Jean Tefnin
(NPG 1980-08-33)
Dall'analisi degli attuali orientamenti pedagogici e dalla crescente sensibilizzazione sia dei distretti scolastici, sia degli organi collegiali operanti nelle scuole, il tema dell'orientamento scolastico sembra destinato ad assumere un'importanza decisiva non solo per quanto riguarda la scelta che i giovani devono compiere in relazione al loro futuro inserimento nel mondo del lavoro ma anche per la sua influenza su tutta l'impostazione didattica.
Anzitutto una definizione
L'UNESCO, già nel 1970, ha presentato una definizione di orientamento scolastico professionale che è ancora oggi tra le più valide: «orientare significa porre l'individuo in grado di prendere coscienza di sé e di progredire con i suoi studi e la professione relativamente alle mutevoli esigenze della vita, con il duplice scopo di contribuire al progresso della società e di raggiungere il pieno sviluppo della persona umana» (Sezione culturale delle Nazioni Unite, Bratislava, 1970).
L'orientamento non va visto come realtà a se stante o intervento straordinario ma come azione continuativa integrata nell'insegnamento.
Tale integrazione assume sempre più significato nella realtà concreta della scuola al punto che ormai risulta chiaro quanto la scuola stessa debba essere impostata nella sua globalità come orientamento scolastico professionale.
I vari tipi di didattica, che risultano strutturati come semplice tecnicismo traspositivo di concetti, sono ormai superati e antieducativi in quanto rappresentano un momento meccanico dell'insegnamento. Momento cioè che non è in grado di predeterminare né i bisogni, né le motivazioni, né i fatti che caratterizzano la vita degli allievi. L'insegnamento «ex-cathedra», il considerare i ragazzi vasi vuoti da riempire con la propria cultura, lo scatenamento della competitività, l'elaborazione di rigide aspettative aprioristiche nei conftonti della classe, rappresentano sovente per il professore l'illusione di uno pseudo-superamento degli inevitabili problemi di interazione con l'alunno. Ormai da molti anni emerge sempre più chiaramente che il vero punto di partenza della didattica non è il modo con cui la nozione è fornita, ma è lo studio dell'allievo, la scoperta dei suoi centri d'interesse, l'adattamento della materia a questi centri d'interesse.
L'insegnamento ha come finalità l'educazione globale capace di preparare l'allievo all'inserimento nella realtà socio-lavorativa. L'opera del docente è finalizzata non solo alla materia, ma alla vita: questo ce lo chiede il legislatore.
Il compito della scuola è quello di aiutare a crescere, senza però predeterminare il tipo di crescita.
Il «prodotto» della scuola è maturo se sa difendersi dal «prodotto» che la società vorrebbe fare di lui.
Più il nostro ragazzo è preparato e meno sarà plasmato dai mass-media; più sarà imbottito di informazioni ex-cathedra e più sarà deluso nel mondo relazionale. Per far crescere, per orientare, l'insegnante deve entrare in autentica «comunicazione» con lui. Bisogna evitare ogni tipo di plagio di mentalità, aiutare il ragazzo a comprendere i messaggi sociali e relazionali, à parlare dei propri problemi. Il docente può mettersi in contrapposizione con l'alunno solo per aiutarlo ad elaborare problemi nuovi, ad incrementare la propria auto-critica.
Si deve cioè attuare un'azione di presa di coscienza nei ragazzi, tenendo conto dei reali bisogni della preadolescenza.
Importanza del consiglio di classe
Una scuola che voglia tendere verso un'educazione globale deve inevitabilmente riscoprire il ruolo centrale del consiglio di classe, che, se è «funzionante», è l'unico in grado di verificare il processo maturativo dei soggetti che compongono la classe.
Il consiglio di classe è al contempo formatore e gerente del prodotto scolastico. Il consiglio di classe è il punto nodale del funzionamento della scuola come orientamento scolastico-professionale.
Dal confronto fra i docenti deve infatti emergere una linea d'intervento pedagogico-educativa comune. Ciò non vuol dire per l'insegnante perdere la propria individualità o specificità, ma usare dei criteri o modalità d'intervento simili e concordati in precedenza per rispondere ai reali bisogni dell'allievo in una linea di coerenza educativa. Sappiamo infatti che a consiglio di classe disgregato corrisponde sempre una classe disgregata. Gli alunni cioè rispecchiano di continuo le tensioni e la disarmonia del Consiglio. Ad esempio l'indispensabilità di una linea comune da parte dei docenti emerge evidente già in prima media quando l'alunno non solo cambia scuola, compagni, punti di riferimento aggregativi ma passa da un solo maestro a più di dieci professori! Il Consiglio è quindi la sede in cui devono essere discussi i vari interventi da svolgere in classe sulla base di una linea pedagogica educativa interdisciplinare.
Troppe volte la specificità, più apparente che reale, delle singole materie è motivazione sufficiente per alcuni docenti per attuare interventi individualistici a scompartimenti stagni. Tutto ciò porta a risultati precari, a uno scarso sentimento sociale tra gli alunni, ad atteggiamenti di rifiuto o di competitività disgregante, ad uno insufficiente confronto che possa favorire un processo unitario nella gestione delle risorse umane.
Il docente deve cioè rivalutare sempre più il suo compito di educatore che è chiamato all'educazione globale dell'alunno. Ciò è possibile, vista la struttura scolastica, nella misura in cui il consiglio è luogo di definizione di mete e di obiettivi, di strategie d'intervento su ogni singolo alunno e sul gruppo classe, finalizzati alla esteriorizzazione delle reali capacità dei ragazzi.
Tali mete, soggette a continue verifiche in sede di consiglio, saranno sia a lungo termine sia a scadenza ravvicinata. Non saranno statiche ma dinamiche, non predeterminate ma graduali in modo tale da rispondere ai mutamenti del singolo alunno.
Si arriva cioè all'unità di intervento o coerenza educativa da parte di tutti i docenti, e ad un progetto triennale o cammino esperienziale con la classe.
Solo così la scuola, fin dalla prima media, si trasforma nella sua globalità in Orientamento scolastico e professionale. Procedendo in tal senso, è utile ricordare che il consiglio di classe deve essere a conoscenza di un insieme svariato di informazioni sui singoli allievi, sulla loro storia personale (anamnesi), sulla situazione socioeconomica ed affettiva del nucleo familiare, sul perché di scelte e rifiuti di compagni o situazioni, sulla rete preferenziale delle sottorelazioni all'interno della classe, sul rapporto con le figure che gestiscono un ruolo autoritario.
L'insegnante può così diventare un reale confidente dell'allievo senza peraltro perdere, anzi arricchendo, il proprio ruolo di maestro: da semplice trasmettitore di informazioni culturali, si fa maestro di vita.
Da quanto detto finora risulta evidente che in una scuola, progettata verso un'educazione globale degli alunni, il momento della scelta concreta della scuola superiore o del lavoro da intraprendere non passa esclusivamente attraverso l'utilizzazione dei test attitudinali.
Il lavoro svolto dal Consiglio di Classe è ben superiore di alcuni test, che non possono prendere in considerazione la realtà socioeconomica nella quale il soggetto è inserito e perdono completamente la loro attendibilità se l'alunno copia alcune risposte o ha una forte emicrania!
Necessità di interazione con la comunità sociale e civica
L'orientamento non deve però limitarsi alla presa di coscienza di se stessi, delle proprie attitudini, della realtà maturativa raggiunta, ma aprirsi alla conoscenza delle leggi sul lavoro, delle scuole superiori, del mondo del lavoro e delle capacità necessarie per inserirvisi.
Queste aperture sono sollecitate anche dai Decreti delegati che definiscono la scuola dell'obbligo come «comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica».
I docenti, le famiglie sono quindi chiamati a svolgere una funzione di collaborazione e di integrazione nelle scelte dei giovani in procinto di lasciare la scuola dell'obbligo.
Integrazione e collaborazione non vogliono assolutamente significare sostituzione. La determinazione conclusiva nelle scelte riguardanti l'orientamento, pur non trascurando il consiglio altrui, appartiene al giovane come decisione importante e autonoma della sua vita, che deve essere rispettata e protetta.
Un progetto di orientamento scolastico e professionale nelle classi di terza media può quindi porsi, alla luce di quanto è stato detto, solo come strumento conclusivo per la verifica e la focalizzazione di dati emersi nel corso del triennio.
Tali dati conclusivi si rilevano attraverso confronti e chiarimenti a livello di consiglio di classe, di alunni e di genitori.
Esempio di intervento articolato per l'orientamento
Da diversi anni gli psicologi del Centro Studi Adleriano di Torino, che operano nelle scuole medie, propongono la seguente articolazione d'intervento per l'orientamento.
A. Applicazione nelle classi di un questionario che permette di rilevare i seguenti aspetti:
- Comprensione del significato e della finalità della scuola dell'obbligo. Viene attuato uno sguardo retrospettivo sul triennio terminato al di là delle acquisizioni nozioni-
stiche, per addentrarsi nel tipo di maturità globale raggiunto dagli alunni.
- Individuazione delle discrepanze tra le prospetttive reali e fantastiche dell'alunno nei confronti dell'orientamento, anche tramite un sondaggio sulla conoscenza delle leggi del lavoro, delle varie possibilità di scelta di scuole superiori e dei fini lavorativi conseguenti.
- Atteggiamento dei genitori nei confronti delle aspettative e delle richieste dei propri figli.
B. Discussione nei consigli di classe degli esiti del questionario rielaborato e verifica sull'orientamento specifico da consigliare agli alunni.
C. Assemblea di classe, alla presenza dei docenti, coordinata dallo psicologo su:
- Orientamento specifico per ogni alunno.
- Scuola dell'obbligo e correlati con l'orientamento scolastico e professionale.
- Chiarimenti sulle varie possibilità offerte dalla scuola superiore e dal mondo del lavoro.
D. Possibilità di colloqui personali tra alunno e psicologo.
E. Assemblee con i genitori finalizzate all'esposizione delle vari e possibilità di orientamento in campo scolastico e professionale.
F. Visite presso scuole superiori e industrie con interviste a studenti o lavoratori.
Questo esempio di strumento conclusivo di orientamento scolastico professionale per gli alunni che frequentano la terza media, vuole favorire una scelta che corrisponda il più possibile alle capacità, alle attitudini, alle aspirazioni del giovane, che sia compatibile con le possibilità di occupazione fornite dal mondo del lavoro e che sia razionale in quanto si fonda sulla conoscenza reale della situazione esistenziale dei soggetti.