nuove esigenze determinatesi con le nuove situazioni che si sono verificate.
Rinnovamento così come suona la parola, si discosta dal significato di innovazione e di aggiornamento.
Rinnovare una realtà, un metodo, una attività, significa non portare delle innovazioni (cose nuove di adesso) e nemmeno degli aggiornamenti (stesse cose dí prima adeguate alle esigenze nuove di adesso), ma riportare quella stessa realtà, quello stesso metodo, quella stessa attività a quella novità che presentava ai suoi tempi quando tale realtà, tale metodo, tale attività era cominciata ad esistere.
Facciamo un esempio: una pittura muraria antica. Nel corso di tanti secoli quell'affresco ha subito delle modifiche, sono stati aggiunti altri elementi, magari soggetti nuovi, sovrapponendo nuovi affreschi a quelli originali.
L'opera di rinnovamento, in questo caso di restauro, consiste nell'eliminare tutto ciò che nel corso dei secoli è stato aggiunto all'originale fino a lasciare solo l'originale così come l'autore Io aveva immaginato.
II Vangelo, l'attività missionaria, la vita cristiana, ha avuto origine dal messaggio e dalla vita di Cristo. Ai suoi tempi ha rappresentato certamente una novità. Il rinnovamento dell'attività missionaria della vita cristiana tende a far riportare oggi in maniera visibile quella stessa novità che Cristo ha portato, mettendo da parte tutto ciò che l'interpretazione dei secoli ha aggiunto.

Animazione

L'animazione è quell'insieme di attività che tendono a suscitare un animo, una coscienza, una spinta motrice verso un modo di agire e di essere. Come insieme di attività l'animazione si pone sul piano dell'operare: fare in modo che le persone coinvolte dall'animazione agiscano in un determinato modo. In quanto l'animazione tende a suscitare una coscienza, un'anima, una spinta motrice si pone sul piano dell'essere. Questo è l'aspetto fondamentale più profondo e interno di ogni animazione. Tende infatti ad investire l'interiorità dell'uomo, non il suo aspetto esteriore: il suo essere prima ancora del suo operare.
Di conseguenza non basta fare dell'animazione, bisogna essere degli animatori; non basta suscitare negli altri delle opere concrete, ma un atteggiamento interiore che sia poi alla base delle attività concrete.
Perché in tutta la Chiesa ci sia una viva coscienza dell'impegno missionario occorre la presenza di persone talmente convinte e prese dalla corresponsabilità della diffusione del Vangelo presso i non cristiani da farne il motivo ispiratore della loro vita e delle loro opere al punto che necessariamente coinvolgano nello stesso senso di corresponsabilità gli altri membri della Chiesa.

Coordinamento

Cooperazione, corresponsabilità, diversità di modi di operare nell'unicità dello scopo da raggiungere... tutto questo nel piano dell'attività esige necessariamente coordinamento.
Coordinamento indica proprio l'azione di chi, consapevole di suscitare il senso dí corresponsabilità e le opere di cooperazione, completa, promuove e indirizza il contributo di ciascuno verso l'unico scopo da raggiungere. Tale opera di coordinamento si rende necessaria sia per mettere ordine ed evitare dispersione di energia, quanto soprattutto per la natura stessa del lavoro in collaborazione.
Occorre mettere insieme l'apporto di tutti per il raggiungimento del fine.
Anche l'attività di cooperazione missionaria nella Chiesa come attività di collaborazione esige un coordinamento ed essendo attività di Chiesa il coordinamento è opera dei coordinatori naturali della Chiesa, gli Apostoli con Pietro, i Vescovi con il Papa.

Traccia di ricerca per il gruppo di studio

Aspetti dottrinali

1) L'impegno della cooperazione missionaria è di tutti o solo di quanti sentono questo problema?
2a - la Chiesa è per sua natura missionaria;
36a - tutti i fedeli hanno l'obbligo di cooperare all'espansione del Corpo Mistico di Cristo.
2) Collaborare con le Missioni è un dovere che riguarda i singoli o la comunità?
6a - dovere di tutta la comunità cristiana;

37a - specialmente delle parrocchie...
38a - ... e delle diocesi.
3) A che cosa deve tendere l'animazione missionaria?
35 - promuovere un profondo rinnovamento interiore e una coscienza viva della responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo presso i non cristiani.

Conseguenze

1) Quale contributo porta l'animazione missionaria alla spiritualità e alla vita ascetica del cristiano?
36b - spiritualità veramente cattolica e vita profondamente cristiana.
2) Quali sono le opere concrete che l'animazione missionaria promuove?
36c - preghiera, sacrifici, vocazioni, aiuti;
36d - sensibilizza sulle situazioni reali delle missioni.
3) Quando si può dire che una parrocchia o una diocesi promuove una crescita veramente missionaria?
37b - se dimostra per i non cristiani lontani la stessa sollecitudine per i suoi membri vicini.
4) Che rapporto ci deve essere fra il missionario singolo e la comunità cristiana da cui proviene?
37c - È l'espressione missionaria autentica della sua comunità di origine;
37d - si mantiene in contatto con essa.
5) Nell'opera di cooperazione per le missioni che parte hanno:
a) I Vescovi:
38b - responsabili dell'animazione missionaria (responsabilità primaria);
38c - promuovono le opere di cooperazione missionaria nella diocesi;
38d - inviano alcuni dei migliori sacerdoti nelle missioni.
b) I Sacerdoti:
39a - la loro vita è consacrata anche per il servizio nelle missioni;
39b - sono i principali responsabili dell'animazione missionaria in parrocchia;
39c - quanti hanno responsabilità formative devono sviluppare nei giovani la coscienza missionaria.
c) I Religiosi:
40a - Gli istituti di vita contemplativa sono invitati a trasferire la loro presenza per una testimonianza valida presso i non cristiani;
40b - Gli istituti di vita attiva rivedano i loro scopi confrontandoli con le necessità della Chiesa missionaria.
d) I Laici:
41a - nelle terre già cristiane...
41b - nelle terre di missione...
41c, 41f - prestano la loro collaborazione in campo economico, sociale e internazionale;
41d - promuovono ricerche...
41g - hanno bisogno di una preparazione adeguata.
6) L'attività missionaria di cooperazione missionaria e l'animazione missionaria devono essere coordinate? Da chi? Come?
29a - Propaganda Fide per la Chiesa;
38b - il vescovo per la diocesi;
38f - le conferenze episcopali nelle nazioni.

Obiezioni

Formulare delle risposte valide e documentate alle seguenti obiezioni:

1) In una comunità cristiana diocesana o parrocchiale ci sono tanti problemi da affrontare, non in tutte queste comunità ci si può occupare del problema missionario:
– è uno dei tanti problemi pastorali, non il più immediato, perciò si vedrà quando e come impostarlo in base ad una programmazione;
– occorre prima rendere cristiane le comunità poi si penserà a renderle anche missionarie;
– l'ideale sarebbe poter trovare un gruppo che si occupi di questo problema;
– occuparsi del problema missionario spesso è segno di evasione dai vari impegni che la comunità parrocchiale o diocesana presenta.

2) I problemi delle nazioni in via di sviluppo non si risolvono con le Missioni, occorre perciò qui un impegno sociale e politico, non di animazione missionaria.
– Sensibilizzazione ai grandi problemi del Terzo Mondo; fame, sottosviluppo, malattie, analfabetismo... neocolonialismo, sfruttamento;
– cooperare a realizzazioni in collegamento con le grandi organizzazioni nazionali e internazionali.

3) Se aspettiamo che tutti si muovano, nessuno farà mai niente, chi queste cose le ha capite, deve operare senza badare agli altri:
– costituire gruppi spontanei di attività e di sensibilizzazione missionaria;
– ogni gruppo si sceglie la sua missione;
– ogni gruppo agisca per conto suo, non è necessario che rientri nei quadri della gerarchia.

LA VOCAZIONE MISSIONARIA

Introduzione alla ricerca

L'impegno di portare il Vangelo nel mondo è di tutti i cristiani nella Chiesa, ma ognuno è chiamato a realizzare una vocazione propria.
Il capitolo IV dell'Ad Gentes espone i principi dottrinali sulla vocazione missionaria specifica e i requisiti e la preparazione necessaria per coloro che si vincolano del tutto all'opera evangelica presso i non cristiani.
Per meglio comprendere lo studio di questo capitolo è bene tener presente le precisazioni di alcune parole quali: vocazione, comune e specifica, Ad Gentes.

Vocazione

La parola vocazione è un termine astratto. Esso indica la realtà di alcune persone «chiamate da Dio per compiere una missione particolare. Nello stesso tempo la parola vocazione indica anche la realtà della risposta dell'uomo e di conseguenza la realizzazione di una particolare missione.
Con l'espressione: chiamata di Dio, si sottolinea l'aspetto della scelta da parte di Dio dei suoi intermediari diretti, con l'espressione: risposta dell'uomo, si sottolinea l'aspetto concreto e totale della vocazione: la realizzazione incarnata di una scelta di Dio che diventa operante in una persona concreta.
Scelta di Dio e risposta dell'uomo sono aspetti fra loro altamente collegati. Comprendere la connessione significa capire il dinamismo col quale gradatamente ogni proposta di Dio diventerà realtà.
Ogni vocazione si realizza in un mistico dialogo tra Dio e l'uomo sul quale Dio fa intravedere la sua proposta sempre più impegnativa e chiarificante. C così che da una vocazione comune a più uomini Dio passa a chiamare particolarmente ad una vocazione specifica.

Comune e specifica

Comune è ciò che si riferisce a tutti, specifico è ciò che distingue una realtà da un'altra, una categoria da un'altra.
Tutti gli uomini sono chiamati all'unione con Dio; tutti i cristiani sono chiamati all'impegno di annunciare il Vangelo.
In tal senso si parla di una vocazione missionaria comune, coè di tutti i cristiani nella Chiesa.
Ma l'impegno di annunciare il Vangelo presso i lontani, i non cristiani, si concretizza in alcune persone, anzi queste persone si differenziano dalle altre proprio perché loro unico scopo di vita è l'annunico del Vangelo presso i non cristiani. In questo senso essi sono insigniti di una vocazione specifica, li differenzia cioè dagli altri in quanto diventa l'unico impegno che si assumono nella Chiesa.

Ad Gentes

La parola Ad Gentes è presa dal linguaggio di S. Paolo. Nella mentalità del popolo ebraico gli uomini erano considerati in due categorie: quelli appartenenti al popolo di Dío, quelli fuori del popolo di Dio.
Questo non tanto sul piano geografico quanto soprattutto sul piano spirituale e religioso.
Gentes, le genti: i popoli erano tutti gli uomini, tutte le nazioni che non conoscevano Dio come Egli stesso si era rivelato attraverso la parola dei profeti e gli interventi diretti nel corso della storia. Di Dio avevano una immagine, ne seguivano degli insegnamenti, così come la natura o la ragione o grandi incontri suggerivano.
Con la venuta di Cristo, Dio si è rivelato direttamente e in tutti i suoi aspetti. Da qui la necessità di chiudere ogni divisione e di far conoscere a tutti il vero volto di Dio.
In tal senso S. Paolo dice che ora non ci sono più cristiani, Giudei o Greci, israeliti o pagani; ma un sol popolo redento nel sangue di Cristo.
A tutt'oggi la realtà dei popoli che non conoscono Dio come egli stesso si è rivelato in Cristo esiste ancora. Di qui la necessità e l'impegno di estendere la missione di Cristo attraverso l'attività missionaria della Chiesa Ad Gentes.

Traccia di ricerca per il gruppo di studio

Testi: Ad Gentes, capp. IV, VI e n. 1, 2, 5, 28, 29.

Aspetti dottrinali

1) La vocazione missionaria come responsabilità dell'annuncio del Vangelo «Ad Gentes» chi coinvolge nella Chiesa?
2a, la, 5 - è comune a tutta la chiesa come comunità
28a - è comune a tutti i membri nella Chiesa secondo le caratteristiche proprie di ognuno
29a - coinvolge i vescovi
39a - coinvolge i sacerdoti
40a - coinvolge i religiosi
41a - coinvolge i laici.
2) Oltre alla vocazione missionaria «comune», esiste una vocazione missionaria «speciale»?
At 13,2; Ef 3,8 - san Paolo
23a - in cosa consiste
23b - come si realizza.
3) Come i singoli membri della Chiesa possono realizzare la vocazione missionaria «speciale»?
38d, 38f - come sacerdoti diocesani in servizio missionario
40 - come religiosi in servizio missionario
41c - come laici in servizio missionario
23b - come missionari (laici, religiosi, sacerdoti).

Conseguenze

1) Quali sono le caratteristiche e i requisiti da verificare per vedere se uno può essere o no chiamato alla vocazione missionaria specifica?
23a - scelto da Cristo
23b - capacità ed attitudini naturali
24a - consacrazione totale all'opera evangelica
24b - testimone di Cristo
24c - capacità di un continuo rinnovamento.
2) Qual è il tipo di preparazione richiesto a chi è chiamato ad andare in missione?
25a - formazione morale
25b - formazione spirituale
26 - dottrinale, culturale, pastorale.
3) Che tipo di formazione deve avere chi solo temporaneamente si dedica all'attività missionaria?
26f, 27c - adeguata...
4) Qual è il posto degli Istituti Missionari nell'attività missionaria della Chiesa? 27 - loro collocazione nella Chiesa e loro cooperazione per la formazione dei futuri missionari.
5) Chi all'interno della Chiesa deve operare per suscitare delle vocazioni missionarie specifiche?
37c - la comunità cristiana
38d - i vescovi tra i sacerdoti
39b - i sacerdoti nella comunità parrocchiale
40b, 40c - i religiosi fra i loro membri
39c - gli insegnanti fra i giovani
41b - i laici nelle famiglie, associazioni, scuole.
6) Soprattutto in questi ultimi anni in modo più organizzato del passato molti laici chiedono di andare in terra di missione spinti da vari motivi.
Che significato hanno queste parole:
– servizio civile in paesi in via di sviluppo
– tecnici volontari laici per le missioni
– volontari laici cooperatori missionari
– missionari laici.

Obiezioni

Formulare delle risposte valide e documentate alle seguenti obiezioni:

1) Non ha più alcun senso parlare di vocazione missionaria specifica:
– tutti siamo missionari in quanto chiamati a testimoniare Cristo;
– ognuno rende testimonianza a Cristo come vuole: partire o restare, come prete o come religioso o come laico; è questione di preferenza.

2) II problema missionario oggi non è quello di «partire», ma quello di vivere e testimoniare il Vangelo dove uno si trova:
– oggi le missioni sono all'interno della Chiesa perché viviamo in un mondo scristianizzato;
– ogni popolo ha la sua cultura, ogni chiesa locale provvede a se stessa;
– è inutile che i missionari pretendano di spogliarsi della propria cultura, non ci riusciranno. Molto meglio che il Vangelo sia predicato dagli stessi indigeni (Colombiani per la Colombia, Brasiliani per il Brasile, Africani per l'Africa);
– per risolvere i problemi di altri popoli, prima bisogna risolvere i nostri perché è qui che affondano le radici (sottosviluppo, neocolonialismo...);
– è più facile partire che restare, ma vivere il Vangelo non deve essere un'evasione dai propri impegni di fede cristiana.

3) Oggi se c'è una vocazione a partire questa riguarda più che altro i laici non i religiosi o i sacerdoti:
– il mondo delle missioni ha bisogno di tecnici e di progresso più che di fede;
– partire come laici per proprio conto senza essere legati ad organizzazioni è molto più semplice e può portare frutti più immediati.