(NPG 1978-01-25)
Uno psicologo ha definito il tempo dell'adolescenza (dai 14 ai 16 anni circa: l'età del «biennio», nel nostro ordinamento scolastico o del primo, duro impatto con il lavoro), con una immagine molto significativa: l'adolescente vive l'esperienza del «trapezio». Egli passa da una «piazzuola» all'altra, operando un vero «salto mortale» quando abbandona il suo sostegno per afferrare le mani di un «partner». Per l'adolescente il processo avviene «senza rete». Chi sbaglia il ritmo del salto, chi non trova pronto, nel suo ritmo, uno che lo afferri, chi non decide a tempo di lasciare il vecchio sostegno per raccogliere il nuovo, salta nel vuoto e si «sfracella».
L'immagine esprime una consapevolezza oggi molto diffusa; tra gli educatori e gli operatori pastorali a contatto con adolescenti. Anche perché le difficoltà del momento adolescenziale – l'autore citato si riferiva prevalentemente a processi di ordine psicologico – è acuita e resa drammatica dalla crisi socio-culturale che stiamo attraversando. L'adolescente di oggi vive la sua esperienza di vita nel fuoco dei problemi del nostro tempo, senza possedere gli «strumenti» sufficienti per «filtrare» gli stimoli contraddittori.
A complicare ulteriormente il quadro, bisogna aggiungere il vuoto di proposte e di studi relativi a quest'epoca. Permane, in troppi educatori lo stato di attesa, l'istinto del parcheggio, quasi che l'adolescenza fosse «malattia» che si cura con il tempo...
Abbiamo già offerto un dossier su questo tema (1977/7), centrato sulla descrizione della nuova condizione adolescenziale e sulla proposta di alcuni interventi globali.
In questo secondo contributo affrontiamo uno dei problemi più cruciali nella crescita dell'adolescente: come integrare autonomia personale e confronto con valori?
Come educare alla libertà? Quale libertà?
FATTI
Pochi mesi fa, «L'express» (5-11 settembre 1977) usciva con un servizio che ha lasciato con il fiato sospeso molti educatori: «Ho 15 anni». Mediante un sondaggio a campione nazionale (condotto in Francia... ma i punti comuni con la nostra situazione non sono pochi), si è cercato di cogliere
cosa «pensano» i nuovi adolescenti sui, temi di fondo: l'amore, il senso della vita, la libertà, la maturità, i rapporti con i genitori...
Un primo dato ci interpella decisamente. Gli adolescenti di oggi vivono una spasmodica ricerca di valori. La condividono con i loro coetanei di qualche anno fa. Ma, a differenza degli adolescenti di un tempo, fanno gran fatica a risolverla, a trovare risposte soddisfacenti. Molti di essi «si sfracellano», come ricordavamo in apertura del dossier. E non solo in senso metaforico. Citiamo: «La polizia afferma che 800 adolescenti si suicidano ogni anno. Gli educatori stimano che la cifra deve essere moltiplicata per sei, per essere realistica».
Il campo dove la trasformazione di mentalità e di costume viene avvertita immediatamente, è quello della «morale sessuale».
Commenta ancora l'estensore della ricerca: «Per gli adolescenti del 1977 la banalizzazione della pillola e la liberalizzazione dell'aborto sembrano fatti acquisiti. Nel 1972, in un precedente sondaggio, gli adolescenti intervistati avevano risposto a stento e con disagio alle domande relative alla loro vita sessuale. Cinque anni dopo, essi non dimostrano alcun disappunto né sorpresa». Circa il 30% delle quindicenni e oltre il 50 % dei ragazzi dichiarano di avere . esperienze sessuali. Quasi il 60% (senza distinzione tra ragazzi e ragazze) consiglierebbe agli amici di avere esperienze sessuali.
Questi quindicenni stimano di «essere adulti», di raggiungere la «maturità», quando cominciano a lavorare e a guadagnare soldi.
Per essi, «essere liberi» significa poter ricevere e spedire la propria corrispondenza, senza controlli da parte di altri; uscire liberamente con il proprio amico I a; scegliere personalmente le proprie letture e i propri divertimenti; disporre a piacere del denaro guadagnato.
Certamente, questi dati fanno problema, anche a prima vista. Corrispondono ad un «progetto di sé» che ci pare povero e troppo chiuso.
Prima di interrogarci sul «che fare», dobbiamo però analizzare a fondo la situazione. Come sono veramente i nostri adolescenti? Cosa è cambiato rispetto a pochi anni fa?
Il precedente dossier sull'adolescenza (1977/7) ha offerto molto materiale per rispondere a questi interrogativi.
Il tema su cui vogliamo riflettere (educare gli adolescenti alla libertà) ci costringe a proseguire nella ricerca.
Quale libertà cercano gli adolescenti di oggi? Se l'immagine di libertà che essi perseguono ci pone dei problemi dal punto di vista educativo, dove stanno le responsabilità? Di chi è la colpa? Dove dobbiamo intervenire? In questa prima parte del dossier, dobbiamo «analizzare» la realtà: confrontarci con i fatti. Solo partendo da una conoscenza riflessa dello stato di fatto, si può elaborare un progetto di trasformazione e quindi di azione educativa e pastorale.
Elenchiamo due ordini diversi di fatti:
– alcune «battute» ricavate dalla grande stampa. Emerge un'immagine conflittuale e soprattutto una proposta di terapia molto contrastante: liberalizzazione totale o autoritarismo vecchio stampo?
– il parere approfondito di un sociologo.
L'educatore attento può partire da queste pagine per «capire» meglio i suoi adolescenti, traducendo questi dati nel suo concreto e interpretando questo concreto alla luce dei fenomeni più globali.
PROSPETTIVE
Il cammino di maturazione della libertà avviene oggi in un contesto psicosociologico diverso rispetto al passato con ovvie conseguenze. Questo nuovo, contesto è caratterizzato da tre fatti.
1. Un pluralismo nelle proposte dei valori
Il primo fatto nuovo con cui ha a che fare l'educazione della libertà oggi è il pluralismo delle proposte di valori. Non è più un unico sistema di valori gerarchicamente ordinati tra di loro quello che l'adolescente e il giovane incontrano.
Sono valori che si rifanno ad universi di significati diversi, che esigono realtà diverse, spesso conflittuali e concorrenziali tra di loro.
Questa è una caratteristica strutturale della società pluralista ad alto sviluppo industriale.
Un tempo i ragazzi venivano educati da una società semplice dove i socializzatori erano uno o due: la famiglia, la parrocchia, raramente la scuola. Fondamentalmente era la famiglia a educare, una famiglia abbastanza diversa dall'attuale, più completa, più ampia, più ricca di stimoli, come pure di condizionamenti.
Quanto più la società si fa articolata e diversificata, più i socializzatori si fanno numerosi e i quadri di valori si moltiplicano, tanto più tali valori entrano in conflitto. Ora entrano in gioco varie agenzie di socializzazione: la famiglia, -la scuola, la chiesa, la società dei consumi presa nel suo insieme, i gruppi politici, coloro che hanno il potere economico, i persuasori occulti, i mass media. I fattori di socializzazione, di cui si è parlato, pongono dei problemi particolari all'interno degli ambienti di vita (lavoro di vario tipo, scuola, famiglia, gruppi, i mass media con la cultura e l'informazione che essi propinano). Mentre questi ultimi tendono al livellamento, a rendere acritici, i primi possono divenire, e spesso lo sono, delle strutture opprimenti. Ciò avviene nella misura in cui non favoriscono dei rapporti umani sinceri e basati sulla collaborazione, non formano una coscienza critica autonoma, non favoriscono un positivo inserimento in società.
Ogni soggetto abitualmente partecipa a più gruppi: al gruppo ecclesiale, al gruppo di amici fatto a scuola, al gruppo, di coetanei, al gruppo sportivo, al gruppo politico. La lealtà a questi vari gruppi e alla loro proposta di valori rende la scelta dei valori problematica.
Di fatto tutti coloro che hanno un potere sociale prospettano dei valori, fanno sapere quali sono le cose importanti per riuscire e pongono in atto strumenti di potere per far interiorizzare i valori proposti e gestiti mediante un dato uso dei mezzi di comunicazione sociale.
Di fatto l'incontro con i valori da parte dell'adolescente è condizionato dalla pluralità, spesso contraddittoria, dei valori che non potranno non essere messi a confronto tra di loro. E questo pluralismo non è né bene né male. È un fatto, una realtà entro cui occorre muoversi.
2. La complessità del divenire liberi
Il secondo fatto che ci pone oggi di fronte ad una nuova situazione di partenza rispetto al passato è dato dalla complessità e ricchezza del divenire liberi. Si tratta del divenire della libertà nelle sue tre fasi di «liberi da...» «liberi per...» «liberi assieme...».
Questo cammino della libertà e nella libertà oggi è reso più difficile e complesso. La società d'oggi dà ai giovani delle possibilità nuove ed accresciute di sperimentare la loro libertà e questo fin dalla preadolescenza e adolescenza. Oggi la società dà agli adolescenti l'autonomia degli spostamenti, delle loro relazioni, l'autonomia nella scelta dell'immagine che oggi essi desiderano dare al rifondo.
Oggi l'esperienza della libertà consentita dalla società degli adulti agli adolescenti e ai giovani fa sì che essi percepiscano l'entrata nello stato di vita del matrimonio come pure la scelta della vita religiosa in modo molto diverso da un tempo. La sentono molto eterogenea rispetto alla vita vissuta prima. Di qui le lentezze, le esitazioni del decidersi. I giovani sono attratti da uno stato di vita e nello stesso tempo se ne sentono respinti.
Sta avvenendo una massimalizzazione della fase «liberi da...» a scapito delle altre fasi.
Non si può dire che questa sia mancanza di coraggio o di generosità. Chi dice così non si è accorto della realtà che è cambiata.
Un adolescente che ha esperimentato, grazie al denaro, ai mezzi di trasporto, alla assenza di censura nelle relazioni ragazzo' a, dimensioni nuove della
sua libertà e personalità e che decide di entrare nello stato sacerdotale o religioso o di assumere seriamente l'impegno del matrimonio compie un atto assai più generoso di chi sceglieva la stessa .cosa nel passato.
3. Allargamento delle possibilità di scelta
Un terzo fattore concorre nel determinare una nuova situazione di partenza per il divenire della libertà: l'allargamento delle possibilità di scelta. Un tempo le informazioni disponibili per scegliere erano piuttosto ristrette, legate ad una sapienza secolare. Si riferivano ad un orizzonte limitato, ma sicuro. Non c'era una varietà di scelte.
Oggi il moltiplicarsi delle informazioni, e di conseguenza l'allargarsi delle possibilità, apre un ventaglio più ampio alle eventuali scelte. La generalizzazione delle notizie ha creato una nuova sensibilità rispetto al mondo. La «generazione televisiva» ha indubbiamente un' orizzonte più aperto a livello informativo.
Ogni adolescente vede perciò' moltiplicarsi le possibilità di realizzazione di sé nelle varie direzioni, molte delle quali sono percepite come congeniali.
Tra queste varie possibilità, quali far proprie? Come essere sicuri che ciò che si sceglie è davvero la scelta giusta?
Questi tre fatti raccolgono molti problemi che quotidianamente avvertiamo nella prassi educativa; ci interrogano e ci danno da pensare.
Come educare alla libertà, alla matura capacità di scelta? Come coniugare in termini corretti libertà, autonomia, confronto con i valori?
Il problema è prima di tutto antropologico: dobbiamo decidere un orientamento globale, sull'uomo, sul significato della sua libertà, sui modi concreti dell'esercizio della responsabilità personale. Su questa «immagine» d'uomo potremo poi orientare gli interventi educativi.
In questa parte del dossier offriamo stimoli di riflessione. Essi hanno per soggetto l'adolescente, anche se sono finalizzati alla soluzione culturale del problema.
Nella terza parte, tireremo le conclusioni operative.
Questi due momenti complementari sono saldati dall'intervento di D. Sigalini. Sul tema, cruciale per gli adolescenti, dell'educazione all'affettività, egli ci offre un quadro di interpretazione, in chiave di integrazione fede/vita e ci suggerisce i possibili interventi, nella logica obiettivi-metodi-strumenti.
PER L'AZIONE
Nessuno nasce già libero. All'inizio ciascuno affronta la vita radicalmente condizionato e dipendente su tutti i piani, da quello motorio e alimentare a quello affettivo, intellettuale, sociale.
Liberi si diventa a poco a poco, a prezzo di uno sforzo continuato- lungo tutta la vita, uno sforzo contrassegnato da avanzamenti e ristagni, regressioni e riprese.
La libertà è perciò una dimensione essenziale dell'uomo che non si ottiene spontaneamente, soprattutto a certi livelli, non si importa semplicemente dall'esterno dell'uomo come un oggetto, anche se c'è bisogno di tanti mezzi per superare certi condizionamenti. Essa si conquista giorno dopo giorno a precise condizioni; si ottiene mediante un cammino pedagogico soprattutto durante l'età evolutiva.
«Vorrei sempre essere coerente con quello che mi propongo, osserva un adolescente. Mi sembra di essermi fatto una mia idea )(ella vita, di aver scoperto il mio progetto di vita. Nella mia breve vita ho vissuto forti momenti di delusione in cui non avevo più nessuna voglia di battermi per un qualcosa. Mi bastava fare ed essere come gli altri. Da quando ho ripreso i contatti con il gruppo, mi sento più me stesso. Non pensavo davvero che fosse così duro». Questo compito evolutivo, «divenire liberi», è sempre stato impegnativo per l'uomo. Attualmente si è fatto maggiormente arduo per il contesto in cui ci troviamo a vivere.
L'adesione personale e comunitaria a dati valori umanamente autentici fa fare un passo avanti alla libertà, la fa uscire dall'essere possibilità di decidersi, dalla indeterminatezza verso alcuni traguardi. È nella misura in cui si diventa liberi per dati valori, liberi assieme ai fratelli, che la libertà si espande e si radica nel cuore umano.
Come si trovano gli adolescenti oggi di fronte ai valori? In che misura l'apertura graduale ai veri valori è possibile? Quali sono i veri valori tra i molti proposti? Quali è necessario fare propri per fondare una autentica libertà?